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Autore: _1Liberty0_    09/11/2014    0 recensioni
«Cosa stai cercando di dirmi?», dico incrociando le braccia al petto.
«Tu vuoi Alessandro, io voglio Marika, li facciamo lasciare, io sono libero, tu sei libera, tutti felici e contenti », dice tranquillamente.
Spalanco la bocca. «Tu sei completamente pazzo, Marika è una delle mie migliori amiche e non posso fargli una cosa del genere!»
«Se ti faccio vedere una foto di Alessandro in costume cambi idea?», dice mentre prende il telefono e scorre tra le immagini della galleria.
Se lui pensa che io possa cambiare idea facendomi vedere una foto ‘hot’ di Alex, allora non ha capito pro..
Il cervello si disconnette alla vista di un paio di spalle larghe, pettorali da urlo, due occhi verdi prato e un sorriso semplice. Improvvisamente sento molto caldo e le gambe mi tremano.
«Allora.. ci stai? »
«Dimmi quello che devo fare!», dico mentre Michael si frega le mani con fare diabolico.
Sara e Michael non si possono definire di certo una coppia di amici per la pelle, però hanno in mente un piano.. quello di far lasciare Marika e Alessandro, di cui entrambi sono perdutamente innamorati. Riusciranno i nostri amici nel loro intento, e a non perdere di mira il loro obiettivo?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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(2)
«Sono una muchacha troppo sexy!»



 
 





 
 
