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Autore: LeMuseInquietanti    24/10/2008    2 recensioni
capitolo 1 ASTORIA GREENGRASS.... Se solo lui non avesse portato il peso di quel cognome, loro sarebbero stati felici. Si sarebbero amati, in una maniera che avrebbe fatto impallidire gli umani, loro erano esseri al di sopra della realtà, belli e fatti d’etere, avrebbero creato un legame che non si sarebbe mai incrinato, sarebbero stati fuoco e acqua, elementi indissolubili e in perenne lotta, una lotta in cui il dolore coincideva con l’acme dell’amore. Invece erano solo due esseri, destinati l’uno a far morire l’altro di crepacuore. capitolo 2 : LILY POTTER alcune donne sono fatte per toglierti il fiato, altre per toglierti anche la vita Lily/ Scorpius/ Rose
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritratto di Signora ( Astoria Greengrass )
Ognuno hai suoi demoni contro cui combattere.




Il soffitto era avvolto da un buio pesante, ombra infinita che gravava come sulle mura della stanza anche sul suo cuore. Cupamente la notte investiva con i suoi fasci tetri le tende del castello, riversandosi, macchia indistinta, sul baldacchino stipato nella camera, stillando dagli armadi stracolmi di abiti appallottolati. Prendendo il sentiero verso le coperte, il buio raggiungeva la sommità del lettino, la scovava. E trovandola i sogni più strani si precipitavano nella sua mente, per gettarla nel torbido oblio dello struggente e del rimpianto.
Cullandola in una morte dolce, le cui labbra umide di sangue e di lacrime, ancora s’imprimevano sulla sua bocca, e sfiorandola la marchiavano, e marchiata lei peccava.
Quelle labbra della morte avevano fattezze umane. Seppure eteree, erano l’idealizzazione di un personaggio che ormai,  lo sapeva, la teneva in pugno.
Nonostante cercasse di convincersi, meditando fino a stremarsi sulla stupidità di cedere, imponendosi una morale che le andava troppo stretta, era conscia di aver ormai intrapreso una strada in discesa, terminante nel dirupo, dove presto sarebbe franata, e ruzzolando avrebbe perso la sua fiducia, ed ottenuto la sua vittoria. Peccare era l'unica strada, si rassicurava senza riuscire ad addormentarsi.
Lei era della vecchia scuola secondo cui aprire le gambe per salvare dal tracollo finanziario una famiglia era quanto di meglio potesse una figlia Purosangue degna della sua stirpe, aspirare per il suo avvenire. E così aveva fatto. Accogliendo un uomo per cui le donne morivano, bello e glaciale, con occhi che perforavano l’anima ed un carattere impossibile, un passato da dannato, un futuro misterioso e in bilico tra il bene e il male. Gli spettri sul passato di Draco Malfoy e la gelosia che avrebbe accompagnato il suo nome associato a quello del ragazzo in tutte le giovani donne provviste di occhi funzionanti, fecero da catalizzatori ed accelerarono i tempi di stipulazione del contratto matrimoniale. E in men che non si dica Astoria si trovò sposata ad un uomo che dal canto suo, pareva essere sul serio caduto nella sua rete. Lo aveva incastrato per bene. Era bastato ignorarlo fino a renderlo furibondo e poi fingere un’estrema apatia al punto da fargli implorare la sua mano. Era bastato questo, e poi mostrarsi comprensiva sullo sfacelo in cui versava la situazione famigliare di Draco per ottenere, oltre all’attrazione fisica, anche quella mentale del giovane Malfoy. Fingersi un angelo e covare nel cuore un rancore inesprimibile, se non con i fatti e con il pianto. Era l'incarnazione dello spirito del demonio, ma i suoi begli occhi verdi dalle lunghe ciglia bionde mascheravano tutto il rancore e il disprezzo che la giovane provava nei confronti dei Malfoy. Loro avevano rovinato il piano del Signore Oscuro. Narcissa Malfoy li aveva traditi. E lei si era ritrovata con mezza famiglia dietro le sbarre di Azkaban, una sorella dalla reputazione fatta a pezzi. E lei era rimasta sola, a gemere sui ruderi di un'esistenza fallita. Quanti sogni infranti le avevano appesantito ogni istante, caricandolo di nuovo dolore.
Ma alla fine aveva ceduto alla richiesta di Draco, il quale aveva voluto proprio lei tra le decine di ammiratrici che ritrovandolo sconfitto e impotente a pagare per le sue scelte affettate, per il plagio dei famigliari, per il peso del casato millenario, ancora di più si erano convinte che avrebbero potuto salvarlo, sposandolo.
Malfoy le aveva rifiutate, chiedendo in moglie l'unica ostinata a rifiutarlo, il cui unico scopo nella vita pareva alimentare la fiamma del disprezzo che già nutriva nei confronti del pretendente.
Certo che quello era proprio uno stupido, pensava Astoria senza nemmeno volerlo. Farsi manipolare così, da una bambina sposa come lei, ed essere pienamente all’oscuro di ciò che lei sentiva. Astoria sapeva bene che una vita con Malfoy sarebbe stata un'eterna notte di pioggia, senza possibilità di rivedere il sole, di provare la delicata sensazione dell'energia luminosa sulla pelle, senza il brivido stesso della vita. Era anche sicura che mai e poi mai avrebbe potuto perdonare i Malfoy per aver oltraggiato i Greengrass ed averli condannati ad anni di sofferenza, meritata o meno questo lei non poteva asserirlo, non avrebbe mai contraddetto la sua famiglia. Lei era una  brava figlia.
