Anime & Manga > Junjou Romantica
Segui la storia  |       
Autore: Cassandra Dirke    11/11/2014    5 recensioni
[yaoi]
[yaoi][yaoi]< Misaki... >
Mi volto di botto. < Che vuoi?! >
Ha le mani in tasca. La cravatta è storta, la camicia è stropicciata e il gilet è sbottonato. Ma qui, circondato da questo meraviglioso verde e immerso in questa semirealtà dove nessuno può giudicare in alcun modo i miei pensieri, è bello da togliere il fiato.
< È questa, la direzione giusta > dice dolcemente, con un sorriso malizioso e lo sguardo lucente.
Arrossisco e corro nella giusta direzione, superandolo velocemente.
Gli dico che è un idiota, un arrogante, sicuro di sé e lui sorride.
Gli basta tenermi la mano e camminarmi affianco.
Ora che ci penso, non mi ha mai chiesto altro.
Invece vorrei dirgli che è vero, che non avevo paura.
Perché sapevo che lui mi avrebbe ritrovato.
In qualche modo, riesce a ritrovarmi sempre.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
 
 
                                                                                                             La paura ha distrutto più cose in questo mondo
                                                                                                             di quante ne abbia create la gioia.
 
                                                                                                                                                           Paul Morand
 
 
 
 
 
A casa del Lord Land
Si cena, forse
 
Non riesco a farne una giusta. 
È come se le mie mani non ricevessero gli impulsi che trasportano i comandi del cervello. O come se il mio cervello si sia arrestato. Momentaneamente, spero. Fin'ora ho fatto bollire troppo il tè, bruciato lo stufato, mi sono tagliato tagliando le verdure e ho rotto tre bicchieri.
E quel che è peggio è che i miei gesti sono seguiti in diretta, da spettatori seduti in prima fila.
< Mi permetta... > dice Tanaka-san con estrema delicatezza. Stanco di vedere un incidente dopo l'altro, suppongo, si è alzato e mi prende la pentola dalle mani.
Benché siano seduto in salotto, Usami-sama e figlio-san si voltano a guardare con due sorrisetti diabolici identici stampati sulle facce da schiaffi.
< Sicuro di saper cucinare? >
< Taci Usagi-baka, se pensi di fare di meglio, vieni a dare una mano! > sbotto, incapace di trattenermi.
Noto con una certa soddisfazione che i miei ospiti e il padrone di casa si zittiscono. Mi sembra anche di osservare un certo sorriso soddisfatto sul volto di Tanaka-san, ma potrei anche essermelo immaginato. Decido che non mi importa e che per ora mi importa solo di preparare una buonissima cena di bentornato per Usagi-san.
Ci mettiamo a tavola e noto ocn certo dispiacere che Usagi-san non si siede al suo solito posto, di fronte a me, ma a capo tavola. Sospiro, cercando di soffocare la tristezza. Non se lo ricorda, non è colpa sua.
< Itadakimasu!* > diciamo all'unisono congiungendo le mani davanti al pasto.
Ma io non ho fame. Perciò lo spio: guardo attentamente il modo in cui solleva il cibo alla bocca e trattengo il fiato quando assaggia il primo boccone. Devo mordermi la lingua per non assillarlo con le domande che mi vengono in mente. C'è troppo sale? Troppo poco? 
Lo senti il sapore delle lacrime che ho così tanto faticato a trattenere mentre lo preparavo? 
Lo senti l'amore che ho tentato di metterci? Ricordi quella volta che abbiamo tentato di cucinare insieme? 
Ricordi noi due, insieme? C'è la minima speranza che ricorderai mai chi ero io per te?
Tutto quello che riesco a dire, tutto quello che posso dirgli è un banale: < Com'è? >
Non risponde, si limita a guardarmi. E il suo sguardo mi mette a disagio, davvero. Ricordo di non essermi mai saziato del suo sguardo, che spesso dovevo interrompere quel contatto per non impazire, talmente tanto veloce facevano battere il mio cuore. Adesso invece non posso sopportare l'indifferenza che mi rivolgono. Non ce la faccio.
< È squisito > mi tranquilizza Tanaka-san con un gran sorriso.
Annuisco, deglutendo. Mi porto un boccone alla bocca, ma non ho più fame. 
Forse non l'ho mai avuta.
 
