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Autore: xziamsvoices    11/11/2014    8 recensioni
"Si perdevano solo per ritrovarsi. Si lasciavano per riabbracciarsi. Si odiavano per amarsi. Erano strani quei due. Tanto da farmi credere che il vero amore esistesse."
Kathleen crede di conoscere il vero amore, crede di sapere cosa vuol dire amare e -a sua volta- essere amati.
Zayn non vuole avere una relazione stabile con una persona perché, ciò, porta tantissime responsabilità e lui non ha bisogno di affetto.
Ben presto però, le certezze di entrambi crolleranno come castelli di carta quando i loro sguardi si incroceranno per puro caso. 
"E... chissà... forse il nostro incontro era scritto nelle stelle."
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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I don't know who you are.

Prologue.

 
27 novembre 2012, Londra.


«Smettila Angélique, non andremo a quella fottuta festa né stasera né mai!» Gettai le mani al vento, stremata a causa di quella conversazione.

Le labbra della mia migliore amica si tesero verso il basso ed il suo piede sinistro cominciò a ticchettare nervosamente contro il pavimento della stanza.

«Dai Leen... fammi felice per una volta!» Ignorai la sua frecciatina, dedicandomi alla coppetta di gelato alla vaniglia che avevo tra le mani.

Angélique Dubois, ragazza nata in Francia nel 1993 dal carattere logorroico ed esuberante, nonché mia migliore amica.

A prima vista poteva sembrare un po' fuori di testa e... sì, lo era.
Lunghi capelli azzurri le incorniciavano il volto candido ed un fisico sottile la rendevano, tutto sommato, una bellissima ragazza.

Ci conoscemmo all'età di sette anni, quando si trasferì dalla Francia insieme ai suoi genitori e sua sorella. Legammo così tanto che ovunque c'era lei, Kathleen Mason -la sottoscritta- era presente.

«Kathleen, tu verrai a quella festa che ti piaccia o no. Passo a prenderti tra due ore, fatti trovare pronta!» Non feci in tempo a riprendermi dai miei pensieri e ribattere che lei aveva già lasciato la casa.

Chi me l'ha fatto fare di diventare la tua migliore amica...” Sorrisi tra me e me, scendendo al piano inferiore per riporre la vaschetta di gelato nel freezer.

Me lo ricordavo bene perché era diventata la persona più importante al di fuori della mia famiglia...



«Nessuno ti vorrà mai, ricordatelo.»
«Perfino il tuo ragazzo ti ha lasciato ora che sei rimasta incinta.»
«Povero bambino... dovrà avere una madre come te.»

Le lacrime scorrevano lungo il mio volto al ricordo di quelle parole che poco prima avevano riempito la mia classe. Nessuno aveva avuto il coraggio di difendermi, nemmeno la professoressa di filosofia.

Mi diressi nel cortile della scuola, con un groppo in gola che minacciava di farmi crollare da un momento all'altro. Mi sedetti ai piedi di un albero e mi accarezzai la pancia leggermente gonfia.

Sorrisi al pensiero che una creatura, una nuova vita, stava crescendo dentro di me da tre mesi.

Sì, Adam mi aveva abbandonato appena aveva scoperto le conseguenze del suo voler fare “sesso non protetto”.
Se ne era lavato le mani con una serie di scuse così patetiche che avevo smesso di ascoltarlo nel momento in cui aveva aperto la bocca.
Ma io quel figlio lo volevo e l'avrei cresciuto da sola, con tutto l'amore materno che potevo dargli.

«Ehi... è tutto okay?» Riconobbi la voce di Angélique e come risposta mi limitai a scuotere la testa, l'ennesima lacrima che scivolava dal mio viso.

«Senti Leen, io non ti abbandonerò mai. Ti aiuterò a crescere questo bambino come se fosse il mio, perché te lo meriti. Ti meriti un ragazzo al tuo fianco che ti faccia sentire amata e che ami a sua volta la piccola creaturina che stai portando in grembo. Ti meriti tutto ciò che il mondo ha di bello da offrire...
Per adesso, però, dovrai accontentarti di me tesoro.» Concluse la frase con una fievole risata che, ben presto, contagiò anche me.

