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Autore: Lost In Donbass    11/11/2014    1 recensioni
Un ragazzo e una bambina riflettono sullo scrivere, perché si fa e cosa vuol dire.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scrivere, pertanto, è un’attività complessa ; è,insieme, preferire l’immaginario e il voler comunicare; in queste due scelte si manifestano tendenze assai diverse e a prima vista contrastanti. Per pretendere di sostituire un universo inventato al mondo esistente, bisogna rifiutare aggressivamente quest’ultimo : chiunque vi stia dentro come un pesce nell’acqua e pensi che tutto va bene non si metterà certo a scrivere. Ma il desiderio di comunicazione presuppone che ci si interessi agli altri; anche se nel rapporto dello scrittore con l’umanità entra dell' inimicizia e del disprezzo.
Simone de Beauvoir
-Perché scrivi?- chiese la bambina con le trecce al ragazzo seduto sull’altalena.
-Come?-il ragazzo alzò la testa di scatto, nascondendo d’istinto i fogli e la stilo dietro la schiena.
-Perché scrivi?- ripeté la bambina, dando una leccata al cono che stringeva tra le mani paffute.
Il ragazzo aprì la bocca per risponderle ma si rese conto che non sarebbe riuscito a dire una parola. In effetti, perché scriveva?
-Oh, ehm, io … - balbettò, alla ricerca di una risposta da dare alla piccola che lo guardava con curiosità.
Si morse il labbro, preso in contropiede. Lo sguardo gli cadde involontariamente sui suoi fogli pieni della sua stretta calligrafia “ … vorrei tanto cambiare il mondo- disse lui
Il ragazzo alzò lo sguardo sulla bambina che lo fissava decisa.
-Sai, vorrei tanto poter ambiare il mondo- mormorò poi.
La piccola diede un’altra leccata al gelato e si sedette ai suoi piedi
-E perché vorresti cambiare il mondo? C’è qualcosa che non va?
Il ragazzo sorrise con amarezza di fronte all’innocenza di quella specie di bambolina.
-No stai tranquilla, va tutto bene.
-Ma se hai detto che vuoi cambiare il mondo deve esserci per forza qualcosa che non va.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. E perché diavolo quella lì era venuta a importunarlo con delle domande così … così dirette?! Non sapeva bene neanche lui perché scriveva, non se le era mai domandato veramente. Che fosse venuta l’ora di darsi qualche risposta?
-Perché scrivi?
La bambina glielo domandò di nuovo e quello fu come un calcio nel petto del ragazzo. Forse perché non sapeva rispondersi e questo lo faceva stare male dentro. Faceva qualcosa senza neanche sapere il perché.
-Sai, scrivere non è da tutti … è complesso …
-Ti credi forse superiore?!
Il ragazzo vide con orrore le guance della bambina farsi rosso fuoco e si affrettò a precisare
-Certo che no, intendevo dire … se hai qualcosa da dire scrivi. Se no, no.
Obiettivamente, non ne era molto sicuro.
-E tu che hai da dire?
La bambina si aggiustò gli alamari del cappotto.
-Oh, tante cose. Scrivo per cercare di dare una specie di senso alle cose.
-E come puoi dare senso alle cose se tu per primo sei senza senso?ù
Quella frase colpì il ragazzo come una pallottola.
-Che … che vuoi dire?
-Beh, prima dici di voler cambiare il mondo, poi di voler dare senso alle cose. Deciditi.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli e sbuffò una risata
-Sei sveglia tu … forse intendevo dire che se non posso cambiare il mondo, posso cercare di dare una parvenza di senso alle cose che non ce l’hanno.
-Mi fai un esempio?
-Le guerre non hanno senso, ma detto sinceramente, non è possibile trovarglielo.
La piccola annuì pensierosa, leccò il gelato e continuò
-C’è il sole oggi. Perché non sei a far qualcosa con i tuoi amici?
-Io non ho amici.
Il ragazzo cominciava a sentirsi fortemente a disagio di fronte allo sguardo indagatore di quel frugoletto.
-E scrivi forse per quello? Per crearti degli amici che non hai?
-Potrebbe anche darsi non ne sono sicuro.
-Ma se scrivi prima o poi qualcuno leggerà quello che hai scritto. Vuoi che leggiamo ciò che hai da dire?