< La ringrazio davvero per l'aiuto, Tanaka-san > dico con un gran sorriso. Mi mancherà quest'uomo. Mi mancherà il calore che è capace di donarmi. Mi ricorda un po' mio fratello... il suo sorriso mi coccola.
< Grazie a lei per l'ospitalità > 
Con un altro sorriso si chiude la porta alle spalle e segue il suo datore di lavoro, lasciandomi sotto la perenne nuvola tempestosa.
Chiudo anche la porta d'ingresso e sospiro voltandomi. Chissà quando ritroverò finalmente la mia vita normale. E chissà quando l'ho persa... il giorno in cui c'è stato l'incidente? Il giorno in cui mi sono accorto di non poter esistere da nessun'altra parte se non qui? Il giorno in cui misi piede per la prima volta in questa casa? Davvero non lo so... e non sono nemmeno sicuro di voler tornare ad allora... sono sicuro di voler tornare a prima dell'incidente, questo sì. Ma non posso più esprimere desideri. Perché hanno tutti un prezzo. E forse ciò che potrei pagare è più di quanto io sia disposto ad avere.
Quando mi volto trovo Usagi-san appoggiato al muro con le braccia incrociate, a guardarmi.
< È tardi > mormoro. < Sarai stanco e confuso... forse è meglio se tu vada a dormire > la mia suona più come una domanda. Una domanda a cui lui risponde con un'altra domanda.
< Perché metà della mia roba è nella stanza degli ospiti? >
Ci penso un attimo... ah, si riferisce alla stanza in cui una volta ho dormito nel suo letto con i suoi vestiti addosso. Quella volta in cui lui si fece il letto da solo. Il ricordo addolcì la mia voce.
< Volevi cambiare la tua stanza >
Mi riferisco alla stanza per bambini, quella piena e strapiena di giochi.
Alza un sopracciglio. Non può nemmeno immaginare le motivazioni che avrebbero potuto spingerlo ad un tale cambiamente, lo so. Non sa che tutto quello che fa lo fa solo per me, per essere più degno di stare con me, per impedire al mondo di dividerci. Ma se tolgo tutto ciò della sua mente... se tolgo ME dalla sua testa, dai suoi ricordi... allora è ovvio che nulla ha più senso. Sì, per me tutto ha perso di significato.
< Ti sei reso conto che quella stanza è per bambini e che sei un uomo... volevi comportarti da tale > rispondo. Mi rendo conto che la mia voce è cambiata di nuovo. Adesso è bassa. Lugubre.
Alza un sopracciglio. < Mi è sempre piaciuta la mia stanza >
< Non sei obbligato a cambiarla se non ti va > mi affretto ad intervenire.
< Non lo farò > mi assicura, scrutandomi dall'alto in basso. < Solo non capisco perché mi sia venuta in mente un'idea del genere >
Abbasso lo sguardo, stringendomi nelle spalle. < Non lo so nemmeno io >
< Davvero? > contrabatte. < Mi sembrava che tra tutti tu ti considerassi in grado di capirmi meglio di chiunque altro >
Trattengo il fiato scattando a guardarlo ad occhi spalancati. Non ricordo di aver mai detto una cosa del genere, almeno non per quel che lui ricordi. < Al contrario > borbotto punto sul vivo. < A volte mi sembra di essere l'unico a non capire cosa ti passa per la testa >
Le volte in cui non ho compreso le sue intenzioni, in qui non ho decifrato le sue azioni sono più di quante vorrei che fossero. La mia voce è più triste di quanto forrei che sembrasse.
Com'è successo all'incirca per tutta la serata non riesco a sostenere il suo sguardo, così cammino velocemente e lo supero, salendo le scale. < Comunque si è fatto tardi > osservo sbrigativo. < Vado a dormire. Buona notte, Usagi-san >
E comunque non mi arrendo. Perché sei tu, perché senza di te ho imparato che non posso vivere.
< Misaki >
E mi fermo. Perché è lui, dopotutto. Perché anche se non ricorda il mio nome... se sa a malapena chi sono io e al tempo stesso non sa nulla di me né di chi sia io...è Lui. È lui che mi chiama. E io non ho mai, mai, mai mancato a rispondergli. Perché è lui. E lui è tutto per me.
Mi volto e mi tuffo nei suoi occhi. < Sì? >
< Risponderai alle mie domande? > domanda con un filo di voce. < Mi aiuterai? >
Mi soprende. E non so di cosa mi soprendo: lui è sempre capace di prendermi alla sprovvista. Eppure mi ero tanto abituato al suo sguardo che trafigge, ai suoi occhi di ghiaccio e al suo modo scorbutico di fare... mi ero abbandonato all'idea che tutto fosse come lo era cinque anni fa. Eppure forse sbagliavo. Forse qualcosa è recuperabile.
Sorrido. Sorrido per davvero. Perché la speranza che ho riagguantato non se ne va. Non se ne andrà Mai!
< Sì! > esclamo con entusiasmo. < Vedrai! Tra pochi giorni ricorderai tutto! >
 