 
No, ma dico io.. quando Dio distribuiva il buon senso e l’intelligenza, Michael dove cazzo era? Molto probabilmente a fare il terzo turno nella fila che distribuiva la coglionaggine!
«Cazzo Michael, ti rendi conto che sono le 6.30, razza di minchione patentato!», urlo contro il telefono, spostando di poco le coperte calde di color lilla.
«Buongiorno anche a te Sara, dormito bene?», chiede sarcasticamente Michael, e sarei pronta a scommettere che ha stampato in faccia quell’odioso sorrisetto strafottente.
«Poco sarcasmo, biondo!», esclamo strofinandomi gli occhi con la mano destra. Lo sento ridere dall’altro capo del telefono.
 «Permetti una domanda?», dico mettendomi seduta sul letto, abbandonando ogni possibilità di riprendere sonno.
«Chiedi e ti sarà detto!» Ma come fa ad essere così felice di prima mattina!
Prendo fiato per poi scoppiare.
«Perché cazzo mi hai chiamato?», chiedo incazzata.  Nessuna risposta da parte del decerebrato.
«Allora?»
«In realtà, non c’è un vero e proprio motivo», afferma più tranquillo di prima.
Spalanco la bocca indignata. Ora mi sente.
«Brutto coglione, tu hai osato svegliami alle 6.30 di mattina per nulla? – comincio a dire urlando e gesticolando – Ma io, come minimo, ti castro!», concludo alzandomi dal letto e scattando verso la porta. 
«Sei sempre così fine di prima mattina oppure è una conseguenza del mal risveglio?», domanda ghignando.
Alzo gli occhi al cielo ed entro in cucina. Svegliarsi presto ha i suoi lati positivi, almeno posso fare le cose con calma.
«Ciao, Micha», dico e chiudo la telefonata. Ho già detto che questo ragazzo è la mia tortura?
Prendo il cartone del latte e ne verso un bel po’ nella tazza, per poi inserirla nel forno a microonde e mettere il timer.
Nel frattempo recupero i miei amati cereali al cioccolato e li porto sul tavolo. Noto con un pizzico di felicità che la giornata è abbastanza soleggiata e che non ci sono sarà quel freddo pungente di qualche settimana fa. Menomale.
Il rumore del timer del microonde mi fa sobbalzare e impreco sottovoce.
Mi incammino verso il fastidiosissimo rumore e apro lo sportellino, recupero il latte ma non calcolo il fattore BICCHIERE BOLLENTE.
«Cazzarola!», esclamo non appena la superficie delicata delle mie mani gelate viene a contatto con il bicchiere bollente. Faccio uno scatto – fin troppo brusco – in avanti e qualche goccia cade sul pavimento color crema.
«Che palle!», dico esasperata. Porto il bicchiere sul tavolo e sposto lo sguardo  sulle macchie nel pavimento.
Potrei sempre andare a prendere uno straccio e togliere quelle macchie da terra prima che si svegli mamma, oppure fare la finta tonta e dare la colpa a mio padre …
No dai non sono così stronza. Alzo le spalle e rimando a dopo la pulizia del pavimento.. capitemi sono morta di sonno e sto crepando di fame.
Sposto la sedia e poggio le mie chiappette sul sedile. Quando sto per sorseggiare la bevanda calda, ecco che fa il suo ingresso in cucina mia madre.
«Sara, che ci fai qui?», mi chiede sconvolta. Povera donna, non è abituata a vedermi in piedi così presto. Questo però non giustifica la domanda idiota che ha fatto, odio le domande idiote di prima mattina.
«Io vivo qui», rispondo e mi prendo una manciata di cereali dalla busta.
 Mia madre sbuffa e si incammina verso il frigo.
Versa il latte nel bicchiere e lo inserisce nel forno a microonde.
Sposto lo sguardo verso l’orologio nella parete di fronte al tavolo e mi accorgo di essere già in ritardo. Finisco velocemente la mia colazione e scappo verso il bagno.
Subito mi svesto del mio pigiama caldo – mossa decisamente stupida. – e apro l’acqua. Aspetto qualche secondo che l’acqua diventi calda. Una volta essersi riscaldata, mi butto sotto il getto bollente e rilassante. Passo il bagno schiuma al muschio bianco su tutto il corpo e l’odore mi manda in estasi.
Quando esco dalla doccia, mi pento amaramente di non aver portato i vestiti in bagno. Prendo l’intimo dal secondo cassettone, copro il mio esile corpo con l’accappatoio e scappo verso la mia stanza. Una volta arrivata, immediatamente apro l’armadio e nella mia mente si espande la fatidica domanda che perseguita ogni ragazza ogni mattina.
«Cosa mi metto?», esclamo mentre scruto i ripiani del mio armadio.
Dopo aver perso dieci minuti a cercare qualcosa di decente, alla fine opto per una felpa rossa Duff, un paio di jeans scuri e le mie amatissime Nike blu. Corro in bagno per pettinarmi i capelli e truccarmi con un po’ di eye-liner.
Quando esco di casa sono quasi le otto meno cinque. Indosso il casco e salgo sul mio adorato scooter. Metto in moto e parto diretta a scuola.
Il vento freddo mi congela le guance e solo adesso mi pento di non aver preso una giacca. Per fortuna che il freddo pungente doveva cessare, eh!
Arrivo a scuola stranamente in orario. Parcheggio lo scooter e mi sfilo il casco. Nello stesso momento, arrivano Alessandro e Marika sullo scooter di lui. Immediatamente mi sporgo verso lo specchietto e cerco di dare una forma alla mia chioma scura schiacciata a causa del casco.
«Sara!», mi chiama Marika, sbracciandosi per farsi notare meglio. Mi stampo un sorriso sul viso e le vado incontro. Indossa un tenero maglioncino blu che risalta i suoi occhi color cielo, un paio di jeans neri e i suoi fidatissimi anfibi.
