Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Ninfea Blu    26/10/2008    17 recensioni
Nella fedeltà all'anime e a quell'epilogo così triste che conosciamo, Oscar si interroga su ciò che lascia dietro sé, su cosa ha raccolto lungo il suo cammino... STORIA AGGIORNATA IL 25/9/2011
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Amore, ricordi e rimpianti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quel che resta di noi

I personaggi appartengono a Rioko Ikeda. La storia non è stata scritta a scopo di lucro. 

Quel che resta di noi

 

 

Madamigella Oscar aveva deciso di posare per un ritratto, fatto che fu giudicato insolito e alquanto sorprendente dal generale. Era stata lei ha chiamare un pittore, un personaggio piuttosto noto e apprezzato per il suo talento nei salotti aristocratici.

C’erano volute ore e giorni di posa, a cui Oscar si era prestata con calma rassegnata, intercalando un po’ di conversazione con l’artista.

“Sapete Madamigella Oscar, ricordo la prima volta che vi ho vista, quasi 20 anni fa. Fu in occasione della prima volta che la nostra regina visitò Parigi; a quel tempo Sua Maestà era davvero molto bella, ma foste voi a colpirmi maggiormente; la luce di quel giorno vi investiva, illuminando il vostro portamento fiero e superbo. Immediatamente desiderai di poter mettere quello sguardo sulla tela. All’epoca non sapevo che eravate una donna, ma l’immagine di allora si sovrappone e si confonde con quella che ho davanti oggi. Non vi trovo cambiata.”

Oscar abbassò lo sguardo per un momento, tornando al ricordo lontano di quella giornata. Su una cosa sola il pittore si sbagliava, pensò Oscar; lei non era più la ragazza di 20 anni prima.

Erano cambiate diverse cose, troppe nella sua vita, alcune anche in maniera dolorosa.

“Io di quella giornata ricordo solo il sole caldo e luminoso.” e questo fu il suo unico commento.

“Il vostro sguardo forse oggi è un poco più triste… sembra bruciante di febbre, siete pallida. Non state bene? Se volete possiamo fermarci.”

“Sì, effettivamente non mi sento troppo bene, ma voi proseguite. Non preoccupatevi.”

L’artista nei giorni seguenti, era andato avanti nel suo lavoro, pensando che doveva terminare in fretta.

Non restava molto tempo.

 

***

 

Il quadro, piuttosto grande, era stato appeso alla parete del salone e faceva bella mostra di sé.

Oscar era in piedi davanti alla tela e lo stava contemplando. Il pittore era di fianco a lei e attendeva che il committente si pronunciasse sul risultato del suo lavoro. Oscar non fece commenti, ma stava formulando un giudizio. L’impostazione del dipinto era decisamente accademica, ma in fondo il risultato le piaceva.

Il pittore era stato bravo a cogliere i suoi due volti, uno sguardo limpido come l’acqua, acceso dal fuoco della battaglia. Pensò al padre e non dubitò che sarebbe piaciuto altrettanto al generale.

Nelle intenzioni di Oscar, era per lui quel ritratto. Voleva lasciare al padre qualcosa di sé, forse perché sentiva di dover principalmente a lui la sua vita, quella vita che l’aveva resa diversa e unica fra le donne.

Quella vita che l’aveva anche privilegiata, in qualche modo, perché l’aveva resa libera, come nessun’altra donna, ma che le era costata anche grandi sacrifici.

Il generale e la moglie, seguita dalla governante, entrarono in quel momento nella sala. Volevano ammirare il ritratto finito. Ne furono entusiasti, soprattutto il generale che non lesinò complimenti all’artista.

Anche Madame Jarjayes ebbe parole d’elogio per il quadro e il suo autore.

“È  bellissimo… - commentò pacata, - un’ opera davvero mirabile.”

Il pittore ne fu lusingato e sollevato; aveva temuto che il quadro potesse non piacere.

Solo allora, parlò con entusiasmo del suo lavoro.

“Vi ringrazio Madame. Lo giudico il più bel dipinto che io abbia mai fatto. Se non vi fosse piaciuto, avevo pensato di tenermelo.”

“No, quel quadro resterà qui. Rende pienamente giustizia a mia figlia.” Disse il generale.

Era vero.

Nella grande tela, madamigella Oscar era stupenda, rappresentata in sella ad un cavallo rampante, mentre brandiva una spada pronta alla battaglia, come Marte, il dio della guerra. Le pennellate fluide dello sfondo si armonizzavano con la figura del cavaliere, che pareva investito dal vento che ne gonfiava il mantello, in un panneggio reso con notevole virtuosismo.

