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Autore: Sweetie616    24/10/2008    1 recensioni
“Credi nei sogni, Viola?” Rimasi un attimo in silenzio. Non potevo non crederci, dal momento che stavo vivendo il mio. Dedicata alle Angels, al Gurten Festival, agli sguardi e ai sorrisi che hanno definitivamente annullato la mia sanità mentale XD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8.

Quel mese passò in un lampo, facendomi innamorare di Helsinki ogni giorno di più. Avevo trovato un piccolo appartamento vicino al mare, a Katajanokka, e passavo le mie giornate tra il lavoro, il corso di finlandese...e Ville, la persona che avevo sempre considerato un sogno irraggiungibile. Tutta la mia timidezza iniziale nei suoi confronti svanì, sostituita da un’empatia assoluta. Parlavamo di qualunque cosa, ridevamo come scemi scherzando sulle cose più assurde... era come se ci conoscessimo da sempre, ed ora non rischiavo più di svenire ad ogni parola che pronunciava, anche se sentire la sua voce mi provocava sempre dei piacevolissimi brividi lungo la schiena.

Ma quel mese, come tutte le cose belle, passò troppo in fretta.

“Viola, mi dispiace che tu te ne vada” mi disse la direttrice della scuola, l’ultimo giorno di lavoro.

“Anche a me...” e non era affatto una frase di circostanza. Uscii dall’istituto con le lacrime agli occhi, e dato che le disgrazie non arrivano mai da sole, trovai sul cellulare una chiamata dei miei. Puntuali come un orologio svizzero... volevano sapere quando sarei tornata a casa, avrei potuto scommetterci.

Sospirai, mi feci coraggio e richiamai.

No, per una volta mi ero sbagliata...era peggio di quello che avevo previsto. Dopo buoni dieci minuti passati a sentirmi dire quanto ero buona a nulla e quanto fossero contenti che non mi avessero riconfermato almeno così sarei tornata a casa, ecco la stoccata finale.

“Ti ho preso appuntamento per dopodomani con un mio amico che ha bisogno di una segretaria allo studio”.

Non riuscii nemmeno a replicare. I miei non avrebbero mai perso il vizio di interferire nella mia vita... a meno che per una volta non avessi tirato fuori tutta la mia scarsa forza...

L’arrivo di un messaggio sul cellulare mi distolse momentaneamente dai miei pensieri. Era Ville.

Pizza e film da me, stasera? Ti aspetto V.

Tirai fuori dalla borsa il biglietto aereo. Lo guardai per qualche secondo, seduta sulla panchina alla fermata del 4 che mi avrebbe portato a casa di Ville. Era lì da un mese, lo portavo con me ogni giorno, per scaramanzia. Speravo di doverlo usare solo al momento di tornare dai miei a prendere tutte le mie cose e portarle a casa mia, ad Helsinki....invece il sogno era davvero finito. Restavano solo le valigie da fare, e la cosa più difficile: salutare Ville.

Tirava un vento gelido, non sembrava neanche ottobre, e a guardare il cielo sembrava dovesse iniziare a nevicare da un momento all’altro.

Le luci alla torre erano spente. Suonai il campanello ma non vi fu nessuna risposta. Dove sarà finito? Pensai. Mi appoggiai distrattamente alla porta, trovandola aperta. Non riuscii a capire il motivo, ma un brivido mi attraversò la spina dorsale. “Ville..?” chiamai. Di nuovo nessuna risposta, così mi decisi ad entrare, sempre più preoccupata.

“Ville ?” urlai più forte, mentre ormai salivo le scale a due a due nell’oscurità della torre, finchè non arrivai davanti alla porta socchiusa della sua camera.

“Ville, sei qui?” dissi, cercando di nascondere il tremolio nella mia voce.

“Vattene, Viola” mi rispose, con una voce che riconobbi a stento come la sua.

“Cosa? Perché?” chiesi, smarrita. “Cosa sta succedendo?”

“Ti ho detto vattene!” urlò.

Forse cominciavo a capire cosa stava succedendo.

