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Autore: La Dama Polla    10/11/2014    3 recensioni
2p!Hetalia AU. America ormai è stanco della sua relazione con Inghilterra e decide di cambiare aria; così adocchia Italia, la cui relazione con Germania sembra colare a picco. America comincia a corteggiare la nazione mediterranea ma il testardo italiano gli darà filo da torcere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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§ L'angolotto in grassotto § (I'm not dead...Not yet)

Buonasera, a lor signori e lor signore. Mi rendo conto che la mia sparizione prolungata ha creato caos e malcontento tra le file di lor genti. Chiedo immensa venia a tutti coloro che hanno aspettato speranzosi il mio ritorno dalla terra dei Cervelli Pigri e Sonnolenti, trafiggendo la mia effigie con un numero assai alto di spilli o bruciandola tra le fiamme. Non ho intenzione di abbandonare incomplete le mie storie e, anche se ci vorrà il suo tempo, ne vedrete la fine.

Dopo lo struggente slancio di scuse iniziale, mi prostro a voi, così gentili e pazienti perfino con una pigrona come la sottoscritta. Non mi trattengo oltre e vi lascio gustare il capitolo tanto atteso (anche troppo!)

Buona Lettura!

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Dietro I Suoi Occhi Solo Il Buio

- Capitolo 10: Popcorn al sangue -

America sfogliava i fascicoli degli incarichi sperando di trovare una vittima adatta. Non si era mai accorto dell'enorme quantità di compiti che venivano spediti ogni mese: Rick gliene forniva cinque o sei a settimana, ma in quel momento era sommerso da un centinaio. Ora capiva perché Italia non poteva, o non voleva, prendersi una pausa. Il grosso del lavoro lo faceva sempre lui. Se mi lasciasse sbrigare qualche incarico in più sarebbe meno scontroso. Si diverte a fare il grande capo, come se fosse l'unico ad avere le capacità per gestire la baracca. Al diavolo!

Stava cercando da ore, quando entrò un ragazzino afroamericano, di circa sette anni, pelle e ossa. Non faceva parte del traffico in senso stretto, si limitava a consegnare gli incarichi per pochi spiccioli nel caso Rick o qualcun altro fossero impegnati.

Infatti esordì subito: “Signor America, Rick mi ha detto di portarle questo.” Gli porse l'ennesimo fascicolo. Non sapeva che il ragazzo fosse una nazione, credeva che America fosse un nome in codice per una qualche sorta di missione speciale segreta.

Il ragazzo riemerse dal mare di fogli in cui si era inabissato. “D'accordo, lascialo sul tavolo, Justin.”

“Signor America, posso aiutarla?” chiese il bambino, desideroso di rendersi utile. America ci pensò su, poi disse: “Sì, una mano mi farebbe comodo. Devi guardare tutti questi fascicoli e trovarmi qualcuno che sia uno spilorcio.”

“Credo che questo sia quello giusto.” Justin gli porse il nuovo incarico.

“Dici sul serio?” Sfogliò avidamente il fascicolo. Il tizio si chiamava Nathan Wallace, quarantatré anni, di Dallas, proprietario di una concessionaria, divorziato, niente figli. Attualmente conviveva con una tipa più giovane di lui di quindici anni. Amava le donne, il vino e i soldi. Grandissimo truffatore e soprattutto avaro fino all'osso. Quello che cercava.

La nazione scrutò di sottecchi il ragazzino. “Ti sei preso la libertà di darci un'occhiata?”.

Justin abbassò lo sguardo sulle punte delle scarpe, contrito. America scrollò le spalle e si apprestò a comporre il numero di telefono di Wallace sperando di trovarlo a casa. Dopo due squilli udì la voce burbera dell'uomo. “Pronto?”

“Congratulazioni! Lei è uno dei fortunati che hanno vinto un biglietto omaggio per due persone per lo spettacolo delle nove di stasera al cinema Duster's” esclamò nella sua voce più allegra

“Biglietto omaggio, ha detto?” Sembrava interessato. Nessuno spilorcio può resistere ad un biglietto omaggio.

“Precisamente, signore. Lei ed un'altra persona avete vinto un ingresso gratuito”, imbottì la parola di enfasi esagerata, “per questa sera.”

“Come è possibile che abbia vinto? Non ho partecipato a nessun concorso” chiese l'altro sospettoso.

