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Autore: StregattaLunatica    10/11/2014    4 recensioni
Reyna Cousland è l'Eroina del Ferelden e Comandante dei Custodi Grigi.
Mentre assolve i suoi doveri come Comandante ad Amaranthine, i ricordi delle battaglie e dei massacri accaduti durante il Flagello la tormentano, levandole il sonno la notte.
Tutti hanno sofferto e perso ciò che avevano di più caro durante il Flagello che ha martoriato il Ferelden, nessuno escluso.
Ma la colpa che le opprime il cuore, non le permetterà mai più di conoscere la pace.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Thedas'
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Un urlo straziante ed acuto lacerò l'aria notturna, squarciandola come una ferita. I rapaci notturni appollaiati sul faggio accanto alla tenda, spiccarono il volo, spaventati da quel rumore così inusuale nei loro boschi quieti.
Una figura dalla pelle scura sedeva sul proprio giaciglio, madida di sudore e con gli occhi allucinati. La mano destra stretta convulsamente sull'impugnatura di Zanna delle Stelle, spada che innumerevoli volte l'aveva servita fedelmente durante il Flagello.
Nella tenda irruppe il suo compagno, allertato da quell'urlo. «Che succede!?» esclamò osservando lei e l'interno, in cerca della minaccia che tanto l'aveva spaventata. La neo comandante dei Custodi Grigi non rispose, si limitò a lasciar andare l'impugnatura della spada, osservandolo con occhi spenti. Lui le si sedette accanto. «Ancora incubi? Prole Oscura in arrivo?» le chiese con tono di voce pacato, cingendola affettuosamente per le spalle. «Vorrei tanto...» mormorò lei abbassando lo sguardo. Si fissò i palmi delle mani, corrugò le sopracciglia ed arricciò le labbra in un espressione di puro disgusto. «...solo ricordi.»

«Reyna!» la giovane donna schivò agilmente il colpo d'ascia bipenne col quale l'hurlock cercò di tagliarla in due, balzando all'indietro per mettersi fuori portata. Leliana scoccò una freccia fra gli occhi del mostro, mentre lei finiva il genlock che stava affrontando, mozzandogli il capo. «Che seccatura.» sentenziò Morrigan rigirandosi la staffa fra le mani, le dita di ambedue le mani ancora coperte da una leggera brina per l'ultimo incantesimo evocato. Il mabari della nuova recluta dei Custodi trotterellò accanto alla sua padrona. Scodinzolava, od almeno ci provava con quel moncone che aveva al posto della coda, come avessero appena finto di giocare. Reyna arricciò il naso mentre lui le si poggiava contro gli schinieri «Aiace, sei lurido. Appena ci accampiamo ti farò il bagno.» lui uggiolò abbassando le orecchie, mentre Leliana faceva sentire la sua dolce risata. 
«Sono tutti morti...» disse mestamente Alistair avvicinandosi al piccolo gruppo assieme a Sten. Reyna lo fissò con un sopracciglio sollevato. Aveva ancora la faccia scura, tutti i suoi compagni Custodi erano morti a Lothering. Ma più di tutti, l'uomo piangeva Duncan, continuamente. 
Reyna non lo sopportava per questo. 
Lei, che probabilmente era l'ultima Cousland, aveva visto tutti coloro a cui voleva bene, che amava, venir massacrati come bestie. 
Ma neanche per un attimo si era lasciata pervadere dallo sconforto. «Probabile.» rispose lapidaria mentre osservava Lothering bruciare. L'odore nauseabondo di carne bruciata arrivava sin lì. 
Disgustoso. 
S'impresse bene quelle immagini nella memoria. 
Ogni singola morte non avrebbe fatto altro che alimentare il suo desiderio di vendetta. Maledetto Howe, e tutti coloro che l'avevano aiutato. Entrare nei Custodi Grigi era stato uno spiacevole effetto collaterale per lei. Non voleva unirsi a loro, non le interessava salvare il mondo dalla Prole Oscura. Non erano quelle le sue ambizioni, non era quello a cui era destinata. Lo sentiva dentro di se, lo sapeva.  Aveva sempre lottato affinchè suo padre la riconoscesse come figlia degna del suo teryn. L'essere nata come figlia minore era solo una prova in più alla quale l'aveva posta il Creatore. Quando suo fratello era partito per la guerra, una parte di lei aveva sperato che incontrasse la morte sul filo di una spada nemica. 
Leliana guardò con tristezza la città, posò il ginocchio sinistro a terra, tenendo sollevata la gamba destra. Vi si posò mentre chinava il capo e giungeva le mani in preghiera. «Cenere eravamo, e cenere saremo. Creatore, concedi a queste povere anime un posto al tuo fianco. Possano trovare la pace nella tua amorevole luce. Creatore concedi loro...» mentre pregava, Morrigan storse il naso ed arricciò il labbro superiore con evidente disgusto, mentre Sten si limitò a voltare il capo dall'altro lato con espressione truce.
Reyna chinò il capo e chiuse gli occhi, ascoltando la preghiera e condividendola nel suo cuore. A sua volta, silenziosamente fece appello al Creatore, chiedendogli di darle la forza per continuare il suo percorso.

