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Autore: 1rebeccam    10/11/2014    13 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Aiutami a scrivere l’epilogo, Nikki…
Chiude gli occhi, socchiude le labbra e le poggia sulla superficie liscia e umida della boccettina.
La allontana di poco e si passa la lingua sulle labbra, mentre le lacrime continuano a scorrere sul suo viso e spera che tutto finisca presto.
Solleva gli occhi su Dunn che la guarda sorridendo. Rapito...
Kate scosta di poco la testa in avanti, dandogli libero accesso al collo e solleva la boccettina alle labbra...





Capitolo 51



Dunn è completamente ipnotizzato dai suoi movimenti lenti. Quando le sue labbra hanno accarezzato il bordo dell’ampolla, un brivido di piacere ha elettrizzato ogni centimetro del suo corpo.
Quelle labbra bellissime e calde…
L’aveva in pugno. Il suo epilogo stava prendendo forma.
Non aveva mai provato niente di così intenso.
Il sangue delle sue vittime era inebriante, la paura nei loro occhi smuoveva la sua adrenalina, ma questa era una sensazione diversa.
Sentiva fremere ogni fibra del corpo fin dentro le viscere, per l’eccitazione.
Perso nei suoi pensieri, solleva la mano libera a sfiorarle i capelli.
A quel contatto il cuore di Kate accelera i battiti. Chiude gli occhi evitando di respirare per non distrarlo.
Con un movimento lento, rimette il tappo alla boccettina stringendola stretta nel palmo della mano, per metterla al sicuro.
Solleva la testa di scatto portandola all’indietro e con un colpo secco lo colpisce proprio sul viso, facendogli perdere la presa sulla pistola, mentre cade rovinosamente all’indietro.
Preso alla sprovvista, Dunn si porta le mani sul naso. Sfoga il dolore e la rabbia urlando a squarciagola, mentre lei solleva la sedia con la mano ammanettata e con un paio di colpi bene assestati sul pavimento, riesce a rompere lo scalino liberandosi. Lui solleva lo sguardo su di lei stringendo le palpebre.
-E’ ancora vivo!-
Esclama con rabbia, mentre si asciuga il sangue che, dalle narici, gli ricopre le labbra.
-Non avresti avuto il tempo di portarmi qui se fosse morto, perché ti avrei ammazzato come un cane in quel sotterraneo.-
Divorato dalla rabbia si scaglia su di lei e la spinge verso la parete opposta, facendole sbattere la testa contro il muro.
-Mi hai tradito ancora una volta Nikki.-
Urla tenendola ferma per i polsi, cercando di recuperare la boccettina stretta nella sua mano.
-Pensavi davvero che avrei bevuto il veleno solo per compiacerti? Pensavi davvero che mi fossi ridotta ad una donnetta disperata, grazie a te?-
Kate solleva la gamba assestandogli una ginocchiata nello stomaco, che lo fa piegare in avanti. Riesce a svincolarsi, cercando di prendere la pistola da terra, ma Dunn la ferma tirandola per il braccialetto delle manette che penzola dal suo polso e, stringendola a sé, le mette un braccio intorno al collo. Il naso continua a sanguinare, colando sul colletto della maglia, ma la furia incontenibile che lo guida lo rende insensibile al dolore.
La stringe alla gola, mentre con l’altra mano cerca di aprirle il pugno a forza per recuperare il veleno.
-Non riuscirai a salvarlo, Nikki…-
Sibila al suo orecchio con la voce bassa.
Kate gli dà un’altra testata che lo fa barcollare, ma Dunn mantiene salda la presa alla sua mano, storcendogliela all’indietro, facendo forza con la sua per rimpossessarsi della boccetta.
Kate cerca di resistere, però il dolore al polso, già malandato per via del colpo che ha dato con rabbia nella metropolitana, le fa allentare la presa, ma prima che Dunn possa prendere il veleno, un colpo di pistola la fa irrigidire.
Dunn cade a terra ed il contraccolpo spinge lei, facendola barcollare in avanti.
Perde la presa sulla boccettina che rotola sul pavimento come una biglia colorata, ma viene distratta da un secondo sparo.
Nonostante sia stato colpito al fianco sinistro, Dunn balza in piedi come una molla, con lo sguardo furente verso l’uomo che lo punta ancora con la pistola.
Si scaglia su di lui con violenza e l’arma finisce sul pavimento.
Gli mette un braccio intorno alla gola e con l’altra mano lo tiene per la fronte, pronto a rompergli il collo.
-Sei duro a morire, piccolo storpio!-
Abraham è tra le sue mani, completamente inerme, il viso deturpato dai lividi e una scia di sangue che, dalla spalla, gli ricopre la maglia fino alla vita. Dunn invece sanguina copiosamente dal fianco, ma l’adrenalina continua a tenerlo in piedi.
