Crossover
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Autore: ToraStrife    10/11/2014    3 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dragon
Non Apritello quella porta,
perché il silenzio è degli innocenti



Prologo 3
Jackie Chan
Inseguimento


La sala d'aspetto mai quanto in quel momento era gremita di gente.
Jackie questo lo sapeva benissimo.
Trascinando stancamente un voluminosa valigia con le ruote , l'uomo era sceso dall'aereo, dopo un viaggio non certo dei più piacevoli.

- Mai più seduto vicino a un russatore. - Bofonchiò prima di sbadigliare rumorosamente.

La Grande Mela.
Da San Francisco erano state sette ore di volo, più massacranti di un viaggio in Guatemala o in Cina, anche se queste località erano molto più lontane.
Si incamminò verso i cancelli d'uscita, riflettendo sull'incarico che lo attendeva.

- Una reliquia in mezzo alla modernità. - Disse tra sé. - Perlomeno stavolta non è in qualche giungla sperduta.

Sentì una piccola fitta al polso, quello della mano che tirava il bagaglio.

- Spero non sia tendinite. - Commentò,  lasciando la presa e cominciando a massaggiarsi la parte con l'altra mano. - Certo che Jade è davvero esagerata. Quando le ho chiesto di prepararmi il bagaglio, non intendevo portarmi appresso mezza casa!

Jade Chan, la pestifera nipote, aveva come al solito puntato i piedi.
In realtà, era cugina di secondo grado, ma lei lo chiamava così tanto volte Zio, che ormai non ci faceva più caso da tempo.
No, Jade. Le aveva detto. Questa volta tu te ne stai a casa.
Era già stato a New York, nella sua precendente ricerca del Talismano del Serpente, seguito come al solito dalla sua parente.
E come al solito, grazie al talento naturale della ragazzina di cacciarsi nei guai, ne erano successe di tutti i colori, arrivando persino alla sparizione della Statua della Libertà, merito del suddetto artefatto.

Questa volta, però, non si trattava di recuperare l'antichità, quanto piuttosto, banalmente, di portarla all'esposizione del Brooklyn Museum.
Gli Occhi del Drago: questo era il nome dell'artefatto.
Ritrovato in Cina nel XIX secolo, e datato intorno alla Dinastia Han, più o meno duecento anni dopo la nascita di Cristo.
La forma ricordava, come da nome, gli occhi di un drago, rappresentati da due minerali bianchi, circondati ed uniti da una sorta di contorno giallastro.
Il materiale stesso rappresentava uno dei più fitti misteri della storia dell'Archeologia: all'apparenza metallico, in quanto reagiva al magnetismo, era fatto di una lega di cui nessuno era ancora riuscito a riconoscere i materiali.
Ancora più affascinanti erano le leggende che ne decantavano poteri straordinari e misteriosi.
C'era chi diceva che donasse la vita eterna, c'era chi sosteneva che donasse inenarrabili ricchezze. Secondo alcuni, era invece una fonte di maledizioni, altri sussurravano con paura che avrebbe determinato la fine del mondo.
Altri ancora erano convinti che permettesse di vedere attraverso realtà al di fuori della nostra. E infine c'era la leggenda più interessante, quella che sosteneva che gli Occhi del Drago fossero solo parte di qualcosa di più grande, forse un autentico drago, e che ricongiungendosi ad esso, l'umanità sarebbe stata spazzata via dalla furia del mitico rettile.

Qualunque cosa fosse, era una reliquia davvero rara e preziosa. Poteva fare gola a qualche criminale, o peggio.
Per questo Jackie era stato irremovibile, pur a malincuore, impedendo alla piccolina di partecipare al viaggio.
Jackie sospirò: pur convinto di aver fatto la cosa giusta, non riusciva a scacciare un indefinito senso di colpa.
- No! - Disse rigoroso, per persuadersi. - E' meglio che stia al sicuro.
Dopotutto, si trattava solo di qualche giorno. Se fosse filato tutto liscio come l'olio, sarebbe rientrato a casa prima che Jade potesse avere il tempo di dire
"Jackie". E per farsi perdonare (Farsi perdonare cosa?) le avrebbe comprato qualche souvenir. Magari una lampada della caratteristica signora con la torcia.
Una volta constatato che il massaggio era stato sufficiente, Jackie allungò la mano per afferrare la maniglia... e trovò l'aria.

