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Autore: A_Typing_Heart    13/11/2014    0 recensioni
Ryohei Sasagawa è un vero Uomo, uno che segue la via del pugilato, che fa della "Nobile Arte" il motivo e la regola della sua vita. Ha pochi pensieri e nessun problema, almeno finchè non inizia a dubitare della boxe per via di una donna che non vede alcuna traccia di nobiltà nel suo stile di vita.
Dov'è la nobiltà nell'arte di chi usa i pugni contro un altro essere umano?
Sta a Ryohei trovare una risposta che possa mettere d'accordo il suo essere Uomo e il suo stesso cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ryohei Sasagawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La freddezza di Hana Kurokawa nei confronti di Ryohei Sasagawa diventò così evidente che tutta la classe della ragazza cominciò a darsi alle congetture. Tutti i maschi avevano assistito al torneo e la scuola intera in pochi giorni seppe che la Kurokawa era andata a vedere gli incontri di Sasagawa. All'improvviso tutti ebbero la strana idea che i due stessero insieme e che avessero appena litigato per un motivo sconosciuto, impressione rafforzata dal fatto che Sasagawa Ryohei tentava di parlare con lei ad ogni occasione senza successo, arrivando anche a gridarle le sue scuse lungo il corridoio all'ora di pranzo.
Questi pettegolezzi erano talmente diffusi che persino Hibari Kyoya, il supremo pezzo grosso di Namimori, così in alto da non essere disturbato nemmeno dal sistema scolastico che avrebbe dovuto piazzarlo al primo anno di un qualche liceo anzichè ancora alle medie, aveva saputo del risultato disastroso dell'approccio di Ryohei. Non fu del tutto sorpreso quando lo vide irrompere nuovamente nel suo ufficio, ma ciò non lo rese più bendisposto di quanto non fossa stato la prima volta.
«Sasagawa, di nuovo qui?»
«Dobbiamo parlare, Hibari.»
«È proprio qui che ti sbagli, non sta scritto da nessuna parte che devo parlare con te.»
«Che cosa devo fare, Hibari? Kurokawa non ammira per niente la mia bravura nella boxe, anche se ho vinto i prefetturali! Che cosa può fare un uomo se l'unica cosa che è in grado di fare non piace alla donna che vuole conquistare?!»
Hibari prese atto che Ryohei non aveva alcuna intenzione di ascoltare le sue proteste e lo fissò con aria indagatrice. Gli pareva un uomo molto diverso da quello che aveva fatto irruzione la volta scorsa, aveva l'aria di chi non aveva dormito e mangiato regolarmente e trovò divertente che tutto ciò fosse a causa di una ragazza. E trovò anche più divertente che stavolta i pettegolezzi fossero arrivati dall'altra parte della barricata.
Stava per parlare quando notò uno sguardo stranamente malinconico che Sasagawa diede alle proprie mani, come al solito fasciate. Quel momento di debolezza diede a Hibari il senso della situazione più dei vari pettegolezzi. Mosso da una strana sensazione di pietà, stavolta porse volontariamente il suo tè al pugile.
«Senti, Sasagawa... ci sono un sacco di modi per piacere a una ragazza... forse a Kurokawa non piace la boxe, ma le piaceranno altre cose, no? Qualcosa in comune ce l'avrete.»
«Ma se a lei fa schifo quello che per me è la vita che cosa possiamo avere in comune?!»
«Beh, se le cose stanno così lasciala perdere e basta, ci sarà qualche altra ragazza carina a cui piacciono le montagne di muscoli senza cervello.»
«Hibari, io voglio lei!»
Hibari distolse lo sguardo dalle scartoffie dei vari club e tornò a guardare Ryohei con vago interesse. Perchè doveva proprio andare a chiedere a lui tutte quelle cose? Forse se avesse ripetuto quelle magiche parole in faccia ad Hana Kurokawa lei avrebbe cambiato idea, ma non s'illudeva che ci arrivasse da solo.