Fino a quel momento, Oscar non aveva prestato particolare attenzione ai commenti entusiastici intorno al suo ritratto, ma si unì al generale quando volle brindare al risultato.

In realtà, era distratta anche da altri pensieri; i soldati che occupavano Parigi, la tensione popolare che cresceva di ora in ora, i suoi dubbi su cosa fosse giusto fare, abbracciare la causa popolare e rinunciare all’uniforme o continuare a servire la corona.

 

E poi c’era lui…

 

André stava perdendo la vista, il pensiero più doloroso che le avesse attraversato la mente, fino a quel momento.

Era stato bravo a nasconderle la verità, pensò.

I suoi occhi correvano a cercarlo a pochi passi da lei. André, fino ad allora era rimasto fermo sulla soglia della stanza.

Mentre tutti i presenti contemplavano l’opera, lui era rimasto in disparte e pareva non essere interessato ad ammirarla.

Oscar prese ad osservare con attenzione il suo amico.

 

Come ho fatto a non capirlo?

 

Era sempre stato pronto a sostenere il suo sguardo. Ora sembrava volerle sfuggire e ormai, lei sapeva perché.

Ripensò alle parole del dottore, da cui era stata il giorno prima, alla sua sentenza che non lasciava speranze, né per lei, né per lui.

 

6 mesi

 

Non c’è più tempo per nulla.

 

Perché non hai voluto dirmelo? Perché ti tieni tutto dentro di te?

È  una vita che lo fai, non hai ancora perso questa abitudine.

Forse lo so il perché; è la stessa ragione per cui ti nascondo la mia malattia.

Non vuoi che mi preoccupi per te, oppure temi che possa allontanarti da me? In realtà, non saprei starti lontana, ma ho paura dei rischi a cui esponi te stesso, per restare al mio fianco. Sono combattuta fra la ragione, che mi dice che non puoi restare nell’esercito in quelle condizioni, e il mio cuore che non vuole lasciarti andare troppo lontano da me.

Ho paura di affrontare da sola quello che ci aspetta.

Che devo fare? Io non so decidermi. 

 

 

Oscar e André furono soli.

Oscar  era seduta in poltrona, il bicchiere di cognac in mano. André,  sempre immobile sulla soglia.

Avrebbe voluto rimandare all’infinito il momento di trovarsi solo con lei di fronte al suo ritratto.

Allora, vista la sua esitazione, lei lo invitò ad entrare.

“Non restare fermo lì, non vuoi vedere il mio ritratto, André?”

“Sì, certo Oscar.”

Si avvicinò lentamente, ma non abbastanza. Non voleva che lei capisse la realtà drammatica della sua situazione. Fu davanti alla tela. Oscar alle sue spalle.

Tutto quello che vedeva era una massa indistinta di colori e la sagoma indefinita di una figura.

Nel complesso, tutto gli appariva molto sfocato; la luce rossastra del tramonto che entrava dalla finestra, non lo aiutava e contribuiva a confondere ancora di più, i colori reali dell’immagine che aveva davanti.

Doveva dire qualcosa, così parlò nella speranza di non tradirsi.

“È stupendo Oscar, oltre ogni descrizione; i tuoi meravigliosi capelli biondi si accendono di luce viva… quelle rose bianche mi ricordano Arres, i luoghi dove noi andavamo da ragazzi. Non lo ricordano anche a te?”

André non la vedeva, altrimenti avrebbe letto dalla sua espressione, la pena che sentiva per lui.

Oscar mentì, mentre lacrime silenziose le rigavano le guance.

“Sì, certo André.” la voce appena incrinata.

“Non dimenticherò mai la bellezza di questo quadro, né la tua vera bellezza, a cui nessun quadro potrebbe rendere completamente fede.”

“Grazie André… sei tanto caro… ti ringrazio dal profondo del cuore.”

La commozione la vinse completamente; abbassò lo sguardo per nascondere il pianto, che non riusciva più a trattenere. Ma lo sforzo che André stava facendo per non preoccuparla era inutile. Oramai Oscar sapeva.

 

Perché tenti l’impossibile? Come hai fatto ad ingannarmi per tanto tempo? Ti ha aiutato qualcuno a nascondere il tuo segreto, Alain forse era tuo complice. Io ero cieca… come al solito, non noto mai quello che ti riguarda, finché non è troppo tardi. Ma ormai so la verità André. È fin troppo evidente: non ci sono rose in quel quadro.

