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Autore: vegeta4e    10/11/2014    3 recensioni
Haytham e Connor sono alla ricerca di B. Church, colpevole di aver tradito l'Ordine Templare e di aver sottratto a Washington i rifornimenti destinati all'Esercito Continentale. Il birrificio di New York è palesemente abbandonato e questo piccolo dettaglio obbligherà padre e figlio a collaborare, costringendo il Gran Maestro a lavorare separatamente sia con Charles sia con il figlio. Successivamente Haytham li convincerà a cooperare, tentando di metter da parte l'odio tra Assassini e Templari per raggiungere uno scopo più grande, desiderato da entrambe le fazioni: vincere la guerra contro gli Inglesi.
Ma non sarà questo l'unico intoppo. Torneranno vecchie conoscenze, vecchi problemi che H. Kenway credeva di essersi lasciato alle spalle. A cosa dare la precedenza? Ad una richiesta d'aiuto o a Washington che, battaglia dopo battaglia, sta perdendo sempre più terreno?
Questi eventi coinvolgeranno anche Connor e Charles Lee, nel bene e nel male.
Dal testo:
Charles e Connor entrarono nella sala, notandomi assente e pensieroso.
«Signore? Che succede?» Sospirai nuovamente, premendomi due dita alla base del naso.
«Temo di dovervi lasciare soli nelle prossime missioni. Devo tornare in Europa» annunciai tornando in posizione eretta per darmi un contegno.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Lee, Connor Kenway, Haytham Kenway, Jenny Kenway
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 17

 

Io e Mastro Kenway rientrammo a Fort George per cena. Dopo aver finito la birra aveva insistito per fare un giro per la città, ancora incredulo che fosse liberata dall’assedio delle aragoste di sua Maestà. Non avevo rifiutato, mi aveva fatto chiaramente capire di aver bisogno di camminare su qualcosa di solito. Quei mesi in mare dovevano averlo stravolto.

Una volta rientrati avevamo trovato il ragazzo fissare imbarazzato Miss Scott apparecchiare la tavola, compito che effettivamente non le apparteneva.

Era strano, molto strano, dividere l’enorme tavolo della sala di Fort George  con altre due persone oltre ad Haytham. Al ragazzo indiano avevo quasi fatto l’abitudine, ma i pasti con lui comunque li inquadravo in situazioni ben precise, in cui gli unici ad occupare posto eravamo noi due. Sapere di averlo accanto mi suscitava un fastidiosissimo prurito a tutta la parte destra del corpo, quasi come la sua eccessiva vicinanza mi creasse allergia.

Di tanto in tanto alzavo gli occhi dal piatto in direzione di Mastro Kenway, curioso di captare qualche smorfia contrariata per il modo rozzo di mangiare del figlio o per i discorsi della sorella. La guardavo spesso, Miss Jennifer.

Così composta ed educata, chiaramente aristocratica. Alternavo lo sguardo da lei al fratello, come a simulare interesse per la loro conversazione, ma la realtà era un’altra. Era una scusa bella e buona per poterla guardare senza destare sospetti, e poter osservare ogni dettaglio del suo viso, ogni espressione, qualsiasi cosa. Mi stupii di me stesso per ciò che pensai. Bella. Era bella, diavolo. Non le si trovava un difetto in viso neanche a volerlo.

Bella. Le calzava a pennello.

Sembrava che l’avessero pensato per lei, quell’aggettivo.

Un dolore piacevole in mezzo alle gambe mi scaldò il basso ventre, costringendomi a serrare i denti, deglutire e abbassare immediatamente lo sguardo sul mio piatto. Merda, merda, così non va affatto bene. Contrassi i muscoli delle gambe, ringraziando che il lembo della tovaglia eccessivamente lunga mi coprisse tutta la zona del pube. Già mi immaginavo la scena, col ragazzo che interrompeva i discorsi di Haytham per uscirsene con un “ehi, Lee, perché hai un pugnale nei calzoni?”. Avrei potuto dire addio alla mia reputazione e suicidarmi senza se e senza ma.