America non si scompose. Si era preparato una balla anche per quell'eventualità. “Il suo nome è stato pescato casualmente dall'elenco telefonico. I biglietti le saranno recapitati tra qualche ora. Arrivederci e buona giornata.” Riattaccò senza attendere la risposta, tuttavia era sicuro che l'uomo si sarebbe presentato.

Si era già procurato quattro biglietti chiedendogli come ricompensa per un incarico: due per sé ed Italia, e gli altri due per la vittima e un eventuale accompagnatore.

Richiamò Justin. Gli porse una busta dove aveva sistemato due biglietti dicendogli: “Consegnala all'indirizzo che vedi scritto qui.” Gli allungò un dollaro. “E prenditi un gelato.”

Il bambino schizzò via con un frettoloso 'grazie'.

“E questa è fatta. Ora mi rilasso un po' prima di passare al difficile.”

Passò un intero pomeriggio a giocare con la PlayStation, ingozzandosi di schifezze nel mentre, quando si accorse che erano le otto. “Oh, cazzo!” esclamò con la bocca piena di patatine.

Raccolse al volo il cellulare e compose il numero di Italia. Il telefonino suonò a vuoto circa una decina di volte, ma America era deciso a non demordere. Per sua fortuna, l'italiano rispose. “Spero sia importante” proruppe irritato.

“Di vitale importanza. Si tratta di lavoro.”

“Che ti serve?” Italia era sempre disposto ad ascoltarlo quando si discuteva degli incarichi. Probabilmente era l'unico argomento in cui non litigavano ferocemente.

“Ho bisogno che tu venga al Duster's verso le nove. Ho pensato che avrei avuto bisogno di un paio di mani in più e un cervello meglio messo del mio per un omicidio in un luogo pubblico.”

“Perché non l'hai ucciso prima?”

America pensò ad una bugia da raccontare. “E' un tipo che se ne sta sempre rintanato in casa. Non esce neanche per fare la spesa! C'è una signora che gliela porta a casa e lui apre appena la porta. Questa è la prima volta che esce da mesi, se non anni! Come facevo ad ucciderlo, scusa?!”

“Mi vuoi far credere che con tutte le volte che ti sei trovato in situazioni peggiori, tu non sia riuscito ad entrare in casa ed ucciderlo?”

“Credimi, ho provato, ma quello là ha una specie di fortezza. E mancano solo due giorni al termine di scadenza del contratto.”

“Secondo me, hai passato più tempo a giocare ai videogiochi che a lavorare.”

“Non è vero!” si difese America con troppo zelo.

Italia ridacchiò malignamente. “Di che categoria è la vittima?”

“Zabaione. Mi dai un aiutino?”

Dall'altro capo ci fu silenzio e America ebbe il timore che l'altra nazione volesse rifiutare, poi Italia sospirò e disse: “Sarò lì tra un quarto d'ora.”

Il ragazzo gongolò compiaciuto.

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Italia trovò America ad aspettarlo davanti al cinema. Quest'ultimo sventolò una mano in aria in un gesto di saluto. “Ehilà, compare!”

L'italiano cercò di mantenere una faccia neutrale, tuttavia pensare a tutto ciò che avrebbe architettato per il suo socio nei prossimi giorni lo rendeva irrequieto. Aveva lasciato correre per quella sera perché c'era di mezzo il lavoro, ma non vedeva l'ora di umiliare America. Inoltre, il suo umore era sereno per via di Germania e avrebbe sopportato perfino la compagnia del sedicente 'Eroe'.

“Cerchiamo di fare un cosa veloce” lo apostrofò immediatamente, appena gli fu davanti, però con un tono pacato. “Dov'è il tizio?”

America indicò con il pollice l'entrata del cinema. “E' già entrato. Aspetta solo un secondo, devo fare una cosa velocissima.”

Italia lo vide correre in fondo alla strada per poi svoltare un angolo. A volte proprio non lo capiva. Per poco, desiderò che ritornasse a comportarsi da sconsiderato, almeno non si sarebbe stupito delle sue azioni. Gli venne che agisse per secondi fini.

Lo vide tornare cinque minuti dopo, affannato dalla corsa.

Italia non si lasciò ingannare dalla situazione. “Che ci facciamo qui, America?”

L'altro lo guardò come se fosse diventato verde. “Dobbiamo lavorare.”

“Non credo ti serva il mio aiuto.”

“Perché hai accettato, allora?”