Una sensazione di incredulità e smarrimento lo assalirono, mentre gli occhi si posavano sullo spazio vuoto dove un momento prima vi era la valigia.

- Al ladro! - Gridò istintivamente, mentre lo sguardo si alzò in cerca tra la folla.
L'occhio veloce trovò il responsabile: qualcuno stava scappando con la sua valigia.
Partendo all'inseguimento, l'archeologo ironizzò sulla situazione.

Liscio come l'olio, eh?

Si diede dell'imbecille, in virtù di un vecchio detto cinese che aveva più volte  citato a Jade.

"Sull'olio, si può anche scivolare.".

***

Donatello posò il ricevitore, massaggiandosi le tempie.
Da una parte trovava ancora sconsiderata l'idea di quel piano strambo, commissionato direttamente su richiesta del Sensei.
Ed era ciò che lo aveva più sorpreso: di solito il maestro si era sempre limitato a dispensare consigli, senza mai prendere parte attiva delle missioni della squadra, escluse le rese dei conti personali con Shredder.
Ma l'approvazione del genitore significava tutto, per lui, anche se non al livello di Leonardo, e gli era sempre grato di quanto si fosse preso cura di loro. Obbedirgli ciecamente era il minimo che potesse fare, in quel frangente.
Tanto più che le richieste di sensei erano eventi più unici che rari, e questo giustificava l'eccezionalità di quell'ultima commissione.

Era iniziato tutto il giorno prima, alla fine del consueto allenamento del dojo.
Tutti e quattro i fratelli Hamato si erano disposti, dietro preciso ordine, in posizione seiza.
Il vecchio passeggiò come al solito davanti a loro: esordendo...

- Figli miei, stavolta voglio che mi ascoltiate tutti. - E poi si fermò per strappare via le cuffiette e l'I-pod da Michelangelo. - Ho detto tutti.

- Ecco, si è fatto sgamare. - Sussurrò Raffaello a Donatello, che gli rispose.

- Per forza, si dimenava come un forsennato!

Un colpo di tosse di Splinter li riportò sull'attenti, mentre Leo scuoteva la testa.

Il maestro cominciò a spiegare.
Disse che durante la meditazione, aveva avuto una visione. Era una cosa che lo aveva sconvolto. Riferì di avere conversato con un'entità superiore, che gli aveva assegnato un compito, dal cui esito dipendeva il destino della realtà di come la conoscevano.

Raffaello, il più scettico, bofonchiò già qualcosa riguardo i brutti sogni di Sensei dopo una pizza ai peperoni ripieni.
Michelangelo obiettò, dal momento che lui ne mangiava di solito il triplo del maestro ma non gli succedeva mai nulla.

Un altro colpo di tosse rimise i petulanti in riga.
Donatello fu quello però che espresse la sua perplessità in maniera più esplicita.

- Sensei. Ciò che ci sta chiedendo sfugge ad ogni logica. Fosse anche tutto vero, chi ci garantisce che questa storia degli oggetti da recuperare sia vera?

Splinter non disse nulla, ma tranquillamente si allontanò, invitando con un gesto le tartarughe a seguirlo.
Si avviarono nel soggiorno.

Solo il capo dei quattro, sopraffatto dalla curiosità, si azzardò a chiedere una delucidazione.

- Sensei, ci deve mostrare qualche manoscritto? Una pergamena con una profezia?

Alla domanda di Leonardo, Splinter scosse la testa, e si limitò ad allungare una mano.

Click.

Il televisore si accese.

- La TV?  - Protestò Donatello. - Ma sensei, ci ha sempre detto di non credere a tutto quello che...

Ma la frase si spense a metà quando le immagini che scorrevano indicavano proprio una delle reliquie descritte da sensei.

