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Autore: A_Typing_Heart    04/11/2014    0 recensioni
Ryohei Sasagawa è un vero Uomo, uno che segue la via del pugilato, che fa della "Nobile Arte" il motivo e la regola della sua vita. Ha pochi pensieri e nessun problema, almeno finchè non inizia a dubitare della boxe per via di una donna che non vede alcuna traccia di nobiltà nel suo stile di vita.
Dov'è la nobiltà nell'arte di chi usa i pugni contro un altro essere umano?
Sta a Ryohei trovare una risposta che possa mettere d'accordo il suo essere Uomo e il suo stesso cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ryohei Sasagawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hibari Kyoya era praticamente la nemesi di Ryohei Sasagawa. Era come lui un tipo fisico, orgoglioso e con una precisa idea di come le varie categorie di persone dovessero vivere le loro vite, ma al contrario di lui era un tipo silenzioso, molto riservato, che odiava le folle al punto da essere sull'orlo della sociopatia, nessuno al mondo l'aveva sentito gridare e sopravvivere per raccontarlo; il suo tono consueto era una sorta di profondo, mortifero sussurro, come fosse perennemente al capezzale della sua allegria morente. Non dimostrava mai entusiasmo per niente e nessuno, ma come Ryohei era capace di uccidere per proteggere quello che amava, e si dava il caso che ciò che più amava fosse un edificio scolastico, lo stesso che frequentava.
Si stava godendo una tranquilla mattinata esente da lezioni come la maggioranza delle sue mattinate, libero da bazzeccole come lo studio in virtù del suo ruolo di presidente del comitato disciplinare e assoluto despota della scuola e di buona parte della città. Sedeva alla scrivania con il giornale aperto accanto a un bento vuoto e una tazza di tè ancora piena e fumante, ma proprio quando stava per gioire interiormente della sua splendida giornata la porta venne spalancata e richiusa con violenza, come avrebbe potuto fare un uragano.
«Hibari, dobbiamo parlare da uomo a uomo!» tuonò Ryohei comparendogli davanti senza preavviso.
«Oh.» fece Hibari. «Ma certo, fai con comodo, vuoi del tè per caso?»
Chiunque altro avrebbe colto la vaga sfumatura di sarcasmo nella voce del temibile presidente del comitato e si sarebbe affrettato a chiedere scusa per aver invaso il territorio in modo così irruento, ma qui si sta parlando di Ryohei Sasagawa, che di sarcasmo e di Hibari non ha mai capito un fico secco.
«Grazie!»
Un attimo dopo lui svuotò la tazza e la rimise dov'era. Hibari la fissò, combattuto fra l'incredulità che qualcuno avesse davvero osato bere dalla sua tazza, lo stupore che potesse non essersi ustionato l'esofago dato che il tè era bollente e la furia di non avere più nemmeno una goccia da bere. Alzò gli occhi grigi sull'indesiderato ospite cercando di trattenersi dal pestarlo.
«Che cosa diavolo vuoi, Sasagawa?»
«Dicono che tu hai una bellissima fidanzata, Hibari! È vero?»
Era ovvio dalla sua espressione scioccata che Hibari non si sarebbe mai aspettato quell'argomento di conversazione e dentro di sé si chiese anche come aveva fatto un tale impiastro a saperlo. E dire che avevano anche cercato di essere discreti quasi come se una relazione fosse un crimine.
«Come diavolo fai a saperlo?»
«L'ho sentito al club di pugilato! Allora, è vero?»
«Che cosa vuoi, Sasagawa?» domandò lui sulla difensiva.
«Voglio sapere come hai fatto a conquistare quella ragazza!» fece Ryohei spostando bruscamente la sedia e prendendovi posto, come a dire che non si sarebbe mosso senza una risposta. «Che cosa hai fatto per piacerle? Che cosa le hai detto? Voglio sapere tutto!»
Hibari avrebbe voluto dirgli molte cose in quel momento: di alzarsi dalla sua sedia e uscire dal suo ufficio, di andarsene a quel paese tanto quotato insieme ai pettegolezzi su di lui, che non era un prete per raccogliere le sue confidenze e tantomeno era suo amico, ma l'unica cosa che emerse su tutto il resto era il presupposto dietro tutte quelle domande.
«Cosa ti fa pensare che io abbia fatto qualcosa di speciale per piacerle?!»
«Nessuna ragazza sana di mente si metterebbe con te, devi aver fatto qualcosa!»
Hibari lo fissò indispettito. Nessuno era mai venuto a molestarlo così fastidiosamente in tutta la sua vita.
«A lei piaccio perchè sono figo, ecco perchè.» sbottò lui. «Perchè ogni cosa che faccio la faccio bene, per questo sono figo.»