*
 
È un ragazzino.
L'ho guardato da capo a piedi e non posso credere che sarà lui ad aiutarmi. LUI?! Tanaka-san e mio padre stavano scherzando spero...
È basso. Ma proprio basso, capite? E ha questo faccino da bambinetto delle superiori... Ma siamo sicuri che abbia ventiquattro anni? Potrei dargliene al massimo diciannove, sfrozando un po' l'immaginazione. Ha lo sguardo sfuggente, come se fosse costantemente protettivo nei riguardi di chissà quale segreto. Ma non è capace di mentire, l'ho intuito fin da subito. Arrossisce e trema con la facilità di una ragazzina. Si imbarazza immediatamente, per qualunque cosa. Probabilmente è ancora vergine.
Tutto questo mi tornerà utile: non essendo capace di mentire potrò spremerlo per bene senza lasciarmi sfuggire nulla. Voglio scoprire cosa è successo negli ultimi cinque anni della mia vita e voglio sapere perché Takahiro porta uno stramaledetto anello al dito.
Si affaccia quando mi sente scendere le scale.
< Buongiorno, Usagi-san! > esclama con un sorrisone sulle labbra. < Dormito bene? >
Mi fermo, incredulo. Perché è così gentile? Nessuno è mai così gentile con me... solo Aikawa, ma solo quando vuole che faccia al più presto un lavoro e non mai così sinceramente e spontaneamente.
< Non urlare, è fastidioso > sbuffo arruffandomi i capelli per riprendere un po' di lucidità. Alla fine ho deciso di dormire nella stanza degli ospiti perché la mia stanza ha avuto un'invasione di peluche ed era praticamente inabitabile. Non che abbia dormito così bene... ma le lenzuola avevano un buon profumo. Un profumo che ero sicuro di aver già sentito. Un profumo nostalgico. Ma a ripensarci mi viene mal di testa, perciò lascio stare.
< Che cos'è successo alla mia stanza? I peluche in genere hanno una loro sitemazione >
La sua espressione, che prima si era fatta cupa a causa della mia risposta brusca, torna talmente lucente da abbagliarmi.
< Ah, scusa... siccome sei tornato prima di quanto mi avevano detto, non ho ancora avuto tempo di sistemarla > 
< Stai mentendo > dico immediatamente.
Arrossisce, ma non nega. < Tu non hai proprio risposto > ribatte, lasciandomi in sospeso. Mi ha forse fatto qualche domanda?
< Comunque... > fa, come se niente fosse. < La colazione è pronta, è meglio sbrigarci o si raffredderà! > E scompare in cucina.
Mi aggrappo alla ringhiera della scala chiudendo gli occhi, in preda ad un giramento di testa. Non ho dormito per niente bene... mi sono girato e rigirato nel letto cercando la posizione più comoda senza mai trovarla... ah! Apro gli occhi di scatto, dimentico della stanchezza. È questo che mi ha chiesto, vero? Voleva sapere come ho dormito... tanta premura mi sconcerta.
Scaccio via questa sensazione... non proprio sgradevole, ma nemmeno molto piacevole, e scendo le scale. 
Nell'aria c'è un profumo che il mio stomaco non riesce ad ignorare... non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho fatto una colazione decente. Se il piccoletto ha preparato la colazione come ha fatto ieri sera con la cena, forse non mi pentirò di essermi svegliato così presto.
La cucina è in ordine, il salotto pure... ma non riesco a non guardare gli elementi che mi sembrano estranei: il tappeto mancante, le paperelle, l'orso in legno... è come svegliarsi una mattina e ritrovarsi la casa arredata in modo differente. Mi domando se i mobili non siano in grado di animarsi durante la notte. Forse si mettono a ballare il Tip Tap?
Scuoto la testa, incredulo dei miei stessi pensieri incoerenti. Forse il problema alla testa è più grave di quel che i medici credono.
< Siediti! > esclama il piccoletto, sorpreso di vedermi ancora in piedi.
Obbedisco al suo ordine di sedermi al mio tavolo, a casa mia, cercando di ignorare quel punto di irritazione che mi pizzica nel profondo. Quanto meno, mi rendo conto, questo ragazzino mi conosce davvero: almeno conosce i miei piatti preferiti. Il tavolo è pieno di un po' di tutte le delizie di cui vado matto, nei colori e nelle forme che preferisco.
< Ti piacciono le uova > dice all'improvviso, senza nemmeno guardarmi, girando e rigirando le omelette sul fuoco. Ha lo sguardo perso e luminoso, come se stesse ricordando una bellissima giornata di sole. < Ti piace il loro colore giallo. E ami mangiare i würstel tagliati a forma di polipi, come hai visto fare alle famiglie in tv. E non sopporti i peperoni... il loro sapore proprio non... >
< Lo so! > esclamo interrompendolo con voce più alta e dura di quanto vorrei. < Conosco me stesso >