Kate riesce a prendere la pistola e a puntargliela contro mentre lui si fa scudo con il corpo di Abraham.
-Lascialo Scott. E’ finita!-
Lui sorride, stringendo Abraham alla gola con più forza.
-Tu dici, Nikki!?-
Fa un cenno con la testa verso i suoi piedi e poi solleva un sopracciglio, quando Kate spalanca gli occhi terrorizzata.
La boccettina con il veleno è proprio sotto il suo piede, che preme sul vetro in un equilibrio molto instabile, pronto a schiacciarla.
-Non riuscirai a salvarlo!-
Ripete ridendo, continuando a sanguinare.
-Se spari, il mio peso la romperà in mille piccoli pezzettini…-
Kate stringe le labbra continuando a tenerlo sotto tiro.
-Se la rompi non avrò nessun motivo per non spararti Scott, lo sai questo!-
Mentre lui scuote la testa ridendo, Abraham cerca di divincolarsi senza successo.
-Non… le serve… quell’ampolla… detective…-
Balbetta a fatica per la stretta alla gola.
-Il Pro… fessore ha… ha lasciato la formula…-
-Si, si… lo sappiamo. Nella sua cassaforte. Peccato che sia andata in fumo.-
Esclama Dunn ridendo di gusto continuando a stringerlo, ma Abraham guarda Kate fisso negli occhi, scuotendo la testa.
-Sei così pieno di te… che non… non vedi oltre il tuo naso…-
Urla, con tutto il fiato che riesce a tirare fuori, dimenandosi tra le sue braccia.
-Tu credi di… sapere tutto… di conoscere l’animo delle persone, ma riesci solo… solo a fargli paura…-
Dunn gli solleva la testa tirandogli i capelli, godendo dei suoi lamenti di dolore.
-Dovevo romperti il collo prima di lasciarti in mezzo alla spazzatura, non sbaglierò più con te.-
Abraham però continua imperterrito, nonostante la mancanza di ossigeno.
-Se lo… avessi conosciuto dav… davvero, avresti saputo… che si fidava soltanto di quello che… esiste in natura, dei suoi elementi e… delle sue formule…-
Riprende respiro, mentre Kate continua a tenerli sotto tiro, passando lo sguardo dai loro visi, alla boccettina di veleno sotto il piede di Dunn.
-Non… non avrebbe mai… mai conservato qualcosa… di così importante… dentro un cubo di piombo. Mi creda detective… la formula esiste ancora. Non… era nella casa… la sua cas… saforte era fuori… nel suo… amato giardino…-
-Ti schiaccerò come uno scarafaggio se non chiudi quella bocca…-
Dunn lo strattona ancora, ma Abraham è un fiume in piena.
-Ha preso quella casa… solo perché si… si sentiva protetto, passava ore… alla finestra… e l’unica buona azione che hai fatto… anche… anche se per cattiveria… è stata mettere il suo corpo lì vicino…-
Ha gli occhi pieni di lacrime e ansima fissando Kate, che spalanca gli occhi e socchiude le labbra.
-La quercia!-
Esclama sussurrando e Abraham scoppia in lacrime annuendo.
Dunn lo stringe a sé fortissimo per il solo piacere di fargli male, guardando Kate con gli occhi gelidi.
-Uh… il mio amico Professore ha nascosto la formula sotto la quercia! O magari in un vano cavo dentro il tronco… non lo facevo così poetico.-
Attacca la guancia a quella di Abraham, con gli occhi incollati in quelli di Kate.
-Quindi questa non ti serve più!-
Le dice sorridendo.
Preme il piede sulla boccettina quasi a rallentatore e Kate solleva la pistola all’altezza dei suoi occhi.
-Il gioco è finito Scott! Lascia-andare-Abraham.-
Scandisce l’ultima frase, mentre Dunn digrigna la mascella.
-Il gioco finisce quando lo dico io!-
Scalcia piano la boccettina per distrarla e si scaglia contro di lei, cadendole addosso insieme ad Abraham.
Kate batte la testa sul pavimento e per un attimo le si annebbia la vista.
Si porta la mano alla tempia che sanguina e pulsa violentemente, mentre spinge Abraham a trascinarsi di qualche passo per mettersi al sicuro.
Scuote la testa per riprendersi e intravede Dunn che barcolla a ridosso della parete, ad un paio di passi da lei.
Si solleva a forza e gli si butta addosso, sbattendolo contro il muro.
L’urto lo fa gemere, la ferita al fianco gli fa male e si piega leggermente su se stesso, perdendo le forze.
-Sii delicata Nikki, sono ferito se non te ne fossi resa conto!-
Kate gli mette la manetta libera che ciondola dal suo polso, ammanettandosi a lui mentre lo sbatte ancora contro il muro con violenza, lasciando sulla parete una chiazza del suo sangue.