«Senti, Sasagawa... io non ho tempo per te e mi sorprende che tu ne abbia per stare qui a lamentarti di una ragazza a cui non piace la boxe.» disse alla fine. «È normale che a una donna non piaccia combattere e non ami vedere la violenza, alle donne piacciono altre cose.»
«Ma alla tua ragazza piace invece! Perchè Kurokawa invece pensa che io e te siamo dei cavernicoli?!»
Hibari a malapena sapeva chi Kurokawa fosse e in quel momento decise che non gli era simpatica.
«Evidentemente a lei piacciono quegli uomini smielosi che sono gentili e fanno regali, che diavolo vuoi che ne sappia?! Io nemmeno la conosco questa qui!»
«È molto bella, ha...»
«Non me ne frega niente nemmeno se ha le antenne, ora levati dal mio ufficio.»
«Ma che faccio con Kurokawa?»
«Quello che ho detto prima, falle qualche smanceria. Devi essere gentile. Non chiedermi come essere gentile con le ragazze, tanto non sono capace di farlo, la gentilezza non è nella mia natura.»
Ryohei Sasagawa aggrottò le sopracciglia e strinse gli occhi mentre il suo cervello cercava di pensare a qualcosa che non fosse istintivo. Stava pensando ad Hana, al fatto che gli aveva detto più volte di non andare a chiedere consiglio a Hibari perchè ne avrebbe avuto solo soluzioni da cavernicolo. Ma lui era un Uomo, non avrebbe mai avuto la faccia di andare a chiedere consiglio sulle donne a sua sorella.
«Hibari! Dimmi tutte le cose che tu non faresti mai per piacere a una donna!»
Hibari restò piuttosto spiazzato dalla richiesta, ma poi guardò assorto verso la bacheca dei trofei sportivi.
«Io non lascerei mai il comitato per una donna.» rispose alla fine. «Non mi renderei mai ridicolo cambiando i capelli o i vestiti per piacerle. Non le farei stupidi regali, non le lascerei messaggi romantici nè farei il ragazzo gentile e carino solo per farmi perdonare qualcosa... ehi, che stai facendo?»
Ryohei stava prendendo appunti su un foglio a caso preso dalla scrivania, con la penna del comitato disciplinare di Hibari. Ovviamente era consapevole di avere una pessima memoria, quindi una cosa così importante doveva assolutamente scriversela.
«Non devo dimenticarmelo!»
«Sasagawa, un'altra cosa dovresti sapere, e vale per la Kurokawa come per chiunque.»
«Che cosa?»
«La gente ODIA che gli si urli in faccia, è chiaro? Smettila di gridare come un pazzo.»
«Oh! Non lo sapevo. Scusa.» fece Ryohei in una specie di roco sussurro, mentre lo scriveva. «Hai altri consigli da darmi?»
Hibari si sporse sulla scrivania andandogli più vicino possibile, al punto che per Ryohei era fin troppo poca distanza tra due uomini e raddrizzò la schiena allontanandosene.
«Non sussurrare, non sei al capezzale di qualcuno che muore.» sussurrò di rimando Hibari, sarcastico. «Ora lascia la mia penna e vattene dal mio ufficio.»


Ryohei Sasagawa passò un intero fine settimana senza vedere Hana Kurokawa, senza chiederne notizie a Kyoko seppure sapesse che probabilmente erano uscite insieme e soprattutto senza allenarsi. Il medico gli aveva consigliato di riposare il più possibile in vista dei regionali, ma le raccomandazioni dei dottori non gli avevano mai fatto venire scrupoli a massacrarsi di esercizi comunque per sfogare la sua dirompente energia e il suo estremo entusiasmo... il problema era che per la prima volta aveva sentito calare proprio questi ultimi. La sua energia non era ai soliti folli livelli oltre l'umana sopportazione, e Ryohei attribuiva questo calo alla mancanza di entusiasmo per la boxe, provocato da Hana con le sue pungenti critiche. Non solo non capiva la boxe e non le piaceva, ma lei la odiava. La detestava, la trovava una pratica primitiva, violenta, per uomini stupidi e sadici. Per quanto potesse non essere intelligente Ryohei non era sadico, non aveva mai visto il pugilato come uno strumento per fare del male, anzi, come uno per non danneggiare gli innocenti. Nella boxe ci si misurava con persone dello stesso sesso e della stessa stazza, che si erano allenate, avevano ricevuto la forza e la tecnica per affrontare una sfida che avevano deliberatamente accettato. Lui la vedeva come una battaglia leale fra uomini di eguale livello, una guerra di orgoglio in cui tutte le disparità erano eliminate, dove le uniche cose a fare la differenza erano la passione, la forza interiore e l'ambizione.