Seduta a gambe incrociate dinanzi al fuoco, Reyna affilava la propria spada lunga con una pietra da cote, osservando con la coda dell'occhio i propri compagni di viaggio. Lucidò la lama con un panno oliato, guardando l'immagine che le rimandava. Una ragazza di diciannove anni, dalla pelle scura, troppo abbronzata per una lady. Troppo tempo passato ad allenarsi sotto il sole, sua madre la criticava spesso per quello, sebbene lo facesse con affetto. 
Sul volto spiccavano due occhi d'un blu profondo, resi più evidenti a causa delle occhiaie scure. Il naso dalla leggera forma aquilina le conferiva un profilo importante, regale dicevano alcuni,  ma lei non ci aveva mai fatto troppo caso. I capelli castano scuro le arrivavano circa alle spalle, due treccine sottili le incorniciavano il volto. Piegò le labbra in un sorriso amaro, mentre poggiava la spada per passare al pugnale.
In quello, le si avvicinò Alistair, sedendole accanto. «Non riuscite a dormire?» le domandò preoccupato, osservando le occhiaie che le cerchiavano gli occhi. «No. Non ho sonno.» mentì abilmente. Non che servisse essere oratori di prima qualità con l'ex templare. Alle volte dimostrava di avere un pò di cervello, altre le pareva un completo imbecille. 
In realtà era molto stanca, ma una parte di lei sapeva benissimo di non voler dormire per timore degli incubi fatti a causa dell'Unione. A causa dei Prole Oscura. Non l'avrebbe ammesso ad alta voce, neanche sotto tortura. 
«Dovreste sforzarvi. Vi do il turno al cambio di guardia. Fra poco toccherebbe comunque a me...»
«Finisco di affilare il mio pugnale prima.» gli rispose seccamente. Alistair si mosse a disagio. Ad Ostardg era sembrata una persona abbastanza socievole ed educata. Beh forse socievole era un parolone. Ma dopo la loro sconfitta, si era chiusa in se stessa, divenendo più fredda di quanto il Custode potesse prevedere. E questo lo faceva sentire a disagio.
Lui si sfregò le mani, accostandole al fuoco alla ricerca del calore, il Ferelden non è uno dei posti più caldi del Thedas. 
La ragazza sentì la forte nostalgia delle calde e profumate pellicce che aveva nella sua stanza, così comode e confortanti. Persino il cane aveva delle pellicce tutte sue!
Reyna focalizzò la propria attenzione su Alistair, senza farsi notare. Capì dalla sua espressione che stava ripensando alla loro battaglia, o per meglio dire, alla loro colossale sconfitta a causa del tradimento di Loghain. 
Un altro nome che s'aggiungeva alla sua lista. 
La ragazza sospirò pesantemente, scuotendo appena il capo. Se doveva stare attaccata a quel tipo irritante per tutto il tempo, forse era il caso di cercare d'andare almeno un pochino d'accordo. Per quieto vivere, null'altro. 
Il silenzio fra i due era teso, e da parte del Custode c'era un lieve imbarazzo. Alistair voltò lo sguardo su di lei, incrociando quello indagatore della ragazza. Lei si limitò a piegare le labbra in un mesto sorriso, per poi alzarsi in piedi. Raccolse le sue cose, per poi posare gentilmente la mano destra sulla spalla del templare. Lo sentì irrigidirsi appena sotto al suo tocco così inaspettatamente delicato e confidenziale. «Penso che coglierò il vostro suggerimento. Grazie.» senza aspettare una risposta, gli diede le spalle per allontanarsi. S'infilò le prime falangi dell'indice e del pollice fra le labbra, emettendo un fischio acuto. Nel giro di pochi secondi Aiace corse verso di lei, saltellandole poi attorno. 
Almeno lui era sempre di buon umore. «Allora vado. Fate attenzione.» il Custode le fece un cenno di assenso, mentre lei si allontanava verso la propria tenda. 
Prima di coricarsi, lasciò il cane di guardia appena fuori da essa. Gli carezzò il capo, soffermandosi a grattargli la nuca. «Tieni le orecchie ben aperte.» gli sussurrò sorridendogli. «Di quello lì non mi fido molto.» il cane sbuffò, e parve abbassare il capo come volesse annuirle. Si accoccolò nello scomodo giaciglio. Ma avrebbe dovuto farci l'abitudine. Rimpianse il comodo letto di casa sua. I servitori, sempre pronti ad accorrere ad ogni sua richiesta. Quando imbracciava le armi per un addestramento che era quasi più un vezzo, che una vera necessità. Ed ora, quel suo capriccio che seguiva nonostante le proteste della madre, le aveva salvato la vita.
Ironico.
Ed ora, la aspettavano tempi duri, viaggi difficili ed esperienze poco piacevoli. Ma doveva sforzarsi di riposare.
Il giorno dopo, sarebbero partiti per Orzmmar.

  
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