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Autore: Elissa_Bane    11/11/2014    2 recensioni
Ti chini, Danielle, a prendere il pacchetto di sigarette, e te ne accendi una. Ti affacci alla finestra che da sul piccolo giardino, la cui protagonista è una solitaria panchina di legno. Non pensi più di tanto, mentre fumi.
Tu, Danielle, sei solo un corpo, in questo istante. Un insieme di muscoli e tendini che si muovono al comando dei tuoi neuroni per accostare ancora la sigaretta alle labbra. Un'ultima volta ancora, ed è finita.
Ridotta al filtro.
Come te.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just another Cinderella
 
 

È un clichè. Un terribilmente noioso e scadente clichè, che torna alla tua mente, Danielle, mentre apri piano gli occhi nella luce dell'alba.

La rottura con Max, le amiche che ti vogliono portare fuori, per distrarti, perché “Eddai Danny, sei troppo bella per lasciarti andare così”. E tu rinunci sempre, Danielle, hai sempre detto che preferivi un buon libro e il silenzio. In verità, le lacrime e il silenzio.

Poi c'è stata Katherine, la tua Kath, che da piccola ti tirava i codini per gioco e finivate per terra a graffiarvi come gattini selvatici. Kath, che è arrivata una sera, dopo due mesi che non volevi vedere nessuno, è entrata in casa coi suoi stivali di pelle marroncina e gli shorts e si è mollemente lasciata cadere sul divano, dopo essersi versata un bicchiere di vino da una bottiglia che non ricordavi nemmeno di avere. Ti ha guardato con quei suoi occhi verdi, e tu ti sei sentita sciocca, col mascara colato e la tuta grigia. Katherine ha schioccato le labbra, un leggero sorriso di scherno sul volto, perché non è mai stata l'amica che ti consola, Kath, mai, quello lo lascia fare a Ellen. Le hai preso il bicchiere di mano, bevendo un sorso di vino, che scivola delicato nella gola. Sorride, e sorridi anche tu. «Andiamo a ballare, stasera.» afferma con quella voce calda che arrotonda le r come perline di legno sulla lingua. Scuoti la testa, provi a negare, a dire che non vuoi, ma sai già in partenza che con Katherine non puoi discutere. Lei, infatti, morbidamente appoggiata al tuo divano, inarca un sopracciglio con aria divertita. Ti senti già cedere, un pochino. Poi ti sfida, urtandoti nell'orgoglio, dicendoti che sei solo l'ennesima povera Cenerentola abbandonata dal principe, perché sa che tu hai questa mania del voler dimostrare la tua forza, la tua indipendenza. Il tuo essere l'artefice del tuo stesso destino. E lei lo sa, Kath sa quanto tu odi Cenerentola.
Ti sei fatta una doccia veloce, infilandoti un corto abito nero. Nulla di eccessivo, tu non punti come lei a farti guardare.

E poi sei sul lucido pavimento di legno, i tacchi che scivolano delicatamente mentre ti avvicini a quel ragazzo che sì, conosci da quando eri bambina, è una città piccola questa, ma del quale non ti ricordi nemmeno il nome.
Da lì hai lasciato che lui ti portasse a casa sua, cercando l'uno nell'altra un piacere fisico, che è arrivato fin troppo presto, e che non ha portato via con sé il sapore amaro che senti in gola.

Ed eccolo, il clichè.

Lui, Andrew, che si sveglierà, chiedendoti se vuoi un caffè, per mera gentilezza, prima di guardarti rivestire e tornartene alla tua vita. I vestiti sparsi ovunque nella stanza, che come una scia ti conducono fino alla porta di casa, dove per terra ci sono la tua e la sua giacca. Ti chini, Danielle, a prendere il pacchetto di sigarette, e te ne accendi una. Ti affacci alla finestra che da sul piccolo giardino, la cui protagonista è una solitaria panchina di legno. Non pensi più di tanto, mentre fumi.
Tu, Danielle, sei solo un corpo, in questo istante. Un insieme di muscoli e tendini che si muovono al comando dei tuoi neuroni per accostare ancora la sigaretta alle labbra. Un'ultima volta ancora, ed è finita.
Ridotta al filtro.
Come te.

Un rumore di passi ti fa voltare, ed eccolo, il tuo compagno di una notte, che si scarmiglia i capelli porgendotela direttamente, quella benedetta tazza di caffè. E ti chiedi quante volte lo abbia già fatto, quante volte abbia desiderato anche lui un clichè romantico, romantico per una sola volta in questa vita di disillusioni. Accetti sorridendo, Danielle, perché è così che si fa.

E mentre tu ti rivesti lui ti osserva, appoggiato allo stipite della porta, la sua tazza ancora in mano. Lo saluti, andando via, ma non ti volti indietro, né lui ti richiama.

Questo non è un clichè romantico, Danielle.

Se lo fosse, ora non staresti qui, per terra, sanguinante. Non sentiresti la vita sfuggirti dalle labbra, mentre chiedi aiuto, mentre lui, il tuo aguzzino, sorride vedendoti morire.

Stai annegando nel rosso, Danielle, il tuo sangue che scorre veloce sul selciato della stradina deserta, e tra qualche giorno anche quest'uomo, questo psicopatico, morirà, ucciso da un proiettile di un poliziotto incaricato di catturarlo.

Ma tu non lo sai, né lo saprai mai.

Hai sempre odiato i finali, e non hai mai pensato che tu stessa eri una storia destinata ad avere fine.

  
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