Purtroppo non riusciva a trovare le stesse parole che ho usato ora, per cui ogni volta che aveva cercato di intavolare il discorso con una riluttante Kurokawa che a malapena lo guardava mentre tentava di sfuggirgli, aveva fatto fiasco. Ormai cominciava davvero a pensare che anche solo avere un rapporto normale con Hana Kurokawa fosse impossibile, non sarebbe nemmeno più riuscito a scambiare un saluto o una frase circostanziale con lei per il resto dell'anno... e dopo quell'anno, lui sarebbe andato al liceo di Namimori, ma Hana era una brava studentessa, probabilmente avrebbe puntato una scuola migliore, magari nella città vicina. Un'ardua scelta si affacciava al cuore di Ryohei: lasciare la boxe per avere Hana Kurokawa, o lasciar perdere la prima ragazza che avesse mai notato (amato era una parola che non gli sfiorò nemmeno il cervello) per essere fedele allo sport che tanto venerava e che tanto gli aveva dato?
Dopo il week end di tormento, Ryohei aveva preso una saggia decisione: stare a vedere se con "quello che Hibari non avrebbe mai fatto" riusciva almeno a restringere la frattura tra lui e la ragazza che popolava i suoi sogni, prima di porsi il problema di lasciare o no la boxe. Il mattino non uscì comunque ad allenarsi prima della scuola e usò il tempo per vestirsi con particolare cura. Arrivò persino a mettersi la cravatta dell'uniforme, che non indossava mai.
«Onii-chan, come mai così elegante?»
«Non ho un motivo in particolare, mi va così!» le rispose, ostentando il solito buonumore. «Che c'è per colazione, Kyoko?»
E così, dopo un'abbondante colazione alla giapponese con riso e zuppa i due fratelli Sasagawa si avviarono insieme a scuola. Come al solito Kyoko si doveva fermare davanti alla casa di Hana Kurokawa e fece così anche quel mattino, anche se lanciò un'occhiata preoccupata al fratello quando suonò il campanello. Pochi istanti dopo Hana corse fuori dalla casa e non poteva essere più ovvio che si era alzata tardi, con il fiocco storto, i capelli particolarmente scarmigliati e la borsa ancora aperta. Un'altra cosa piuttosto ovvia era che non si aspettasse di vedere Ryohei così presto, o non sarebbe mai uscita ridotta in quel modo. Perchè semplicemente, se le ragazze vogliono essere belle per i ragazzi che piacciono loro, ancora di più vogliono essere impeccabili per quelli che hanno già rifiutato. Gli strani meccanismi dei cervelli femminili sono tutt'oggi un mistero anche per menti più brillanti di quella di Sasagawa.
«Che fai tu qui?»
Ryohei dovette appellarsi al massimo delle sue capacità per tenere a mente tutto quello che avrebbe dovuto fare e soprattutto per metterlo in pratica senza esplodere. Doveva essere gentile, non doveva gridare, non doveva dire nulla che potesse anche solo sembrare aggressivo e non doveva nominare la boxe, almeno per quel giorno...
«Ho pensato di venire a scuola insieme a Kyoko e a te.» disse con irriconoscibile pacatezza. «Non ti darò nessun fastidio.»
