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Autore: Mariam Kasinaga    12/11/2014    2 recensioni
"Se condurrai il tuo esercito a Sekigahara, morirai"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Giappone feudale
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Sekigahara

"Se condurrai il tuo esercito a Sekigahara, morirai".

Hideyoshi non riusciva ad allontanare dalla mente le parole dell'indovina, nonostante si sforzasse con tutte le sue forze.
Non aveva altra scelta, doveva combattere.
Doveva fermare quel pazzo di Tokugawa, impedirgli di attuare il suo piano di conquista del Giappone e, soprattutto, doveva dimostrare di essere all'altezza del ruolo che si era faticosamente costruito.

Il condottiero che zappava la terra, così lo chiamavano o suoi detrattori. Eppure, la situazione politica di Nihon verteva in uno stato di tale confusione che persino il figlio di due miseri contadini era stato capace di scrivere il suo nome nella Storia.
Il tocco leggero delka ragazza che dormiva accanto a lui lo strappò da quei cupi pensieri, portandolo nuovamente nella tranquillità della sua camera da letto: "State bene, onorevole Hideyoshi?" domandò, rivolgendogli uno sguardo assonnato.
Lui mormorò qualcosa, annuendo leggermente e dandole un lieve bacio sulla fronte: "Dormi Shizuka" tagliò corto, senza accorgersi di aver usato lo stesso tono di voce con cui ci si rivolge ai propri uomini o, nel migliore dei casi, ad un cagnolino.
Le labbra della ragazza si incresparono in un sorriso, accarezzandogli pigramente il petto muscoloso: "Qualche volta desidererei essere un uomo e stare sempre al vostro fianco, Hideyoshi-sama" commentò, un attimo prima di riaddormentarsi profondamente.
L'altro rimase ad osservarla, puntellandosi su un gomito per sovrastarla con il suo corpo, accarezzando dolcemente i lunghi capelli neri dell'unica donna a cui confidava ogni giorno le inquietudini del suo animo.

Tranne quella volta.

Quella volta non le aveva parlato del giudizio dell'indovina, né le aveva ancora comunicato la sua intenzione di muovere guerra al generale nemico. Teneva tutte quelle preoccupazioni nel suo cuore, arrovellandosi la mente per tentare di trovare una soluzione alternativa. Voleva proteggere ciò per cui aveva lottato in tutti quegli anni, voleva difendere le persone che amava da un destino di morte e sofferenza. Lui, che dopo Nobunaga si era impegnato ad unificare il proprio Paese, ora si sentiva come uno degli artefici della rovina dello stesso.
Diede un bacio sulle labbra della sua concubina, guardandola sorridere nel sonno.

L'alba stava sorgendo, un giorno in meno lo divideva dall'avverarsi del proprio destino. 

   
 
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