<< ma non posso assicurare che sarò una brava moglie >> sussurrò fredda al suo riflesso nello specchio, il giorno del matrimonio. Fissandosi sin d'allora provò la convinzione sotto la pelle, che sarebbe stato Draco ad espiare le colpe della sua famiglia, ed il sacrificio sarebbe stato lento e duraturo, e lei avrebbe personificato la vendetta, ne avrebbe indossato i comodi abiti, vestendosi di stelle nere, di superbia, di discrezione, di vittoria.
Lei lo avrebbe consumato, cuocendolo a fuoco lento in un brodo speziato di bugie, illazioni, battibecchi piccoli screzi capaci di disintegrare piano ma inesorabilmente il saldo legame matrimoniale. Eppure ad un certo punto, in quella notte tempestosa in cui Astoria non era riuscita ad addormentarsi, la donna aveva compreso qualcosa che l’aveva lasciata senza fiato: nel profondo del suo cuore, nonostante la psiche non volesse ancora accettarlo, lei sentiva di amare suo marito con una foga che nella sua famiglia era proibita, giudicata immorale, forse perché era una sensazione sconosciuta, dopo secoli di matrimoni combinati a tavolino.
Ma amare Draco equivaleva a tradire la famiglia, concretizzare la felicità individuale era uno sputo nel piatto con cui era stata nutrita, era l’anarchia totale, il rifiuto di ogni legge, era per una volta staccare i piedi da terra e scoprire la gioia di vivere sulle nuvole.
Era qualcosa di impossibile per Astoria, che dopotutto era una brava figlia, prima che una donna innamorata. Per quanto l’amasse, decise di sfruttare questo nuovo sintomo di follia per offendere ancora di più suo marito: e così prese a tradirlo. Con chi non era importante. Qualunque uomo le andava bene, sempre se rientrava nella stirpe dei purosangue che erano stati fedeli alla sua casata. E più lo tradiva, ad ogni festa, ad ogni viaggio di lavoro del marito, a volte anche quando era semplicemente impegnato nel suo studio e lei chiusa a chiave in camera, più questo accadeva più nella sua mente l’immagine fulgida dello strapotere emotivo che Draco aveva su di lei le causava nuove ondate d’amore verso quell’uomo, che la facevano sentire frustrata e folle nel volerlo allontanare. Ma solo allontanandolo, lei poteva amarlo.
Passarono giorni, mesi, lentamente, quasi fossero ore interminabili a sfilarle davanti.
Erano passati alcuni anni dal matrimonio. Quanti non lo ricordava nemmeno, tanto era penoso sentirsi legata a lui, e il piano stava riuscendo bene. Draco aveva smesso di chiederle d'amarlo, aveva smesso forse anche di vederla come un angelo, ma di una cosa Astoria era ancora sicura: Draco l'amava ancora, ed era tale il suo amore da renderlo furioso con se stesso, perchè non riusciva più a vivere senza vederla accanto, ma nonostante questo egli non aveva possibilità di avvicinarsi all'unica donna di cui gli importasse, mentre una marea di ammiratori, di amanti, di sporchi bastardi in ghingheri avevano il diritto, l'onore, di posare le loro labbra sul suo guanto, di aspirare il suo profumo.
Chissà, qualcuno probabilmente l'aveva perfino scorta nuda, così come lui aveva avuto il piacere agli inizi, vedendola radiosa, Venere Vincitrice abbigliata solo della sua naturale bellezza, e forse qualcuno di davvero fortunato aveva condiviso con lei ore preziose, la felicità che a lui solo prima era stata promessa ed ora gli veniva negata senza alcun pentimento.
 E l'amore lo rendeva pazzo, i suoi occhi si oscuravano di fronte al dolore dell’animo, che penetrava dritto nel suo animo, senza che Draco potesse o sapesse impedirlo. Forse non voleva nemmeno smettere di soffrire. Nel dolore si placavano le voci nella sua testa che lo chiamavano all’improvviso miserabile, spariva il pessimismo e la disillusione che aveva preso il posto dell’impeto adolescenziale, e tutto si concentrava nella necessità tempestiva di avere Astoria, anche se quella fosse stata nolente, averla e possedere il suo corpo e la sua mente, era importante che lei non fosse più libera, era fondamentale dimostrarle quanto l’amava, quanto volesse fondersi con lei, al punto da non desiderarla solo per qualche ora, ma di preferire la sua pelle alla propria, il suo odore e le sue gesta a tutto ciò che per Draco, fino ad allora, era parso importante.
Voleva annullare se stesso per vivere in lei.
Ma Astoria lo rifiutava, aveva chiuso la porta della sua stanza una notte, con una scusa qualunque aveva relegato ogni spiraglio di felicità dietro una porta, e da allora il marito e la moglie non erano stati più sposi.
Draco impazziva di dolore, fumava come un pazzo per sedare l’adrenalina, batteva i pugni a quella porta ed a volte, preso dalla pazzia più cupa, perfino la implorava, tra le lacrime e le suppliche.