.... "gli Occhi del Drago. L'esposizione del misterioso oggetto, datato circa mille e ottocento anni fa, avverrà alla tanto attesa mostra prevista il...."


Mentre il gruppo cercava di imprimersi l'immagine della reliquia, Donatello guardò Splinter con sbalordimento.
Il tempismo eccezionale del notiziario, trasmesso all'accesione dell'apparecchio, andavano a combattere contro le nozioni logiche del secchione.

- Sensei, ma come sapeva...?

- Ci vuole concentrazione, disciplina e meditazione! - Sentenziò il maestro, allontanandosi, una mano a lisciarsi la barba. Poi un lembo della bocca si alzò, in tono ironico. - Ma a volte basta un giornale dei palinsesti.



- Donnie? Donnie!

La voce di April scosse il viola dal torpore. Alzò il capo nella sua direzione.
Quando gli occhi rifocalizzarono la situazione, Don trovò il volto della rossa pericolosamente vicino al suo.
E gli stava toccando la spalla con una mano!

Il viola fece un urletto di spavento e si ritrasse, avvampando.
April rispose con un analogo rossore, chiedendosi imbarazzata se il nerd avesse frainteso.

- Ti stavo scuotendo. - Si giusticò, con la faccia dall'altra parte per non far vedere la pelle che stava diventando più porpora delle ciocche. - Non rispondevi e...

Donatello entrò in agitazione, balbettando stupide scuse su sovrappensieri e calcoli sulla missione. Poi il silenzio.

All'improvviso nessuno seppe più che dire.
Per il nerd la missione, le parole del sensei tornarono del cassetto dell'ufficio.
Si rese finalmente conto di essere da solo con l'oggetto di interesse delle sue emozioni.
Si sentì un idiota. E la domanda solita, spesso usata come scherno da parte di Raf, lo tormentò ancora una volta.

Hai fatto progressi con lei?

Il forte stratega della squadra Turtles fece posto a un imbarazzato adolescente, con tanto di dente rotto che trovava terribilmente antiestetico.
Il silenzio stava consumando un momento importante, un'occasione propizia, un 'adesso o chissa quando?'.

Don cercò di rovistare qualche scusa, ma tutto il repertorio gli  sembrava sciocco o fuori luogo.

Dannazione, scemo! Si disse. Dille qualcosa!

E sospirò. Ninja del cavolo. Si rimproverò. Riusciva a bypassare con facilità complicate serrature elettroniche. Con la forza del suo bo poteva anche sfondare porte.
Ma tutto questo potenziale ninja naufragava si fronte ad April.

Chissà se esiste un modo per aprire la porta del suo cuore.

- Donnie!

La voce di April suonò come la sirena dei pompieri, e lo riscosse di nuovo.

- Stasera hai la testa da un'altra parte! - Commentò la rossa con un tono di rimprovero. - Devo dirti una cosa importante!

- Una cosa importante? - Deglutì il viola.

Forse che quella porta affettiva si stava per aprire dall'interno?
La prospettiva fece avvampare la tartaruga, donandole strane sfumature di beige.

- Si sta muovendo.

La rivelazione di April lasciò Don con un grosso interrogativo. Muovendo cosa?.

Poi vide una mano della ragazza sul grembo.

Grembo! "Si sta muovendo". Gravidanza.

- Oddio, sono padre! - Cominciò a urlare Don, in piena crisi di panico. Poi si fermò, in un lampo di consapevolezza. - Un momento, ma noi non abbiamo mai...

- Vedi? - Aggiunse April, mostrandogli l'indicatore. - La reliquia ha cominciato a muoversi.

- Oh! - Commentò Don, preso in castagna. Il castello di carte per aria gli si rovesciò addosso, mattone dopo mattone, lasciandolo in piedi come uno stoccafisso.
Poi il lato intellettuale cercò di salvare le apparenze, mostrando un finto interesse per il puntino luminoso che si muoveva sulla griglia verde.

- Sta venendo verso di noi! - Constatò infine.
Nel suo intimo, intanto, stava pregando il Dio delle Tartarughe affinché April non si fosse accorta della gaffe.