“Diciamo che mi affascina il fatto di come tu voglia attirare l'attenzione su di te. Sono convinto che tu sia capacissimo di farcela da solo, eppure vuoi che qualcuno assista alle tue imprese e, dato che io sono l'unico che può farlo attualmente, mi chiami anche per delle cazzate. Che sia dovuto al fatto che cercavi costantemente attenzioni da piccolo e non le hai ricevute?”

America lo guardò con un cipiglio divertito. “Ti sei messo a fare anche lo psicologo, adesso?”

“No, è solo una mia osservazione.”

“Ok, lo ammetto, sono venuto qui anche per un altro motivo.” America lo prese per una spalla e lo voltò verso la locandina del film. Italia fece di tutto per dissimulare la propria sorpresa. Lo Schiaccia-cervelli 5: il massacro di Downside.

“E allora?” disse cercando di essere il meno curioso possibile. Era una serie di film che aveva trovato piacevolmente interessanti, nonostante fossero prodotti dalla patria del mentecatto al suo fianco, e non si sarebbe fatto scrupoli a vederlo in compagnia di un piatto di pasta, ma quello non era il momento adatto. Non avrebbe lasciato trasparire alcuna emozione, non davanti ad America.

“E allora?! Compare, probabilmente è la miglior saga horror che abbiano fatto nel ventunesimo secolo!”

“Davvero? Non sono informato su queste cose.” Tuttavia, doveva ammettere che la voglia di vedere il nuovo film lo stuzzicava. Forse era stata una fortuna che America lo avesse chiamato o quantomai una sospetta coincidenza.

Il ragazzo moro lo agguantò per il braccio. “Dai, non rimanere lì impalato, muoviamoci! Il film sta per iniziare.”

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America trascinò Italia alla biglietteria e dopo al banco dei popcorn. All'arrivo del socio, si era irritato ed, in seguito, affascinato, per ragioni completamente diverse.

Quando aveva visto arrivare il suo partner, Italia aveva un fastidioso sorrisetto soddisfatto. America concluse che fosse dovuto alla riconciliazione con Germania e dovette tenere a freno la voglia di raschiarglielo via con il suo stesso coltello. Il fatto, poi, che fosse innaturalmente furbo e riuscisse a provocarlo ad ogni loro incontro metteva a dura prova il suo autocontrollo.

Dopodiché, gli aveva indicato il film che avrebbero visto. Italia aveva cercato di fare l'indifferente, ma non aveva potuto nascondere lo scintillio di smania negli occhi. Gli aveva risposto che non ne sapeva niente, eppure i muscoli del viso continuavano a contrarsi per nascondere presumibilmente un'espressione frenetica da bambino.

A quella vista, America si chiese cosa sarebbe successo se al posto di Italia ci fosse stato Inghilterra. Sicuramente avrebbe cominciato a lagnarsi che il film non era di suo gradimento, ne avrebbe scelto un altro che America avrebbe odiato e lo avrebbe trascinato a vederlo, in qualche modo.

Quindi America, sotto sotto, era allegro di constatare di avere un'altra passione in comune con l'italiano, oltre alla letteratura. Almeno, era un passo più vicino al suo obiettivo.

“Vorrei una porzione maxi di popcorn al burro e una coca grande” disse al ragazzo del bancone.

Entrando in sala, la nazione italiana commentò: “Starai male prima della metà del film...oh, aspetta, che dico? Sei un pozzo senza fondo, quindi non c'è da preoccuparsi.”

“Il grande Eroe li ha presi per entrambi. Te ne lascio quanti ne vuoi, compare. Hai fama di essere un buongustaio, no?” Il ragazzo gli punzecchiò la pancia.

Sorprendentemente, Italia non lo accolse con un pugno, disse solamente: “Non amo i cibi pieni di carboidrati. Puoi mangiarteli pure tutti i popcorn.”

Lo sguardo di America si assottigliò e la sua bocca si distese in un sorriso sornione, assumendo l'aria da filosofo. “Ah, perciò la pasta non rientra nella categoria 'cibi pieni di carboidrati'?”

Gli occhi di Italia fiammeggiarono, ma il tono rimase calmo. “La mangio due volte a settimana, mica tre volte al giorno come faresti te.”

“Sì, va a raccontarla a qualcun altro. Scommetto che Germania ti lascerà un'altra volta appena vedrà che stai diventando grasso come una balena.”