Hana sembrò sorpresa, ma non disse niente e decise di comportarsi come se Sasagawa non fosse nemmeno lì. Si sistemò al volo i capelli, lanciandosi in una descrizione della serata frenetica che avevano avuto in casa a causa dello scaldabagno e lamentandosi delle pile per la sveglia che sospettava le avessero venduto già scariche a metà. Normalmente Ryohei avrebbe gridato indignato e sarebbe corso a reclamare al negozio di persona anche se fosse stato un centro commerciale della città vicina, ma quella mattina non lo fece e restò in silenzio ad ascoltare. Alla fine, quando arrivarono a scuola, pensò che non era nemmeno così difficile una volta superati i primi minuti.
«Onii-chan, oggi sei al club tutto il pomeriggio?»
«Ah, no, non tornerò al club fino ai regionali, penso.» disse sforzandosi di non guardare Hana. «Il medico dice di stare a riposo e stavolta gli darò retta! Magari è per questo che non sono riuscito a vincere nemmeno un incontro ai regionali, due anni fa!»
«Capisco!» disse Kyoko sorridendo ampiamente. «Meglio così, sarai riposato e guarito per i regionali!»
«Dopotutto lo sport deve servire la salute e non il contrario!»
Hana Kurokawa non fu l'unica a sorprendersi della grande saggezza dimostrata da Ryohei in questa frase. Kyoko si affrettò a confermare con ardore.
«È proprio vero, onii-chan! Sono davvero contenta che la pensi così anche tu!»
La prima campanella della scuola suonò e parte dei gruppetti di ragazzi che chiacchieravano in cortile iniziarono a confluire all'ingresso. Tre studentesse del primo anno si affrettarono passando accanto ai Sasagawa e a Kurokawa parlando di libri da restituire prima delle lezioni. Kyoko fece uno strano verso.
«Devo restituire il libro anch'io! Corro prima della lezione, a dopo, Hana! Ci vediamo, onii-chan!»
«Kyoko!» protestò Hana, senza riuscire a trattenerla. «Cavolo...»
Ryohei capì immediatamente che non avrebbe avuto un'occasione migliore di quella. Anche senza prendere il foglietto dalla tasca della giacca ricordava comunque le "cose che Hibari non avrebbe fatto": non avrebbe mai fatto il ragazzo carino e gentile solo per farsi perdonare qualcosa.
«Kurokawa, mi dispiace molto per essere stato invadente e averti costretta a venire a vedere il torneo anche se non ti piaceva l'idea!» snocciolò prima che lei pensasse di scappare via come le altre volte, a voce più alta di prima, ma almeno non stava urlando. «Non ti coinvolgerò mai più nelle attività del mio club e non parlerò più di boxe in tua presenza! Non volevo assolutamente infastidirti, anzi!»
Hana Kurokawa lo guardò negli occhi per la prima volta dal torneo, ma non disse nulla. Si limitò ad annuire prima di avviarsi verso l'ingresso. Ryohei le lasciò un paio di passi di vantaggio prima di seguirla, osservandola per cercare di capire che cosa pensasse. Si toccò i capelli sei volte nel breve tempo che le occorse per arrivare all'armadietto e cambiare le scarpe, poi lo guardò ancora.
«So quali erano le tue intenzioni al torneo e so quali hai adesso.» disse Hana, in palese imbarazzo. «Ma non otterrai niente fingendoti diverso da quello che sei davvero. Sei stato carino stamattina, ma io lo so che tu non sei davvero così. Faresti meglio a lasciar perdere.»
Hana Kurokawa scappò via mentre Ryohei rimase nell'ingresso con una scarpa sola e l'altra in mano. Ovviamente il suo cervello aveva registrato soltanto una cosa di quello che Hana gli aveva appena detto, rendendo vano il significato di tutto il resto: "sei stato carino stamattina". Quindi la sua teoria funzionava, per piacere a una ragazza normale bastava fare quello che Hibari non avrebbe mai fatto per una donna.
   
 
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