C’è un dio su un cavallo che forse non mi rappresenta, nonostante l’entusiasmo dimostrato da mio padre.

Mio padre che non sospetta e si sorprende del mio gesto. C’è una ragione molto seria e triste.

Gli dei sono eroici immortali.

Io no.

Io sto morendo.

Ho paura.

Che cosa lascio qui?

Quali tracce avrà lasciato il mio passaggio su questa terra? Mi sento come un albero che non ha dato  frutto.

Neppure il mio amore tardivo può riscattarmi. Un’ immagine illusoria è tutto quello che resterà di me.

In fondo, non mi interessa come quel pittore mi ha vista, non è per vanità che ho commissionato quel ritratto.

Voglio solo che resti qualcosa di me, un ricordo, un’ immagine per non farmi dimenticare.

Perché mio padre non si dimentichi di questa figlia sbagliata, che ha tentato di plasmare a sua immagine e somiglianza. Per questa figlia che forse lo ha deluso e lo deluderà ancora, se possibile.

Per mia madre, che questa figlia l’ha persa troppo presto, quando le fu strappata dal seno.

Per il bene che mi è stato dato. Per ciò che mi è stato tolto. Non è per te, amore. A te non serve.

So che sono già nel tuo cuore, al sicuro dal tempo implacabile che passa e cancella tutto, anche i ricordi delle nostre povere vite.

Sì amore, ho il coraggio di pensarlo, ciò che sei per me.

Tu ricordi tutto di me, anche quello che non dovresti, quello che fa male. Vorrei negarti quei ricordi, quelli legati al nostro dolore e lasciare solo quelli lieti. Ne abbiamo avuti, non so dire quanti in un tempo lontano, che visto da qui, sembra appartenere ad altri due esseri che non siamo noi.

Non tentare l’impossibile, André…

Non cercare di vedere quello che non c’è e  nascondere ciò che per me è già palese. Capisco la tua esitazione, vorresti evitarmi ansie inutili, ma io so già tutto.

E ho paura… per te.

Devo proteggerti. 

Non deve accaderti nulla.

 

 

Erano nelle scuderie.

Andrè e il generale.

Senza volerlo li aveva sentiti parlare.

Non era sua abitudine origliare, ma non aveva potuto farne a meno.

Andrè stava terminando di sellare i loro cavalli. Dovevano tenersi pronti per andare a Parigi, ad affrontare la folla.

Aveva udito le parole incredibili del padre; erano quelle di un uomo che si sente in colpa. 

 

Se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei sentito la voce di mio padre incrinata dal rimorso, non gli avrei mai creduto. Mio padre mi ha sorpreso nuovamente.

Era già successo in un recente passato, quando mi propose di cambiare tutta la mia vita, con il matrimonio. Allora,  mi era sembrato l’ennesimo capriccio.

Io non avevo capito il suo gesto, il suo timore. Perché dopo tanto tempo, mi chiedeva di rinunciare alla mia vita? Quella vita che lui aveva scelto per me, non io.

Lui aveva voluto sfidare la sorte, e aveva ottenuto molto più di quanto fosse lecito aspettarsi. Lo avevo deluso, dal momento che avevo lasciato le Guardie Reali?

Mi sentivo un burattino nelle sue mani. Chiesi a mia madre, il motivo di quell’improvviso ripensamento.

Povera madre; non avevo compreso quanto l’avesse fatta soffrire la decisione di mio padre alla mia nascita; non aveva mai sperato che recedesse dal suo proposito.

Ma io non potevo tornare indietro.

 

“Oscar, devi capirlo. Lui ti vuole bene e anch’io te ne voglio figlia mia. A volte, i genitori sbagliano per troppo amore. Tuo padre si sta pentendo; vorrebbe riparare, vederti felice… saperti al sicuro, col calore di una famiglia tua.“  mi disse.

 

Mi furono chiare le ragioni del ripensamento di mio padre, ma non potevo condividerle.

E compresi anche che mia madre sperava davvero che io mi sposassi, che conducessi finalmente una vita normale, lontana da armi, soldati e ordini da dare ed eseguire.

 

“Ascoltatemi madre… – le dissi, – l’educazione che mi è stata data in fondo, conta relativamente. Ma il mio orgoglio mi impedirebbe di accettare che altri scelgano per me, la vita che devo vivere. Non sarei mai una buona moglie per nessun uomo, che pretenderebbe di trovare in me una damigella perfetta e a modo.”

