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Autore: Fiamma Erin Gaunt    12/11/2014    1 recensioni
Euron "Occhio di Corvo" Greyjoy tona a Pyke dopo anni di esilio; al suo fianco c'è una giovane donna, poco più che una ragazza, con il cuore coraggioso della più prode delle spadaccine e la lingue affilata come la sciabola di cui porta il nome.
*****
Dal testo:
- Sembra che la storia sia destinata a ripetersi. -
- Cosa intendi dire? -
- Solo che è incredibile quanto la tua Erin assomigli alla mia Kitty. -
Euron agguantò il fratello per il bavero della cappa, traendolo a sé con violenza.
- Ti avverto, Victarion, tocca anche solo per sbaglio quella ragazza e la prossima volta che farò un bagno sarà in una vasca colma del tuo sangue. -
[Euron Greyjoy; Victarion Greyjoy; Erin Waves]
[Triangolo! Violenza! Lime! Lemon!]
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euron Greyjoy, Nuovo personaggio, Victarion Greyjoy, Yara Greyjoy
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Cap 5

 

 

 

 

Quando si separarono, le fronti poggiate l’una a quella dell’altro, Victarion le sorrise. Era un sorriso aperto, solare, persino rispetto a quelli che solitamente le elargiva.

- Io … io devo andare. Sì, è meglio che torni nelle mie stanze. Cioè, nelle stanze mie e di Euron – si corresse, indietreggiando e incespicando nei suoi stessi passi.

L’uomo emise uno sbuffo divertito, probabilmente imputando quella reazione allarmata alla timidezza o al senso di vergogna che la attanagliava per aver baciato qualcuno che non fosse il suo uomo. D’accordo lei ed Euron non erano effettivamente sposati, ma persino una moglie di sale aveva dei precisi doveri di coppia nei confronti del suo uomo di ferro. Doveri che Kitty aveva disatteso accettando la corte di Occhio di corvo e finendo nel suo letto. Il pensiero che Erin fosse così innocente, per certi versi pura, lo spinse a domandarsi quanto fosse effettivamente fisica la relazione che c’era tra lei e suo fratello. Euron non era mai stato il tipo a cui interessavano le verginelle e aveva visto molte delle sue amanti per sapere che anche nel talamo era esigente quanto nella vita quotidiana. Che la giovane spadaccina braavosiana fosse ancora casta?

Scosse la testa mentre la guardava allontanarsi a passi svelti.

Doveva smetterla di fantasticare così tanto. Euron non si sarebbe mai preso una moglie di sale illibata e, sempre ammesso che l’avesse fatto, di sicuro non avrebbe aspettato tutto quel tempo per deflorarla.

- Fratello. –

La voce fredda e tagliente del maggiore lo colse di sorpresa.

Euron emerse dall’ombra, fissandolo con uno sguardo che avrebbe ghiacciato il sangue nelle vene a un uomo meno coraggioso di lui.

- Ti ho visto. A quanto pare non mi sono spiegato a sufficienza quando ho detto che lei è mia – disse.

- Bè, sembra che la storia sia destinata a ripetersi. –

Occhio di corvo si accigliò, - Che intendi dire? –

- Solo che è incredibile quanto la tua Erin assomigli alla mia Kitty. Non dirmi che non l’hai notato anche tu – concluse, sorridendo sornione.

Euron lo afferrò per il bavero della cappa, traendolo a sé con forza.

- Ti avverto, Victarion, tocca anche solo per sbaglio quella ragazza e la prossima volta che farò un bagno sarà in una vasca colma del tuo sangue. –

Il comandante della Vittoria di ferro si districò dalla presa con uno strattone, restituendo al fratello l’occhiataccia.

- Credo che questa volta sarà la giovane sirena a fare la sua scelta e credo anche che tu non sia neanche lontanamente in grado di possederla come ti piace tanto far credere – concluse.