Il ragazzo si asciugò la mani sudate sui jeans
-Non saprei dirti … da un lato si, perché vorrei far conoscere il mio punto di vista alla gente, la mia visione delle cose; mentre dall’altro no, perché la gente giudica e … - il ragazzo deglutì –Ho una certa paura del giudizio degli altri.
Arrossì violentemente, tanto da eguagliare l’altalena di plastica vermiglia.
-Non dovresti avere paura- commentò la bambina, stirandosi il vestitino rosa confetto.
Il ragazzo fece un verso a metà tra il divertito e il sarcastico.
-Non è semplice capire certe cose, piccolina.
-Hai ragione anche tu. Allora dimmi, con parole semplici siccome sono piccola – al ragazzo sembrò che avesse calcato con una certa ironia il “sono piccola”-Perché scrivi se non vuoi far leggere il tuo operato e sei già scoraggiato in partenza? Deve esserci un motivo.
Il ragazzo desiderò ardentemente per un momento che la bambina scomparisse, ma poi una parte di lui gli fece presente che quella bambina lo stava aiutando oltremodo ad affrontare domande che lui si era più volte posto ma dalle cui risposte era fuggito senza voltarsi indietro. Ora che era messo con le spalle al muro era obbligato a ragionarci.
-Vedi, io trovo la nostra società, e l’intero sistema mondiale un luogo alquanto sgradevole. Siccome però sono solo un ragazzo solo contro tutti non posso far altro che mettere su carta il mio grido di protesta. Ecco perché scrivo.
Sperò che quella risposta soddisfacesse la bambina, che leccò il gelato e rispose
-Ci voleva così tanto a rispondere? Questo è giusto, sono d’accordo con te ma penso che tu sia troppo un riccio.
-Come?!
-Se provassi a far leggere a tutti il tuo grido di protesta, molta gente potrebbe apprezzare e urlare con te. Ci saranno quelli che non saranno d’accordo, com’è giusto. Ma qualcuno ti avrà ascoltato.
-E’ proprio questo che temo. A me non piace la gente. Se voglio cambiare questo mondo, è perché trovo che la maggior parte della gente sia ipocrita.
-Guarda che non sei l’unico, eh. Al mondo ci sarà qualcuno come te, che sosterrà di odiare tutti. Se legge quello che pensi, abbraccerà le tue idee e sareste già due contro i cattivi del mondo. Due è meglio di uno, no?
Il ragazzo boccheggiò. Quella bambina lo sconvolgeva non poco.
-Cre … credo tu abbia ragione. Potrei tentare- una risatina isterica gli sfuggì dalle labbra.
-Io non ho mai pensato di scrivere. O forse non me l’hanno mai fatto presente che si potesse scrivere. Non saprei.
La bambina giocherellò con una delle due trecce.
-Hai qualcosa da dire?- chiese il ragazzo dondolandosi lentamente.
-Ho qualcosa da dire a te piuttosto. Scrivere una cosa a quanto pare è difficile, perché devi esporre la tua idea a tutti. Quindi devi essere un buon oratore.
-Beh non per forza, io …
-Lasciami parlare. Devi liberarti perché hai troppo odio represso dentro. Devi odiare molto il mondo se lo vuoi cambiare.
-Ma  non è che lo odio. Semplicemente apporterei volentieri delle modifiche.
Il ragazzo si agitò un po’. La bambina si alzò, si leccò le dita ancora sporche di gelato e allungò la manina.
-Mi accompagneresti a casa? Sono stanca.
Il ragazzo sospirò forte, si passò una mano tra i capelli, poi si alzò, la prese per mano e si avviarono veros casa
-Mi prometti che scriverai allora?
Il ragazzo percepì una piccola stretta extra alla mano
-Promesso.
Sorrise e ricambiò la stretta. Continuarono a camminare nel sole morente. Un ragazzo e una bambina.
I fogli fittamente scritti e il resto del gelato ormai sciolto a fare compagnia alla ormai solitaria altalena che dondolava nel crepuscolo.
 
  *****
Dovevo prepararmi per il tema, che dovrò svolgere in 100 minuti, ragionando su una citazione. Questo è il mio allenamento
  
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