-Oh che peccato Scott… non posso nemmeno chiamare un’ambulanza perché il tuo telefono è finito in frantumi.-
Gli risponde ironica, bloccandogli la schiena con il ginocchio, mentre gli fruga nelle tasche per recuperare la chiave delle manette.
Si libera il polso dall’altro bracciale e incrocia i suoi tra una grosso tubo di ferro a ridosso del muro.
Dopo averlo completamente bloccato, si guarda intorno in cerca della boccettina, ma il suo sguardo è attirato da un piccolo led rosso che lampeggia su una scatolina nera attaccata alla parete a qualche metro da loro, proprio sotto la finestra.
Spalanca gli occhi su un contatore digitale partito da qualche secondo, con un conto alla rovescia di quindici minuti, ma la cosa che le blocca il respiro è la boccettina con il liquido azzurro incastrata in una vano apposito della scatola, tra il led e il contatore.
-Come vedi Nikki, l’epilogo lo scrivo comunque io! Dopo che mi hai deriso davanti al mondo intero, ho dovuto preparare un piano B!-
Esclama Dunn con il solito sorriso beffardo, fissandola soddisfatto.
Il viso è una maschera di sangue ormai secco, perfino il dolore della ferita al fianco è sparito davanti all’espressione della sua musa, che sospira stancamente.
-Disinnesca quella bomba Scott!-
Lo sussurra quasi come una preghiera e lui scuote la testa.
-Deve morire qualcuno… ricordi?-
-La scia di cadaveri che ti sei lasciato dietro non ti basta?-
Gli chiede lei sempre con lo stesso tono, stringendo i pugni per la rabbia.
-Erano solo comparse di una storia. Il gioco pretende uno di noi… ed io continuo ad optare per lo scrittore!-
-E’ finita Scott! Ferma quel timer o moriremo tutti.-
Lui si chiude nelle spalle, aprendo le mani, come a voler dire che ammanettato non può fare nulla.
-Abbiamo quindici minuti Nikki. Io sono pronto a morire. Tu sei pronta a morire? E soprattutto, sei pronta a lasciare morire il tuo scrittore?-
Kate si avvicina alla bomba guardando attentamente la scatola nera che ricopre del tutto il congegno.
-Prima che ti faccia venire delle brillanti idee, sappi che per aprirla devi prima togliere l’ampollina dal suo incastro, ma se lo fai, partirà un secondo timer. Avremmo soltanto venti secondi per scendere quattro piani a piedi su quelle scale strette e di ferro traballante e…-
Si volta a guardare Abraham dolorante e senza forze.
-…e dovremmo lasciare qui lui! Io non potrei aiutarlo, sono ammanettato e ferito!-
Riporta lo sguardo su di lei, ancora inginocchiata davanti alla bomba. Si tiene la tempia che continua a sanguinare, rigandole la guancia di rosso.
-Venti secondi!? Significa che saranno solo dieci.-
Esclama sicura e lui scoppia a ridere.
-Vedi perché ti ho scelta? Perché sei brava. Perché mi conosci. Non hai tempo di chiamare gli artificieri e non servirebbe a nulla, perché può essere disinnescata solo con un codice…-
Si sofferma a guardarla gelido.
-…che non ti dirò nemmeno sotto tortura.-
-Vada via detective… non le serve quel veleno… si fidi di… me…-
Abraham fatica a parlare, ma non si arrende, Kate lo guarda deglutendo.
-Uhhh… è vero! Il Professore e la sua quercia! Possiamo sempre fidarci dello storpio. Magari la formula è davvero sotterrata sotto il maestoso albero, come nelle favole. Non vedo l’ora di andare a vedere!-
-Perché parli al plurale Scott? Chi ti dice che ti porterei via da qui!?-
Lui si fa una bella risata.
-Perché è la tua natura. Sei così… leale Nikki. Con quel senso di giustizia insito nelle tue vene…-
Kate annuisce, sorridendo ironica.
-Diciamo che non ti darò la soddisfazione di saltare in aria, invece di finire in prigione!-
Gli dice gelida anche lei, mentre dà un’occhiata al timer che segna tredici minuti esatti.
Si avvicina a Dunn, gli prende i polsi, infila la chiave in una delle due serrature delle manette e lui la guarda beffardo, soddisfatto di avere ancora una volta ragione.
Ruota la chiave di mezzo giro e Dunn torna alla carica.
-Io tornerò Nikki… sei consapevole di questo, vero?-
Le sue mani si bloccano e solleva gli occhi su di lui.
La sua ferita continua a sanguinare, ma sembra non risentirne quando si sporge di poco verso di lei.
-Nessuna cella d’isolamento potrà fermare la mia natura. Nessuna cella d’isolamento potrà trattenermi. Sono uscito una volta, posso farlo ancora. Io tornerò un giorno... per te, per i tuoi cari… per i tuoi figli…-
Kate continua a fissarlo immobile come una statua.