È te che non conosco.
Ho quasi paura di averlo detto ad alta voce perché la sua espressione muta immediatamente.
Si ferma, cancellando il suo sorriso, e ritorna bruscamente alla realtà. Non dice niente e mi sembra la giusta punizione al mio comportamento. 
< È il mio passato che non conosco > riprendo con tono più calmo.
Mette le omelette in un piatto che poi appoggia lentamente davanti a me. Si siede di fronte a me, ma non mi guarda apertamente.
< Che cosa vuoi sapere? > domanda.
Se mi guardasse negli occhi potrei prevedere le sue rivelazioni, anche se in effetti per questa non ho bisogno nemmeno di conferme.
< Takahiro > rispondo immediatamente.
Al suono del nome di suo fratello mi sembra di vederlo irrigidire il corpo, quando alza lo sguardo è quasi cauto.
< Che cosa gli è successo? > gli domando con foga, alzando i palmi delle mani verdo l'alto per fargli notare quanto sia ovvia la mia domanda. Ma cerco anche di non essere troppo aggressivo. Forse non è colpa sua. Forse in questi anni non si è accorto dei sentimenti che provo per suo fratello. 
Forse è stupido.
< Sì è sposato > risponde.
Lo so. Le prove sono tutte lì, davanti ai miei occhi.
Ma fa male lo stesso. Sentirglielo dire rende tutto... troppo vero. E il dolore brucia. Nel mio petto scoppia un incedio potente. Sto bruciando da dentro, con la consapevolezza che non c'è modo per estinguere queste fiamme. Che niente mi riuscirà a salvare.
Eppure posso soffocare il tutto ancora per un po'... perché il desiderio di sapere altro sul conto di Takahiro mi spinge ad andare avanti. Perché il mio amore per lui è sempre stato più importante di tutto.
< Quando? > voglio sapere. La mia voce è incolore, priva di emozioni. Sono tutte soffocate... da qualche parte in quello che rimane della mia anima.
Solleva la testa lentamente, come a studiare il mio comportamento. Mi guarda sempre con cautela.
< Cinque anni fa > dice congiungendo le mani sopra il tavolo e fissandole come se fossero la cosa più interessante nella stanza. Come se io non ci fossi. < il giorno del suo compleanno, il giorno in cui gli regalasti l'orologio di marca..., ci presentò Megumi Kajiwara, annunciando che si sarebbero sposati. Disse... > la sua voce iniziò a tremare, così si fermò e riprese. < Disse che desiderava presentarla a TE, prima che a chiunque altro, Usagi-san.... mi arrabbiai. È stata la prima volta in cui avrei voluto prendere a pugni mio fratello. No, è stata l'unica. Ero talmente furibondo che non mi sarebbe importato di fargli del male! Lui non aveva capito niente... >
Guardo questo ragazzino con disprezzo. Come OSA dire queste cose su Takahiro, su suo fratello... sull'uomo che ha rinunciato al suo futuro, alla sua vita per lui?! Come osa il ragazzino dolce, ingenuo, premuroso, amorevole e indispensabile, di cui Takahiro spendeva le giornate a parlare, aver anche solo preso in considerazione l'idea di ferirlo?!
Che ragazzo indegno! Si è permesso di aver pensato male della persona più importante della mia vita.
Prima che abbia il tempo di spezzargli tutte le ossa riprende a raccontare. E forse questo gli salva l'osso del collo.
< Mio fratello... il mio amato e ingenuo fratello non aveva visto nulla di te. Tu, che hai sempre fatto tutto per lui, sacrificando te stesso, senza mai, MAI, chiedere nulla in cambio... tu, che hai sempre sofferto soffocando il tuo amore per lui per proteggerlo, per non fargli del male... eri costretto a incontrare PER PRIMO la donna che ti avrebbe portato via il grande amore della tua vita! >
Le sue parole mi inchiodano.
Se n'è accorto. In tutti questi anni, ho amato Takahiro più della mia stessa vita ma non ho mai permesso a nessuno di vedere all'interno del mio cuore. Nessuno si era mai accorto del mio doloroso amore... tranne Hiroki, ma lui è un idiota speciale... e adesso, dopo cinque anni, mi risveglio scoprendo che questo ragazzino ha visto tutto? Come è stato possibile? Dove ho sbagliato?
Forse, dopo tutto, questo piccoletto non è stupido come sembra.
Fa un profondo sospiro tremante. < Non sono riuscito a sopportarlo, così, con la scusa dello spumante finito, ti ho trascinato fuori per comprarlo insieme >
Lo guardo con più attenzione. Il suo corpo è ripiegato in avanti, le sue spalle tremano basse, la testa per poco non tocca il tavolo e le mani sono piccole e dall'aria fragile. Eppure, questo ragazzino non solo si è accorto dei miei sentimenti, cosa che suo fratello non hai mai notato, ma sembra che abbia anche tentato di proteggermi... sono sorpreso, confuso.