Il pirata serrò la mascella con rabbia, certo che la vena pulsante sulla sua tempia tradisse lo stato d’animo in cui si trovava. Stava facendo la figura del debole davanti a quell’idiota di Victarion e tutto per colpa di quella ragazzina che aveva chissà per quale ragione deciso di concedere un assaggio di quelle labbra di miele a quello stolto.

- Credi a questo, fratello: se vedrò ancora le tue mani su Erin te le staccherò a morsi. –

Poi, furente, gli voltò le spalle e puntò in direzione della zona notte della roccaforte. Quella braavosiana testarda doveva dargli alcune spiegazioni e sperava per lei che fosse molto convincente.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Erin sentì la porta aprirsi con forza, andando a sbattere contro la parete in fredda pietra. Euron stava in piedi sulla soglia, bello e peccaminoso come sempre, con gli occhi che sembravano essere due buchi neri e mandavano scintille di rabbia. La mascella serrata conferiva un’aria truce ai suoi lineamenti già solitamente cupi e tenebrosi. Sembrava uno spirito vendicativo risputato fuori dai Sette inferi e probabilmente nessun paragone sarebbe mai stato più calzante di quello per descriverlo.

- Ti avevo detto di stare lontana da Victarion – esordì, rabbioso.

- No, non l’avevi detto – replicò, pacata, posando la spazzola con cui stava districando i capelli.

- Era sottinteso. Non tollero che si dica in giro che Victarion ha preso la virtù della mia giovane moglie di sale. –

- Perché dai per scontato che ci sia ancora? Io non l’ho mai detto – gli fece notare, secca, riprendendo a spazzolarsi i capelli castani.

La replica lo spiazzò e impiegò un paio di secondi prima di trovare qualcos’altro da dire.

- E chi? Nessuno qui a Pyke avrebbe mai osato … non sapendo che mi appartieni. –

Riecco quell’atteggiamento possessivo che non sopportava. Lei era nata a Braavos, la più grande delle città libere, e l’idea che qualcuno potesse pensare di vantare diritti o poteri su di lei la faceva imbestialire.

- Io non sono un oggetto né un animale o un terreno, non appartengo proprio a nessuno. –

Euron scosse la mano come avrebbe fatto per scacciare un insetto fastidioso e tornò a fissarla con intensità.

- Chi? –

- Non sono affari tuoi. –

- Chi?!? – chiese nuovamente, alzando la voce.

Sobbalzò leggermente, suo malgrado colpita dall’intensità della sua voce. Cominciava a capire perché tutti lo temevano. Euron era incline agli sbalzi d’umore e quando perdeva la calma diventava decisamente terrificante. Abbandonò la sedia davanti alla toletta per mettere una distanza maggiore tra loro, avvicinandosi all’elsa della sciabola che aveva lasciato accanto al letto.

- Un comandante della cavalleria della Compagnia Dorata … Nymeros Sand – mormorò in risposta, le gote lievemente arrossate mentre ripensava al giovane dorniano che secondo alcune dicerie non era che il figlio bastardo di Ser Arthur Dayne.

Aveva conosciuto Nymeros tre anni prima, quando il giovane aveva diciannove anni ed era giunto a Braavos insieme alla sua Compagnia per accettare un contratto proposto dalla città libera, e si erano piaciuti subito. L’aveva vista battersi contro uno dei mercenari, che aveva pensato che una bella ragazza adolescente fosse una preda facile per soddisfare i propri pruriti, ed era intervenuto portandola via prima che il resto della Compagnia trovasse qualcosa da ridire.

L’accento di Dorne che scaldava la lingua comune si intonava bene alla carnagione olivastra, gli scompigliati capelli biondi e gli occhi tendenti al violaceo tipici dei Dayne. L’aveva scambiato per un signore dei Draghi inizialmente, tanto era bello, ma Nymeros aveva riso e scosso la testa. Lui era Nymeros Sand, “l’ombra della tempesta”, bastardo della “Spada dell’alba” e null’altro. L’aveva stregata con i racconti delle imprese della Compagnia e aveva vinto ogni sua ultima resistenza nel momento stesso in cui le loro labbra si erano incontrate.

