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Autore: ImBecky_99    11/11/2014    0 recensioni
Linda non poteva aspettarsi una cosa del genere; non poteva immaginare che, un giorno, presto o tardi, avrebbe trovato riparo in qualcuno così poco affidabile.
D'altra parte lui non aveva intenzione di cambiare, né per lei, né per nessun'altra ma un'improvvisa rivelazione, una bugia tenuta nascosta per troppo tempo, scatenerà ciò che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato.
Ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta, oppure si, ma forse non nei tempi previsti.
"Cosa diamine ci faceva lui, qui? Com'era possibile?" Linda era tutta un tremolio.
"Uhm.. vorrei un tè alla menta e..si, da portar via" Disse lui, mentre cercava cinque dollari nel borsellino per pagare il conto.
Non si accorse di lei fino a quando non notò, mentre ancora aveva lo sguardo basso, che le mani della persona di fronte a lui erano immobili, scosse solo da fremiti.
Era lei.
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Storia presente anche su Wattpad.
Con il seguente scritto non intendo offendere o descrivere realisticamente il carattere di personaggi esistenti. La storia è quindi frutto della mia fervida immaginazione.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV'S LINDA 
Solo dopo la visita dei miei genitori e di uno scatenato Chris, mi rendo conto di quanto tempo sia effettivamente passato da quando sono entrata all'Università. Sono stata così presa da tutti gli esami che non mi sono quasi nemmeno accorta dei giorni che passavano, forse l'unica cosa che ha scandito gli ultimi mesi è stata la tinta di Sue che pian piano si fa sempre più sbiadita, ma - non chiedetemi come - in qualche modo sembra sempre perfetta nel suo trasandamento. 
Poi ci sono io, che provo davvero a sembrare almeno decente, poi mi guardo allo specchio e sono molto meno bella di Sue appena sveglia dopo una delle sue sbronze colossali prese alle feste. Che tristezza. 
A proposito di feste, io non ho mai più messo piede in nessuna di quelle, mi sono praticamente trasformata in un'eremita. Resta il fatto che, se anche avessi voglia di andare, non avrei compagnia o niente del genere. Sue è ancora presa da Calum, e nonostante i loro frequentissimi alti e bassi. Ora siamo in uno dei loro periodi bassi, rasoterra, e io sono obbligata a condividere pienamente ogni pensiero che frulla per la testa della mia lunitica amica. 
"Non ci vedremo mai più, io ho chiuso" afferma convintissima, il viso imbronciato e le braccia conserte.
"Giusto" la assecondo - esclusivamente perchè tengo alla mia pelle - 
"Giuro, ne ho abbastanza delle sue scemate" continua.
"Fai bene" dico.
Ovviamente sono consapevole del fatto che, domani, appena metterà piede fuori da questa stanza, magicamente si incontreranno e faranno pace. Almeno fino alla prossima volta.
"Sono, cosa, tre o quattro mesi interi che lo sopporto? E lui continua imperterrito a fare così!" 
Non ho idea di cosa stia dicendo, ma annuisco ancora. 
"Ma adesso basta! Anzi, adesso andrò a farmi una doccia e poi passerò in segreteria per vedere se posso cambiare le lezioni che abbiamo in comune" dice " verrò con te a scrittura creativa, Linda"
Ew, eccola con un'altra delle sue idee.
"Perfetto" forse non sono molto convincente, perciò continuo " ti aspetto qui" sorrido. 
Prende velocemente tutte le sue cose e si chiude in bagno. 
Sospiro, cercando di inventare le prossime scuse per evitare che lei faccia davvero quello che ha intenzione di fare. Che lavoro complicato quello dell'amica di una innamorata. Specialmente perchè sono io quella a faticare, e poi loro fanno pace. Dovrei avere una percentuale di almeno cinquanta dollari al mese per questo. Meglio lasciar perdere. 
Sento il suono di un messaggio, perciò prendo il telefono e mi sistemo meglio sul letto - dato che l'incazzata Sue ha anche diritto a tutto il mio letto -

Da Greenbay:
Hai presente quel pazzo professore di cui ti ho parlato l'altro giorno? Bene, ci ha appena assegnato un tema sulla poesia che avevamo presentato non so quanto tempo fa. Sono nella merda.

Mi stavo quasi per dimenticare, ormai io e la persona sconosciuta dall'altra parte dello schermo ci scriviamo spesso. Quasi tutti i giorni. Perciò abbiamo deciso di scambiarci i numeri di cellulare, solo per questione di praticità. La cosa bizzarra è il patto che abbiamo stipulato: nessuno sa il nome dell'altro. E' molto più semplice parlare con qualcuno che non conosci, perchè sai che quella persona non potrà parlare male di te o dire qualcosa di cattivo riguardo a te. Semplicemente perchè non sa chi sei: cioè teoricamente lo sa, ma non in pratica.

A Greenbay:
Non sei così male a scrivere, perchè dovresti essere nella merda?