< Corremmo fino a che il fiato ce lo permise, poi ci fermammo e io ti chiesi scusa per il comportamento di mio fratello. Ma tu mi domandasti... >
Deglutisce torcendosi le mani. È come se le parole non volessero uscirgli di bocca, come se ogni parola fosse per lui uno sforzo insostenibile. Non capisco. La sua voce trema e degludisce di nuovo, scosso da un sighiozzo trattenuto. Mi sembra di notare una scia umida sulla sua guancia e l'incomprensibile istinto di alzare la mano e asciugare quella lacrima mi scuote.
Perché?, mi chiedo.
Ma la domanda che esce dalla mia bocca non è quella di cui voglio udire la risposta. < Che cosa? >
< Perché piangenvo >
< E perché piangevi? >
Perché piangi?
< Perché non sopportavo di vederti soffrire >
Le parole mi raggiungono e lasciano dietro di loro una scia di silenzio.
Gli importa, è la prima cosa di cui mi rendo conto. Gli importa di me, non vuole davvero che io soffra... tanto che piange al solo ricordo del mio dolore. Ma perché? Che diavolo centra lui in tutto questo?
Eppure, prima che io riesca a tirare le parole di bocca per porgergli qualunque domanda, lui scatta in piedi sfuggendo alle mie grinfie.
< Farò tardi al lavoro! > squilla voltandomi le spalle con cura. Lo osservo, come ho già fatto più o meno per tutto il tempo... solo che adesso lo guardo in modo differente. Si toglie il grembiule da cuoco e lo ripiega con cura... così guardo il suo corpo. È proprio piccolo e magro... i vestiti gli si appiccicano addosso, definendone bene il profilo. Le sue spalle... la sua schiena e le sue curve... i miei occhi scivolano sul suo corpo con facilità che mi sconcerta.
Mai nella mia vita ho guardato un'altra persona in questo modo oltre a Takahiro. Per me non sono mai esistiti gli altri, solo lui. E adesso, ritrovarmi a guardare suo fratello... forse sto impazzendo. Quando è stata l'ultima volta che...? Se non ricordo male è successo mesi fa, con Hiroki. E anche quello non fu un tentativo ben riuscito, perché per me esisteva solo Takahiro e lo sapevo. Lo sapeva anche lui.
Però sono passati cinque anni. Chissà che ho fatto in quel lasso di tempo? Dubito di averci riprovato, probabilmente è per questo che mi sento così folle.
Potrei sempre chiederlo al ragazzino, sembra saperla lunga sulla mia vita, ma non trovo motivi per cui avrei dovuto confidarmi con lui anche sulla mia vita sessuale. Soprattutto perché sembra il tipo che si scadalizza immediatamente (arrossisce per un non nulla, sono ancora convinto che sia un verginello, anche se probabilmente grazie al suo faccino carino avrà uno stormo di fanciulle sempre alle costole). Considerando poi che sembra già scosso a causa del racconto, non vorrei tirare troppo la corda.
< È meglio che mi prepari > Le sue parole decidono per me e, dicendo questo, scompare.
Respiro lentamente, guardando la colazione che mi ha preparato... che non ha nemmeno sfiorato. Forse l'ho guardato perché è fratello di Takahiro? Deve essere sicuramente così... certo, non si somigliano per nulla, ma qualcosa in comune ce l'avranno pure, no? Dopotutto, sono fratelli...
Il campanello mi rapisce dai miei pensieri, ma, prima che abbia anche solo modo di raggiungere il soggiorno, il piccoletto è già comparso dal nulla e sta aprendo il cancello.
< È Aikawa-san > mi comunica mettendosi le scarpe, senza guardarmi. < Mi ha detto che sarebbe venuta qui per discutere del tuo lavoro... starà qui fino a quando non tornerò >
E capisco bene la funzione della mia editrice: tenermi d'occhio.
< Quindi te la svigni, eh? >
Il mio tono è troppo duro e ha la patetica tendenza all'accusa. Ma non ci posso fare niente. Guarda la porta come se fosse una via d'uscita, come se non vedesse l'ora di andarsene. Sta lasciando il problema alla mia editrice... non posso fare a meno di sentirmi abbandonato. Lui sa tutto di questi cique anni... dei MIEI cinque anni di vita e se li sta portando via.
Mi guarda. Mi guarda davvero. Senza cnsire il suo sguardo con le ciglia, senza distoglierlo ogni tre secondi... tuffa i suoi occhioni verdi su di me, immobilizzandomi con la sola forza di quello sguardo.
< Tornerò > la sua voce è ferma. Solenne.
< Te l'ho promesso >
Eppure non capisco.
Non capisco cosa altro dovrei udire in quelle parole. SO che c'è dell'altro che mi sfugge, ma appena provo a capire di cosa si tratti la porta si spalanca e Aikawa-san fa fuggire il sospetto che insieme a quel ragazzino non se ne andranno lontani da me solo cinque anni della mia vita.
 