Mi avvicino e le stampo un bacio sulla guancia. Poi i miei occhi vengono attirati dalla figura alta di Alessandro chinata verso lo specchietto del suo scooter, intento a sistemarsi i capelli. Sento lo stomaco attorcigliarsi e le gambe tremare. Marika è intenta a raccontarmi chissà quale cosa, ma non la sento neanche. Sono completamente entrata in trans.
Quando Alessandro si gira a guardarci, sento il petto esplodere. Oh calma Sara, un’ infarto rischi così!
«Hey Sara», dice e sfodera il suo  meraviglioso sorriso.
I suoi occhi verdi mi pietrificano e sento le gambe molli.  Il cuore smette di battere quando sento le sue labbra schioccare sulla mia guancia destra. Il respiro si fa pesante e cerco con tutte le mie forze di non prendere il suo volto e unire una volta per tutte le nostre labbra. 
«Sara, stai bene?», mi chiede Marika preoccupata.
Ehh sapessi. Il tuo ragazzo mi fa venire un orgasmo solo dandomi un semplice bacio sulle guance.
«S..si», dico riprendendo a respirare.   
«Sicura?», continua la riccia mettendomi la sua mano sulla fronte con fare materno.
«Sto benissimo!», esclamo allontanando la sua mano dalla fronte e facendo un sorriso più falso di una Vuitton al mercatino della città.
«Se lo dici tu», conclude Marika sorridendomi e prendendo la mano di Alex.
Ci incamminiamo tutti e tre verso l’entrata della scuola. È il classico edificio ha due piani, niente di nuovo. Il grande cortile frontale è separato dalla strada da un cancello che permette anche l’entrata dei veicoli. I muri esterni sono di un giallo spento e una di scalinata conduce alla prima entrata. Le due entrate permettono a noi studenti di poter parcheggiare ed entrare direttamente nel corridoio principale, risparmiandoci tutto il giro della scuola.
Quando entriamo in classe ci sono già Chiara, Luca – un cretino, più cretino di Michael – Matteo e Luisa. 
Mi incammino verso il mio banco, penultimo della fila centrale, poggio lo zaino su esso e mi siedo sopra quello di Michael. Intanto Marika e Alessandro vanno a sedersi al loro di banco, che per mia fortuna/sfortuna è proprio davanti al mio. Entrambi poggiano lo zaino sul banco, o per lo meno, cercano di poggiarlo. Infatti Marika – da grande imbranata che è – lo incastra nel giubbotto. Alessandro – da gran gentiluomo e figo da paura – le va in aiuto e con un gesto veloce riesce a salvarla dal tentato omicidio. Lei lo ringrazia con un bacio sul naso.
Li fisso disgustata. Il diabete proprio.
«Oh, ma buongiorno eh!», esclama Chiara avvicinandosi e schioccandomi le mani davanti alla faccia.
Io scuoto la testa e incontro le sue iridi castane.
«Buongiorno», mormoro scendendo dal banco e dirigendomi verso il corridoio.
Ancora nessuna traccia di quel coglione di Michael. Lo ucciderò.
Quando sto per rientrare in classe, sento due mani affermi i fianchi e tirarmi verso dietro. Il cuore comincia tremare quando la mia schiena aderisce col petto dell’individuo. Quando mi giro per poco non mi metto ad urlare.
«Ammettilo, speravi fosse Alessandro, vero?», sghignazza come un menomato Michael.
«Coglione», ringhio dandogli una leggera gomitata sullo stomaco.
Scoppia a ridere e io non posso fare a meno di sbuffare. Lo lascio passare prima di me e lo osservo dirigersi verso il suo banco. Devo ammetterlo, questo ragazzo ha stile da vendere. I capelli biondo cenere sono tirati rigorosamente verso l’alto in un ciuffo scombinato, indossa una camicia a jeans – o almeno credo, non si capisce bene – con  sopra una specie di maglione a V beige e un paio di jeans chiari. Non si può dire che Michael sia un brutto ragazzo, per carità. Quello che lo frega è la sua coglionaggine, come quasi ogni ragazzo della nostra età. Tranne Alessandro, lui è la perfezione.
La campanella delle 8.15 ci avvisa dell’imminente inizio delle lezioni. Mi avvio, dunque, alla mia postazione. Noto che il mio zaino è stato spostato dal mio banco a quello di Michael e Luca. Ma che minchia?
«Chiara, sei stata tu a spostarlo?», chiedo alla bionda in parte a me.
«No, sono stato io», dice tutto gasato Micha. Di cosa ti fai ragazzo? Perché sei così pirla?
«Perché?», chiedo ancora. 
«Non rompere le palle e siediti». La finezza dove è andata a finire?
«E Luca? Dove lo vuoi mettere?» 
«Con Chiara, che razza di domande mi fai?», ribatte seccato e spostando la sedia per farmi sedere.
Faccio una smorfia e mi metto comoda.
«Da qui non vedo Alex!», mi lamento esasperata.  Michael alza gli occhi e cielo e si volta verso di me.
«Non fracassare le palle e stammi a sentire», dice serio e sporgendosi verso di me. Annuisco con un po’ di paura.
«Abbiamo un’uscita con Marika e Alessandro, sta sera», comincia a dire e il mio cuore fa un balzo.
«Ti ho fissato un appuntamento con l’estetista e la parrucchiera, io ti consiglierei di andarci perché questa – dice passandomi il palmo della mano a due centimetri dal naso. – non si può proprio guardare!»
Spalanco la bocca indignata.
«Come ti permetti, io sono una muchacha troppo sexy!», esclamo facendo ondeggiare il busto in modo provocante (alias facendo ondeggiare il busto come una checca).
«Signorina troppo sexy, le dispiace venire alla lavagna e svolgere questo esercizio?», tuona acida la prof. Marsala.
Come cazzo ha fatto a sentirmi? Me lo sento, sarà una giornata ricca di figure di merda.









Spazio autrice.
Ecco qui il 2° capitolo di questa demenzilità. Non ne un granchè, è un capitolo di transizione dovevo postarlo per forza. Spero però riuscirete ad aprezzarlo. lol 
Ci si vede amigos. 
A presto.

_1Liberty0_

Ps. Presto posterò anche un trailer. :c. Evaporo. Buona serata.
  
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