Ecco. Aveva oltrepassato il limite.

Italia colpì i popcorn, che caddero a pioggia sulle poltrone vicine. America perse per un secondo il controllo. “Ehi, mi sono costati tre dollari e cinquanta. Vai a sprecare il cibo a casa tua!”

“Sii grato che mi sia limitato a rovinarti lo spuntino.” Italia sogghignò. “Ti presto i soldi per ricomprarli, se la cosa ti turba.”

America si calmò, afferrò il biglietto da cinque che l'italiano gli porgeva e tornò indietro. Non poteva più giocare la carta del collasso emotivo. Ormai Italia aveva avuto la prova della fedeltà di Germania e l'argomento non lo toccava più. Malgrado ciò, non poteva non stuzzicarlo, almeno un po'. Si affidava alla sua parte razionale, attenuando la rabbia che lo coglieva nei momenti provocatori, anche se non riusciva a frenare del tutto il suo carattere impulsivo. Tornò in sala e prese posto accanto all'italiano.

“Dov'è il bersaglio?” Le luci si stavano spegnendo e il buio rendeva difficile distinguere i volti.

America roteò gli occhi. Era ovvio che Italia prestasse attenzione all'uomo che erano venuti ad uccidere. Non poteva permettere che stesse concentrato troppo. Doveva convergere le sue premure su di sé.

“Non se ne andrà prima della fine. Se non guarderà il film, passerà tutto il tempo a pomiciare con la sua ragazza” declamò.

Italia sembrò rilassarsi nella penombra, dando ragione al compare. America, invece, si sistemò i popcorn in grembo e cominciò a sgranocchiare, fremente di impazienza. I titoli di testa apparvero sullo schermo e finalmente la prima scena del film.

Una ragazza che scappava da un assassino non inquadrato. Un classico. La ragazza inciampa, l'assassino la raggiunge, lei urla, fondo nero.

America udì la ragazza di Wallace mugolare di paura. “Avevi detto che era un film romantico.”

L'uomo rispose: “Non sapevo che cazzo di film fosse. Dei biglietti gratis non capitano tutti i giorni e non importa per quale occasione, ma io non me la faccio sfuggire. Perfino per vedere questa merda.”

La nazione, contrariata dall'ultimo commento, tirò un popcorn verso i due. Italia lo redarguì immediatamente. “Sei scemo? Non farti notare!”

“Hai sentito cosa ha detto!?”

“Sì, ho sentito. Non ne vale comunque la pena.”

“Tu la pensi così?”

“No, affatto. Però esiste gente che ha opinioni sbagliate.” La risposta fu così repentina e venata di sincerità e l'espressione dell'italiano dimostrava una certa comprensione nei suoi riguardi, che America non poté evitare di sorridere soddisfatto e godersi il film.

I minuti scorsero nel silenzio, mentre lo Schiaccia-cervelli mieteva le sue vittime ad una ad una. Di tanto in tanto, sbirciava con la coda dell'occhio Italia: lanciava ancora fugaci occhiate a Wallace, ma per la maggior parte del tempo la sua attenzione era rivolta al film. Sembrava apprezzarlo, come dedusse America dallo sguardo ipnotizzato e la ricerca svogliata di un paio di popcorn dalla sua porzione.

Di punto bianco, una domanda sorse sulla lingua di America.

“Secondo te, qual'è l'arma migliore per aprire una testa in due?”

Italia si riscosse, senza mostrarsi irritato.

“Ce ne sono diverse. Io sceglierei a seconda del peso e della forza con cui maneggiarle. Tuttavia preferisco colpire al cuore piuttosto che alla testa.”

“Per me qualsiasi cosa può essere usata per uccidere. Perfino una carota.”

La sorpresa e lo scetticismo fecero esalare uno sbuffo derisorio ad Italia. “Una carota?!”

“Una carota può diventare un'arma pericolosa e mortale, se usata nella maniera giusta.”

“Dimmi come” chiese l'italiano, ancora incapace di darsi un contegno per l'assurda faccenda della verdura letale.

“Immagina, sei a letto, tranquillo, a riposare dopo una lunga giornata stressante. Sei corazzato fino ai denti contro ogni arma possibile, quando qualcuno entra e ti pianta una carota nell'occhio fino a cervello. E il mattino dopo i giornali riportano la notizia, 'Omicidio con ortaggio, la vendetta dei vegetariani contro gli amanti della carne?'”

