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Autore: RebsGnaf    11/11/2014    1 recensioni
" Sono in mezzo a persone di cui posso dedurre tutto"
"Uscite e ti prego non portartelo a dietro la prosima volta o in questa casa si vedrà calare il quoziente intellettivo in modo così affrettato che nessuno lo potrà capire, anzi tu puoi rimanere. Ma Anderson se ne può andare."
"Mi faccio il nodo sul braccio con il laccio e aspetto di riuscir a vedere la mia vena e finalemente mi buco con l' ago, spingo lo stantuffo, mi è concessa un po' pace e confusione voluta nella mia mente."
Johnlock naturalmente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro


Apro gli occhi lentamente, alzo la testa e questa mi da una fitta lancinante.
Che cosa è successo?
Non ricordo.
L' ultima cosa che ricordo è che stavo salendo sulle scale, ero arrivato in casa e poi tutto nero.
------

"Porca miseria"
Sono in casa ad aspettare che torni, so che lo farà e per quanto sia dura ammetterlo ho anche paura che non torni.

Un semplice piccolo rumore, la porta che si apre con molta lentezza John entra ha un aria peggiore di quanto avessi notato prima, fa un passo poi un altro e alla fine crolla a terra svenuto.
"JOHN!"
Corro da lui anche se la distanza è minima visto che sono seduto sulla mia poltrona, sono anche contento che sia ancora qui ma non è questo a cui devo pensare ora e mi abbasso verso John poi allungo le braccia verso di lui e lo tiro su.

"Sh.. Sherlock!"
Lo fisso, ma lui non da segno di risvegliarsi, inizia ad agitarsi tra le mie braccia, quindi mi affretto a portarlo nella mia camera, lo poggio sul letto togliendoli il giaccone e buttandolo su una sedia a caso.
"Perché sei morto?
Potevi rimanere con me"
Bisbiglia nel sonno sempre più agitato.
"Io non sono morto"
Gli sussurro nel orecchio poi esco dalla stanza, vado a prendere il violino e inizio a suonare per lui.
------
"Io non sono morto"
Queste parole mi rimbombano nella testa, è stato solo un sogno?
Mi alzo lentamente e riconosco la stanza.

È quella di Sherlock, forse mi sono ripreso e sono venuto a dormire qui.
Esco dalla stanza, vado in cucina a prepararmi un tè, dopo averlo preso mi siedo sulla mia poltrona e sento un respiro leggero che proviene dal divano.
"SH... SHERLOCK?!"
Forse sto ancora sognando, mi pizzico la spalla ma lo scenario non cambia, invece la figura sul divano si muove, si mette a sedere e si gira verso di me.
"John ti sei svegliato, bene vedo che sei tornato in te."
Lo guardo confuso, poi la rabbia di quegli anni inqualificabili arriva come un bel pugno ben assestato sullo zigomo sinistro.
Ma il pugno non arriva, non sento la pelle morbida del mio coinquilino, sento il vuoto intorno al pugno solo un respiro lieve si abbatte contro.
Il mio pugno che pian piano si scioglie e la mia mano va ad accarezzare quel viso che da tanto non vedo.


Poi mi sporgo di più sono piegato su di lui, mi sorride, fanculo, mi accascio, la mia faccia è sulle sue gambe, le lacrime cadono calde sui suoi pantaloni bagnandoli.
Per dio sono un militare dovrei darmi contegno, non dovrei piangergli addosso.
Sento una mano che mi accarezza lieve la testa e inizio a singhiozzare.

“Sono qui John, sono qui non ti lascio più, te lo prometto.”
Chiudo gli occhi cullato da quelle carezze e dalla sua voce.
-
Non capisco la reazione al fatto che io sono qui, ci sono da ieri e ora non mi reputa un’ allucinazione ma so che alla prossima dose (so che non può farne a meno, nessuno smette subito e io lo so per esperienza.) ritornerà tutto come prima.
“John?”
Lui alza il viso sorridendo i suoi occhi blu mare mi osservano mentre tenta di capire se è meglio che si alzi o no.
Ai miei occhi è ancora un libro aperto, è un sollievo per me, so che ci riabitueremo ad averci intorno, alle battute sul fatto che io sia vestito o no sotto il mio lenzuolo.
Poi riappoggia la testa sulle mie gambe, come un ancora che mi tiene attaccato a lui e lo guardo perso in quei campi di grano che sono i suoi capelli.
“John così sei scomodo”
Borbotta qualcosa, si alza e poi si sdraia vicino a me, per sapere che sono qui e che non lo lascio.
“Scusami John per il dolore che ti ho causato”
“Sta zitto.”
Lo guardo spiazzato questa risposta non me la aspettavo, mi aspettavo il pugno e l’ ho schivato ma non questo.
Cosa mi nascondi ancora John?
Ma non mi importa, siamo tornati insieme lui è ancora qui e io pure.

Questa volta però sarò io quello che si prende cura non lui o per lo meno quando ci saranno ferite gravi lascio fare che sia lui con le sue mani ferme e calme ad aiutare.
Sorrido fissando il suo volto, la sua espressione è cambiata ora non mi sta guardando mi sta osservando, so benissimo che non sa dedurre o per lo meno lo spero.
Perché ci sono segreti che non voglio rivelare facendomi osservare.


*Angolo dell' autrice*
Hello!
I'm here!
Spero che questo capitolo vi piaccia, il prossimo sarà più movimentato ve lo assicuro.

Per ora bye!
  
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