Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
Segui la storia  |       
Autore: sophie97    09/11/2014    5 recensioni
Difficile, a volte, stabilire chi sia la vittima e chi sia il colpevole.
Difficile, a volte, mantenere saldo un rapporto che fino a poco tempo prima sembrava indistruttibile.
Difficile, quasi sempre, fare delle scelte. Soprattutto se si sa che con la propria scelta si determina il destino di un'altra persona, una persona alla quale si tiene davvero.
Storia scritta un po' di tempo fa e mai pubblicata, non fa parte della mia serie "Dieci ritagli di Cobra 11", che è ancora in corso, e quindi non vedrà come protagonisti i personaggi da me inventati nell'ambito della stessa (Clara, Bronte, Max, Mirtillo, ecc.).
Buona lettura!
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Jager, Kim Kruger, Semir Gerkan, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

«Semir!» lo chiamò la Kruger dandogli ripetuti schiaffetti sul viso «Semir, maledizione!».
L’ispettore aprì finalmente gli occhi e guardò il suo capo con aria stranita.
«Cosa... cosa è successo?».
«È svenuto. Come si sente?».
Semir si guardò intorno e immediatamente si ricordò ogni cosa. Era seduto per terra con le spalle appoggiate alla parete impolverata del capannone e affianco a lui risaltava ancora quella grande macchia di sangue sul terreno.
«Semir, mi sta ascoltando?» continuò la Kruger «Chiami un’ambulanza.» ordinò poi rivolta verso Jenny, che afferrò immediatamente in mano il cellulare.
«No!» esclamò allora il poliziotto «Non serve, sto... sto bene.».
Kim gli lanciò un’occhiata preoccupata e lo aiutò a rialzarsi.
Dopo aver verificato che l’ispettore si reggesse in piedi, si allontanò con lui di qualche passo rispetto al gruppo di persone che si era riunito lì intorno pochi secondi prima.
«Gerkhan... lei non ha nessuna amnesia, non è così?» sussurrò il commissario in modo che nessun altro dei presenti potesse sentire.
«Perché lei capisce sempre qualsiasi cosa?».
«Perché conosco i miei uomini. Ora mi ascolti, Hoffman è in nostra custodia e per ora non può fare niente, deve cogliere l’occasione per testimoniare contro di lui. Se lo fa, quell’uomo finirà in galera a vita.».
«Ma ha mia figlia!» ribatté Semir con insistenza.
«Non ha sua figlia, Gerkhan! Io penso che sia Gehlen ad avere sua figlia, e allora tanto vale arrestare Hoffman perché Gehlen si terrebbe comunque Aida, Gehlen ce l’ha con lei! Dovrebbe saperlo meglio di me. E a lui non importa che il Giaguaro sia in prigione o no, se non vuole liberarla non la libererà comunque.» spiegò la Kruger con una logica che non ammetteva errori di alcun genere.
Il turco annuì.
«Va bene...».
«E provi a stare tranquillo, non è detto che quel sangue sia di sua figlia, chiaro? Hartmut farà le analisi al più presto e già domani mattina ci saprà dire. Ora mi dia retta, la riaccompagno a casa.».
«Ma capo...» provò ad opporsi il poliziotto.
«Niente “ma”, Gerkhan, io la riaccompagno a casa. Hoffman verrà trasferito al comando dell’LKA domani mattina presto, il caso a questo punto è definitivamente di loro competenza. Noi seguiremo il trasferimento, dopodiché lei entrerà nel comando dei colleghi e deporrà contro quel mostro.».

 

Nove ore dopo...

 

Si prospettava una mattina tiepida nonostante settembre fosse ormai alle porte.
Al comando c’era movimento e a Hoffman venne da sorridere vedendo gli sbirri che si affaccendavano in fretta per fare in modo che tutto quella mattina andasse per il verso giusto.
Lui sarebbe stato trasferito al commissariato dell’LKA, dove i colleghi lo avrebbero tenuto in custodia tormentandolo con le solite, inutili domande.
E poi avrebbero trovato una scusa, un qualsiasi indizio per poterlo trattenere ulteriormente, ne era sicuro.
Il Giaguaro stava inesorabilmente perdendo la sua libertà.
Ma un Giaguaro in cattività non può resistere a lungo.
Illusi.
Lui non sarebbe mai arrivato al comando dell’LKA.

 