«Quindi si è fighi quando si fanno le cose per bene, giusto?»
«Sì, è così. Si è fighi quando si sanno fare le cose nel modo giusto e con classe, ecco perchè... oh, ma perchè perdo tempo a spiegare una cosa simile a te? Tu non puoi sembrare figo neanche se reciti.» tagliò corto Hibari, aprendo il giornale e sparendovi dentro. «Se lo spiegassi a quella tazza sarebbe la stessa cosa.»
In effetti Ryohei Sasagawa aveva già spostato la sua scarna attenzione ai pensieri che gli ballavano in testa, senza sentire una parola di quello che Hibari stava dicendo. La ragazza di Hibari lo aveva scelto perchè era "figo", ed era figo perchè sapeva fare bene le cose. Pensò a che cosa sapeva fare bene lui e gli venne in mente soltanto la boxe. Era l'unica cosa che sapesse fare, non era bravo in nessun tipo di lavoro domestico, non aveva mai cucinato in vita sua, non dedicava tempo a nessun altro sport e a nessun passatempo, ancora meno allo studio. Se voleva sembrare "figo" per Hana Kurokawa doveva farle vedere quello che riusciva a fare meglio. Doveva vederlo combattere, era l'unico modo. Si alzò di scatto dalla sedia e corse fuori dalla stanza.
«Grazie, Hibari, sei un amico!»
«No che non lo sono!» gli gridò dietro Hibari. «Se va male NON ritornare!!»

Per Ryohei non fu semplice trovare l'occasione adatta per mostrare ad Hana il suo unico talento, ma solo la prospettiva di combattere davanti a lei gli metteva addosso una carica di energia mai sperimentata prima. Si allenò molto a più a lungo e molto più intensamente in vista del prossimo decisivo incontro, al punto di arrivare a marinare più di un recupero. Raramente la mattina riusciva a vedere sua sorella e la sua amica prima di entrare a scuola, ma il suo interesse non si affievolì per niente, anzi sembrava crescere.
Alla fine si presentò l'occasione perfetta con l'arrivo del torneo fra le scuole, un torneo che coinvolgeva ogni singola scuola del paese in tornei prefetturali i cui vincitori potevano competere nei regionali e infine ai nazionali. Dato che l'anno precedente i risultati non erano stati eccellenti per il club di boxe a causa del polso che si era rotto, Ryohei vide quel momento come la rinascita promessa: sul ring che non aveva potuto toccare l'anno precedente, contro i campioni della scuola vincitrice dell'anno precedente, poteva ottenere una sfolgorante vittoria. Si vide in piedi con il guantone alzato verso il cielo, le luci puntate addosso, l'avversario a terra per knock out, l'arbitro che gridava il suo nome, la folla che applaudiva e fra di loro spiccava il volto rapito di una ragazza dall'aria familiare...
«Onii-chan?»
Ryohei si riscosse dalle sue fantasie e alzò la testa coperta dall'asciugamano. Sulla soglia della stanza del club era appena apparsa sua sorella Kyoko, sorridente come al solito. Persino dopo un massacrante allenamento era in grado di scattare in piedi al minimo preavviso, mentre la maggior parte dei ragazzi della scuola a malapena sarebbe stato ancora vivo.
«Kyoko!»
«Volevi vedermi, onii-chan?»
«Esatto!» disse lui, prendendo il massimo del coraggio. «Kyoko, so che a te non piace vedermi combattere, ma per una volta io voglio che tu ci sia al mio torneo!»
«E perchè proprio adesso?»
«Perchè questo è il torneo in cui riprenderemo il titolo per la nostra scuola, e vincerò! Voglio che per una volta tu ci sia quando vincerò!»
Kyoko lo guardò stupita, perchè il fratello non le aveva mai chiesto prima di venire a un incontro di boxe, ma questa volta per lui sembrava così importante che non se la sentì proprio di rifiutare. Gli sorrise e annuì.
«Va bene, allora verrò al torneo!»
«Kyoko, devo chiederti un altro favore!»
«Quale?»
«Porta anche Kurokawa con te!»
Kyoko poteva anche non essere una volpe, ma persino lei mangiò la foglia e guardò il fratello con una strana espressione, in parte sorpresa e in parte divertita, l'aria tipica di chi vede confermare dei sospetti insoliti. Ryohei si accorse troppo tardi di essersi esposto in maniera fatale.
«Cioè, voglio dire...»
«La porterò con me per farmi coraggio durante il tuo combattimento.» disse lei, continuando a sorridere come al solito. «Le dirò che mi hai chiesto di esserci ma che non riesco ad assistere da sola, va bene?»
«Assistere a cosa?»
