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Autore: _Dayana_    10/11/2014    1 recensioni
Storia e alcune frasi ispirati al film “ Abbandonata dal destino”
Attenzione contenuti forti!
Volevo veramente bene a mia madre.
Lei era tossico dipendente.
Alcolista.
Era diventata quasi cieca e godeva di un sussidio.
Era schizzo frenica.
Però io non ho mai dimenticato che mi amava, anche se si faceva.
Continuamente.
Continuamente.
Continuamente…
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La sera seguente uscì di casa.


Casa…che bello pronunciare questa parola, ero sicura di non vederne più.
Sicura di continuare la mia vita tra le strade di NewYork dove l’unica cosa che fosse stata casa fossero le innumerevoli panchine o i cassonetti dell’immondizia.

Ero stata privata di ogni cosa materiale e l’unica cosa che mi rimaneva da fare era immaginare…
Lì dentro, nei miei pensieri, risiedeva tutto il mio amore vero mia madre, mio padre e mia sorella.
Ogni qual volta che volevo rivederli mi sarebbe bastato chiudere gli occhi e loro, quasi per magia, si materializzavano davanti a me.
Potevo toccarli, erano felici, sembravano quasi una famiglia “normale” dove l’unica cosa che era abituale era l’amore e non la droga.
Ma ogni volta che riaprivo gli occhi la realtà faceva male.
Loro se n’erano andati e la droga, il fumo e l’alcol facevano da padroni.


 
-Bhe se non altro ho dato il mio primo bacio-

Iniziai a ridere, prima piano poi sempre più forte.
Ridevo per non piangere.
Ridevo per non sentire i miei pensieri
Ridevo per farmi forza.

Michelangelo era stata l’unica persona che potesse veramente capirmi. Che potesse capire la mia situazione. La mia vita.
Già… VITA
Una cosa bellissima per ognuno di noi.
Tutti la costudiscono quasi come fosse un tesoro, stando attenti a non rovinarla ma io…io non ce la facevo più.
Non riuscivo a sopportare questa vita. Questo incubo.
Il mio destino non era mai cominciato e già era finito.
Io ero finita.
La mia era finita.
Continuai a camminare in silenzio.
Mi accorsi di una cosa che mi fece paura.
Dopo pochi metri avevo il fiatone.
Non riuscivo più a proseguire.
 Mi dovetti appoggiare ad un lampione per non cadere a terra.
Iniziai a respirare stranamente.
O meglio, non riuscivo a riprendere fiato e dalla mia bocca usciva solo un rantolo.
Poi un sapore ferroso mi si sprigionò in bocca.
Iniziai a tossire in preda al panico.
Davanti ai miei occhi vedevo solo macchie nere.
La tosse si fece sempre più forte fino a farmi male.
 Mi piegai trattenendomi la pancia.
Aprì la bocca e l’asfalto di sporcò di rosso.
Iniziai a vomitare sangue.
In un momento di calma riuscì finalmente a riprendere fiato ma fu solo per un momento perché ricominciò la tosse e quel vomito rosso.
Iniziai a piangere, non sapevo che fare.

-Mi…m…miche…langelo…- Fu l’unica cosa che riuscì a dire prima di perdere i sensi.


Mi risvegliai poco dopo, ero disteso su quello che doveva essere un letto.


Le immagini erano sfuocate, così anche come i suoni, riuscì, però, a percepire una frase…
- … Tumore ai polmoni, ma è troppo esteso per essere curato-
-Grazie Donnie, ci vediamo a casa…-
Tumore? Donnie?
Cosa succedeva?
Iniziai a scuotere la testa producendo con la bocca dei lamenti.
Il mio viso era umido.
Lacrime.
-Hei, shhht, non è niente tranquilla-
Quella voce così familiare… Michelangelo.

-Mi hai fatto prendere proprio un bello spavento sai? Ma vedrai che presto starai meglio…tu…gua…guarirai- iniziò a piangere
Perché piangeva?
-Michelangelo-
-Sono qui, vedrai, andrà tutto bene.
Mi mise una mano sulla fronte
-Ma tu hai la febbre!-

Prima che potessi dire qualunque cosa sentì ancora quel sapore ferroso in bocca.
In quel momento iniziai ad agitarmi.
Michelangelo avendo capito mi prese in braccio e mi portò in bagno, dove iniziai a vomitare sangue.
Piansi.
Non volevo che mi vedesse in quello stato.
Ma lui continuava a starmi accanto
-Meglio fuori che dentro-


Lo guardai con gli occhi pieni di lacrime.
Con una mano di pulì la bocca.
E caddi in ginocchio piangendo
Michelangelo fu subito vicino a me.
Mi abbraccio e iniziò a cullarmi dolcemente
-Michelangelo, lasciami andare, sono solo un peso per te-
-Non ci penso nemmeno!-


-Ho un cancro ai polmoni vero?-
Michelangelo smise di abbracciarmi e mi guardò
-Tu come…-
-Ho sentito, e poi non ci vuole molto a capirlo da sola…-
-Vedrai, farò tutto in mio potere per curarti-


A fatica mi alzai, presi la mia felpa e feci per uscire di casa
-Hei dove vai? Ti serve riposo!-
-Riposo?-
-Vuoi guarire o no!?-
-Non posso guarire, ho sentito sai? La malattia si è troppo estesa-


Michelangelo fece un passo indietro consapevole che ogni cosa che avesse detto sarebbero state solamente bugie
-Dove stai andando?-
-Da mio nonno-
-Ma sei pazza? Hai detto che violentava tua madre!-
-Ci vado per rivederla-
-Ti accompagno! Non voglio che quell’uomo provi a toccarti!-
Gli sorrisi
In pochissimo tempo fummo davanti la casa di mio nonno.
Michelangelo era nascosto poco più dietro di me
Feci un respiro profondo o almeno ci provai
Bussai
Niente
Bussai ancora
Ancora niente
Bussai ancora più forte
-Arrivo, arrivo!- da dietro la porta si sentì una voce maschile
Mio nonno aprì la porta
-E tu che vuoi?-
-Vedere mia madre-

Mio nonno mi diede le spalle e chiamò mia madre
-Hei Annabhet! C’è l’altra bastardella!-
Poi mi guardò
-E quei vesti nuovi?-
-Un regalo…-
-Chi mai potrebbe regalarti delle cose a te! Le hai rubate!-
-Fammi vedere mia madre!-
Scansai mio nonno ed entrai
-Passerotto-
Una voce così familiare
-Mamma!- urlai e l’abbracciai
-Ma come sei cresciuta! Bambina mia!-
-Mi sei mancata tantissimo-
-Anche tu!-
Noi che era pallida in volto.
Era debole.
I suoi occhi mi guardavano ma sembrava che davanti ci fosse una nube grigia che li rendeva stanchi e assenti
Stava morendo.
Represse un colpo di tosse, non volevo che sapesse che anche io stavo… bhe..morendo


-Piccola ti trasferisci qui?- i suoi occhi erano speranzosi, mi morì il cuore
-No mamma, sono passata solo a salutarti-


Si rattristò
-Dove vivi?-
-Da un mio amico…-
-Ah…-
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Credevo veramente che la mia vita fosse cambiata. Che mia madre potesse cambiare.
Che con un abbraccio dimenticassimo tutto.
Ma poi mia madre morì…
   
 
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