Perché anche pregarla era divenuto normale, per lui. Astoria era la sua santa, l’unica che potesse salvarlo.
Ma Astoria non voleva salvarlo e allora l’unico modo per mettersi in luce era peccare, peccare, peccare.
Aveva iniziato a tradirla. Lui per lo meno lo faceva in silenzio. Non voleva che lei sapesse, o meglio, non voleva che lei lo sorprendesse con un’altra, cosa che invece Astoria sembrava quasi pretendere. La tradiva con donne miserabili, avvolte come lui in esistenze spezzate o comunque in perenne discesa verso il dolore. Tradendola con loro gli pareva quasi di fare un dispetto più a se stesso che a sua moglie. Dopo ogni volta, non appena la patetica scena finiva, si staccava da loro, le fissava con il disprezzo vivido negli occhi grigi e con i calzoni appena appuntati sfuggiva, per sciacquarsi il viso e lavare via la colpa.
Il marchio nero era sparito, ma nel suo cuore le cicatrici erano ostinate a non svanire.
Capitò un giorno che Astoria si trovasse a pranzare con il marito, imperatrice algida e glaciale che siede accanto al lurido servo. I suoi occhi imperiosi svettavano con furbizia da una zona all’altra della sala apparecchiata, poi un momento di perdizione, presa dal bisogno di vedere l’oggetto dei suoi desideri, caddero su Draco. Stupiti, lo videro come invecchiato di anni. E sembrava sciupato. E di certo infelice.
Astoria avrebbe voluto sorridere, in fondo aveva trionfato, a giudicare dallo stato di Malfoy.
Ma le riuscì solo di litigare con lui, scagliandogli addosso il risentimento che albergava nel suo cuore. Se solo lui non avesse portato il peso di quel cognome, loro sarebbero stati felici. Si sarebbero amati, in una maniera che avrebbe fatto impallidire gli umani, loro erano esseri al di sopra della realtà, belli e fatti d’etere, avrebbero creato un legame che non si sarebbe mai incrinato, sarebbero stati fuoco e acqua, elementi indissolubili e in perenne lotta, una lotta in cui il dolore coincideva con l’acme dell’amore.
Invece erano solo due esseri, destinati l’uno a far morire l’altro di crepacuore.
Per questo quella sera gli urlò che era stanca delle sue amanti << sceglile almeno importanti, se debbo essere derisa voglio che sia un’avversaria del mio rango quella che ti scopi! Che non si dica che sono meno di una comune puttana viste le donnacce con cui passi il tuo tempo! >>
Draco non le rinfacciava mai i suoi amanti. E non che non sapesse. Lui però era pacato, la guerra lo aveva trasformato.
Era debole, gli aveva ripetuto il suo lato Greengrass, per scoraggiare ogni brandello di compassione che potesse germinare nel suo animo.
<< insomma! Cos’è io non ti basto più? Non ti piace tua moglie, non riesci ad amarla? >>
<< tu mi impedisci di amarti, Astoria, non sai cosa darei io per… >>
<< tu menti! Tu menti! Se tu mi avessi amata, avresti buttato giù quella porta e mi avresti costretta a comportarmi da donna! Invece tu preferisci fingere di non sapere, mi vuoi falsa e vigliacca per non sentire in maniera troppo lampante quanto tu sia vile! Mi fai schifo, Draco! >>
<< no >> lui si alzò a questo punto, e le si avvicinò. Astoria fece per scacciarlo con la mano, Draco glielà bloccò con decisione << no >> ripetè << perché tu mi ami come nessuna donna potrebbe mai. Mi ami almeno quanto io ti amo. Ma non potremo mai essere felici, perché siamo due masochisti bastardi, non mi spiego perché. Eppure oltre la logica, noi due ci amiamo, e ci apparteniamo a vicenda >>
Astoria lo fissò, con la sfida dipinta nello sguardo << io non ti amo >> sussurrò abbassando lo sguardo. Draco le strappò un bacio, a cui lei non seppe opporre resistenza << questo mi dice che sei anche una stronza mentitrice >> e lei rispose con un nuovo bacio, in cui tentò di espellere da lei ogni risentimento, ma più lo amava più la rabbia e la ragione si impossessavano di lei. Era un paradosso amare nel dolore e disprezzarlo nella gioia. Eppure lei era fatta così.
Passò la migliore notte della sua vita chiedendosi quando dovesse finire. Dal viso di suo marito ella si sentì di nuovo vittoriosa. Draco doveva credere che tutto si era annullato così, con un bacio, qualche ora di complicità, una passione atavica sprigionata in una maniera che le parve quasi indecente. Invece si sbagliava, Astoria sapeva che prima o poi tutti cadono dalle nuvole, e lei doveva compiere quel passo.
Lasciò la stanza in punta di piedi, sparendo di nuovo nelle sue stanze. Le lacrime le rigavano il viso perché lei sapeva che non avrebbe permesso una nuova serata, come quella. Non avrebbe ceduto di nuovo all’amore, non poteva andare contro la sua famiglia. E Draco doveva soffrire, anche se ciò significava morire piano, dentro, anche per lei.
Sperò solo che qualcosa, di lei e Draco, potesse rimanere come prova che dove l’odio divide per necessità l’amore ostinato lega per destino.
Sperò davvero che qualcosa di loro prendesse potesse rappresentare quella lealtà che i due si garantivano anche nel disprezzo.