«… Vero, Charles?»

Per poco non mi strozzai col vino «Cosa, Mastro Kenway

Mi guardò perplesso, sicuro che non avessi perso una sola sillaba dei loro discorsoni «Stavo raccontando a mia sorella come sei entrato a far parte dell’Ordine» annuii «… E sulla vocazione dell’eroe qui presente» lanciò un’occhiata sarcastica a Connor, intento a mangiare e ignorare le frecciatine di suo padre.

«Se avete domande specifiche potete chiedere, Miss Scott» mi sorrise, poggiando con delicatezza il bicchiere.

«Non preoccupatevi, Signor Lee, volevo più che altro parlare con… Connor, giusto?» Haytham la guardò male e non colsi il motivo. Ingoiai un altro boccone e l’accompagnai con due sorsi di vino, cercando di capire cosa mai volesse Jennifer dal nipote mezzosangue.

«Il mio nome è Ratonhnhaké:ton, significa “vita piena di graffi”, ma puoi chiamarmi Connor» non un sorriso, non un’emozione. Mi chiesi spesso che diavolo avesse nel petto quel ragazzo. In testa si sapeva già: segatura. O merda, ma propendevo più per la prima.

«Allora dimmi, Connor, come mai hai deciso di unirti agli Assassini?» E per la seconda volta in cinque minuti, rischiai di soffocare ancora con il vino. Lei sapeva di Assassini e Templari? Lo sospettavo, nel profondo, aveva comunque vissuto a contatto con questa realtà, ma non credevo fosse così interessata e informata al riguardo.

Mastro Kenway batté un palmo sul tavolo «Questa la so: per la libertà!» Trattenni una risata più che altro per non fare brutta figura con Jennifer, della sensibilità del ragazzo mi importava ben poco.

«Ha ragione» si limitò a dire, posò la forchetta e si pulì le labbra col tovagliolo, scimmiottando spudoratamente e goffamente le mie movenze. Era chiaro che lo stava facendo per la prima volta. «Principalmente miro alla libertà. Alla libertà del mio popolo e degli innocenti, degli indifesi. Voglio un Paese giusto, che garantisca gli stessi diritti per tutti e che assicuri protezione. Confido nella bontà d’animo dell’uomo»

Mastro Kenway sbuffò «Cristo, sembrano parole da chierico» bevve e riposò il calice. «Cercherò di essere breve, figliolo, e non lo ripeterò più, quindi ascoltami bene. Alla speranza ci si può affidare per altre cose, come alla guerra, per esempio, visto che, oltre alla bravura e alla preparazione dei soldati e del comandante –frecciatina a George- è necessaria anche una buona dose di fortuna. Questo ragionamento non puoi farlo per l’uomo, perché così è e così resta. La guerra la vinci o la perdi, l’essere umano non lo cambi, capisci che intendo?» Guardai il ragazzo con la coda dell’occhio; non sembrava capirci molto «Tu vuoi fermare noi, vuoi impedire che ci sia ordine, controllo, controllo non come lo intendi tu. Non vogliamo comandare nessuno, lo capisci? Vogliamo garantire esattamente quello che hai detto prima»

«Ne abbiamo già parlato, Haytham. Non siamo d’accordo»

«Togli il potere ad un uomo e automaticamente ce ne sarà un altro che vorrà sostituirlo. Uccidine uno e preparati ad ucciderne un altro. Ti diverte? Perché rimediare ai sintomi ammazzando chi sbaglia e non estirpare il problema alla radice?» Il discorso non faceva una piega.

«Quindi ti autoproclami capo per evitare che qualcun altro tenti di prendere il potere? Chi ti dà questo diritto?»