«Tutto a posto?» domandò la Kruger, alla guida della sua auto di servizio appena dietro al cellulare che da pochi minuti viaggiava tranquillo in autostrada.
Semir, accanto a lei, non distoglieva lo sguardo dal furgone nemmeno per un istante.
«Sì.».
«È riuscito a riposare un po’ stanotte?».
«No.  Non potrei mai dormire con mia figlia tra le mani di quel bastardo. Gehlen... non gli avessi mai sparato! Tanto a cosa è servito? Non ha riportato indietro Tom, ha causato solo guai.».
«Lei non poteva sapere che sarebbe andata a finire così. Ma troveremo Aida, glielo prometto.» fece Kim con un breve sorriso di incoraggiamento.
Semir annuì senza convinzione.
«È nervoso?» proseguì.
«Ho paura che Hoffman combini qualcosa. Sa benissimo che una volta varcata la soglia del comando dell’LKA sarà praticamente in trappola e secondo me sa anche che io posso testimoniare contro di lui, che mi ricordo ogni cosa.» spiegò l’ispettore con un filo di voce.
«Il furgone è ben scortato, dubito che possa accadere qualcosa.» obiettò il commissario «A proposito, dall’infermeria del carcere hanno detto che Ben si è svegliato, che la ferita guarirà in fretta e che lui sta bene... almeno fisicamente. Si è trattato di una rissa tra detenuti, capita a volte.».
«Non so se mi perdonerà mai.» mormorò Semir dopo un attimo di silenzio.
La Kruger abbozzò un sorriso «Sì, lo farà. Ne sono certa.».
I due colleghi non parlarono più per qualche minuto, almeno fino a quando la suoneria del telefono della donna non interruppe il silenzio.
Kim lesse il nome sul display ed esitò a rispondere, sperando che le notizie di Hartmut fossero diverse da quelle che lei si aspettava.
Premette quel piccolo tasto aprendo la comunicazione e pregò mentalmente selezionando l’opzione del vivavoce.
«Commissario?» esordì la voce del tecnico dall’altra parte della linea.
«Sì Hartmut, sono in vivavoce in macchina con Semir, ha novità?» domandò cauta il commissario.
«Ho i risultati delle analisi, ho fatto il più velocemente possibile.».
La Kruger lanciò un rapido sguardo all’ispettore che aveva accanto prima di tornare a concentrarsi sulla strada «Allora?».
«Ecco...» balbettò lo scienziato cercando di nascondere il lieve tremolio della voce.
«Hartmut, ti prego, dimmi solo che non è lei.» sussurrò Semir mentre una tenaglia gli serrava lo stomaco e la gola senza permettergli nemmeno di respirare.
«Semir...» fece il tecnico esitando ancora «Il sangue e i residui di pelle che abbiamo trovato sull’utensile non sono di Aida.».
L’ispettore chiuse gli occhi, rilassò le mani prima strette in pugni serrati e sospirò facendo nuovamente arrivare aria ai polmoni.
«Grazie Signore!» disse con un filo di voce «E di... di chi sono?».
Per qualche lungo istante si sentì solo silenzio dall’altro capo del telefono, poi Hartmut si decise a parlare «Semir, ti sembrerà assurdo ma ho provato il riscontro più volte e ho ricontrollato l’esame tappa per tappa fino a impararlo a memoria...».
«Hartmut, di chi è quel sangue?».
La Kruger, continuando a guidare, era diventata partecipante muta di quello scambio di battute che la stavano tenendo inevitabilmente con il fiato sospeso.
«Di... ecco, quel sangue è di... di Tom Kranich.».
Semir rimase immobile come pietrificato e dovette ripetersi quella risposta più volte nella mente prima di riuscire a formulare una frase sensata da pronunciare.
«Come... come hai detto scusa?».
«Tom...».
«Hartmut... Tom è morto quasi otto anni fa.».
«Lo so Semir ma te l’ho detto, gli esami sono corretti. E anche a me sembra incredibile ma a questo punto le possibilità sono due: o Tom aveva un fratello gemello di cui non ci ha mai parlato, e direi che possiamo escludere questa ipotesi a priori, oppure lui è ancora vivo.».
«No.» fu la semplice risposta del turco.
«Semir, ti ripeto che le analisi...».
«Me ne frego delle tue analisi, Hartmut!» sbottò Semir alzando la voce «Il tuo computer si sarà sbagliato, ricontrolla, deve esserci un errore!».
«Non c’è nessun errore, credimi.».
«Hartmut, Tom è morto otto anni fa. È morto sotto quel dannatissimo temporale, tra le mie braccia. Tra le mie braccia, hai capito?» si ritrovò ad urlare l’ispettore.
«Gerkhan, si calmi per favore.» si intromise la Kruger afferrando il cellulare in mano e rivolgendosi quindi al tecnico della scientifica «Hartmut, la richiamo dopo.» disse chiudendo la comunicazione e posando quindi lo sguardo su un totalmente sconvolto Semir.
«Capo, Tom è morto, l’ho visto io, è morto davanti ai miei occhi.».
«Se è così scopriremo cosa è successo, ma adesso Gerkhan si deve calmare. Chiaro? Pensiamo ad una cosa per volta, ora almeno sa che sua figlia probabilmente è ancora viva.».
Semir annuì mentre mille pensieri cominciavano a pulsargli nella mente confondendosi in un turbinio incessante.
Poi questo aggrovigliarsi di pensieri ed emozioni venne interrotto, all’improvviso, da un rumore sordo.
Il furgone davanti a loro si fermò e venne coperto dal fumo.

 

Il sangue non era di Aida ma di lei ancora nessuna traccia. Hoffman non sembra intenzionato ad arrendersi e Semir non fa altro che ricevere notizie che non è più in grado di sostenere...
Grazie davvero a tutti voi che mi seguite e un bacione!
Sophie :D

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11 / Vai alla pagina dell'autore: sophie97