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Autore: Madness_13    09/11/2014    5 recensioni
"Noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo." -Anais Nin
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogni

Giocherellava con la matita da più di un'ora ormai. Si riscosse e si alzò: sarebbe stato inutile continuare a lavorare su quella cartina, era troppo distratta. Quindi lasciò tutto sulla scrivania della cabina sua e di Robin e uscì sul ponte. Inspirò profondamente la brezza mattutina chiudendo gli occhi, per poi andare ad appoggiarsi al parapetto della nave.
Aveva fatto un sogno strano quella notte, e non riusciva a fare a meno di rimuginarci sopra. Sentiva i rumori provenienti dalla palestra, e questi la facevano sprofondare ancora di più nei suoi pensieri.
Perchè lo aveva sognato? Non le era mai capitato prima, anche se spesso si era sorpresa a pensarlo intensamente. E tutte quelle sensazioni che quel sogno le aveva provocato... Aveva ancora i brividi.
Una voce interruppe il flusso dei suoi pensieri. 
-Hei, Nami!-. Si voltò stupita, accorgendosi solo in quel momento che i rumori erano cessati, e che la persona a cui stava pensando era lì, sulle scalette della palestra, a fissarla.
-Cosa ci fai in piedi a quest'ora?-. Zoro la guardava accigliato, con ancora due dei suoi pesi in mano. Le venne un brivido non appena lo vide, ma lo dissimulò scrollando le spalle e assumendo una tipica espressione noncurante.
-Stavo lavorando ma avevo caldo, così sono venuta a prendere una boccata d'aria.- Mentì, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Lui socchiuse gli occhi. -Lavorando? Ma hai visto che ore sono? E' appena l'alba, sono certo che Robin sta ancora dormendo!-. Beccata.
-Beh, diciamo che non riuscivo più a dormire e mi sono messa a lavorare.- Ribattè giocherellando con quella ciocca che le era scivolata nuovamente sul volto. Ovviamente il motivo della sua insonnia non gliel'avrebbe mai rivelato, dato che era lui.
Zoro la fissò poco convinto. -Dovresti dormire lo sai?-. A quelle parole Nami alzò lo sguardo con un sorrisetto. -Cos'è, ti preoccupi per me, spadaccino?-.
Lui nascose il seppur lieve imbarazzo. -Certo che no! Era solo un consiglio, non lo sai che se si dorme poco vengono le rughe, strega?-. Fece un ghigno vittorioso mentre la bocca della bella navigatrice si spalancava indignata. -Come ti permetti, buzzurro!-. Ringhiò contro di lui, che, per tutta risposta, assunse un'aria di superiorità. -Meglio un buzzurro che uno strozzino come te.- Ma questa insinuazione gli costò un ben mirato pugno sul cranio. -Tu e le tue spade da scherma!-. Gli urlò Nami, decisamente più che irritata.
-Queste ti sembrano spade da scherma?!-. Gridò Zoro in risposta, non appena si fu ripreso dal colpo ricevuto. Lei sbuffò. -Sei sempre il solito, non ci sai per niente fare con le donne!-.
A quella frase, però, lui si incupì. Nami notò il suo cambiamento d'umore, non udendo giungere alcuna risposta, e la sua rabbia svanì, sostituita dallo stupore. -Zoro...- Lo richiamò con una nota di rpeccupazione nella voce.
-Lascia perdere, hai perfettamente ragione.- La interruppe lui brusco, voltandosi e tornando su per la scaletta.
-Zoro, aspetta, io...- Ma lui sbattè la porta rientrando e lasciandola sola.

Si sentiva così stupida. L'aveva ferito nell'orgoglio, lo sapeva, una delle cose più importanti per lui, uno dei suoi valori. Anche se non capiva il perchè della sua reazione, dopotutto allo spadaccino le donne non erano mai interessate.
O almeno così credeva.

Aveva ripreso a sollevare i pesi nella palestra, toccato dalle parole della navigatrice.
"Non ci sai proprio fare con le donne."
Ecco quello che pensava di lui. E invece si era illuso che alla fine piacessero anche a lei quei pochi momenti che passavano da soli, le loro bevute notturne durante i turni di guardia, i loro battibecchi in cui si punzecchiavano a vicenda, ma dove dopotutto lui si divertiva. Era, diciamo, il loro modo speciale di stare insieme, diverso da quando erano con gli altri membri della ciurma.
Si era ormai rassegnato a ciò che provava per lei. L'unica donna che avesse scalfito la sua dura corazza e che riuscisse a fargli balzare il cuore nel petto. Eppure, aveva deciso di non confessarglielo. Non voleva rompere il delicato equilibrio della ciurma. Poi c'erano i loro sogni. Il suo sogno, che veniva prima di tutto, anche della propria felicità. E aveva paura, sì, paura di un rifiuto, paura che lei non ricambiasse i suoi sentimenti... E se prima era un timore, ora quello di Zoro era diventato una certezza. Da ciò che gli aveva detto, lui aveva intuito che non sarebbe mai riuscito ad ottenere un posto nel suo cuore.
E pensare che quel giorno, nonostante tutto, aveva deciso di dirle cosa provava per lei. I due anni di separazione gli avevano dato il tempo per rifletterci attentamente. Già, quella notte l'aveva sognata, non gli era mai capitato prima, ma per lui era stato come un "segno". Un segno del destino forse, se un destino esisteva.

