Capitolo
1
New
York è il sogno di
chiunque. E' bella perché caotica, perché chi ci
vive è considerata "gente
di mondo", fa molto metropoli..da donne in carriera, basta vedere Sex
and
the City. Per me era la scappatoia, la rinascita di Elena Gilbert. O
perlomeno il
tentativo.
Il pullman mi lascia a Time Square, per
mia scelta..mi sono detta "Ehi, da qui posso andare ovunque!". Beh
dopo tre tentativi
e due metro sbagliate,
ho preso un taxi. Brooklyn si presenta come nei film: puoi trovarci due
mondi..da un lato la comune umile vita, dall'altro lo sfascio. Cerco di
non
farmi intimidire..forse il mio non essere newyorkese porta con
sé una traccia,
come un segnale a neon sulla mia testa con su scritto "non sono di
queste
parti". Entro in un bar di nome "Berry Park", sperando assumano
personale, in fondo so adattarmi. Mi dirigo al bancone
"Ciao!"
faccio
alla cameriera bionda tatuata
"Ehi"
"Vorrei
parlare con
il proprietario, o il principale.."
"Non
è qui ma puoi
dire a me" mi risponde con la voce di chi non vede l'ora che tu vada
via o
che parli in fretta
"Ehm..ok.
cerco un
lavoro, e mi chiedevo se assumeste qualcuno. Ho un po' di esperienza in
questo
campo, e questo lavoro mi servirebbe davvero. Sai, sono arrivata ora
dalla Virginia
e.."
"Ehi,
ehi calma..non
abbiamo bisogno di nessuno, siamo al completo, e poi a dirla tutta e
sincera.." mi dice mentre mi squadra "non ti ci vedo in un posto del
genere, al primo cliente scapperesti urlando..e Joe non vuole problemi."
"Ma
io posso fare di
tutto! Anche lavare i bagni, non mi faccio problemi!"
"Beh,
ne fai a me se
non ti chiudi quella bocca!"
"Sempre
gentile, vero
Sonya?"
Mi
volto, incuriosita da
questa vice da.."Barbie", che mi ha difesa: è una ragazza
bionda,
alta più o meno come me, occhi celesti e dalla postura..una
con le palle!
"Lo
sai che se non
hai un uomo probabilmente è per il tono acido che continui
ad avere?! O forse
sono troppi collegamenti per il tuo cervello con solo due neuroni?"
"Due
neuroni?"
dico, con tono più che divertito
"Oh
si! Uno si
nasconde e l'altro lo cerca...ma è peggio di Arianna con il
labirinto. Dai
vieni con me..meglio se ne stai alla larga" afferma lei, con ironia
mentre
mi trascina via dal bancone e dallo sguardo glaciale e furibondo della
cameriera.
Ci sediamo ad un tavolo e mi accorgo subito
che è un gran chiacchierona, altrimenti mi avrebbe almeno
dato il tempo di
sedermi prima di parlare
"Non
abbiamo fatto le
presentazioni: ciao, io sono Caroline" mi allunga la mano, e la stringo
"Ciao;
Elena..Elena
Gilbert, piacere"
"Piacere
mio, Elena..Elena
Gilbert! hihi." mi sta prendendo in giro?
"Allora,
cosa ti
porta nella Grande Mela?...e soprattutto in questo bar?"
"Cerco
lavoro, sono
andata via di casa e con i soldi che sono riuscita a mettere da parte
mi ci
sono pagata il pullman e gli spuntini nel viaggio. Ho bisogno di
denaro,
altrimenti sono spacciata. Ma quella non mi è stata di
aiuto, vorrei trovare un
qualsiasi lavoro..magari anche un appartamento o una stanza che possa
permettermi"
"Qualsiasi
lavoro?
Sai cucinare, fare i letti..cose così?"
"Si,
perché? Conosci
un posto??"