 

Mia madre aveva proseguito, con ansia, cercando di farmi ragionare.

 

“Oscar, la Francia sta attraversando un momento difficile, forse accadrà qualcosa di tragico. Tuo padre ti conosce, sa che hai un carattere dal temperamento focoso e fiero, sa che ti butteresti nella battaglia senza esitare. Vorrebbe evitare tutto questo. E anch’io figlia mia, temo che se insisterai a condurre questa vita, ti distruggerai con le tue mani.”

“Non posso, mi dispiace. Non posso rifare tutta la mia vita da capo. Ho avuto modo di riflettere dopo alcuni episodi. È  stato difficile trovare un equilibrio con me stessa, ho sofferto e molto in passato, ma ho finalmente compreso che posso vivere come un uomo, pur avendo un cuore di donna. Benché io sia una donna, in tutto e per tutto, mi piace la vita che mi è stata data e intendo continuare a vivere così…”

“Io voglio solo la tua felicità, Oscar. Sono contenta di sapere che finalmente tu abbia trovato te stessa. Non sai che sollievo sia per me, sentirti dire questo. “

 

Mia madre si rassegnò, ma devo averla delusa.

Solo oggi, riesco a valutare completamente la portata delle mie parole di allora.

Io avevo già una famiglia.  C’erano già delle braccia pronte ad accogliermi. Erano le tue.

E oggi, le parole di mio padre, mi sorprendono di nuovo. Non credevo che le avrebbe mai dette, un giorno.

È solo il senso di colpa a farlo parlare? Eppure mi sembrava sincero.

Lui si preoccupava per te, si augurava che non ti accadesse nulla, non solo, diceva anche che ti avrebbe voluto come genero, se le circostanze lo avessero permesso.  Era sicuro che mi avresti resa felice.

Sicuro di qualcosa che io ho ignorato per tanto, troppo tempo.

Ma lui non sa cosa rischi, io sì…

Lui non sa che stai perdendo la vista, io sì… una cosa di fronte a cui mi sento totalmente impotente.

Dovrei convincerti a restare a Palazzo Jarjayes, non posso lasciarti venire con me… probabilmente non mi ascolterai…   Cosa devo fare? Devo trovare un modo per convincerti… non sarà facile.

Sei testardo, lo so. Se ti accadesse qualcosa io… non lo so cosa farei…

 

 

È sera.

Sono andati via.

Bisogna andare a Parigi ad affrontare la folla.

Sulla strada i ribelli li hanno accolti con bastoni, forconi e fucili.

 

Qualunque cosa accada resta vicino a me…

 

La boscaglia li accoglie per nasconderli, complice questa notte rischiarata qua e là dal fuoco della ribellione. Avevano parlato.

 

È mai possibile che tu mi ami ancora?

Ti amo da sempre… da una vita…

 

Dopo, il cuore di Oscar aveva accelerato i battiti come impazzito.

Si sentiva come se volesse scoppiarle nel petto perché alle parole, era seguito l’abbraccio forte e appassionato.

Se André fosse andato avanti, non gli avrebbe più negato nulla. Si sentiva già vinta e felice di esserlo.

Quando i loro sguardi si incrociarono incatenandoli, bastò per capire che quella notte avrebbe suggellato per sempre un patto d’amore, che attendeva da troppo tempo di essere compiuto.

Oscar per la prima volta, pianse lacrime di felicità, stingendolo a sé mentre si abbandonava sul suo petto.

Sentiva il suo cuore leggero come se potesse volare, perché tutte le paure e i sensi di colpa furono cancellati in un attimo. Nello stesso attimo in cui finalmente le loro bocche si cercarono per baciarsi, furono entrambi sopraffatti dalla gioia. Un bacio da troppo tempo sognato, lungo e intenso, in cui si schiudeva tutto l’amore che i due giovani avevano custodito dentro sé per lungo tempo. Un amore che chiedeva prepotente di manifestarsi, nei corpi allacciati in carezze convulse, percorsi dalla febbre bruciante del desiderio, che doveva essere placato.

Lo volevano entrambi. André la sollevò tra le braccia e la depose vicina al suo fianco.

 

 

Siamo soli tra gli alberi.

Sto cercando nella mente le parole giuste da dire in una notte come questa, illuminata dalle lucciole.

Volevo rimandarti a casa,  ma hai annullato la mia volontà con poche parole – ti amerò finché avrò vita – e gesti sicuri e decisi.  Allora sono crollati tutti i miei buoni propositi. Ho ceduto completamente, il tuo amore mi ha disarmata.