Nami era rimasta sul ponte, avvilita. Odiava litigare con lui, litigare davvero, non fare i soliti battibecchi che la divertivano tanto. Quando l'aveva visto quella mattina aveva capito. Capito perchè l'aveva sognato; capito perchè ci pensava così spesso, capito perchè ogni volta che lui era vicino provava qualcosa di indescrivibile... E avrebbe tanto voluto dirglielo, parlargliene, ma non poteva. Sapeva che lui non l'avrebbe mai ricambiata. Però non voleva provasse rancore verso di lei, soprattutto per una sciocchezza simile.
Strinse i pugni: no, si sarebbe fatta perdonare, in qualche modo. Per lei era importante. Non sapeva cos?avrebbe fatto, ma doveva recuperare. Corse a raccogliere alcuni dei suoi mandarini e poi in cucina, dove sgraffignò da brava ladra qual'era una bottiglia di rhum dalla credenza. Tornò sul ponte e salì decisa le scalette, bussando con insistenza alla porta della palestra. -Avanti.- Rispose la voce scocciata di Zoro.
Lei socchiuse la porta. -Sono io.- Se la richiuse alle spalle.
-Cosa vuoi?- Domandò lui con stizza, storcendo il naso e lasciando cadere i pesi a terra.
-Volevo scusarmi, se ho detto qualcosa di sbagliato.-
Lo guardava seria con i grandi occhi color cioccolato, in una mano stringeva la bottiglia, nell'altra i mandarini.
Delle scuse da parte sua? Un evento assai raro, ma lui sarebbe stato in grado di ingoiare l'orgoglio e accettarle?
La fissava impassibile. -Se non so come trattare le donne, cosa ci fai qui?-.
Lei arrossì appena. -Io... mi dispiace, davvero, non volevo dire questo, so che tu le rispetti...- Fin troppo forse. Chiuse gli occhi con un sospiro. Quello era il momento giusto. Perchè non parlare? Cos'aveva da perdere?
-Devo dirti una cosa.- Interruppe lui i suoi pensieri.
Nami riaprì gli occhi perplessa, leggendo la determinazione in queli di Zoro, seppur avesse un lieve rossore sulle guance.
-Mi dispiace non saperci fare. Sai, credo che se fossi solo un poco più bravo ti avrei già detto quanto mi piaci.-
Lei arrossì violentemente. Quindi lui... Per tutto quel tempo...
Sgranò gli occhi Zoro, quando la navigatrice gli gettò le braccia al collo stringendolo. Si era aspettato una sberla, un altro cazzotto, delle urla indignate, tutto meno che quello.
-Ripetilo.- Più che un ordine, era una richiesta.
-Tu... mi piaci.- Ormai lo spadaccino non poteva più mascherare l'imbarazzo. - Ma non voglio che questo rovini il nostro rapporto i nostri sogni, io...-
-Sta zitto.- Lo pregò lei con gli occhi lucidi. -Anche tu...- Sussurrò poi stringendosi ancora a lui.
-D..davvero?-. Zoro le prese le mani, mentre lei annuiva lentamente. Più felice che mai, la abbracciò di nuovo.
-Tu... credi che... potremmo provare...?-. Mormorò Nami senza allontanarsi da lui.
-La prenderebbero male?-. Era ovvio che si riferisse al resto della ciurma. Lei ci pensò un po' su, per poi scuotere la testa in segno di dissenso.
-Allora forse...-
-Hai il tuo sogno da realizzare, lo so.- Lo interruppe. -Come io ho il mio. Ma non lo intralcerei in alcun modo, so quanto sei dedito a quella promessa...- Lui le sorrise e la rassicurò, ancora imbarazzato.
Nami era al settimo cielo, ed era ancora più bella con quegli occhi così luminosi, quel sorriso da bambina, e quelle labbra morbide che ormai erano poggiate contro le sue, quasi a voler suggellare con quel bacio un'altra promessa, questa volta stretta tra loro.

 

 

  
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