La risposta mi arriva più velocemente del previsto.

Da Greenbay:
Devo scrivere un tema intero sulle sensazioni che mi hanno portato alla creazione di quella poesia che, tra parentesi, è quella che mi hai scritto tu.

Si, è vero. Qualche tempo fa doveva inventare una poesia ed era davvero a corto di idee, perciò gliene ho semplicemente regalata una. Mi capita spesso di scrivere poesie, soprattutto nei momenti meno opportuni come durante le lezioni, al margine delle pegine dei libri. Infatti, quella che gli ho "regalato" arriva proprio da li.

A Greenbay:
Cosa dovrei fare quindi? Scriverti il tema?

Chiedo, ma sinceramente spero che mi risponda di no, considero già abbastanza intimo avergli fatto leggere la poesia, scrivere il perchè sarebbe più che imbarazzante.

Da Greenbay:
No, perchè ho assolutamente bisogno di capire quello che scriverò in quel tema, dato che dovrò esporlo alla classe. La soluzione è, potremmo vederci questo pomeriggio? So che questo non fa parte del patto, ma potremmo comunque non dirci i nostri nomi, e ho davvero bisogno di aiuto! Se continuo di questo passo, con i risultati dei miei esami, potrei soltanto andare a fare buchi alle ciambelle in qualche chiosco nel bronx. Non che ci sia qualcosa di male, le persone che fanno buchi alle ciambelle nei baracchini del bronx sono i migliori.

Rido da sola, come una perfetta scema,in preda al panico.

A Greenbay:
Va bene, al parco?

Nel messaggio ho cercato di essere il più convincente possibile, non mi perdonerei di aver fatto andar male la sua prova, però sono sinceramente agitata per tutto questo. Alla fine è pur sempre la persona per cui ho parlato per tutto questo tempo, però ora mi vedrà e potrà giudicarmi. Come hanno sempre fatto tutti gli altri. Resta il fatto che siamo a Gennaio, le vacanze di Natale sono appena passate e io non ho fatto altro che studiare tutto il tempo -a parte il giorno della Vigilia e il giorno della festività vera e propria, quando siamo andati a pranzo con i colleghi di papà-, e l'idea di incontrarsi al parco non è una delle migliori, ma è l'unico modo per riconoscerci facilmente.

Da Greenbay:
Si, possiamo trovarci ai tavoli da picnic? Quelli dalla parte opposta del viale. Per favore?

Okay, e va bene: facciamo anche questa minchiata. L'ennesima. So di per certo che da quando ci incontreremo in poi, il nostro rapporto cambierà del tutto. Chissà quante volte ci saremo visti in giro, senza riconoscerci. Dio, devo fare qualcosa per far passare quest'ansia, altrimenti sono più che sicura che comincerò a balbettare come una stupida.

A Greenbay:
Va bene, sono là tra venti minuti:)

Che disastro. 
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Passeggio per il viale alberato mentre nascondo il viso nella sciarpa color senape: la mia preferita. 
Oltre che per il freddo, l'ho scelta in modo che mi nasconda la faccia in caso dovessi arrossire. Halloween è passato da un bel pezzo, ma continuo ad aver paura di ciò che potrebbe nascondersi dietro agli alberi. Non c'è davvero buio, anzi, c'è ancora abbastanza chiaro, ma non riesco a togliermi questo senso di ansia da dosso; forse è solo perchè sono agitata per questo incontro. Ho già qualche idea: infatti, nonostante abbia cercato di tenerlo nascosto, credo proprio che la persona in questione sia un maschio. Anzi, ne sono praticamente sicura. Credo che non me l'abbia mai detto,un po' perchè l'avrà dato per scontato, e un po' perchè - come tutti i ragazzi - ha paura di passare per 'il nerd sfigato' interessandosi di poesie e quelle cose. Chiunque sia, ho davvero imparato a conoscerlo in questo tempo, perciò potrebbe essere anche un calamaro travestito da umano che non mi importerebbe, il fatto è che mi sta simpatico e basta. Tutto qui.