Da una delle file sopra di loro arrivò un tossire irritato. America e Italia si apprestarono ad abbassare la voce e ritornare a guardare il film.

“Sarebbe una storia assurda, ma non improbabile” concluse la nazione.

“Ok, adesso non distraiamoci troppo” lo redarguì l'italiano, riscossosi dall'ilarità e nel timore di dare nell'occhio.

Passarono dieci minuti e America interruppe il silenzio con un'altra domanda. “Perché nei film dell'orrore i neri sono sempre i primi a morire?”

“Ma che ne so! Sicuramente la tua gente sarà razzista” sbottò la nazione italiana.

“Ehi, io non sono razzista, ammazzo indiscriminatamente dalla razza, dal sesso, dalla religione e dalle caratteristiche fisiche.”

“Sei tu che hai fatto la domanda.”

“Volevo sentire un parere diverso” si difese lo statunitense. “Per me, i neri sono delle teste calde che non sanno stare fuori dai casini. Quindi nei film muoiono sempre.”

Italia tornò a guardare il film, senza aggiungere altro. Non doveva mostrarsi interessato, ma le continue interruzioni di America incominciavano a seccarlo.

Improvvisamente, un sussulto alla sua destra lo fece voltare: ora l'americano stava fissando lo schermo con occhi ridotti a fessure, come se cercasse di vedere qualcosa di particolare.

“Cosa c'è ancora?” sussurrò esasperato.

“Lei!” America si accostò a Italia, puntando il dito verso la donna che era apparsa. “Era la seconda vittima nello Schiaccia-cervelli 3: la furia di Little Bruce. Adesso interpreta la sorella del ragazzo della protagonista. Ma si può riciclare così gli attori?!”

“Non è apparsa nel 3, era nel 2 dove faceva la cameriera in un bar.”

“Ah, sì? No, era nel terzo, sono convinto!” insistette America.

“Ti dico di no.”

Bingo! L'espressione di America tornò sorniona. “Come fai ad esserne così sicuro? Credevo non fossi esperto in queste cose.”

Italia si morse la lingua e cercò di rimediare. “Devono averlo passato in televisione, qualche sera fa. Mi sembrava di averla già notata, ecco.”

“Non l'avresti notata se l'avessi visto solo una volta. Avanti, Italia, ammetti che adori le mie saghe horror infinite.”

La risposta del ragazzo non arrivò mai, perché un intero barattolo di popcorn piombò sulla testa di America, che si trovò sommerso dai dolcetti. “E' dall'inizio del film che chiacchierate. State zitti!” arrivò una voce furiosa dall'alto.

La sua rabbia scoppiò come un palloncino ripieno di troppa aria. La nazione perse la pazienza e ritirò indietro i popcorn. “Io parlo quanto mi pare. Se qualche coglione non vuole sentirmi, che se ne resti a casa!” urlò.

“Vuoi litigare, moccioso?” L'uomo si alzò e si tirò su una manica, rivelando la muscolatura soda del braccio.

“America, torna a sederti. Non è il momento” sibilò Italia. Una rissa era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, ora che tutti gli spettatori si erano voltati a guardarli, compresi Wallace e la ragazza.

Naturalmente, l'americano non lo ascoltò: era completamente fuori di sé e frustrato perché, oltre alla testardaggine dell'italiano, si aggiungevano imprevisti fastidiosi al suo tranquillo piano di vendetta.

Scavalcò agilmente le poltroncine per trovarsi faccia a faccia con il guastafeste. Senza nemmeno dargli il tempo di dire 'hot dog', gli piantò un pugno sul naso talmente forte che si udì lo schiocco dell'osso che si frantumava.

Italia imprecò a denti stretti. Con la coda dell'occhio vide la vittima e la sua partner sgattaiolare nel buio verso l'uscita, insieme ad altre persone.

Gli addetti alla sicurezza spalancarono le porte e si diressero a separare i rissosi. Si unì alla calca di individui che si stava riversando nell'atrio del cinema, girando disperatamente la testa nel tentativo di scorgere il suo obiettivo, invano. Ormai sicuro di aver controllato tutti i volti, uscì per controllare la strada. Riconobbe qualche spettatore delle prime file allontanarsi sul marciapiede, ma nessuno che corrispondesse a Wallace.

Un istante dopo due energumeni scaricarono America sull'asfalto a pochi passi da lui.

