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Autore: TheDevil    12/11/2014    1 recensioni
Cosa successe ai tempi della Prima guerra sacra? Chi erano i cavalieri del mito? Lo scontro tra Atena e Poseidone
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi scuso per il Ritardo: Buon Divertimento 

 


Il Principe di Creta


Dopo la battaglia con il servo di Poseidone, Ganimede e Sargas veleggiavano verso Creta spediti, e per fortuna senza avventure, cosa che in effetti stupì il giovane ateniese che pensava che il mare ben presto avrebbe di nuovo attaccato.
Creta si stagliava ancora lontano ma l'isola era conosciuta per parecchie particolarità.
Il profilo montuoso dell'isola era visibile da grandissima distanza e Ganimede sapeva che la maggior parte dell'isola era composta da alture aride e secche, davvero inadatte all'agricoltura e anche l'allevamento dei pochi animali era poco redditizio, eppure a Creta era fiorita una civiltà ricca e prospera, dove le poche città erano ricche e in cui gli abitanti vivevano, se non nel lusso, almeno nelle comodità.
Questo era possibile da due fattori, uno dipendente dall'altro, uno era il commercio: gli abitanti di Creta erano conosciuti come viaggiatori instancabili, ma la vera ricchezza era nel sottosuolo dove c'erano metalli preziosi che, estratti dagli schiavi, venivano poi commerciati in tutto il Mediterraneo.
L'abbondanza di minerali aveva fatto volgere lo sguardo ad un Dio particolare, che non aveva templi in nessun altro posto, se non oltre le colonne d'Ercole: gli abitanti di Creta sacrificavano volentieri ad Ade Pluto.
Non inganni però la descrizione fatta finora: il popolo di Creta è un popolo pacifico che ha inoltre sviluppato un sistema di governo assai particolare: un triumvirato di uomini che risiedono nelle tre grandi città dell'isola e si incontrano una volta al mese per discutere gli affari dell'isola intera. Per il resto del tempo ognuno di loro risiede nel proprio palazzo e governa la propria città.
Ganimede dovendo recarsi su un isola riteneva che almeno le coste fossero devastate, come lo erano quelle del Peloponneso, invece Antares arrivò a Cnosso in tranquillità e il porto era in piena vita, senza alcun segno di danni.
Ganimede si voltò verso Sargas per ringraziarlo e indicargli il cammino che avrebbe dovuto seguire per arrivare ad Atene in tranquillità, ma lo trovò mentre stava dando disposizioni a uno dei suoi uomini che stavano attraccando, Sargas si voltò e gli fece l'occhiolino e un segno di vittoria -Prepariamoci a scendere-
-Non c'è bisogno di venirmi dietro, Atena sarà più al sicuro e io più tranquillo a sapere che sei con lei-
-Su su non darmi noie, sono sicuro che con te ci si diverte di più.
Continuando a battibbecchare Ganimede e Sargas scesero dalla nave e cominciarono a girovagare per l'enorme porto.
Sargas si fermava a parlare alle bancarelle, con Ganimede che notava quanto fosse cortese con le persone e soprattutto con le donne, le faceva sempre sorridere e a giudicare dalle occhiate fameliche di alcune donne, doveva essere anche bello.
All'ennesima bancarella, in cui Sargas si era fermato ad addentare una mela rossa direttamente dalle mani di una bella fruttivendola, Ganimede cominciò a sbuffare sonoramente, ma Sargas sembrò non dargli peso, anzi ne approfittò per fare un'altra battuta di spirito all'orecchio della donna che ridacchiò, per poi donargli la mela, ringraziata con il gesto del bacio da parte del pirata.
-Non ho capito se sei pirata di mare o pirata di donne- cercò di rimbrottarlo Ganimede con tono truce.
Sargas continuò a ridere e ad addentare la mela.
La città di Cnosso era ricca ed opulenta e le strade erano larghe, senza alcuna traccia del degrado che si vedeva nelle altre città, non vi era traccia di poveri o di bambini scalzi con lo sguardo spento di chi ha perso la speranza.
-Questa città è strana amico mio ascoltami!- disse Sargas
-Sai che stavo per dirti la stessa cosa? A prima vista sembrerebbe una città ben organizzata, pulita e ricca, ma c'è qualcosa che la vizia.
-La mancanza di difetti non vuol dire che non ci siano, vuol dire che sono nascosti.
-Comunque sia dobbiamo recarci dal Re.