Vari mesi dopo, diedi alla luce Helena, mia figlia. Mia madre decise che, essendo ancora minorenne, sarebbe stato meglio darla in adozione fino a che sarei stata in grado di prendermi cura di lei.
Fu una scelta molto sofferta eppure, sapendo che presto avrei potuto riabbracciarla, la lasciai andare senza rimpianti.



«KittyKat, mi stai ascoltando?» Annuii distrattamente a Jonathan, mio fratello.

Lui, assieme ai miei genitori, erano la mia ancora di salvezza. Non riuscivo ad immaginare una vita senza di loro.

«Io devo uscire, mamma e papà torneranno a casa domani... vedi di non fare disastri.» Storsi il naso al suo tono severo, rivolgendogli una linguaccia infantile.

«Ho diciannove anni, non dieci! E, comunque, Angélique mi vuole portare ad una festa...»

Una fottutissima, noiosissima e maledetta festa.” Aggiunsi nella mia mente, pensando a cosa indossare.

Guardai l'orologio: segnava le 8.46 pm.
Avevo ancora mezz'ora circa per prepararmi. Sbuffai sonoramente e, ritornando in camera mia, mi diressi verso l'armadio.

Scelsi un vestito leggermente corto: la parte superiore era a righe bianche e nere mentre la gonna scendeva morbida, nera.
Aggiunsi le parigine, del medesimo colore della gonna, ed i mocassini.

Guardando fuori dalla finestra, notai la pioggia fitta che cadeva sui tetti di Londra, così mi infilai un beanie ed uno scaldacollo.

Riguardo al trucco mi limitai ad uno smokey eyes grigio ed un velo di mascara; non volevo esagerare.

“Say something, I’m giving up on you
I’ll be the one, if you want me too...”


La suoneria del mio telefono risuonò per la stanza e, prima di accettare la chiamata, mi beai per qualche secondo della voce melodiosa di Christina Aguilera.

«Dimmi tutto Mad!» Esclamai allegramente, pescando una borsa a caso dalla cassettiera. Mad -Madison era il suo vero nome- era l'altra mia migliore amica, io e Angélique l'avevamo conosciuta all'inizio del college.

Il nostro “primo incontro” era stato piuttosto buffo. Ci eravamo ritrovate tutte e tre nel corridoio, alla ricerca disperata delle nostre classi, per poi scoprire che eravamo nella stessa.

«L'azzurra mi ha detto che verrai anche tu alla festa!» Sorrisi nel sentire il modo con cui chiamava la mia francese preferita.

«Ma che avrà mai questa festa di così speciale?! Voi siete pazze.» Mormorai sconsolata, udendo un clacson suonare imperterrito. Mi affacciai dalla finestra, notando una macchina a me sconosciuta, parcheggiata davanti al cancelletto di casa mia.

«Senti Kath... dovrei dirti una cosa...» Salutai Jonathan con un cenno della mano e mi richiusi la porta alle spalle.

«Non ti verrà a prendere Angélique ma... Blake.» Le mie guance avvamparono all'istante nell'udire quel nome e, se possibile, lo diventarono ancora di più quando quest'ultimo scese dalla macchina vestito di tutto punto e mi aprì la portiera del passeggero.

«Vaffanculo, tesoro.» Attaccai la chiamata e, goffamente, mi sistemai all'interno della Camaro nera.

Blake risalì in auto e, con nonchalance, mi stampò un bacio bagnato all'angolo delle labbra. Improvvisamente la temperatura parve alzarsi ed un calore al basso ventre mi colpì come un formicolio.

«Buona sera Kathleen.» Un sorriso languido si fece spazio sul suo volto nel pronunciare quelle parole.

Oh, merda.
  
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