Sul treno diretto in città.
Forse finalmente si lavorerà?
 
La città scorre al di là del finestrono del treno e guardo il panorama passivo, senza veramente vederlo. Scorre tutto davanti ai miei occhi. Scorre senza che io possa fermarlo.
Ho come l'impressione che quello che avevo in mano stia pian piano scivolando via.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, fino a gonfiare i miei polmoni al limite. Devo tenere fermamente in mente che dentro di me arde quella piccolissima fiamma di speranza. Devo alimentarla con il solo desiderio, tenerla lontano dalle intemperie. Perché altrimenti si spegnerebbe per sempre.
Perciò non posso assolutamente pensare al suo sguardo quando mi ha chiesto di mio fratello. Non posso pensare a quanto avrei voluto consolarlo quando ho visto il dolore nei suoi occhi. Non posso sentirmi geloso perché ha voluto sapere di Takahiro... non posso lasciarmi andare.
Penso che mi ci voglia una piccola pausa. Posso aiutare Usagi-san, sì posso, devo, farlo. L'ho deciso e andrò fino in fondo. Ma per adesso quello che ho già fatto è abbastanza per me. Di più per oggi non posso sopportare. Non voglio cedere, voglio lottare.
Ma, a volte, senza che noi ce ne accorgiamo, il destino ci porta in luoghi in cui mai e poi mai ci saremmo aspettati di finire.
Così, quando il treno si ferma e sale quell'uomo, si ferma anche il mio cuore.
Haruhiko-san si guarda in torno e ci mette un secondo ad individuarmi. È evidente che mi stava cercando. Senza dire nulla si siede nel posto vuoto accanto al mio e guarda dritto davanti a sé.
Lo guardo. Che ci fa qui? Perché proprio ora?
Apro la bocca per dirgli buongiorno, perché con lui posso essere cortese. Perché non si merita la mia scortesia, ma la parola che vorrei uscisse dalla mia bocca non si fa sentire. È intrappolata nella mia gola, insieme a tantissime altre parole.
Nuovamente, mi ritrovo a pensare a quanto siamo ridicole noi persone. Diciamo cose scontate e futili ogni giorno, ogni secondo. Sprechiamo fiato ed energie per parole senza significato. Poi, quando dobbiamo dire qualcosa di importante, qualcosa di dannatamente neccessiario alla nostra felicità, siamo qui... tentennanti, indecisi. Senza forze.
Averlo vicino, in silenzio, mi fa uno strano effetto. Il peso che ho nel petto si fa più sensibile... quasi più pesante. Si arrampica su per la gola, infiammandola a causa dell'ingorgo che ci trova. Sto bruciando.
E allora mi convinco che posso. Posso prendermi un momento. Posso scivolare verso il basso per un attimo. Posso lasciarmi andare.
Perchè me lo ha detto lui, ma è anche perché il mio cuore ne ha bisogno.
Perciò, senza una prola, abbandono la mia testa sulla sus spalla. Vorrei che al posto suo ci fossi tu. E credo che anche lui lo sappia, ma è comunque qui. 
E tu non ci sei.
Quindi mi permetto di appoggiarmi a qualcuno che non sei tu. 
Lascio scorrere le mie lacrime che tu mi provochi... solo per un momento.
Non mi arrendo.
Lascio che le mie lacrime scivolino giù, rischiando di sporcare la costosa giacca di Haruhiko-san e chiudo gli occhi. Ma non ti preoccupare...
Mi prendo solo un momento.
Solo uno.
Poi mi concederò un respiro e ricomincerò a camminare al tuo fianco.
Non mi arrendo. Non lo farò mai.
 