-…avrai dei figli un giorno! Ed io sarò lì… perché tu non sai giocare… sarò costretto a rimettere ancora tutto a posto.-
Lo scatto della serratura sigilla di nuovo il braccialetto con un rumore secco, mentre Kate continua a fissarlo negli occhi e conserva la chiave in tasca senza dire una sola parola.
Il timer segna undici minuti e diciotto secondi.
Si massaggia la tempia che ha smesso di sanguinare, ma non di pulsare.
Guarda Abraham, sospira e Dunn scoppia in una sonora risata.
-Ma davvero Nikki? Stai pensando seriamente di lasciarmi qui, di farmi saltare in aria insieme al veleno e di fidarti delle parole di quello storpio?-
Kate si accuccia sulle ginocchia proprio di fronte a lui.
-Quel piccolo storpio sa cos’è il coraggio, al contrario di te Scott! Voglio fidarmi delle parole di un animo puro. Ma è una cosa che non puoi capire, perché tu non hai un’anima!-
China la testa come a rimettere a posto le idee, mentre lui continua a ridere di lei.
-Ha ragione lui. Tu capisci l’animo umano solo per la paura che incuti, ma non metti in conto il resto dei sentimenti. Il Professore aveva trovato in Abraham l’amicizia, l’affetto sincero, la lealtà. Quell’omino storpio era diventato una luce per lui, si è fatto ammazzare senza battere ciglia solo per impedirti di fargli del male. Gli voleva bene e si fidava di lui…-
Guarda ancora Abraham che continua a piangere in silenzio il suo dolore.
-…non lo avrebbe tradito!-
Si alza, prende la pistola da terra e la sistema nella fondina.
-Voglio fidarmi ancora una volta del mio istinto.-
Lui scuote la testa sempre borioso e pieno di sé.
-Lo sai che se non esiste nessuna formula lui morirà. E morirai anche tu perché, anche se la tua è stata solo una finzione, hai messo davvero le labbra sul veleno, il residuo sull’imboccatura era abbastanza per ucciderti.-
Kate sorride e si avvicina ad una decina di centimetri dalla sua faccia.
-Può essere. Ma tu non lo saprai mai!-
Si raddrizza e si avvicina ad Abraham, mentre Dunn comincia ad innervosirsi, strattonando i polsi nell’intento di liberarsi.
-Sarebbe un assassinio, non è nelle tue corde Nikki! Non è nella tua natura uccidere a sangue freddo…-
Kate sorride scuotendo la testa.
-Strano… dicevi che siamo uguali tu ed io… non ne sei più così sicuro?-
Il suo sorriso sparisce d’improvviso e stringe le labbra trafiggendolo con lo sguardo.
-Invece hai ragione Scott. Siamo più simili di quanto tu stesso possa immaginare. Sono stanca. Hai tirato troppo la corda, tanto da farla spezzare. Non farò ancora lo stesso sbaglio. Tu non tornerai. Non stavolta. Non ti permetterò di fare ancora del male, ne a me, ne a nessun altro e se perché questo accada devo farti saltare in aria in mille piccoli brandelli di carne… vorrà dire che è questo che farò.-
Prende Abraham per la vita aiutandolo ad alzarsi, ma l’uomo geme ricadendo in terra.
-Non riesco a stare in piedi, la rallenterei troppo sulle scale, detective. Mi lasci qui.-
Kate guarda il timer che segna nove minuti e dodici secondi e scuote la testa.
-Non dica sciocchezze, abbiamo tutto il tempo per arrivare giù e allontanarci, poi cerchiamo un telefono.-
Lo sorregge per un braccio, passando davanti a Dunn.
-E’ un errore Nikki, lo sai. Non troverai nessuna formula… NIKKI… MALEDIZIONE. TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE STAI FACENDO?-
Lei si volta a guardarlo corrucciando la fronte.
-Mi rendo conto benissimo. Sto scrivendo l’epilogo Scott… sto mirando alla testa, e sai bene che io, al contrario di Castle, ho una buona mira!-
Si trascina insieme ad Abraham verso l’uscita, mentre Dunn urla di rabbia cercando di liberarsi.
-NIKKI… TORNA QUI. NIKKI…-

Smette di urlare e di dimenarsi, piegandosi in avanti per proteggersi dal dolore che sente al fianco.
Il silenzio è rotto dal rumore dei passi sulle scale di ferro, di chi lo ha tradito ancora una volta.
Si guarda i polsi, spostando lo sguardo poi sulla bomba.
Sette minuti e otto secondi.
Sorride e il suo sguardo torna gelido, la mandibola tesa mostra una maschera distorta del viso, ricoperto di sangue.