"Credo
di si, fino ad
un mese fa avevano bisogno di qualcuno, ma ora non saprei..possiamo
provarci
però? Che dici?"
"Che
va bene! Tanto
non ho nulla da perdere! Caroline, già ti adoro"
"Si
lo so, faccio
questo effetto!" Ridiamo entrambe. "Andiamo! Faccio strada io!"
Usciamo
dal locale e
prendiamo un autobus urbano; durante il tragitto mi ritrovo ad ammirare
i
grandi palazzi, le strade, la gente che corre, mamme e bambini, e
artisti di
strada. E' cosi diversa da casa mia...casa mia. Mystic Falls. Quella
che un
tempo chiamavo "paradiso", ci stavo bene..poi è cambiato
tutto. E'
mancato affetto, compagnia, risate...lui. Caroline mi distrae dai miei
pensieri.
E' la nostra fermata. Dobbiamo scendere.
"Eccoci
qua."
Alzo
gli occhi e mi
trovo davanti ad un cancello imponente,
ma la tenuta è circondata da mura; sono un po' intimidita da
questa grandezza,
non fa per me ma non è il momento di tirarsi indietro.
Guardo Caroline confusa,
mentre mi fa segno di entrare. Voglio farlo. Il cancello è
aperto: c'è un grande
giardino con qualche pianta grassa qua e là, ha la mano di
una donna..è chiaro.
La casa è enorme, tre piani , e pitturata con quel rosa
pesca che ispira
tranquillità; camminando vedo che ci avviciniamo ad una
porta. Caroline è
spavalda in questo luogo, probabilmente lo frequenta ma la cosa mi
stupisce: l'ho
incontrata nel quartiere più disastroso, e questa villa
è molto altolocata..che
centra lei con tutto questo? Bussa alla porta e mentre attendiamo
continuo la
mia osservanza...mmm, già mi sento troppo piccola, troppo
insignificante di
fronte a questo lusso. La porta si apre, e si presenta una donna in
carne, ma
molto dolce dall'espressione
"Buongiorno..Ciao
Caroline!"
"Ciao
Olga! Come
va?"
"Bene
al solito. Che
ti serve? Se cerchi Damon non è in casa.."
"No
Olga, sono qui
per presentarti Elena" mi introduce mentre la donna mi guarda e sorride.
"Salve!"
saluto
"Ciao.
Bene, che
posso fare per lei?"
"Ad
Elena serve un
posto di lavoro. E' molto efficiente e capace e siccome sapevo che eri
in cerca
di un aiuto, ho pensato di proporle qui."
"Oh,
beh il posto è
ancora vacante e farebbe molto comodo...ma dovrei sentire Mr. Salvatore
cosa ne
pensa, e se acconsente."
Mr.
Salvatore?
"Intanto
accomodatevi
in salotto, vi preparo qualcosa e chiamo il signore"
"Bene,
grazie Olga! Vieni
Elena"
"...Permesso"
La
casa è immensa; davanti
ai miei occhi appare una grande scalinata a curva che porta al piano
superiore,
sulla destra si apre un piccolo corridoio dove è andata
Olga, presumo conduca
alla cucina, mentre nei lati del piano terra ci sono altre porte. Al
centro
della sala c'è un divano bianco a ferro di cavallo, e qui ci
sediamo io e Caroline.
"Care,
ma questo Mr.
Salvatore chi sarebbe?"
"Elena,
segui la
politica newyorkese?"
"Vengo
da un altro
stato, non seguo nemmeno quella che mi rappresenta!"
"Beh
comunque è il candidato
politico per le finanze estere, e lo so che detta così
sembra un uomo rigido e
inquadrato, ma non lo è; anzi, è una persona
squisita, per niente montato e
molto disponibile. Anche sua moglie Elizabeth è una gran
donna"
"Come
fai a
conoscerlo?" è una sorpresa continua
"Perché
conosco Damon"
"Damon?"