“Non farti più rivedere da queste parti” gli intimarono.

“E chi se ne fotte! Il vostro cinema non mi è mai piaciuto, assomiglia ad una topaia, e mandate dei film decenti ogni mille anni...” Un violento pugno alla base della nuca lo fece tacere per qualche secondo. “Sei deficiente?!” sbraitò contro Italia, ancora infervorato per la situazione.

“Qual'è la prima regola, America? Qual'è la prima regola del traffico di omicidi?”

L'altro lo guardò confuso. “Non farsi notare?”

“E la seconda?”

“Mai perdere di vista il bersaglio” recitò America in tono più serio, ora che aveva capito dove avrebbe portato la conversazione.

“La terza?”

“Non distrarsi per nessun motivo.”

“Bene. Stanotte hai violato le prime tre regole del nostro lavoro. Hai fatto fuggire una vittima a due giorni dalla scadenza del contratto. Ti sei lasciato prendere dalla rabbia per un fottuto film e hai mandato tutto a puttane!”

America gli lanciò uno sguardo annoiato. “Hai finito?”

Italia alzò il pugno, ma il ragazzo balzò in piedi e gli bloccò il polso. “Prima che tu faccia qualsiasi cosa, vieni con me.”

Trascinò Italia verso il suo fuoristrada, parcheggiato in fondo alla via, con l'italiano che gli lanciava sguardi sospettosi e irati.

Condusse l'auto a due isolati dal cinema, dove svettava un parcheggio multipiano. Posteggiò in fondo ad una fila di altri veicoli, sotto una luce al neon che si era bruciata e fece piombare un'ombra sul fuoristrada.

“Quella laggiù è la macchina di Wallace.” Indicò una Toyota verde slavato a circa duecento metri di distanza dalla loro posizione.

“E allora? Non sono ancora arrivati” protestò Italia.

“Arriveranno fra poco.”

Italia decise di aspettare per vedere cosa sarebbe successo. Si appoggiò al finestrino fissando un punto lontano, desiderando solamente che la serata finisse per poter tornare a casa da Germania.

Tamburellò le dita per l'impazienza, finché non si voltò verso America. “Ci vuole ancora molto?”

America si sfregò il mento, pensieroso. “Probabilmente sono andati a cena. C'è un ristorante a pochi metri da qui.”

Italia sospirò. Se era l'ultima occasione per uccidere Wallace non l'avrebbe sprecata, ma attendere così tanto lo rendeva nervoso.

Passarono ancora degli istanti, prima che America ruppe il silenzio nell'abitacolo. “Vuoi pomiciare?”

Più rapido di una serpe, Italia gli afferrò i capelli e fece sbattere la sua testa contro il volante. America si afferrò il naso. “Aveva appena smesso di sanguinare! Come fa Germania a stare con un manesco come te?” Altro pugno.

“Perché lui non se le cerca, le botte.”

America si guardò nello specchietto retrovisore. “Cazzo, il tipo di prima mi ha quasi rotto un dente. Dovrò farmelo sistemare.”

“Probabilmente ti ha fatto un favore. Adesso sei più accettabile.”

Una vena pulsò ritmicamente sulla tempia dell'americano. “Sai, un giorno sfigurerò il tuo bel faccino.”

“Devi solo provarci.” Con la coda dell'occhio captò un movimento. “Penso siano loro.”

La coppia spuntò da un angolo, passeggiando lentamente verso l'auto. Nessun altro essere vivente era in vista.

“Non c'è nessuno in giro. Agiamo.”

America lo prese per una spalla. “Fermo là. Non ce ne bisogno.”

“E' la nostra ultima occasione, America...”

“Stai a guardare.”

Italia non poté non chiedersi come mai America fosse così sicuro di sé e perché lui avesse deciso, nonostante tutto, di dare credito al partner e restare in auto.

“Se ci sfugge ti stacco le unghie ad una ad una.”

“Non accadrà.”

I due erano saliti sulla loro automobile. Le nazioni li videro discutere animatamente, agitare le mani, i visi contorti in espressioni di rabbia. A parte il concitato colloquio, non stava succedendo niente. Italia si morse il labbro inferiore, preda dell'indecisione. Scendere o aspettare?

Non fece in tempo a scegliere che l'auto esplose con un frastuono, avvolgendola in una palla di fuoco e metallo.