Forse non era stato vero amore, magari Nymeros non era nulla più che l’immatura attrazione di una sedicenne che sognava di lasciare Braavos, ma non si era mai pentita di ciò che gli aveva concesso.

Lanciò un’occhiata a Euron, improvvisamente tornato calmo.

Forse l’idea che colui che aveva conquistato la sua virtù fosse lontano e sconosciuto era stata una risposta sufficiente a placare il suo furore.

- Un mercenario e per di più bastardo, quindi, e adesso sei circondata dai pirati. Dimmi, ragazzina, le fanciulle della tua età una volta non sognavano un prode cavaliere o magari un valente principe che le portasse via su un bel cavallo bianco? – la sbeffeggiò.

- Ho sempre trovato i cavalieri sopravvalutati e i valenti principi decisamente noiosi. –

Occhio di corvo stirò le labbra in un sorriso sghembo.

In nome degli Dei, quando assumeva quell’espressione i brividi lungo la schiena cominciavano a scorrerle sempre più intensamente e doveva fare appello a tutta la sua forza di volontà per impedirsi di concedersi interamente a quell’uomo.

- Allora troverai Victarion l’essenza stessa della noia, te lo garantisco. Dimmi, bambina, eri languida e disponibile anche nel suo abbraccio così come lo eri nel mio o sei stata solo meramente cortese e non l’hai respinto quando ha posato le labbra sulle tue? –

Erin sgranò gli occhi, incredula.

- Io non ero proprio per niente languida e disponibile – esclamò.

- Oh, sì che lo eri. Fidati, so riconoscere quando una donna mi vuole. –

- E invece non credo proprio. –

Euron le si avvicinò con l’andatura sinuosa di una pantera a caccia e le posò le mani sui fianchi, attirandola a sé con decisione.

Non attese un suo segnale d’assenso e si chinò a baciarla come aveva fatto nel campo. La sentì fare resistenza, ma alla fine si arrese e schiuse la bocca per permettergli di andare incontro alla sua lingua.

Abbandonò le labbra per scendere lungo il collo candido, tempestandolo prima con piccoli baci delicati e poi con lievi morsi sempre più incalzanti. Sorrise contro la sua pelle quando la sentì fremere e stringersi ancora di più contro di lui.

- Hai visto – mormorò, baciandola in corrispondenza della carotide pulsante, - Assolutamente languida. –

Stava per accarezzarle una guancia quando si ritrovò puntata contro la lama della sciabola della ragazza.

- E assolutamente non disponibile – concluse per lui, la voce ancora roca per l’effetto di tutti quei baci.

Euron rise, alzando le mani come a mostrarsi disarmato. Il problema era che Erin temeva molto più l’effetto che aveva sul suo corpo di tutto il resto. Quando quell’uomo le si avvicinava il suo cervello si spegneva e sembrava perdere la capacità di pensare lucidamente.

- Oh, bambina, ti assicuro che non ho alcuna intenzione di portarti a letto – disse, venendo interrotto da uno sbuffo incredulo, per poi aggiungere: - Perché sono assolutamente certo che sarai tu stessa a farlo prima o poi. –

Erin fece per replicare, ma non era mai stata brava a mentire e aveva la sgradevole sensazione che il pirata non fosse andato poi troppo lontano dalla verità. Non era riuscita a resistere a Nymeros, che non le faceva effetto quanto Euron, quindi che speranze poteva mai avere di resistere. Era una ragazzina finita nella tana del lupo … un grosso e nero lupo di mare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Dopo un ritardo super disastroso per cui non ho scusanti se non che l’ispirazione aveva fatto le valigie ed era partita per Pyke, eccomi nuovamente qui. Spero che il capitolo vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

 

 

  
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