Mi sono ovviamente ingarbugliata nei miei pensieri e non mi sono accorta di essere già arrivata a destinazione. La maggior parte dei tavoli sono vuoti, ma io e la persona misteriosa siamo persone ribelli che se ne infischiano del freddo di metà Gennaio. A volte è rischioso essere pazzi.
Appoggio la borsa sulla panca e mi siedo, guardandomi intorno. E' già qui? 
Controllo se ho ricevuto qualche messaggio, ma non è così. Allora inserisco le cuffie nel mio Iphone - su cui sono stata costretta a scaricare tutta la musica dopo che il mio Ipod ha deciso di suicidarsi - e premo la riproduzione casuale: in un attimo 'Therapy" degli All Time Low risuona nelle mie orecchie. 
Che mi abbia dato buca? Oppure non mi ha trovato. Sono arrivata in ritardo? No, ero qui con cinque minuti di anticipo: oddio, ho bisogno di smetterla, devo trovare qualcosa con cui distrarmi. 
Credo che qualcuno mi abbia sentito, perchè meno di cinque secondi dopo, noto una chioma bianca e nera seduta sulla panca di un tavolo più in là. 
Di male in peggio. E' da un bel po' di tempo che non vedo Michael, da quella famosa Domenica. Sento le guance farsi sempre più calde al ricordo di quel sogno: lui sembrava così reale. Ci sono un sacco di cose che non mi sono ancora chiare, come ad esempio quel profumo sulle mie lezuola: Sue mi ha assicurato di aver usato per tutti i bucati il mio detersivo perchè il suo era finito, eppure quel profumo io non l'ho più sentito. Sicuramente era parte del sogno. Ho cercato quell'essenza inspiegabile ovunque, senza successo. È incredibile come riesca a ricordare in modo vivido tutti i particolari.

Da Greenbay:
Dove sei? Ti aspetto qui.

Il suo messaggio mi coglie alla sprovvista: quindi lui è già qui? 
Mi prendo del tempo per esaminare le persone sedute qua nei dintorni.
C'è Michael, che escludo in partenza. 
Sarà per caso il ragazzo con il cappotto e i capelli lunghi? Oppure quello intento a giocare con il telefono? Oppure quello che sta leggendo? Oppure quello biondo chinato sul tavolo? Credo che si stia dormendo, in realtà, quindi escluderei anche lui. 
Mi sistemo meglio la sciarpa e sovrappongo i lembi della mia giacca che avevo lasciato aperti. 
A Greenbay:
In realtà sono già qua. Ho una sciarpa gialla abastanza evidente ahah.

Passano alcuni secondi, anche troppi, e non succede niente. Nessuno si alza. Il tizio addormentato non si è svegliato; quello che sta giocando non ha alzato gli occhi nemmeno una volta e quello con i capelli lunghi continua a non fare niente. 
Poco dopo noto con la coda dell'occhio qualcuno che si alza, così giro la testa, trattenendomi dal farlo di scatto. 
Mi gelo sul posto quando vedo Michael venire verso di me: cosa vuole adesso? Magari Greenbay si troverà in imbarazzo vedendomi cin compagnia di qualcuno, perciò andrà via. Odio così tanto quella testa colorata, con tutto il mio cuore. 
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POV'S MICHAEL.

Alzo la testa curioso quando la 'persona misteriosa' mi scrive che è già qui. In realtà so che si tratta di una ragazza, e la mia teoria viene confermata dal messaggio: indossa una sciarpa gialla. E dopo quella poesia, mi sembra più che ovvio. 
Non deve essere difficile da trov- COSA?
Mi sfrego gli occhi, sicuro di stare avendo una fottuta visione: non può essere vero. La tipa simpatica con cui ho parlato con tutto questo tempo non può di sicuro essere la perfettina. Non lei: questa è solo una terrificante coincidenza. Mi guardo intorno, convinto di trovare un'altra sciarpa gialla in questo posto. Ti prego, ti prego, fa che ce ne sia un'altra. 
"Porca merda!" impreco sottovoce quando non ne trovo nessun'altra. Sono uno sfigato, Cristo. 
Mi alzo e decido di andarmene, non ho intenzione di parlare o anche solo farmi vedere in giro con lei. Sono già quasi vicino al viale quando tiro un calcio ad un piccolo sasso scappato dalla ghiaia più in là, impreco di nuovo, e poi giro i tacchi e torno da dove solo venuto.
Che poi, da quando ho iniziato ad usare parole come 'impreco' o 'giro i tacchi'? Devo stare male. 
Mi avvicino con tutta la calma del fottuto intero mondo al tavolo della ragazza con la sciarpa dello stesso colore de 'I Simpson', la musica nelle sue orecchie. E' abbastanza alza, così che io possa sentirla anche solo da qui: consco questa canzone. 
Vengo distratto dalla sua voce quando, posizionandosi le cuffie sul collo, mi dice che sta aspettando qualcuno. 
Rimane stupita - e anche incazzata - quando mi siedo sulla panca dall'altra parte del tavolo. 
"Mi hai sentito? Sto aspettando qualcuno." Ribatte. 
Questa qua è un controsenso unico: un giorno è tutta timida o cosa; l'altro sembra sul punto di mandarti a fanculo da un momento all'altro. Ancora non ho realizzato che è lei. C'è qualcuno che mi vuole male, lassù. Sempre che ci sia qualcuno.
"Ciao anche a te, Stella "



NOTA AUTRICE 
Eccomi, dopo l'ennesimo ritardo. Questa volta non mi dilungo più di tanto, vi chiedo solo di commentare facendomi sapere cosa ne pensate e magari, se vi va, di votare:) 
Grazie mille a chi è arrivato fin qui resistendo alla tentazione di eliminare la storia ahahahah
Vi voglio bene, ImBecky_99
  
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