***

Corri, corri, come il vento Jackie.

L'archeologo originario di Hong Kong aveva iniziato il suo soggiorno nella Grande Mela in maniera decisamente movimentata.

- Stupidissimo me! - Si rimproverò, tra un passante schivato e uno saltato a cavalcioni.
Gli avevano sempre detto che la vita a New York era frenetica e che la gente era sempre di corsa, ma mai si sarebbe aspettato di dover adeguarsi alla routine già a pochi minuti dall'arrivo.
Per fortuna la figura che gli aveva preso la valigia non si preoccupava granché di nascondere il suo passaggio.
Una scia di persone buttate di lato e ostacoli frantumati rendevano la pista ben visibile.
Questo presupponeva, comunque, che il ladro fosse molto robusto, oltre che veloce.
Jackie, invece, si faceva fin troppi scrupoli a schivare gente e cose.
In quel momento si sarebbe sentito pronto a vincere i Centodieci ad Ostacoli, purché il tragitto finisse lì.
Urlò di spavento quando, sulla distanza fissa che lo separava dal fuggitivo, passò un carrello multiplo per il trasporto dei bagagli.
Anziché rallentare, d'istinto accellerò e balzò sopra di esso.
Se si sentiva pronto per la Corsa ad Ostacoli, avrebbe dovuto rivedere il suo allenamento con il Salto in Alto.
Infatti, si portò via un paio di valigie che caddero tra le proteste dell'addetto aeroportuario.
Rialzandosi dolorante, vide che la figura aveva preso un bel vantaggio e così, guardando un trolley a quattro ruote, lo spinse e vi ci salì sopra con una gamba piegata, usando l'altra per darsi delle spinte da terra, come su un monopattino.
Il trolley, presa così velocità, divenne un improbabile mezzo di trasporto che Jackie guidò direzionando il manubrio.
Avesse avuto il tempo, si sarebbe congratulato con sé stesso per la straordinaria prova di Slalom tra i passanti che stava facendo.
Si diede invece dell'imbecille quando vide l'inseguitore effettuare un balzo ed andare verso il basso.
- Una rampa di scale! - Gridò.
Urlando con le lacrime agli occhi, Jackie fece una patetica prova di Salto dal Trampolino, distaccandosi dalla cavalcatura durante il volo.
Ebbe la prontezza di unire le gambe e stenderle in un doppio calcio, in un tentativo di scaraventare il trolley contro il ladro.
Il tentativo riuscì e, seppur goffamente, la valigia arrivò dall'inseguito,  che fu costretto  a fermarsi per deviare con il taglio della mano libera il proiettile.
La facilità con cui lo fece era impressionante: quanto era forte quel tizio?
Jackie se la cavò nell'atterraggio finendo su un mucchio di bagagli, tra le proteste di altri due addetti.
Avrebbe mandato una lettera di scuse al personale del JFK, si ripromise.
Il ladro, intanto, aveva ripreso la corsa portando senza sforzo il valigione con una mano sola.
Jackie si corrucciò. Come faceva quel tipo a correre così veloce, trasportare un peso simile con solo un braccio e soprattutto, non avere il fiatone?
Jackie calciò una piccola valigia, mandandola in aria, e poi, con un secondo calcio degno di Del Piero, la usò di nuovo come proiettile contro il malcapitato.
L'inseguito si limitò a schivarlo, e per la prima volta Jackie fece caso all'aspetto della figura.
Non seppe se mettersi a ridere o urlare dall'incredulità.
Quel tipo sembrava vestito esattamente come Predator, con tanto di improbabili dreadlocks.
Jackie si grattò la testa. C'era per caso qualche fiera del fumetto da quelle parti?
L'inseguimento riprese.
Jackie dovette evitare una signora con la gonna scivolandole direttamente tra le gambe, che la stessa divaricò d'istinto, per poi mettersi a strillare, rossa di imbarazzo.
Chan preferì non fermarsi per le scuse e scattò in piedi per correre più forte che mai.
Barcollò per alcuni istanti, con un forte senso di nausea, di fronte alla visione scioccante che aveva avuto qualche istante prima.
- U...uomo... - Balbettò, riferendosi alla verità che aveva scoperto sulla signora di prima.
Soffocò un conato, quando si accorse che erano entrambi usciti dall'edificio.

