Era imponente il naso di Usopp, ma lui non lo disprezzava, perché somigliava così tanto a quello della sua adorata mamma.

Era imponente, ma da piccolo, con Kaya aveva letto in uno dei suoi vecchi libri la vicenda di uno straordinario spadaccino, valoroso e capace anche nelle sue straordinarie capacità di poeta, che veniva descritto con un naso grande almeno quanto il suo; si chiamava Cyrano e nessuno poteva offenderlo, se non voleva finite affettato, ma la sua autoironia era così fantasiosa e vivace, che lo portava a definire quella strana appendice in mille modi diversi.

La sua rima preferita in quella storia era:
«L'animale che Aristofane vuole
si chiami ippocampelofantocamaleonte
tante ossa e tanta carne ebbe sotto la fronte!»  

La ricordava bene, mentre era di guardia in coffa, per il suo turno di vedetta.

Da lassù poteva vedere i compagni nelle consuete attività sul prato verde del ponte.
Parte del suo spazio visivo era occupato da quel nasone, ma Usopp non era certo cieco.

Anzi!

Era un ottimo tiratore, un cecchino di prim’ordine e se ne vantava.

Ci vedeva più che bene, e poi era abituato a quell’intruso che svettava dinanzi ai suoi occhi. Non gli impediva di notare cose che, ad occhi più liberi da impedimenti, non apparivano così chiare.

E man mano che il tempo trascorso in compagnia di quei matti passava, i particolari che coglieva si sommavano, fornendogli un quadro sempre più completo. E sapeva anche di avere le idee sicuramente più chiare di quelle dei soggetti che osservava.

E più li osservava, più se ne convinceva.

Nami e Zoro litigavano ancora una volta. Solita routine, tanto che nessuno ci faceva più caso.

Tranne Usopp, ovviamente.

Da quella distanza non capiva bene le parole, ma non era importante: a lui bastava lo sguardo che, in quel momento, i due si stavano scambiando.
Perché non era quello di due persone che si odiavano.

Decisamente no.

I gesti e soprattutto la voce, col suo tono e le parole che venivano pronunciate, pesanti ed offensive, davano un messaggio differente da quello che trasmettevano gli occhi di entrambi.

Dalla prima volta che li aveva incontrati, Usopp se ne era reso conto.

Anche se lui stringeva più forte l’impugnatura di una katana, quasi a trattenersi dal volerla sfoderare per usarla contro di lei.

Anche se lei sollevava un micidiale pugno, minacciosa, con la fronte aggrottata ed i capelli le ondeggiavano a scatti sulla schiena, seguendone e sottolineandone i bruschi movimenti.

Usopp sapeva.

Anche se a volte in maniera indiretta, i suoi occhi, ostacolati dal lungo naso, riuscivano a vedere bene la strana tensione che aleggiava tra i suoi due compagni.

Lo osservava di nascosto Nami, mentre Zoro era concentrato sui suoi allenamenti.
La guardava come un ladro guarda da lontano un tesoro, Zoro, mentre Nami prendeva il sole in costume sulla sdraio.

Sotto al nasone, le labbra di Usopp si incurvarono in un sorriso.
Era conosciuto come inguaribile bugiardone: anche se avesse raccontato a qualcuno della sua scoperta, non sarebbe stato creduto. Se solo ci fosse stata Kaya… lei sì che gli avrebbe dato retta!

Sopra o sotto al mare, il Cecchino di Cappello di Paglia sapeva di essere l’unico a conoscere quel particolare segreto… non lo sapevano neanche i due soggetti in questione!

Ma Usopp era sicuro che, presto o tardi, lungo quella pericolosa rotta, uno Spadaccino ed una Navigatrice avrebbero capito.

E seppe che i vecchi proverbi avevano sempre ragione: impossibile da nascondere era l’amore!
Quasi quanto il suo naso…