"Si,
il figlio. Lo conosco
da quando sono piccola. E' il mio migliore amico. A volte lo
ammezzerei, ma c'è
sempre per me, sembra uno stronzo e lo è spesso, ma a me
piace così. Spesso la
sua è solo una facciata. E poi è sexy!"
"Si
lo sono! Ma non
c'è bisogno di adularmi, Care..lo so già"
Ci
voltiamo e ...che Dio
mi aiuti! Alto, capelli corvini e occhi come il ghiaccio. Jeans scuri,
t-shirt
nera e giacca di pelle in spalla; in una parola: FIGO.
"Damon!!!"
Caroline si alza e gli corre incontro, abbracciandolo. Lui ricambia
l'abbraccio
e sorride
Gesù,
quel sorriso! Calma Elena,
non hai 14 anni.
"La
tua amica chi è?
Non ricordo di averla mai vista.." mi lancia uno sguardo curioso
"Oh
giusto! Damon,
Elena..Elena, Damon. Forse verrà a lavorare qui"
"Ciao.
Sul serio?
Tanti posti e qui?"
"Ciao.
Si,
insomma...a Caroline è venuta quest'idea e mi sono detta di
provarci"
Mi
fissa, e forse non mi
ascolta nemmeno "Non sei di New York, l'accento la dice lunga.."
"No,
Virginia"
"Ahhh,
benvenuta
allora. L'avevo capito subito..ti avrei vista sicuramente se fossi
stata
qui" e fa quel sorriso di uno che una ne pensa e cento ne fa...ma
probabilmente è il tipo che ne pensa cento e le fa tutte.
Rimango in silenzio e abbasso lo sguardo
imbarazzata. Non perché sia un ragazzo, io in fondo a Mystic
Falls avevo Matt;
lui è stato il primo, in tutto..il primo ragazzo, il primo
bacio, la prima
volta, il primo amore. Poi sono andata via, e non so più
cos'è. Lui sapeva. Di
me. Di mamma. Di papà. Di questi ultimi due anni. Forse
è l'unico che
meriterebbe una spiegazione, eppure l'unico che non la chiede perche
capisce..perche ha visto e sentito.
2
anni prima
"Ti
prego mamma! Ti prego!"
"No
Elena, non insistere. Non mi fido, non
so di chi sia questa festa e non voglio mandarti a casa di gente che
non
conosco. Per favore, fammi stare tranquilla tesoro."
"Mamma,
ho quasi 18 anni...sono adulta! So
badare a me stessa e ti prometto che se vedrò cose strane me
ne andrò subito. Andiamo,
Bonnie verrà con me! Solo per poche ore..mezzanotte e sono a
casa, come
Cenerentola"
Sorride
mamma, sempre bella. Difficile da
convincere, ma le voglio bene.
"Apprezzo
il tentativo signorina, ma no. E
non voglio ritornare sull'argomento."
"Dio
come sei difficile!"
"Grayson,
vuoi ricordare a tua figlia che
alla sua età non potevamo andare nemmeno noi a certe serate?"
"Io
ci andavo." dice mio padre con
grande orgoglio.
"Grayson!!"
"Visto
mamma!! Dai dai!!!"
"No
basta. Non ci vai. Non questa
volta"
Papà
mi guarda con aria comprensiva, ma vedo nel
suo sguardo che la pensa come la mamma. Che palle però!
Allora Bonnie, alle 10.30 ti fai trovare a casa. Io me la svigno dalla finestra, e ti raggiungo...bene, a dopo"
Sono brava a non farmi beccare, a
quest'ora altrimenti io e Matt non avremmo nemmeno mai fatto sesso. Non
c'è lui
stasera..ritiro con la squadra di football. Inizio a prepararmi, do la
finta buonanotte
ai miei, ed esco dalla finestra. Bonnie mi aspetta come deciso sotto
casa sua,
andremo con la sua macchina.