Astoria Greengrass Malfoy non ebbe mai alcun dubbio quando passò le prime nottate insonni a vomitare anche l’anima abbracciata al wc nel credere che il suo più intimo desiderio si fosse appena avverato.
Passò mesi di fronte allo specchio, ad osservare la sua pancia che cresceva, l’amore che provava per Draco che si trasfigurava in qualcosa che era in lei, ma che sarebbe stato autonomo e che, nonostante tutto, per lei non sarebbe mai stato estraneo.

<< si chiamerà Scorpius >> sussurrò al marito, mentre bevevano il tea, distanti, ormai sempre più lontani, quasi da far male. << perché questo nome? >> chiese lui, poggiando la tazza con aria impacciata.
<< perché come te, la sua presenza mi fa stare male. è come se mi pizzicasse, se mi stesse avvelenando dall’interno >> a simili parole Draco l’aveva chiamata strega, aveva lasciato la stanza turbato. Aveva pianto nella sua camera, chiedendosi con quale mostro fosse sposato, quale demone ancora amasse.
Astoria invece rimase ore a toccarsi la pancia, a dire al suo bambino che non lo odiava sul serio. Ma solo maltrattandolo, lui avrebbe capito, lei sarebbe riuscita a volergli bene.
Perché lei era una Greengrass, e non era fatta per amare.

Fine.
Forse prima o poi scriverò la longfic, condensata così in questa one shoot. Spero vi sia piaciuta, ad ogni modo lasciatemi un commentino please! Maria


 

 

 

  
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