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Autore: sasaneki    10/11/2014    5 recensioni
Una folata di vento più potente scompigliò i capelli di entrambi, e l'odore di Zoro giunse, come un calcio prepotente, alle narici del cuoco, che inalò profondamente quella fragranza, rendendosi conto di quanto anche quell'aroma gli fosse mancato.
[...]
Il silenzio piombò nuovamente su Sanji.
"Si può sapere che vuoi?".
Quella domanda gli rimbombò nella testa diverse volte prima di riuscire a darvi una risposta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ho il dubbio di essere sfociata un po' nell'OOC con il cuoco, ma non me la sono sentita di metterlo negli avvertimenti, poiché non mi sembra poi così evidente, anche se magari per certi aspetti può risultarlo.
In ogni caso, mi farebbe piacere leggere qualche vostro giudizio a riguardo. ^^
Buona lettura.



Disclaimer: One Piece © Eiichiro Oda
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In cerca di risposte.
 
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Aveva sempre mostrato ostilità nei suoi confronti.
I momenti in cui andavano d'accordo erano rari.
Difficilmente riusciva a sopportarlo, se non quelle volte in cui si trovavano fianco a fianco, in battaglia.
Eppure, nonostante l'aspra ostilità che intercorreva fra i due, Sanji non poté fare a meno di ammettere a se stesso quanto quel maledetto spadaccino gli fosse mancato durante quei due anni di allenamento.

Si rigirò nervosamente nel letto svariate volte, nella speranza di prendere sonno, ma quel pensiero non lo abbandonava.
I ricordi di quella lontananza gli avevano infettato la mente e liberarsene sembrava impossibile.
Vinto da quei pensieri che gli facevano scoppiare la testa, decise di rilassarsi fumando una delle sue amate sigarette, nella speranza di trovarvi un minimo di sollievo e liberare la mente.
Forse, la brezza marina e la nicotina sarebbero state un ottimo rimedio.
Aprì silenziosamente la porta della camera, richiudendosela alle spalle.
Dalla tasca dei pantaloni afferrò il pacchetto di sigarette e se ne portò una alla bocca.
Con un gesto secco, accese quel tanto amato bastoncino di tabacco, aspirando profondamente e lasciando che il fumo scendesse giù, bruciandogli la gola, per poi buttarlo fuori con un rapido soffio.
Si lasciò accarezzare i capelli dal vento, mentre le sue iridi vagavano per quell'immenso cielo scuro.
Percorse, con passi lenti, le scale che conducevano alla prua, con l'intenzione di ammirare quell'infinita distesa d'acqua e cercare di dare ordine a quella moltitudine di pensieri che tanto gli riempivano la testa. Ma poco prima che potesse risalire l'intera scalinata, poté scorgere una figura fin troppo familiare.
A quanto pare, Sanji non era il solo che non riusciva a dormire quella notte.
Zoro era tranquillamente seduto, con le gambe incrociate e le braccia conserte, su uno dei parapetti posti ai lati della nave, intento a scrutare l'oceano.
"Un tipo come lui, che dorme sempre, non riesce a prendere sonno" pensò il biondo, accennando un lieve sorriso "Questa poi!".


Salì gli ultimi due gradini, per poi appoggiarsi al parapetto opposto.
I suoi occhi si poggiarono sulla figura dello spadaccino, percorrendo i contorni di quella schiena massiccia notevolmente più muscolosa e grande rispetto a quella di due anni prima.
Risalì fino al collo robusto, per poi arrestare le sue iridi azzurre su quei capelli dall'insolito colore che erano sempre stati fonte d'ispirazione per buffi appellativi.
Sanji non riuscì a distogliere lo sguardo da quella figura, e la sua testa si riempì nuovamente di quei pensieri.
Non riusciva a comprendere per quale motivo quel dannato spadaccino gli assillasse tanto la mente; per quale motivo, nonostante la radicata ostilità, non riuscisse a toglierselo dalla testa.
Non riusciva a capacitarsi di come fosse stato possibile che, in quei due anni, avesse avvertito la sua mancanza.
Non riusciva a capire per quale motivo, durante la loro separazione, lo avesse immaginato più volte e avesse cercato di riportare alla mente la sua voce profonda.
Non riusciva a capire per quale motivo, in quei due anni, avesse desiderato riavere su di sé quelle mani ruvide e grandi; farsi toccare da quelle mani prepotenti, che nulla avevano di delicato a confronto con le sue.
Dio solo sapeva quanto l'avesse desiderato.

Una folata di vento più potente scompigliò i capelli di entrambi, e l'odore di Zoro giunse, come un calcio prepotente, alle narici del cuoco, che inalò profondamente quella fragranza, rendendosi conto di quanto anche quell'aroma gli fosse mancato.

