NON ENTRARE!
Elisa sentì un fremito, le salì lungo la schiena e non le diede scampo.
Sulla sua pelle sentì caldo e poi freddo e poi più nulla. Sapeva di essere
seguita, lo sapeva benissimo, ma cercava di mantenere il sangue freddo, almeno
in quella situazione. Entrare nel panico non sarebbe servito a niente, avrebbe
solo alimentato un terrore inutile. Aveva paura, ma cercava di dimenticarselo.
Quando mai aveva accettato di andare a quella strana spedizione? Chi lo sa? Era
una specie di prova di coraggio: la ragazza doveva entrare in una vecchia
scuola abbandonata, in cui si era uccisa una ragazza per farsi accettare in uno
dei gruppi più cool del suo liceo. Se Elisa avesse scoperto chi ha inventato la
regola che in un liceo debbano esistere gruppi l'avrebbe ucciso. Entrare in
quella specie di club, però, le avrebbe fruttato molti affari: non era una
ragazza bellissima, piena di brufoli e un poco robusta e perciò entrando nel
gruppo non sarebbe stata più presa in giro per il suo peso, inoltre avrebbe
trovato anche un ragazzo forse. Appena arrivata all'uscio della scuola
abbandonata, in piena notte, già sentì qualcosa di strano, qualcosa che entrava
lentamente in lei uccidendola. Giocava con le sue paure, le scombinava, le
faceva battere il cuore. Erano sensazioni strane quelle che sentiva davanti ad
una porta bloccata da aste di legno inchiodate. Gli altri ragazzi la
circondavano, sembra che ognuno di loro per entrare nel gruppo avesse fatto
quel tipo di prova: hanno attraversato gli interi corridoi della scuola e ne
sono usciti dalla scala antincendio, molto decadente. La scuola appariva un
poco inquietante, oscura, tendente al marrone a causa
della ruggine che spiccava sulle pareti, ma resa ancora più straziante dalla
notte che sembrava entrare in simbiosi con la struttura. C'era qualcosa di
strano, qualcosa era successo là. Infatti, non troppi anni prima qualcosa era
successo davvero: quella scuola così malandata era una delle più prestigiose
della città, almeno fino a quando una ragazza cicciotta vessata dai compagni
non si uccise ingoiando un taglierino. Da quel momento uno dopo l'altro, alcuni
studenti ed insegnanti morirono, come una catena in modi uno più assurdo
dell'altro. Nessuno fu in grado di spiegare gli strani fenomeni che stavano
accadendo, diedero la colpa al preside che venne arrestato ma che si uccise in
prigione e quindi la scuola chiuse.
"Che aspetti?" la vessò un ragazzino magro e alto, dai capelli
castani e dai rayban, nei quali ci si poteva specchiare
"Ora vado" disse Elisa determinante
"Sei coraggiosa!" esclamò Alice incoraggiandola "Io ci ho messo
un po' prima di entrare..."
Entrò. E a questo punto sentì subito qualcosa che la inseguiva che aveva fame
di lei. La predatrice e la vittima.
era sicura che fosse una femmina, ne sentiva il
respiro: femmineo e sensuale, ma la contempo inquietante e maligno. Aveva
paura.
I corridoi erano stretti e scuri, illuminati da alcune luci al neon
intermittenti. Accellerò il passo, sperando di finire la prova il più presto
possibile, togliendosi il peso di essere perseguitata da qualcosa di spiritico.
"Elisa" sussurrò la voce dietro di lei "aspetta"
sembrava una voce angelica, di cui ci si poteva fidare. Si fermò. Aveva ancora
paura, ma sapeva che di una voce del genere non ci si poteva turbare.
Si voltò ma non vide nessuno. Delle gocce di sudore caddero dal viso impaurito.
"C'è qualcuno?" chiese spaventata
Sentì qualcosa caderle sul volto, era qualcosa che pungeva, pungeva.
pic, pic, pic.
sangue. gocce di sangue provenivano dal soffitto.
Sperava fosse uno scherzo, sperava fosse solo sciroppo di mirtillo usato in
molti film dell'orrore e invece no, appena alzò lo sguardo vide una miriade di
cadaveri incollati al soffitto: insegnanti, alunni e bidelli. Il sangue cadeva
da una gola tagliata e iniziò come una cascata.
Elisa urlò. Perse il controllo. Si perse. Cominciò a correre disperata per i
corridoi cercando una via d'uscita, quando si accorse di girare in tondo. Non
aveva scampo. Davanti a lei si stava avvicinando una figura femminile: una
ragazza che fluttuava, dal colore della pelle ceruleo e i capelli calati sugli
occhi. Elisa non si mosse, era impietrita. Attraverso i capelli, la ragazza
scorse che la sua nuova conoscenza la stava guardando con occhi fissi e
bisognosi di vendetta.
"Cosa vuoi? Cosa vuoi?"
balbettò disperata.
ma la ragazza bianca aprì la bocca e uscì sangue,
tanto sangue, che inondò la povera Elisa, che ormai aveva perso la ragione. Più
il sangue veniva espulso e più il fantasma dimagriva con velocità altissima.
Per ultima cosa, dalla bocca uscì un taglierino colorato di rosso che colpì la
bocca di Elisa e la trafisse. Il sangue schizzò a fiotti, ma
Elisa riuscì a toglierselo in un attimo di panico. Emoglobina schizzò
all'impazzata anche sulle pareti. Elisa urlò, non poteva fare altro che urlare,
aspettando la sua ora. Ma quando...
"Elisa! Elisa!" sentì chiamare da
qualcuno
era Michael, un membro del gruppo di ragazzi che cercava di svegliarla. Si era
addormentata in mezzo ad un parco della loro città, ascoltando alcune canzoni
all'mp3.
"Senti" le disse Alice "Ma per stasera sei
pronta?"
"Cosa?" Elisa sembrò incredula
"La prova di coraggio..." le ricordò Alice,
con un mezzo sorriso.