Il tizio mascherato balzò senza fatica sul rimorchio di un camion che, con puntualità degna della nuvola di Fantozzi, si mise in moto e partì.

Jacke imprecò, guardando l'automezzo allontanarsi con ladro e valigia.
Si guardò intorno, e trovò la soluzione.

In realtà, più che una soluzione, era un azzardo.
Una banda di bikers era posizionata davanti al piazzale.
Il camion era quasi scomparso dalla vista, quindi, anche se la cosa gli sembrava decisamente stupida e irresponsabile, si avvicinò alla banda dei motociclisti, con fare timido.

- Che vuoi, cinesino? - Tuonò un peso massimo, con pancione da birraiolo, occhiali spessi alla Randy Savage, una folta barba riccia e una bandana con il simbolo dell'aquila dalla testa bianca.

- Salve! Scusate, eh! Ecco, avrei bisogno di un passaggio... - Chiese timidamente Jackie.

- Prenditi un taxi e non ci rompere. - Rispose un mingherlino con i dentoni sporgenti, un beanie con sopra l'effige dei Red Hot Chili Peppers, a cavalcioni su una Harley più grande di lui.

- Purtroppo non c'è tempo. - Spiegò Jackie. - Per favore! - Supplicò, sentendosi decisamente fuori posto.

- Ma fatti un giro! - Sbottò il dentone, allungando un piede per calciare via il seccatore.

Jackie afferrò la gamba del motociclista e la sollevò, buttandola dall'altra parte della moto.
Il dentone si ritrovò così disarcionato e a terra, mentre Jackie prese possesso del mezzo e lo mise in moto.

- Grazie e scusami! - Disse Jackie, con il tono più cordiale che poté. - La prendo in prestito e torno subito.

Partì di gran carriera, in direzione del camion.
In pochi minuti minuti lo avrebbe raggiunto.
Durante quel lasso di tempo, perlò, lo specchietto retrovisore si popolò di una, poi due, poi quattro moto.
Segno il resto della banda non aveva gradito il prestito forzato.
E c'era qualcosa che ancora di più turbò Jackie.
Quel qualcosa venne confermato da rumori di spari, e un paio di sibili che sentì fischiare ai fianchi.
Cominciando a zigzagare, Jackie piagnucolò.

- Brutta giornata!



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Le avventure di Jackie Chan


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Non mi soffermerò tanto sulla serie, abbastanza irrilevante qua dentro, se escludiamo il riferimento alla fittizia parente del protagonista, quanto piuttosto sulla star stessa, Jackie.
Archeologo nel cartone, con nemici sovrannaturali e in genere criminali, in genere vive avventure che, ispirandosi agli innumerevoli film della sua carriera, sono un perfetto mix di acrobazie, arti marziali e spettacolarità stuntman-esca tra Hollywood e Hong Kong.
Famoso per la pellicola "Drunken Master",  è anche protagonista di due serie a cartoni, quella a cartoni (a cui il background in questa fic fa riferimento) e una cinese ("Il ritorno di jackie Chan"), che non ha alcun legame con la precedente.
In pratica, una leggenda vivente, che ha combattuto con Bruce Lee e Jet Li, ed ora, anche se solo qua dentro, incrocerà i calci con le Turtles, con le quali condivide quell'agilità e quella 'violenza non violenta' adatta a tutte le età, che la rendono godibile al pari di Asterix, ma anche dei nostrani Bud Spencer e Terence Hill.
Protagonista anche di innumerevoli videogiochi dall'alba dei tempi, ispirati a film, videogiochi o anche solo lui stesso.

Nota curiosa, a lui si ispirarono per il primissimo picchiaduro a scorrimento mai concepito, Kung Fu Master/Spartan X (1984)

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