Dal libro di Akikawa Yayoi**
 
 
La ruota panoramica girava su sé stessa, emettendo una luce sfolgorante, con la lentezza di chi ha capito che il cielo è troppo in alto e che mai e poi mai verrà raggiunto.
I raggi della luna si infiltravano misteriosi dentro le cabine, rendendo magica l'aria stessa che gli spettatori respiravano.
Eppure non tutti si godevano la vista.
Akihiko aveva lo sguardo basso, il cuore martellante. Non c'era posto per il panorama nella sua testa... c'era solo LUI. 
Misaki... non riusciva a capacitarsi di essere stato in grado di ferirlo. Come aveva potuto anche solo Pensare di fargli del male? 
Ricordava perfettamente quel giorno... ricordava che il suo unico desiderio era quello di fargli Sentire quanto lo amasse.
E adesso riusciva a capire, a vedere, i suoi sbagli. Quello che per lui era stata una cosa meravigliosa, un miracolo... per Misaki non era stato lo stesso. Era andato troppo in fretta e adesso rischiava di perdere la cosa più importante della sua vita. E non riusciva neanche ad immaginare la sua vita senza quel ragazzino, senza la sua vitalità, il suo sorriso... le sue eespressioni così carine e buffe.
Strinse forte i pugni... se Misaki l'avesse abbandonato, lui cosa avrebbe fatto?
< Va bene così, Akihiko-san >
La voce di Misaki irruppe nei suoi pensieri, fece sbiadire le sue preoccupazioni, definendo meglio la sua curiosità.
Andava bene così? Cosa voleva dire quell'incomprensibile ed incorreggibile ragazzo? Che la sua vita sarebbe stata migliore senza di lui? Che era giusto che le loro strade si dividessero?
Ma Akihiko non ebbe il tempo di andare nel panico. Misaki non glielo concesse.
< Io ti amo, Akihiko-san >
Non c'erano ombre nella sua voce. Non c'era incertezza o risentimemto. C'era sincerità. C'era fermezza. C'era tranquillità e serenità. Come se fosse una cosa ovvia, come se tali sentimenti non avrebbero mai potuti essere messi in discussione, Misaki li sfoggiò con incredibile coraggio.
Scattò in piedi e si sedette velocemente accanto a lui, come se si stesse togliendo un pensiero, e con i pugni stretti sulle ginocchia, riprese a parlare sotto lo sguardo sbalordito di Akihiko.
< Non mi pento di nulla. Non ho mai pensato che quello che stavo facendo fosse sbagliato e non ho mai preso in considerazione l'idea di tornare indietro. Se non mi fosse piaciuto, non sarei rimasto al tuo fianco. Perciò non ti preoccupare, Akihiko-san, perché la vita che Misaki si è scelto è anche quella che desidera >
Akihiko riprese a respirare.
Le parole di Misaki erano ferme e scorrevoli... non come era solito parlare. Non con quell'incertezza dettata dalla sua timidezza. Erano decise. Una decisione che veniva dalla solidità del suo desiderio.
Il suo respiro si fece più accellerato.
Quardò questo ragazzino con la testa bassa e i pugni stretti e tesi, il rosso che copriva come un velo la sua pelle... i suoi capelli così neri e lisci perennemente spettinati. E, con una grande boccata d'aria, si chiese come avrebbe mai potuto vivere senza di lui? Era impossibile... perché nella sua vita, dove la solitudine era stata la routine, ora che aveva scoperto cos'era l'amore e la felicità immaginare una vita senza era solo una tremenda ed oscura paura.
Alzò la sua mano lentamente... malgrado le sue parole incredibili (incredibili, appunto!) voleva dare comunque modo a Misaki di sottrarsi. Il che era quasi assurdo perché l'ultima cosa che voleva era che lui lo lasciasse! Che incorreggibile contraddizione!
Voleva, più di ogni altra cosa al mondo, che Misaki SCEGLIESSE di restare con lui per il resto della loro vita. Che ingiustificabile egoismo!
Ma Misaki lo sorprese di nuovo: invece di sottrarsi, di allontanarlo, appoggiò la guancia contro il suo palmo e si lasciò toccare.
Fu l'ennesima sorpresa per Akihiko, l'ennesima indescrivibile gioia. Quindi decise che poteva lasciarsi andare: abbassò la sua testa fino a toccare la fronte del ragazzo e con la mano lo guidò verso la sua bocca. Colto l'invito, Misaki aprì la bocca e accolse, accettado di buon grado, il bacio di Akihiko.
I loro respiri si mischiarono, i loro sapori si fusero e le bocche si cucirono tra loro.
Akihiko sentiva il proprio corpo bollente, il proprio cuore fremante e le mani sempre più desiderose. Frugò tra i vestiti, si liberò della sciarpa del ragazzo buttandola da una parte, sbottonò la giacca sfilandogliela dalle spalle, si insinuò sotto il golfino e trovò finalmente il suo petto. Baciò la sua bocca, il naso, la fronte, gli zigomi, la guancia, il mento e il collo e poi sempre più in giù... gli mordicchiò l'orecchio, leccò la pelle appena sotto, assaporando con la propria lingua i battiti frenetici di Misaki. 
Sorrise. Impazziva dalla gioia di sentirlo dibattere impaziente sotto di lui.
< Aki-kihiko-san... > 
Sussurrava il suo nome senza smettere e senza fiato, come se non riuscisse a farne a meno. Come se dire il suo nome fosse una neccessità.
E Akihiko rispose... levò anche il golfino e lo baciò, gli stuzzicò il petto con la propria bocca ed esplorò il suo corpo con la mano.
< N-no! > irruppe Misaki spalancando gli occhi, come risvegliato bruscamente da un meraviglioso sogno... o come se avesse aperto gli occhi scoprendo che quel sogno fosse la realtà. < Il giro starà per fini... ah!>
Akihiko mordicchiò il sensibile corpo di Misaki facendogli nuovamente chiudere gli occhi. La sua mano accarezzò la pancia dell'amato, scese fino al ventre afferrando e poi lasciando andare dolcemente i peli del ragazzo... infine infilò la mano sempre più in giù... fino a trovarlo.
< No! > gemette nuovamente il ragazzo. Ma mentre le sue parole sembravano una protesta, il suo corpo non pareva essere d'accordo: la mano che aveva sulla testa di Akihiko si strinse, costringendolo ad avvicinarsi ancor più al suo petto; e l'altra mano, ferma sulla sua spalla, si inchiodò nella carne, per sostenersi in previsione a ciò che sarebbe giunto.
< Tu dici di no > sussurrò Akihiko guardandolo negli occhi, annegando in quel verde profondo e meraviglioso. < Ma il tuo corpo grida l'esatto contrario >
Misaki lo guardò terrorizzato per un attimo, poi spinto dalla sua insensata timidezza si costrinse a guardare di lato. < M-ma il giro sta per finire > cercò di contrabbattere.
Akihiko si mosse, posizionandosi meglio sopra il ragazzo, con un sorriso sensuale. < Meglio sbrigarci allora >
< Akihiko-sa-- >
Misaki si lamentava e si dimenava, ma mai, mai nemmeno una volta, chiese ad Akihiko di fermarsi. Anzi, quando Akihiko fermò la sua mano, il ragazzo lo guardò quasi imbronciato.
Akihiko ridacchiò per un attimo, ma si fece immediatamente serio. < Non voglio farti del male > gli confessò in un soffio.
Misaki lo guardò, poi lo sconvolse: avvinghiò le sue braccia attorno al suo collo avvicinandolo così a lui, connettendo i loro corpi, e gli sorrise. < Certo che no > sussurrò, lasciandosi baciare e baciandolo a sua volta.
E in quella tenebrosa cabina ma illuminata dai mille colori della notte, Akihiko capì che c'era un'unica cosa che avrebbe stretto nel proprio cuore per il resto della sua vita: quell'incredibile e amabile ragazzo. Misaki era tutto ciò che aveva.
< Ah... > mormorò il piccoletto sciogliendo appena la loro stretta ferrea. < Quasi dimenticavo > I loro respiri erano ancora affannati, i loro corpi sempre uniti. < Cosa ha desiderato l'altra sera, quando hai visto la stella cadente? >
Akihiko lo guardò. Le sue guance erano rosse, come la punta del suo naso e gli occhi ancora lacrimanti. Ma le sue ciglia erano lunghe e il suo sguardo desideroso di conoscerlo, di conoscere lui, sempre di più.
< Te > sussurrò l'uomo avvicinando la bocca all'orecchio del giovane. < Desidero te. Per sempre >
E così, cullandosi a vicenda, aspettavano che il giro della ruota panoramica terminasse... così che la loro vita insieme finalmente iniziasse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
N.d.A.
 