Porta la mano alla cintura dei pantaloni, dalla fibbia prende un ferretto con la punta piegata, nascosto all’interno, armeggia con le serrature delle manette e si libera. Si tampona la ferita, andando con calma verso l’ordigno. Sgancia la boccettina di veleno dal suo incastro. Immediatamente il timer principale si blocca, facendone partire un secondo di soli dieci secondi. Toglie la scatola dal congegno, seguendo il conto alla rovescia. Continua a sorridere mentre digita il codice. Dalla bomba arriva un piccolo bip ed il timer digitale si spegne.
Si rimette dritto a fatica, la ferita comincia davvero ad infastidirlo. Solleva l’ampolla con il liquido azzurro tra le dita, per ammirarla ancora una volta alla luce della luna.
-Tornerò invece… prima di quanto pensi, Nikki!-
Si irrigidisce digrignando la mascella quando sente il rumore della carica di una pistola e la canna fredda poggiarsi sulla sua nuca. Credendo sia Kate, volta di poco la testa per sorriderle.
-Nikki!-
Esclama soddisfatto, ma Esposito lo blocca sul nascere.
-Fa qualcosa di stupido, mi serve un motivo per spappolarti il cervello, brutto stronzo!-
Dunn digrigna la mascella guardandosi intorno e, senza badare agli agenti della squadra speciale che lo puntano con le armi, fissa subito gli occhi di Kate.
-Hai rischiato grosso a restare… se non fossi riuscito ad arrivare alla bomba poteva davvero saltare in aria tutto il palazzo!-
Esclama compiaciuto, seguendo i movimenti di Esposito mentre lo ammanetta sia ai polsi che alle caviglie per impedirgli qualunque tentativo di fuga.
-Sapevo che avresti fatto in modo di liberarti. Come dici tu, ti conosco bene. Dici di essere pronto a morire per quello in cui credi, ma è una balla. Sei prevedibile Scott. Chi vede la morte negli occhi delle proprie vittime e ne gioisce, non può che ritenersi immortale e non vuole morire… e tu non fai eccezione. Sei un assassino. Morendo, il mondo diventerebbe orfano delle tue grandi opere…-
Sventola la mano in aria per esaltare il suo ego e torna a guardarlo stringendo le palpebre.
-…e il tuo orgoglio non lo sopporterebbe! L’unica cosa che ti ha sempre tradito è la tua superbia.-
-Tanto di cappello Nikki!-
Le risponde con un inchino sfrontato, soffermandosi solo dopo a guardarsi intorno.
-Ma guarda… si è disturbata perfino il capitano in persona!-
-Siamo qui da un bel po’ signor Dunn!-
Gli risponde compiaciuta la Gates, scrutandolo attentamente quando solleva un sopracciglio, incuriosito. Kate stacca un bottone della sua camicetta mostrandoglielo.
-Sembra che le trasmittenti non trasmettano nessun segnale… se non sono accese!-
Gli parla con lo stesso tono mellifluo che aveva usato lui con lei pochi minuti prima. Dunn annuisce compiaciuto.
-Ti hanno lasciata sola per un po’, il tempo che io controllassi e poi hanno acceso la ricezione. Geniale… pericoloso per te, ma geniale… alla fine avrei potuto romperti il collo immediatamente!-
Anche lei lo guarda sfrontata e con un sorrisetto divertito sulle labbra.
-Non era questo il tuo epilogo… tu non volevi farmi del male, vero Scott?-
Lui digrigna la mascella e Kate gli strappa il veleno dalle mani.
-Questo lo prendo io.-
Lui lascia la presa e sogghigna.
-Volevi solo il veleno. Hai fatto quello che dovevi per arrivare al tuo scopo, come ho fatto io. Altro che fiducia nell’animo umano e nel tuo istinto.-
La guarda fisso negli occhi continuando a sorridere.
-Non hai mai creduto alla storia del piccolo storpio…-
-Si sbaglia signor Dunn!-
Sposta lo sguardo sul capitano Gates che lo guarda come una tigre pronta a graffiare.
-Come ho detto, siamo qui da un bel po’ e abbiamo sentito tutto, aspettando il segnale di Beckett per entrare in azione. Quando il signor Pratt ha parlato della possibilità che la formula fosse seppellita sotto la quercia, ho mandato lì i miei uomini. Il detective Ryan ha chiamato cinque minuti fa. Il Professore ha seppellito una cassetta di plastica accanto al tronco e, se la cosa può interessarla, dentro non c’era solo la formula del veleno trascritta, ma anche la formula dell’antidoto…-
Dunn stringe le labbra e i pugni, sentendo la rabbia montargli dentro, mentre Victoria Gates prosegue imperterrita nel suo racconto.