I due così si incamminavano al Palazzo di Cnosso, un edificio grandissimo che poteva essere avvistato facilmente dal porto: Si innalzava per sei piani e i mattoni di cui era costruito erano bianche come la neve, intervellati da colonne di marmo pregiato con i Capitelli in stile Corinzio, quello più ricercato, ogni particolare del palazzo mostrava la ricchezza della città.
Giunti davanti alla porta del palazzo, furono intercettati dagli opliti cretesi che incrociarono le lance davanti al portone, sbarrandogli il passo.
Ganimede spiegò il perché si trovassero lì, ma gli opliti si rifiutarono di lasciarli entrare nei confini del palazzo, ma acconsentirono a mandare uno di loro a portare un messaggio al re, sperando che questi potesse ricevere i due visitatori.
Nell'attesa, Ganimede e Sargas rimasero a confabulare tra di loro: Ganimede sentiva vicina la presenza di un cosmo potente, eppure non riusciva ad individuarlo, dal canto suo Sargas era convinto fosse nel palazzo, ma non riusciva ad essere più preciso.
Passarono i minuti e i due cominciavano a perdere le speranze quando il soldato mandato come messaggero, ritornò in compagnia di un imponente vecchio vestito di bianco che procedeva con passo marziale, eretto e fiero, con la barba bianca e ben curata che gli davano un aria nobile.
Il vecchio si fermò davanti ai due Cavalieri e li guardò; Sargas si inginocchiò. I soldati ridacchiarono mentre Ganimede lo fissava con sguardo glaciale.
-Alzati, hai mai sentito di un Re che fa il portinaio?- lo redarguì spazientito.
Sargas si alzò mortificato ma lanciò uno sguardo carico di veleno agli opliti che smisero subito di ridere.
-Il mio nome è Dedalo, e servo Re Minosse, so tutto di voi e della vostra missione, anche se sapevo che fosse uno solo l'uomo che camminava per la Grecia cercando i migliori guerrieri- disse il vecchio.
-Il mio nome è Ganimede, guerriero di Atena, questi è Sargas, anche lui lo diventerà presto.
Il vecchio chinò il capo -Bene, se volete seguirmi, il re vi attende- si girò e seguito dai due giovani si incamminò all'interno del Palazzo.
-Ganimede, dimmi, sei originario di Atene?- chiese il vecchio -Sai io sono ateniese per nascita, come se la passa la città?-
-La sorveglianza della Dea Atena ci protegge e anche se siamo in guerra, essa non ancora infuria, o i combattimenti più cruenti sono lontani.
Il vecchio scosse la testa, prima di lasciarli di fronte a una porta di legno completamente dorata, facendo segno di entrare, che il Re li stava aspettando dietro di essa.
Aperta la porta, Ganimede e Sargas fecero qualche passo in avanti e si trovarono in una grandiosa sala di marmo bianco e rosa, con gli affreschi che coprivano ogni centimetro quadrato delle mura e i mosaici il pavimento, in fondo alla sala, molti scalini portavano a un trono di marmo nero su cui sedeva composto un uomo in un ricco abito neo con mantello rosso; i capelli lunghi e bianchi gli scendevano sulle spalle lisci e fluenti come spuma di mare, con gli occhi che lanciavano bagliori dorati e le spalle larghe, tamburellava le dita sui braccioli del trono e sorrideva.
Questa volta sia Ganimede che Sargas si inchinarono rispettosi, finché il re non ritenne opportuno fare cenno ai due di rimettersi in piedi, sempre con il sorriso sereno.
-Sono giunti messaggi di un servo di Atena con uno scrigno sulle spalle che vaga per la Grecia per rintracciare i migliori guerrieri e portarli ad Atene.
-Le voci corrispondono a verità, e sento che uno di questi guerrieri si trova proprio qui a Creta.
Lo sguardo del re si contrasse un attimo e poi tornò sereno -Speravo che in realtà potessi portarmi sollievo e invece vorresti portare la guerra sulle Coste Cretesi: credi che Poseidone lascerà in pace quest'isola se uno solo dei cittadini si schiera con Atena? Ade protegge questa guerra dai mostri marini, ma il nostro Dio è nell'Elisio e non può difenderci da un attacco improvviso.
-Mio Re, l'ipotesi della vendetta di Poseidone è molto lontana: ammesso che dovesse esserci, prima dovrebbe battere Atena e non sono sicuro che accadrà.
Il re sospirò e scrutò attentamente il giovane che si trovava di fronte -io amo questa terra giovane, farò di tutto per proteggerlo e sono sicuro che Aiaco e Radamante farebbero lo stesso, ricordati queste parole.
