Morning
Cammina scalza, a passetti piccoli, per non svegliarlo.
Lui tiene i piedi poggiati sulla consolle e la testa abbandonata sulla poltroncina. River potrebbe quasi essere gelosa che abbia scelto di dormire in sala comandi ― lì dove il cuore dell'altra Lei del Dottore risiede ― invece che al fianco di sua moglie, se non fosse che lo conosce troppo bene.
Le camere da letto lo mettono a disagio, persino quelle della TARDIS. Troppe ombre, nella notte. Troppi mostri sotto il letto, pronti ad afferrarti le caviglie alla prima occasione. Col sonno profondo vengono i sogni, e River sa che il Dottore odia farne, perché dai sogni non si può fuggire.
Così rimane a guardarlo ed anche se è mattina e la loro notte è finita, lascia che riposi, scivolando lentamente in un sonno leggero, privo ― forse ― delle ombre che tanto lo spaventano.
River si stringe più forte nella camicia in cui si è avvolta e inspira il profumo del Dottore, imprimendoselo nella mente affinché possa resistere nei suoi ricordi, una piccola ancora cui potrà aggrapparsi in nome di quei giorni ― futuri, il suo futuro, sempre più vicino e spaventoso ― in cui lui la guarderà con gli occhi dell'indifferenza e non dell'amore, dall'interno di un TARDIS sconosciuto.
«Buon riposo, amore mio» sussurra.
(Meglio mettere su il té.)
Una piccola cosa dolcina e un po' angst, che ci sta sempre bene. Grazie a chi mi ha lasciato due parole. Siete lettori deliziosi <3