-…e non è tutto signor Dunn. Nella scatola c’erano anche due fiale con l’antidoto pronto.-
-Non è vero!-
Sibila lui scuotendo i polsi, bloccati dalle manette che lo limitano nei movimenti perché collegate con una catena alle caviglie, per non parlare di Esposito, che lo tiene stretto per le braccia. Kate scuote la testa e gli si avvicina.
-Il Professore aveva paura di te, ma a differenza tua, aveva una coscienza… e amava Abraham. Lui era la sua coscienza e non voleva deluderlo. L’animo umano è speciale perché unico e pieno di mille sfaccettature, ma come ho già detto, questa è una cosa che tu non potrai mai capire… tu sei un essere superiore!-
Dunn scuote le catene, facendo la mossa di scagliarsi contro di lei, ma Esposito lo blocca mettendogli un braccio intorno al collo.
-Non sentirti superiore Nikki, sapevi dell’antidoto, non hai rischiato niente lasciandomi qui. Sapevi già che la tossina non ti serviva.-
-Anche qui si sbaglia, signor Dunn!-
S’intromette ancora il capitano Gates.
-Noi potevamo ascoltarvi, ma Beckett non poteva sapere che avevamo già l’antidoto, quindi la sua priorità era comunque mettere le mani sul veleno. E ci è riuscita proprio colpendola nella sua superbia.-
Dunn corruccia la fronte per la prima volta tentennando confuso, scuote le catene che lo bloccano ancora una volta ed Esposito, esasperato, lo colpisce allo stomaco, facendolo piegare su se stesso per il dolore alla ferita, che ricomincia a sanguinare. Quando riesce a mettersi ancora dritto, Kate lo affronta faccia a faccia a pochi centimetri dai suoi occhi.
-Un’altra cosa Scott…-
Il suo sguardo è gelido e il viso impassibile, nonostante il dolore appena provato.
-…tu non tornerai. Dopo quello che hai fatto dopo l’evasione, nessun giudice ti concederà mai di uscire da una cella di isolamento. Sarai ospite di una stanza di massima sicurezza senza finestre e senza concessione dell’ora d’aria. Niente sole. Niente pioggia. Niente buio della notte. Solo la fredda luce di un neon scandirà le tue notti ed i tuoi giorni dietro un vetro blindato. Ogni notte ed ogni giorno della tua inutile vita da ora in avanti, fino alla fine. Senza nessun contatto umano. Senza poetr scrivere e dare sfogo alla tua fantasia.-
Dunn digrigna la mascella senza smettere di guardarla e lei si avvicina tanto da sussurrargli sulle labbra.
-Avrai tutto il tempo di pensare. Pensare a me. Pensare a questo momento e al tuo epilogo mancato. Pensare che la mia vendetta è lasciarti vivere. Ci penserai così tanto Scott, che il tuo cervello prima o poi esploderà… ed anche in quel momento dovrai pensare a KATE BECKETT e al SUO scrittore!-
Kate fa per allontanarsi, ma la rabbia e la sconfitta stanno consumando Dunn che improvvisamente si scaglia su di lei, senza che Esposito e gli altri agenti riescano a trattenerlo in tempo. La forza di gravità li fa cadere l’uno addosso all’altra. Nonostante la ferita al fianco e la perdita di sangue, in tre fanno fatica a toglierglielo di dosso, mentre Kate cerca di divincolarsi. Quando riescono a rimetterlo in piedi lui sorride.
Quello stesso sorriso gelido e beffardo di sempre che per un attimo le fa accapponare ancora una volta la pelle.
Ci mette un attimo a rendersi conto del perché lui sia così compiaciuto.
La boccetta di veleno è di nuovo nelle sue mani.
Vuole vincere lui ad ogni costo, a modo suo.
Spalanca gli occhi, intuendo i suoi pensieri. Cerca di avvertire Esposito, ma Dunn è più veloce.
Senza esitazione, continuando a fissarla, solleva la boccettina alle labbra, un solo attimo che a Kate sembra di vivere a rallentatore.
Si getta verso di lui per impedirglielo, ma Dunn ingurgita l’intera dose della tossina, lasciando tutti immobili e completamente spiazzati, compresa Beckett.
-Non riuscirai a godere della mia prigionia. Il gioco finisce qui…-
La dose elevata di veleno fa sentire subito il suo effetto, Dunn si china in avanti tenendosi lo stomaco. Fa un respiro profondo e si raddrizza, sempre con la stessa espressione beffarda.
-Non… trovi sia… un epilogo con colpo di scena?-
Kate digrigna la mascella e Dunn continua a sorridere, facendo un paio di piccoli passi verso di lei, che resta immobile.
-Qualcuno deve… morire… Avresti dovuto uccidermi tu Nikki e per un attimo… ho davvero pensato… che l’avresti fatto… invece…-
Si china in avanti per il dolore alle viscere e cade a terra in ginocchio, aggrappandosi al braccio di Kate, che è costretta a chinarsi per quanto le tiene stretto il polso.
