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Autore: Cabiria Minerva    10/11/2014    2 recensioni
C'era sempre stato, in lui, qualcosa di rotto. Ah, ma se solo avesse permesso ad un paio di occhi di restare, anche solo per un po'...
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era sempre stato, in lui, qualcosa di rotto. Nella sua famiglia, con quei silenzi che lo frastornavano e le urla che – a volte, la sera, quando già era troppo tardi per sperare di poter fuggire in un gioco nella piazza del paese – imbottivano le pareti di quella casa dai muri intonacati di un bianco ormai sporco. Negli sguardi tra fratelli ancora bambini che lasciavano trapelare una disperazione di cui non erano nemmeno consci. Nello scetticismo degli avventori del bar nel vedere, una volta di più, la forestiera – non avrebbe mai smesso di esserlo – venire a riprendere il marito quasi senza convinzione, cieca alla sua mano troppo vicina ai fianchi pieni della cameriera. Nel terrore che covava, in un luogo talmente profondo da quasi esserselo dimenticato, di diventare un giorno l'ombra dei suoi genitori.

Crescendo, aveva tentato e ritentato di soffocare quelle sensazioni sgradevoli: la paura di vedere nel proprio riflesso il volto del padre – o forse quello della madre, gli occhi spenti e le labbra ancora bagnate di una grappa scadente che teneva nascosta tra la biancheria, in un vecchio cassettone sbiadito. Aveva innalzato un muro tra quel freddo meccanismo rotto (che sentiva battere ormai solo come un eco, necessario, odiato) e tutto ciò che avrebbe potuto incrinarlo ulteriormente, scalfendone la fragile superficie.

Aveva imparato a sfogare la rabbia contro sacchi di pelle che penzolavano dal soffitto – ma poi contro di chi, quella rabbia così profonda? Contro chi l'aveva obbligato a prender parte a quella disperazione o piuttosto contro se stesso, talmente debole da permetter loro di trascinarlo nel loro triste baratro? Aveva imparato, certo, ma a volte sentiva le mani stringersi a pugno e formicolare anche quando i sacchi penzolanti erano troppo lontani e al loro posto c'erano visi (a volte famigliari, a volte appena noti) che, involontariamente, sembravano aver posto la mano sui freddi mattoni, scavandone i bordi con le unghie, cercando qualcuno che lui non voleva riconoscere – avrebbe fatto troppo male, e una parte di sé ne era pienamente consapevole (perché, altrimenti, nascondersi dietro a quella traballante parvenza di disinteresse, perché gioire colpevolmente del dolore che così facendo arrecava a chi aveva osato avvicinarsi troppo?).

In quei momenti, quando i mattoni scricchiolavano e le mani formicolavano, volgeva altrove lo sguardo. Uno, due, tre... Le labbra si arricciavano in una smorfia mentre la parete si chetava, il suo muto urlo ignorato una volta di più, e la smorfia diventava presto una nuova cicatrice su una pelle estranea. Occhi umidi si allontanavano senza capire, e lui lasciava che si ammonticchiassero tra i ricordi: occhi azzurri incorniciati da lunghe ciglia scure, occhi verdi che si spalancavano increduli. Occhi che gli davano forza nel mostrargli le ferite che aveva loro inferto. Occhi in cui aveva paura di vedere il proprio riflesso e gli invisibili sfregi che lo deturpavano.

C'era sempre stato, in lui, qualcosa di rotto. E lo sapeva. Lo sentiva nella stretta morsa alla bocca dello stomaco ogniqualvolta infieriva su chi aveva osato avvicinarsi troppo, facendogli ricordare il proprio dolore, dandogli la speranza che le scalfitture potessero esser riparate, curate. Lo percepiva nel momento stesso in cui rideva delle loro illusioni, spazzando con veemenza dai loro occhi quel calore che anche lui sentiva ma che temeva – cosa mai avrebbero potuto desiderare da qualcuno di così danneggiato? Che sciocchi, quegli occhi inondati da lacrime, quelle guance arrossate dall'imbarazzo. In fondo, si diceva quando i sensi di colpa bussavano alla porta chiedendo pegno, cos'era una ferita superficiale in confronto a ciò che avrebbero provato non appena le speranza fossero inevitabilmente crollate su entrambi, mischiando il loro dolore? Sicuramente quegli occhi castani dai riflessi dorati, che aveva allontanato e poi rimpianto per tanti anni, ora sorridevano ad altri. E quelli azzurri, più recenti, le cui ferite erano ancora fresche, sicuramente presto avrebbero dimenticato di aver tremato sotto le sue mani.

Sì, c'era sempre stato, in lui, qualcosa di rotto. Ah, ma se solo avesse permesso ad un paio di occhi di restare, anche solo per un po'...

   
 
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