La festa è forte, grande musica e casino. Uno
sballo! Cerco il bagno e, una volta trovato, entro; trovo due ragazze
ed un
ragazzo che ispirano su delle strisce di polvere bianca..Cocaina! Odio
queste
cose, mio zio John morì per droga e non gliel'ho ancora
perdonata. Mi spavento
e irrito. Cerco Bonnie, ma vedo che ha fatto "un'intima amicizia" con
un ragazzo, credo sia Jamie il suo nome. Che cavolo Bonnie, voglio
andare a
casa! Ma non voglio costringerla, lei infondo mi ha sempre aiutata con
Matt...come
ci torno a casa?? Mi balza in testa l'unica alternativa possibile al
momento:
papà. So che è comprensivo ma anche che si
arrabbierà, ma so anche che non farà
la spia con mamma e che, di certo, verrà a prendermi.
"Pronto?
Elena? Che succede? Non ti senti
bene? Vengo a vedere come stai?"
"No
papà, tutto ok...più o meno"
Gli
racconto la mia "bravata" e
reagisce come immaginavo.
"Sei
impazzita? Come ti è saltato in
mente?"
"Senti
papà, lo sai..volevo andare, ma ora
voglio tornare a casa. Vieni a prendermi? Ti scrivo l'indirizzo via sms"
"...Ok,
arrivo"
"Papà?!"
"Si.."
"Non
dire niente alla mamma, ti prego"
"Ok"
E
quello che successe dopo
cerco di dimenticarlo, di non pensarci, di non incolparmi come faceva
lei..ma
non ce la faccio. E' parte di me.
"Papà!!!!!!
La macchina!!!
Attento!!!!!!!!!"
Pioveva
quella sera.
Quella notte. Le mie lacrime e la pioggia hanno invaso la Terra. Solo
che la
pioggia riesce ancora ad esserci; io non piango da quel 23 maggio 2012.
Sento
una mano che mi alza
il mento, è lui: Damon.
"Non
abbassare lo
sguardo, non mostri professionalità così..e nel
lavoro ce ne vuole molta e devi
ostentarla, altrimenti non iniziare nemmeno. Mio padre vorrà
vedere questi requisiti"
mi guarda fisso negli occhi, e rischio di perdermici dentro.
"Oh.."
"Damon!
Non
spaventarla! Non dargli retta, Elena. Giuseppe è in gamba,
ti adorerà e ti darà
il lavoro"
"Grazie
Caroline" dico mentre noto Damon fissarmi con un sorriso indagatore
"Tranquillo Damon, dalle mie labbra non uscirà niente di
poco
professionale"
"Le
tue
labbra.."
"Cosa?
Che hanno? Ho
forse i baffi?" Cristo santo! Chiudi la bocca, Elena!
Lui
sembra non farci caso
"No, eh che le tue labbra sono belle"
Mi
guarda e mi sento
svenire. Che sta succedendo?
"Bene,
io sto
uscendo..se volete unirvi a me e ai miei amici più tardi,
siete le
benvenute!"
"Ci
sarà anche
Stefan?" chiede Caroline speranzosa.
"Si..senti
perché non
la smettete di giocare a Romeo e Giulietta e vi mettete insieme?"
"Dam,
ma che dici?! Non
ci vediamo in quel modo!"
"Si..
come no"
Olga
torna in salotto
"Elena, vieni. Mr. Salvatore ti aspetta"
"Oh,
ok...dunque.." faccio verso Caroline e Damon
"In
bocca al
lupo!" mi augura la bionda
"Crepi
Care. E' stato
un piacere, Damon"
Lui
mi guarda per 5,02
secondi "Anche per me Elena. Spero di rivederti...assolutamente"
Beh,
anche io..ma adesso
vediamo se la mia nuova vita può iniziare davvero. Sorrido a
Damon, e seguo
Olga lungo il corridoio.