Ganimede assentì, ma Re Minosse non aveva finito -Quando ti dicevo che non abbiamo subito perdite da Poseidone non era vero... Ho perso una moglie e una figlia in mare; Pasifae era originaria di Efeso e si era recata lì per una breve visita alla sua famiglia in mare; io non avevo potuto accompagnarla; mentre mia figlia Caisa era con lei; sono state sorprese da una tempesta e la nave è colata a picco- gli occhi del Re si erano fatti lucidi.
-Adesso però venite con me, voglio mostrarvi perché vi ho raccontato di Pasifae e di Caisa.
Detto questo attraversò la sala e aprì la porta da cui erano entrati, fuori la quale Dedalo aspettava con fare cerimonioso, Re Minosse lo guardò computo e gli diede ordine di precederli a quelli che lui chiamava i sotterranei.
Dedalo si avviò verso un'ala laterale del palazzo di Cnosso, nel tragitto si fermò a recuperare una torcia in modo da far luce.
Sargas e Ganimede seguivano il Re in quella che si rivelò essere una lunga scalinata che scendeva nel sottosuolo, e che portava ad un corridoio sotterraneo; continuarono a procedere svoltando a destra o a sinistra finché non si persero completamente.
Dedalo faceva strada con la torcia -Questi sotterranei sono molto intricati, sono un vero e proprio labirinto, non perdetemi di vista Cavalieri, sono l'unico a potervi portare di nuovo in superficie-
-Dedalo ha costruito questo labirinto su mio ordine, la mia idea era di utilizzarlo come prigione, ma ultimamente sta ospitando un inquilino che non dovrebbe essere qui.
Allo sguardo interrogativo dei due, Minosse sospirò per poi precisare: -Dopo la morte di Pasifae e soprattutto di Caisa, mio figlio ha passato momenti difficili... Lo hanno portato al suicidio, era molto legato alla madre e soprattutto alla sorella gemella; Ade però non ha voluto recidere la sua vita e lo abbiamo ripescato sulla spiaggia.
Ganimede e Sargas continuavano a seguire il Re nei sotterranei fino a trovarsi davanti a una porta di metallo che il re spalancò.
All'interno c'era una grande sala circolare, al cui centro vi era un letto di marmo su cui era poggiato il corpo esanime di un ragazzo dai capelli grigi, disposti vicino alle pareti erano adagiati su delle barelle altri corpi che sembravano senza vita, i due si guardarono intorno non capendo ancora dove il Cosmo potente fosse precisamente.
-Come vedi, mio figlio è disteso su quel letto, parrebbe privo di vita, ma il cuore batte, anche se il respiro è quasi completamente assente.
-E le persone vicine alle pareti?
-Sono le persone che gli erano attorno nel momento in cui ha perso il controllo, si sono accasciate come marionette cui hanno reciso i fili, e quando proviamo ad avvicinarci succede di nuovo, questo è l'unico luogo alquanto sicuro.
Ganimede guardò Sargas e disse :-Vado a controllare il principe.
-Ma che sei impazzito? Hai sentito il Re?
-Certo, ma non morirò, nessuno è morto per davvero, credo che semplicemente porti le persone in un'altra dimensione, se non ritorno in meno di tre ore, prendi l'armatura e corri ad Atene, la Dea forse avrà un'altra soluzione, adesso uscite, tornate tra tre ore.
Re Minosse, Dedalo e Sargas fecero come detto e uscirono dalla porta.
Ganimede si avvicinò al principe che non si mosse nè diede segno di alcuna reazione, ma quando si trovò a pochi passi da quello l'aria cominciò a tremolare e delle piccole fiamme blu si materializzarono sul corpo del principe e attaccarono il Cavaliere, che però al contatto non bruciò ma svenne istantaneamente, o meglio questo è quello che avrebbe visto un osservatore esterno.
In realtà anche se Ganimede era accasciato al suolo, in un battito di ciglia gli sembrò che fosse stato trasportato lontano dalla Capitale Cretese.
Si trovava in una arida gola completamente rocciosa; alla sua destra in lontananza di vedeva una fila di persone che ordinatamente camminavano verso un profondo precipizio e sanza alcuna esitazione vi si lanciavano all'interno con grida raccapriccianti.
-Dove diavolo mi trovo? Che posto infernale è questo?- Si chiese Ganimede.