-…invece mi hai… deluso ancora.-
Dunn tossisce convulsamente accasciandosi sul pavimento e quando riesce a riprendere aria, si solleva verso di lei, con il viso paonazzo.
-Dimmi che… che è quello che… desideravi fin dall’inizio… ammetti che… volevi vedermi morire… come… come io volevo vedere morire lui…-
Kate scuote la testa chinandosi di poco su di lui, con lo sguardo duro.
-Dico che ci vuole più coraggio a continuare a vivere nonostante tutto e tu stai morendo nello stesso modo in cui hai vissuto. Da codardo!-
Lui si piega su se stesso per il dolore, stringendo gli occhi e mordendosi le labbra per evitare di lamentarsi.
-Io invece… lo trovo ro… romantico, Nikki!-
Il suo viso s’irrigidisce disegnando nei lineamenti una smorfia mostruosa.
Il corpo sussulta per qualche secondo in preda alle convulsioni.
Poco dopo sbarra gli occhi, smettendo di respirare.
Per qualche secondo Kate resta immobile, con lo sguardo su di lui, senza nemmeno respirare.
-Quando esalerai il tuo ultimo respiro, io ti sarò vicino…-
Sussurra quasi a se stessa, chiudendogli gli occhi istintivamente per non sentire il loro gelo addosso.
-…io ti vedrò morire…-
Ha portato a termine quel macabro ritornello che è stato il centro della sua trama. Ha esalato il suo ultimo respiro davanti a lei, per non darle la soddisfazione di rinchiuderlo ancora e uscire vittorioso alla fine del suo gioco.
Almeno dal suo punto di vista!
Sospira, liberandosi della sua mano ancora stretta al polso, gli toglie la boccettina dalla mano ancora contratta e la guarda rigirandola per qualche secondo tra le dita.
Chiude gli occhi, pensando che ha passato ore e ore a cercarla e tutto quello che ha fatto per arrivarci non è servito a niente. E’ nelle sua mani. Vuota!
La voce di Esposito la riscuote, rimbombandole nelle orecchie.
-Una cosa giusta l’ha fatta alla fine. Niente tempo perso per un processo e tanto denaro risparmiato per vitto e alloggio a spese dello Stato. Lo trovo romantico anch’io!-
-Esposito!-
Lo ammonisce la Gates stringendo le labbra, ma lui la guarda serio.
-Non mi scuserò per questo capitano!-
La donna sospira stancamente.
-Piuttosto, occupati di farlo trasferire all’obitorio del Saint Andrew.-
Esposito annuisce ed insieme agli altri agenti esce di corsa dall’edificio.
Solo in quel momento Kate solleva la testa guardando la Gates quasi spaesata. Il capitano le fa un mezzo sorriso e l’aiuta ad alzarsi.
-Stai bene?-
Lei annuisce continuando a guardare il viso deformato di Dunn, poi sospira chiudendo gli occhi.
-Signore, prima le ho retto il gioco con Dunn, ma… davvero abbiamo l’antidoto pronto?-
La donna annuisce sorridendole bonariamente.
-Credi che avrei potuto mentire solo per colpire la superbia di Dunn?! Quando Ryan ha chiamato, gli ho detto di andare direttamente in ospedale. Suppongo che la dottoressa Dobbson vorrà fare dei controlli prima di usarlo, ma qualunque sia il risultato, ormai abbiamo la formula. Puoi smettere di correre Beckett!-
Kate rilassa i muscoli e si porta la mano alla testa che continua a pulsare.
Pensava che il peso sul petto sarebbe sparito, invece diventa così insopportabile che sente le lacrime salirle agli occhi e deglutisce per impedirsi di piangere.
-Dovresti farti medicare.-
La Gates le scosta i capelli per controllare la ferita alle tempia. Il suo tocco è amorevole e preoccupato, come quello di una madre che accudisce la sua bambina. Kate le sorride e una lacrima traditrice sfugge al suo controllo.
-Sto bene capitano. Voglio solo andare da Castle!-
Sussurra senza guardarla e la Gates annuisce ancora, prendendola per il braccio e dirigendosi verso l’uscita, proprio mentre due agenti fanno il loro ingresso dirigendosi verso il corpo di Scott Dunn.
-Assicuratevi che sia realmente morto.-
Esordisce la Gates guardandoli seria, cosa che fa corrucciare la fronte ad entrambi che osservano il cadavere e poi lei.
-In che senso? E’… è morto!-
Risponde uno di loro e il capitano solleva le spalle.
-Con questo morto non si sa mai. Lasciatelo ammanettato e tenetelo d’occhio fino all’obitorio.-

Quando giungono in strada, tutto intorno è buio pesto. Un raggio di luna filtra tra i due alti palazzi come il fascio di luce di un faro che illumina la notte.