Haytham sospirò, stava perdendo la pazienza «Non io, nessuno di noi, Connor. L’Ordine. Tutti noi garantiremo la giustizia»

«Haytham» intervenne Miss Sott, stavolta «Basta così, dai. Non voglio discussioni per queste sciocchezze, non vi metterete mai d’accordo. È come nostro padre» lo vidi serrare la mascella, irritato per quel paragone. Non compresi di cosa stessero parlando, sapevo poco e niente della vita di Mastro Kenway, e mai mi ero azzardato a chiedere, immaginando che se poco ne parlava, poco gradiva che si domandasse.

«Non dire eresie, per favore, abbiamo parlato anche di questo.»

«Che diavolo significa? Cosa c’entra suo padre?» Cristo, erano forse questi i modi di rivolgersi ad una signora? Non gli mollai un ceffone per non far finire in rissa la serata.

«Un po’ di educazione quando ti rivolgi a Miss Scott, ragazzino» oh, sì, questo mi avrebbe fatto guadagnare un bel po’ di punti «Achille non t’ha insegnato come ci si rivolge ad una donna?» Mi ignorò bellamente, il selvaggio, ma in tutta onestà ero interessato anche io alla questione.

Miss Jennifer scostò lo sguardo dal fratello, fissando Connor con attenzione, forse per trovare le parole adatte per essere sintetica e allo stesso tempo chiara.

«Tuo nonno, Edward J. Kenway, faceva parte della Confraternita.» Sgranai gli occhi per la leggerezza con cui l’aveva annunciato. Guardai Haytham, rassegnato alla realtà dei fatti e ignorando lo sguardo pesante del figlio, che lo fissava come fosse la vergogna della famiglia.

«Perché non me l’hai mai detto?»

«Che avrei dovuto fare? Parlarti di mio padre senza nessun motivo solo per informarti che indossavate le stesse ridicole vesti?» Schioccò la lingua e fulminò la sorella, colpevole di aver tirato fuori il discorso. Ero sconvolto anche io, tutto avrei immaginato, ma mai che il padre del Gran Maestro fosse stato un Assassino. Che la lama celata che portava fosse appartenuta a questo Edward James Kenway?

Il ragazzo mostrò i denti «Perché non hai seguito le sue orme? Perché gli sei andato contro? Non ti ha addestrato?»

Stava esagerando, lo intuii dalle nocche bianche del pugni sinistro di Mastro Kenway, così serrato da impedire la circolazione del sangue.

«Sta’ zitto. Non sai nulla»

«Certo che non lo so, non me ne parli»

Haytham afferrò il calice, rovesciando in faccia al ragazzo il vino che gli era avanzato. Connor annaspò per qualche secondo, tossendo per il liquido entratogli nel naso e negli occhi senza preavviso.

«Ma sei impazzito?» Strillò Jennifer.

«Non osare.» La ignorò bellamente «Non osare mai più parlare di cose che non sai, sono stato chiaro?» Non l’avevo mai visto perdere le staffe in quel modo, mai l’avevo sentito urlare così. Nemmeno contro l’indiano.

Lo guardai attentamente, non lo riconobbi. Quello non era l’Haytham che conoscevo io, i suoi occhi erano strani, diversi. Incutevano terrore.

Strisciò rumorosamente la sedia all’indietro e si alzò, raggiungendo l’uscita con poche falcate. Calò il gelo, mi schiarii la gola per spezzare quel silenzio insopportabile, attirando su di me lo sguardo di Miss Scott.

«Lasciatelo solo, gli farà bene. Ha bisogno di calmarsi» annuì colpevole, abbassando lo sguardo e riprendendo a mangiare.

 

 

Buonasera :3

Ebbene sì, Charles inizia a sentire gli effetti della presenza femminile di Jenny, lol, tenerello. Ma che cena di famiglia è se non scoppia in rissa, eh? Esatto, non lo è. Non mi dilungo, oggi sono già abbastanza in ritardo, ewe.

Ringrazio chi segue, preferisce, legge e un biscottino caldo a chi recensisce.

See you soon.

   
 
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