-Questa è la bocca dell'Inferno, dove Ade ancora non regna sovrano, ma dove la vita è solo un ricordo- una voce amara gli rispose e Ganimede si voltò.
A parlare era stato un giovane dai capelli bianchi e dagli occhi arrossati, era seduto su una sporgenza con lo sguardo rivolto alla voragine e scrutava le persone infelici che si lanciavano nel baratro senza fine.
-Sei il figlio di Minosse?- chiese Ganimede.
-Mi chiamo Acube- rispose il giovane che continuava a parlare senza distogliere lo sguardo -sei il primo a poter parlare con me, quelli che mi raggiungono qui cominciano a marciare verso il baratro.
-Non è ancora giunto il momento della mia morte e neanche della tua; perché sei qui? Posso immaginare che puoi tornare quando vuoi nel tuo corpo no? Ormai il tuo cosmo si è risvegliato- Un cosmo oscuro avrebbe dovuto aggiungere ma si astenne.
-Non ancora, ho visto mia madre cadere, sto aspettando che anche mia sorella la raggiunga-.
-Ma forse tua sorella non è morta- disse Ganimede cercando di infondere speranza.
-Tu chi sei?- per la prima volta il giovane sembrò interessarsi al giovane che lo aveva raggiunto nella Valle dell'Ade e lo squadrò attentamente.
-Ganimede servo di Atena- precisò il giovane -sto cercando guerrieri per la mia padrona attaccata da Poseidone, potresti venire ad Atene e scoprire qualcosa su tua sorella, ma prima dovremmo tornare a Cnosso, tuo padre è molto preoccupato-.
Il giovane principe alzò un dito, forse pronto a tornare quando dal sottosuolo uscirono dei corpi di forma umana che li afferravano per i piedi e che li trattenevano, i dannati dell'inferno non volevano che qualcuno potesse tornare nel mondo dei vivi.
A forza di calci i due riuscirono infine a liberare le proprie gambe, ma prima di poter tornare sulla Terra, dovevano sbarazzarsi dei dannati, ecco perché Ganimede suggerì all'altro di saltare e quello eseguì, così che Ganimede con il suo Cosmo ghiacciato potesse congelare il suolo.
Atterrati sul ghiaccio, il giovane principe di nuovo puntò l'indice contro Ganimede e evocò -Onda Infernale dello Tsei She Ke- e in un attimo i due si ritrovarono indietro nella camera in cui i loro corpi erano adagiati e allo stesso modo si svegliavano anche gli sfortunati colpiti dal colpo di Acube svenuti vicino a loro.
Acube a quel punto raggiunse Ganimede e insieme uscirono dalla porta nera e incontrarono fuori Sargas, Minosse e Dedalo che li aspettavano; Sargas soprattutto appena lo vide gli sorrise e gli diede un piccolo pugno sul braccio mentre Minosse abbracciava il figlio.
-Ce l'hai fatta anche stavolta eh?- disse Sargas -Adesso sento il Cosmo del nostro amico vivo e potente Ahahahahaahh-
-Padre- disse Acube a quel punto -io ho deciso di andare ad Atene e mettermi al servizio della Dea della Giustizia.
Re Minosse assentì grave - Se la tua decisione è questa non mi opporrò-.
Questa volta Acube si voltò verso Ganimede- presto combatteremo insieme e Poseidone saprà che ha commesso un errore a prendere mia madre e mia sorella-
Ganimede sorrise, ancora poche armature e finalmente lo Zodiaco sarebbe stato completo.



Nota dell'autore: Ci vogliono delle precisazioni
Minosse Aiaco e Radamante sono i tre giudici degli Inferi, il collegamento con Creta è reale, hanno tutti e tre un legame con l'Isola, e Pasifae è per il mito la moglie di Minosse mentre Acube e  Caisa invece sono nomi di mia invenzione...
Il Culto di Ade a Creta è di mia invenzione, nessun ritrovamento storico... Ade Pluto (tradotto alla buona sarebbe Ade il Ricco) è una visione Romana che ha identificato il Dio Pluto della ricchezza con Plutone, piccola licenza che mi sono preso...
Infine una precisazione: Avrei potuto sceglieri il Toro come principe dei Cretesi, rifacendomi al mito del Minotauro (sarebbe stato mitologicamente più corretto) ma in quel caso non avrei saputo come legare il personaggio di Ade... Mentre Cancer con il suo colpo mi ha sempre ricordato qualcosa di molto simile agli Specter...
Ah il nome della tecnica di Acube è gli Strati di Spirito, come è tradotto dalla Panini
   
 
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