 
 
 
 
Salve a tutti, belli e brutti!
Vorrei diramare un annuncio: non sono morta, sono ancora viva. XD
Lo so che sarete arrabbiati, come minimo furibondi, ma credetemi, non lo sarete mai quanto lo sono io! Vorrei poter dire che avete atteso tutti questi giorni a causa della vostra stupida autrice e della sua mania di voler perfezionare tutto, ma... beh, forse mi farebbe anche più intelligente, che dite? La verità è totalmente diversa: ho fatto la caz***a che ogni buon scrittore fa: non ho salvato l'opera, perdendo così metà di quello che avevo scritto in un colpo solo. 
Ha ha ha ha ha. Uccidetemi.
Ho dovuto perciò riscrivere le parti fondamentali che avevo già così elaboratamente steso. Avrei voluto morire, in quel momento. Davvero.
Comunque per fortuna ho una buona memoria e un'infinita pazienza, così ho riscritto tutto. Per questo ci è voluto più tempo del solito... sorry.
Comunque adesso ci siamo e possiamo iniziare con le nostre note. 2? Ah, che tristezza.
 
* Itadakimasu: secondo le mie affidabili fonti giapponesi (di giapponese conosco tre parole in croce) significa "buon appetito"
 
** Akikawa Yayoi: è lo pseudonimo che Akihiko Usami, nel manga da cui è tratta la seguente FF Junjou Romantica, utilizza per pubblicare le sue amatissime BL.
 
E, detto ciò, vorrei ringraziare chi non si è arreso; chi ha comunque continuato a lanciare un'occhiata al proprio pc, in rabbiosa attesa di poter continuare a leggere la storia di Akihiko e Misaki.
Spero di non avervi delusi e spero che per il prossimo capitolo ci sarete tutti.
Ora, taglio corto così posso continuare a scrivere, vi auguro buona giornata!
 
 
Cry and Smile,
 
Cassie 
 
 
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Junjou Romantica / Vai alla pagina dell'autore: Cassandra Dirke