Sono le tre del mattino, è rimasta dentro quel magazzino abbandonato, al buio e senza aria nel cuore per quasi due ore e adesso le luci colorate ed intermittenti delle volanti e delle ambulanze, la investono brutalmente. La testa le pulsa talmente tanto che deve chiudere gli occhi e respirare il freddo della notte, per riprendersi da quell’aggressione strana.
Il capitano Gates si allontana verso Esposito e insieme danno disposizioni per recintare la zona e poter andare finalmente via da quel posto.
Poco più avanti un medico si sta occupando di Abraham, disteso sulla lettiga e con gli occhi chiusi. Un moto di tenerezza la assale a guardare quel corpo provato dal dolore della sua malattia, dal dolore per la perdita di un amico e dal dolore delle ferite infertegli da Dunn, eppure così silenzioso.
-Come sta?-
Chiede al paramedico che sistema la flebo, ma prima che l’uomo possa risponderle, Abraham apre gli occhi e le sorride.
-Sto bene detective…-
Il paramedico sorride anche lui scuotendo la testa.
-Il suo fisico è molto provato, ha perso parecchio sangue, ma la ferita alla spalla non è profonda. Tutto sommato gli serve del riposo e una bella reidratazione.-
Si scusa con lei e sale sull’ambulanza per sistemare la cassetta del pronto intervento e i loro sguardi vengono attirati dalla sacca nera contenente il corpo di Scott Dunn, che viene sistemata su un’altra ambulanza.
-Potrà mai perdonarmi?-
Le chiede con gli occhi lucidi e lei si ritrova a sorridere suo malgrado.
La forza, la dignità e l’umiltà di quell’uomo la stupiscono sempre di più.
-Lo sa che probabilmente mi ha salvato la vita li dentro? Quando ha sparato a Dunn, io ero un pochino… in difficoltà…-
Solleva le spalle continuando a sorridere.
-…magari sarebbe finita in maniera diversa.-
-L’importante è che la formula fosse dove credevo e che non sia troppo tardi per salvare il signor Castle.-
Kate annuisce.
-Non c’era solo la formula. Il Professore ha sintetizzato anche l’antidoto.-
A quelle parole gli occhi di Abraham s’illuminano.
-Non era cattivo… aveva solo…-
-…paura!-
Esclama Kate, finendo la frase per lui.
-Le voleva bene Abraham. Lei gli ha dato la forza di non avere paura. Ha fatto la cosa giusta e solo per lei.-
Abraham gira la testa alla sua sinistra, forse per non mostrare ancora le lacrime che rigano il suo volto. Lacrime di rimpianto per non aver potuto fare altro che ‘stare a guardare’.
Il capitano Gates si ferma ad un paio di passi da loro e chiude una chiamata al cellulare sorridendo.
-Era Ryan dall’ospedale. La dottoressa Dobbson sta già analizzando il siero. Se non sorgono altri imprevisti, tra meno di un’ora il signor Castle avrà la sua cura.-
Senza capire il perché, Kate sente il cuore ricominciare a galoppare come aveva fatto nelle ultime ore e sussulta quando il paramedico scende dall’ambulanza con un salto.
-Siamo pronti ad andare. Se sale con noi in ambulanza, le medico quella brutta ferita e poi in ospedale facciamo delle lastre.-
Kate scuote la testa, ma la Gates la zittisce sollevando il dito su di lei.
-E’ una buona idea, noi vi seguiamo in auto.-
Solleva un sopracciglio, per rendere incisivo il fatto che il suo è un ordine e prima che possa ribattere, anche Abraham dà man forte al capo, mettendole la mano sulla sua.
-La prego. Resti con me… ho sempre odiato le ambulanze!-
Le dice con gli occhi pietosi, prendendola in contropiede con quella richiesta, trovando difficile dire di no.
-D’accordo! Mi farò medicare…-


Angolo di Rebecca:

E nella notte del matrimonio del secolo (*________*) Scott Dunn fa la fine del topo ;)
Voleva che Kate/Nikki si distruggesse per la sconfitta, ma quando ha capito di essere stato battuto su tutti i fronti, non ha trovato altra soluzione che distruggersi personalmente. Ha dato ad intendere di aver bevuto il veleno per vincere il suo gioco, ma la vera ragione è che non voleva vivere "nel buio, nel silenzio, nella solitudine" di quella cella che gli aveva promesso Nikki...
La morte di Rick (visto che Reb è prevedibile) era tutta una messa in scena, ma chissà come si saranno svolte davvero le cose?
Un ringraziamento particolare al capitano Victoria Gates che è diventata sempre più simpatica e spiritosa :)
Che altro? Ah si: ABRAHAM VIVE ;)

Vado a prepararmi per la cerimonia :3


  
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