"Ehi, cuocastro!" proferì il verde, accortosi della sua presenza "La smetti di fissarmi?" chiese, con tono lievemente scocciato, voltandosi leggermente verso di lui.
Ma Sanji non rispose, si limitò a fissare un punto indefinito del pavimento, mentre il vento consumava la sigaretta.
La sua mente era totalmente assente da quel luogo e proiettata verso tutt'altri pensieri, come se quell'odore intenso lo avesse scosso nell'animo, rivelandogli cose che per troppo tempo erano rimaste nascoste, perché per lui troppo dure da accettare.
"Ehi, cuoco!" lo richiamò "Sto parlando con te. Oltre ad essere idiota sei anche sordo?" gli chiese ironico, voltandosi completamente verso di lui per guardarlo.
Un'altra folata di vento distolse il biondo da quei pensieri.
Alzò lo sguardo, per poi incontrare l'unica iride scura che allo spadaccino era rimasta.
"Non sono sordo, testa d'alga" rispose "Ero semplicemente sovrappensiero" aggiunse, infilandosi una mano nella tasca dei pantaloni.

Il vento si alzò ancora di più, e l'odore dello spadaccino invase nuovamente le narici del biondo, provocando in lui un leggero sussulto che non sfuggì all'occhio attento di Zoro.
Egli aveva colto in lui quel minimo sobbalzo, ma non riusciva a individuarne la causa, ignorava totalmente che la ragione fosse proprio lui.
Sanji percepì nettamente lo sguardo dello spadaccino posarsi pesante su di sé, rendendogli impossibile ogni movimento, come se un macigno immenso gli fosse piombato sulle spalle.
Non si mosse, col timore che, al minimo movimento, avesse potuto rivelare a Zoro quei pensieri tanto segreti, i quali mai avrebbe voluto svelare.
Cercò di mantenere il sangue freddo, tentando di non mostrare quella sua debolezza, tentando di non vacillare proprio davanti a lui.
Lui, che aveva mandato in frantumi tutte le sue convinzioni, mettendogli in testa una tale confusione.


"Come mai sei qui fuori?" chiese a un tratto, distogliendo lo sguardo dal volto del verde per nascondere quell'inquietudine che lo affliggeva da quando si era riunito ai suoi compagni.
"Potrei farti la stessa domanda" rispose secco, notando il cambiamento repentino del compagno.
"Non riuscivo a prendere sonno" spiegò il biondo "Sono venuto qui nella speranza di trovare alcune risposte e mettere ordine nella testa" aggiunse vagamente, senza fare alcun riferimento, mentre si accendeva un'altra sigaretta.
Zoro si chiese quale tipo di risposte stesse cercando quel cuoco, ma nonostante si insinuò il lui il germe della curiosità, preferì non indagare.
D'altronde, non era mai riuscito a intrattenere una vera e propria conversazione col suo acerrimo rivale. Se quel cuoco aveva deciso di fare il vago, avrà avuto le sue buone motivazioni, pensò il verde. Non sarebbe stato di certo lui a costringerlo a parlare, non sarebbe stato nel suo stile.
"E tu perché se qui?" domandò nuovamente Sanji "Con questo vento potresti prenderti un accidente" aggiunse, notando il petto del verde completamente esposto al vento.
Lo sguardo dello spadaccino si fece leggermente più serio, lasciando che sul suo volto si dipingesse un cipiglio severo.
"Fatti gli affari tuoi, cuocastro" rispose "Faccio quello che mi pare".
"Bada a come parli, testa di muschio" ribatté "Non è colpa mia se sei così idiota da uscire mezzo nudo con questo vento!".
Nel pronunciare quelle parole, Sanji provò una punta di imbarazzo.
Davvero si stava preoccupando per la salute di quel maledetto marimo?
Cosa lo spingeva a comportarsi in quel modo?
Sapeva fin troppo bene che ci voleva ben altro per indebolire Zoro, eppure non poté fare a meno di preoccuparsi per la sua salute.
"Senti, faccio quello che mi pare" ribadì con voce irritata.
"Certo che sei proprio senza cervello" ribatté, mentre anche il suo sguardo si fece più severo.
"Ma si può sapere che vuoi, sopracciglio a ricciolo?" gli domandò Zoro, ormai esasperato dall'insistenza del cuoco e accortosi della sua insolita premura.


Il silenzio piombò nuovamente su Sanji.
"Si può sapere che vuoi?".
Quella domanda gli rimbombò nella testa diverse volte prima di riuscire a darvi una risposta.
Le mani di quello spadaccino su di lui, mescolare i propri respiri e i loro corpi, avvinghiandosi fra le lenzuola; sentire la stanza riempirsi di ansiti e gemiti, mentre le loro labbra s'incontravano, arse dalla voglia e dal desiderio.
Quella fu l'unica risposta che riuscì a trovare alla domanda di Zoro.
Quelle immagini presero, sempre più nitidamente, forma nella sua testa. Ogni suono e ogni contorno sembravano essere reali.
Rievocò alla mente quelle notti di due anni fa, trascorse insieme a lui fra le lenzuola.
Il petto duro e possente dello spadaccino contro il suo; i loro corpi sudati e bollenti a contatto fra loro; i loro respiri affannati; le loro lingue affamate intrecciate l'una all'altra.
Poté risentire su di sé le mani ruvide e desiderose di Zoro percorrergli ogni centimetro della sua pelle; il suo fiato caldo sulle sue labbra; il suo odore invadergli le narici mentre fra le dita stringeva con forza quei suoi capelli verdi.