Non potevo più resisterti, non potevo più ignorare la bramosia del mio cuore.

Lascia che Parigi aspetti, perché noi non possiamo più aspettare il tempo che non abbiamo.

Hai dato pace al mio cuore. Non sapevo cosa fosse la gioia.

Ora so cosa è rimasto di noi, cosa resterà nei nostri cuori. Rimaniamo noi e il nostro tutto; pensieri, sogni ed esperienze comuni. Il ricordo più bello della nostra vita. L’amore consumato tra le tue braccia. L’estasi placata dai nostri baci, in una notte che vale due vite intere. Le nostre… che si sono trovate.

 

 

La coltre della notte coprì la loro pelle e l’oscurità fu custode dei loro sospiri d’amanti impazienti.

Erano venuti al modo per quell’unica notte che sigillò la loro unione e legò i loro destini.

Più nulla li avrebbe divisi.

 

 

******

 

 

Il generale Jarjayes e la moglie erano insieme nella sala, davanti al ritratto della figlia.

Il marito cingeva le spalle della consorte in un abbraccio che cercava di essere consolatorio, ma il senso di colpa e la solitudine aleggiavano nell’aria e sui loro cuori.

Madame era scossa dai singhiozzi e piangeva per quella figlia sfortunata, che le era stata strappata in fasce, che aveva goduto di brevi e rare gioie. Un dipinto e un breve biglietto per il generale, era tutto quello che la figlia aveva lasciato, prima di andarsene al calar della sera verso Parigi, per seguire chi l’amava da sempre e che adesso, lei ricambiava con slancio uguale e appassionato.

Per quell’uomo lei aveva detto addio a tutto il suo passato, consapevole di aver fatto una scelta definitiva. Quell’uomo adesso era diventato il suo destino. Lo era sempre stato, unico e irripetibile.

Null’altro restava di lei in quella casa. Nessuno ancora sapeva, che non sarebbe più tornata.

Nessuno sapeva da che parte avrebbe combattuto, quali scelte avrebbe fatto.

Speranze diverse, ma angosce simili di fronte all’ignoto.

Lacrime che nessuno avrebbe più consolato.

 

Non sono riuscito a salutarti; ma perché avrei dovuto dirti addio?

Vivi Oscar. Vivi come il tuo cuore ti suggerisce.

 

“Vi ringrazio di tutto quello che mi avete dato. Perdonatemi se vi ho dato dei dispiaceri…

Qualunque cosa accada sappiate che non mi avete allevato come un vile…”

 

 

Così è stato.

Il mio cuore ha lottato, amato e sperato, ma ha arrestato la sua corsa su una piazza di sangue.

Tutta la mia vita, da che ne ho memoria, è stata una lotta continua per avere quasi mai, ciò per cui mi battevo.

Troppi desideri inesauditi gravano sul cuore e sono insostenibili, ora.

Desideravo la gioia e trovavo il dolore.

Avrei voluto la pace e l’ansia tormentava la mia anima.

Anelavo l’amore e mi ha lasciato solo lacrime.

Volevo vivere è mi è rimasto nient’altro che il desiderio della morte.

Quest’ultimo, ho la certezza che mi verrà concesso.

Ora un'altra alba attende di sorgere.

Il mio fatale destino è già segnato come quello degli uomini, in balia della storia che travolge tutto, come la corrente inarrestabile di un fiume; essa concede agli infelici di ritrovarsi, soltanto dopo aver pianto tutte le loro lacrime.

E forse è questo l’unico destino possibile, concesso a certe anime tormentate come noi.

 

Così sarà.

Nella morte che separa e riunisce, troveremo la pace.

Così la morte darà senso alla vita.

 

 

Fine 

 

 

 

Nota dell’autrice: per quanto mi piaccia leggere le storie a lieto fine, che mi danno sollievo, a volte mi fanno sorridere, io non riesco a vederne una possibile per i nostri protagonisti. Probabilmente è un mio limite. Per quanto si possano immaginare infinite situazioni tra Oscar e André, che non ci vengono mostrate nell’anime o nel manga, la fine, quella originale resta per me, l’unica che abbia davvero senso; trovo questa storia bella e struggente, proprio perché finisce in modo tragico. Se finisse in modo diverso, non mi avrebbe emozionato altrettanto. Non mi avrebbe detto, quello che mi dice sul senso della vita.

Ancora grazie a chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qui.

   
 
Leggi le 17 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Ninfea Blu