Italia aveva sobbalzato al botto, che non si sarebbe mai immaginato. Invece America aveva guardato la scena con un ghigno soddisfatto. “Ci conviene allontanarci, prima che arrivi la polizia” disse alla fine.

Italia tentò di ricostruire gli eventi della serata e, riscossosi dalla sorpresa, sillabò: “Tu lo sapevi?”

“Yep!” gongolò America.

“Perché siamo andati al cinema?”

“Per vederci l'ultimo film dello Schiaccia-cervelli.”

“Quindi non c'entrava niente con l'omicidio?”

“Nope!”

“Allora perché mi hai chiamato, se non avevi bisogno di me?” I suoi pugni si strinsero lungo i fianchi, con l'incessante consapevolezza di essere stato ingannato. E proprio da America.

“Se ti avessi detto che c'era una bomba nell'auto e che fondamentalmente avevo tutta la situazione sotto controllo, tu non saresti venuto al nostro terzo appuntamento, e non avremmo passato una piacevole serata. Che ne dici, stasera andiamo al sodo?”

“E' questo che ti interessa? Tormentarmi con le tue disgustose avance sessuali?”

America ghignò, sadico. “No. E' solo un passatempo. Voglio scalare i ranghi della ditta. Per di più, mi sono un po' stufato di venire malmenato da te. Devo tornare a minacciarti di svelare a tutti quanti la tua vera occupazione?”

Italia ebbe bisogno di tutto il suo autocontrollo per non piantargli un coltello nella clavicola.

La sua voce suonò tesa e il suo sorriso fu tirato. “Ammiro la tua meschinità ed il tuo sangue freddo, tuttavia...preferirei che queste tue doti le impegnassi in maniera da non farmi perdere tempo. Non mi sono scordato delle tue minacce, ma anche tu ci sei dentro, quindi se la nave affonda verrai giù con me. E ricordati...non sono l'unico che ti vuole malmenare, se non peggio. Hai ancora un inglese assatanato desideroso di squartarti sulle tue tracce, giusto?”

“Sono pronto a quest'eventualità. Ti assicuro che nulla mi fermerà più.”

L'affermazione risuonò così sicura e determinata nell'abitacolo, tanto che Italia temette che America sarebbe stato in grado di perseguitarlo anche se tutte le ossa del suo corpo si fossero spezzate.

Tentò l'ultima carta a sua disposizione.

“Facciamo un patto: tu la smetti di architettare falsi appuntamenti ed io ti concedo di gestire metà del traffico e ,se lo desideri, raddoppierò i tuoi punti-omicidio ogni mese.”

America lo fissò con finta indecisione, massaggiandosi il mento. Alla fine, fece un gran sorriso. “Accetto!”

Troppo facile. Troppo veloce. Italia dubitava di aver completamente rabbonito America, e scendere ad un compromesso con lo statunitense era l'ultima cosa che avrebbe voluto. Sia lui che America sapevano cosa implicava l'essere scoperti e ciò era più sicuro per l'uno proporlo e per l'altro accettare il patto, in quell'istante. Alla fine Italia ringhiò: “Bene. Alla prima cazzata, sei fuori.”

L'italiano si fiondò all'esterno non appena America si arrestò davanti all'ingresso di casa sua. “Non scordarti il nostro patto, eh?” lo richiamò immediatamente l'altro.

“Vedi di non scordarlo anche tu.”

Il moro fece un cenno d'assenso e sgommò via.

Italia attese qualche minuto, seguendo i fanali di coda che diventavano sporadici riflessi di luce rossa nella notte. Manterrò l'accordo. Ma prima mi prenderò una piccola rivincita.

Germania lo vide giungere in salotto con un'aria cospiratoria, che non abbandonò il volto di Italia finché non si coricarono.

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§ L'angolotto in grassotto § (We're Back!)

E siamo giunti un'altra volta alla fine. Mentre i mammiferi vanno in letargo io mi risveglio. E l'inverno neppure mi piace!

Ok, io cercherò di darmi una mossa e di scrivere regolarmente, evitando un periodo così lungo di mutismo come quello appena finito.

Un'ultima cosa: state attenti alle carote!

OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Prossimo capitolo: Vendetta condivisa

Finalmente Italia e Canada si divertiranno alle spese del nostro povero America...Ma la situazione non si rileverà del tutto negativa per il grande Eroe.

OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Alla prossima! Ciao Ciao

 

 

 

  
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