Lo spadaccino rimase fermo davanti a lui, pronto a sentire il biondo ribattere al suo insulto ma, stranamente, Sanji non proferì parola.
Sempre più, Zoro costatò che qualcosa in Sanji non andava; che qualcosa tormentasse la sua mente.
Era la seconda volta che rimaneva in silenzio, dinanzi a lui.
Lo conosceva fin troppo bene, e sapeva che non gli avrebbe mai lasciato l'ultima parola. Per non rispondergli a tono, doveva esserci un buon motivo, pensò.
Mai a Zoro sarebbe potuto venire in mente che potesse essere lui stesso la causa del comportamento del biondo. Non aveva idea di quanto avesse, involontariamente, influenzato il comportamento di Sanji; di quanto gli avesse ammorbato la mente facendogli riaffiorare, con la sua semplice presenza, i ricordi di quelle notti passate.

Il cuoco abbandonò la sua posizione allontanandosi dal parapetto.
Abbassò lo sguardo, come se avesse paura che lo spadaccino potesse leggere, attraverso i suoi occhi, i suoi pensieri.
Strinse i pugni, fino a far sbiancare le nocche, mentre con passi lenti abbreviò la distanza fra lui e Zoro, arrivandogli paurosamente vicino.
Sentì il cuore battergli all'impazzata, come se volesse schizzargli fuori dal petto, temendo che Zoro avesse potuto percepirne distintamente il suono.
E, infatti, fu proprio così.
Il verde se lo ritrovò dinanzi, con la testa bassa e lo sguardo rivolto sul pavimento.
Avvertì nettamente la tensione che attraversava ogni muscolo del biondo; udì il suo cuore tamburellare in maniera a dir poco anomala per uno dal sangue freddo come Sanji.
Sì sentì afferrare saldamente un lembo dell'indumento e trascinarsi leggermente in avanti.
"Ehi cuocastro, che stai…" ma prima che potesse terminare la domanda, incontrò lo sguardo fermo e severo di Sanji a pochi centimetri dal suo volto.
Solo in quel momento poté comprendere e fare chiarezza.
Riuscì a leggere in quelle iridi chiare quei pensieri ai quali Sanji tentava di dare ordine; riuscì a comprendere che il motivo di quello strano comportamento del cuoco, non era altro che lui.
Non si era mai soffermato a pensare che avrebbe potuto scatenare nel biondo una tale confusione. Per lui la questione era stata più semplice; non si era fatto poi tanti problemi ad ammettere che, in fondo, quel cuoco non era così male.
Nonostante i perenni litigi e le sfide continue era riuscito a trovare con lui un unico punto d'incontro; riusciva ad andare d'accordo con lui solo quando univa il proprio corpo al suo.
Per Sanji, però, abituato a sbavare dietro alle belle donne, ammettere questi sentimenti contrastanti fu alquanto difficile.
Erano stati necessari due anni di lontananza per rendersi conto che, in fondo, quel dannato spadaccino significava qualcosa di più che un semplice rivale, riuscendo finalmente ad ammettere a se stesso quanto contasse per lui, riuscendo a portare la pace in quella guerra di sentimenti che scuotevano il suo animo.

Lo guardò intensamente, perdendosi in quell'unica iride nera e profonda di Zoro.
Poté scorgervi la sua immagine riflessa e un po' imbarazzata.
Lo tirò ancora di più a sé, finendo quasi per sfiorargli le labbra.
Sentendosi strattonare e cogliendo il leggero imbarazzo del cuoco, Zoro gli afferrò il mento fra le dita e fece combaciare le sue labbra a quelle del biondo, per poi abbandonarle qualche istante dopo, leccandogli con la punta della lingua il labbro inferiore.
"Spero tu abbia trovato le tue risposte, cuocastro" disse con voce bassa e roca, guardandolo fermamente negli occhi, accennando un sorriso a mezze labbra.
Sanji contraccambiò lo sguardo con la stessa intensità e senza muoversi di un millimetro.
"'Sta zitto, testa d'alga!" rispose, tornando poi a baciarlo con foga e insinuandogli una mano fra i capelli, stringendoli fra le lunghe dita, mentre l'altra continuò a stringere saldamente il verde indumento dello spadaccino.
Le loro bocche si schiusero, accogliendo l'una la lingua dell'altra; si abbandonarono, anima e corpo, a quel contatto, lasciandosi trasportare da quel bacio che entrambi, per lungo tempo, avevano solo potuto immaginare e ricordare.









 
   
 
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