“No, io non me ne vado...” dissi dolcemente, cercando di avvicinarmi a lui nell’oscurità a cui i miei occhi si erano ormai quasi abituati.

“Io...io non voglio che tu mi veda in questo stato, vai via” il suo tono, prima furioso, ora era ormai rassegnato, quasi lamentoso.

Mi sedetti sul letto, accanto a lui, la mia mano che cercava la sua.

“Va tutto bene, Ville, non ti preoccupare” dissi, a voce bassissima.

“Ma cosa ne sai tu, eh? Cosa ne sai di come mi sento io?” ecco di nuovo il tono furioso.

Un attacco di panico. Potevo riconoscerlo chiaramente, visto che anch’io, fino a poco tempo prima...

“Lo so più di quanto credi...” sospirai, allungando una mano verso di lui, a sfiorare la sua guancia umida di lacrime.

“Io...io non ce la faccio..”

“Ville...” mormorai. Stavo male, stavo malissimo a vederlo così. Istintivamente mi sdraiai accanto a lui e lo abbracciai “Stai tranquillo...”

Si strinse forte a me, come se avesse paura che potessi fuggire da un momento all’altro.

“Resta qui...” mormorò a pochi centimetri dal mio orecchio, facendomi rabbrividire.

“Sono qui...non me ne vado, promesso...cerca di dormire, ora” mormorai, dandogli un leggero bacio sulla fronte e accarezzandogli i capelli finchè non si addormentò, senza però sciogliere l’abbraccio.

Non dormii molto, quella notte. Mi appisolai per qualche ora solo quando sentii il respiro di Ville farsi regolare e rilassato. Però, passare quella notte accanto a lui, guardandolo dormire accanto a me, così tenero e indifeso, così diverso dall’idea che mi ero fatta di lui, cambiò tutto...

Aprii gli occhi con i primi raggi di sole che filtravano dalla finestra e il cinguettio degli uccelli. Ville era ancora addormentato accanto a me, un braccio a cingermi la vita, la bocca leggermente aperta, un’espressione innocente e serena sul viso incorniciato dai riccioli castani. Quante volte avevo sognato di passare le dita tra i suoi capelli? Restai immobile a guardarlo dormire, accarezzandogli leggermente una guancia con le punte delle dita, come avevo fatto la sera prima.

“Che succede se mi innamoro di te, Ville? Mi spezzerai il cuore?” sussurrai a me stessa, sicura che non potesse sentirmi.

Dopo poco aprì gli occhi, regalandomi un dolcissimo sorriso appena il suo sguardo incrociò il mio.

“Buongiorno...” mormorai, sperando che non avesse sentito la mia domanda silenziosa. “Come ti senti?”

“Meglio...” sorrise. “Avevo paura che te ne fossi andata...”

Scossi la testa. “Pensi davvero che ti avrei lasciato qui da solo, in quello stato?”

Mi guardò con un’espressione indecifrabile “ci sono state persone che non si sono mai fatte problemi a farlo...” sospirò.

Appoggiai la testa sul suo petto. Potevo promettergli che sarei rimasta con lui, sapendo di dover lasciare Helsinki il giorno stesso?

“Grazie” mormorò, avvolgendo le braccia attorno a me e dandomi un leggero bacio sulla fronte. “Dormi un po’, stanotte non avrai chiuso occhio..”

Certo...come se fosse facile dormire tra le sue braccia...

Can you still see the heart of me?
All my agony fades away
when you hold me in your embrace

Don't tear me down for all I need
Make my heart a better place
Give me something I can believe
Don't tear me down
You've opened the door now, don't let it close

Within Temptation – All I need

Eccomi qua, tutta felice e con il biglietto dell'Helldone !!! *____* Grazie grazie a chi continua a leggere le mie assurdità himmiche XD

Sisko: ma questo E' un delirio, non ci sono altri modi di definirlo! E per quanto riguarda Bam, come dire...usa il 'metodo innovativo' per spedirlo ben lontano, grazie XD

Lithi: no no di Tonna ne basta una (e avanza anche XD)

   
 
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