Hana Kurokawa sopraggiunse dal cortile con aria vagamente annoiata, ma naturalmente Ryohei era troppo contento per notarlo. Era più che contento, era decisamente su di giri e per quanto vedeva lui Hana era sorridente e decisamente di buonumore quanto lui. Raddrizzò le spalle e gonfiò il petto come avrebbe potuto fare un gallo nel pollaio.
«Mio fratello combatterà al torneo delle scuole e mi ha chiesto di andarlo a vedere!» disse Kyoko allegramente all'amica. «Vuole vincere il titolo che abbiamo perso lo scorso anno a tutti i costi! Andiamo a fare il tifo?»
«... Al torneo di boxe? Kyoko, dici sul serio?»
«Per lui è importante, quindi lo è anche per me!»
«Beh... se proprio la metti così... devo accompagnarti?»
«In due lo sosterremo il doppio, vero, onii-chan?»
«Assolutamente sì!» gridò di rimando Ryohei, inconsapevole del fatto che il mettere passione in una frase non era sinonimo di aggiungere decibel.
«Beh... allora okay. Okay, verrò anch'io.»
«Grazie, Hana! Sei grande!»
«Sai cos'è grande? Il nostro ritardo al club, hanno già cominciato, andiamo...»
«Oh! È vero... allora ci vediamo a casa, onii-chan! Impegnati con l'allenamento, vogliamo vederti vincere!»
Hana prese il polso di Kyoko e insieme corsero via verso la palestra più grande per le attività del club. Ryohei sentì zampillargli la gioia nel petto e a stento si trattenne dall'urlare il tempo necessario per chiudere la porta della stanza del club. Poi si lasciò andare ad un forsennato urlo di vittoria prima di continuare il suo programma di allenamento. Non seppe mai che il suo urlo aveva fatto sussultare Hibari che passava lì di fronte diretto al campo di baseball.

Con tutti gli allenamenti massacranti che il club di boxe aveva seguito, il torneo interscolastico arrivò fin troppo in fretta. Sumaru Inoue ebbe due o tre crisi di urla e pianti per la mole di lavoro e l'ansia del torneo incombente ma in qualche modo Ryohei riuscì a convincerlo a presentarsi quel giorno, con il palazzetto dello sport pieno di gente. Tutti con la stessa giacca del club di boxe di Namimori, un cerotto sulla faccia e le mani fasciate fecero l'iscrizione al torneo fra i primi. L'entusiasmo di Ryohei subì una brusca impennata quando vide sua sorella vicino al bar e con lei la sua amica Hana. Si congedò dal resto del gruppo e raggiunse le ragazze.
«Siete venute!»
«Lo avevamo promesso!» disse Kyoko, aveva l'aria molto emozionata. «Come ti senti, onii-chan?»
«Alla grande! Farò a pezzi chiunque oggi! Vi mostrerò la mia boxe!»
Hana Kurokawa si gettò un'occhiata nervosa intorno, ma Ryohei non aveva idea che lo avesse fatto perchè, con il suo minacciare a voce molto alta, era diventato bersaglio delle astiose occhiate di altri partecipanti. L'unico pensiero di Sasagawa era se dovesse o no dire qualcosa ad Hana prima di combattere, rassicurarla sulla vittoria, o qualche altra cosa da uomini. Inconsapevole del fatto che l'ultimo pensiero di Hana era la sua incolumità o il piazzamento della scuola ai regionali.
«Io vado, ci vediamo dopo il torneo!»
Ryohei dedicò uno sguardo unicamente ad Hana Kurokawa e forse per la prima volta Hana stessa capì quale contorto meccanismo l'aveva portata a passare la giornata a guardare ragazzi intenti a farsi a pezzi a colpi di guantone. 
E quel giorno ne vide proprio tanti di pugni, ma difficilmente avrebbe potuto essere diversamente andando ad assistere a un torneo di pugilato. Per diverse ore tutte le scuole della prefettura salirono a turno sul ring in un tripudio di violenza regolamentata da un individuo con la maglia a righe. Se ne vide di ogni, tra pugili della stessa scuola che litigavano fra loro per combattere per primi, altri che venivano presi dal panico e si aggrappavano alle corde per non affrontare gli avversari, paradenti che schizzavano via, sangue, sudore e colpi proibiti per la gioia della gran parte del pubblico. La gran parte, ma non tutto.
Ryohei Sasagawa era senza dubbio il miglior pugile sul ring quel giorno e sconfisse tutti i suoi avversari per knock out, nonostante avesse incassato anche qualche colpo al limite del regolamento e parecchie brutali legnate. Chiunque non fosse pratico di boxe si sarebbe chiesto se davvero valesse la pena di avere la faccia ridotta in quella maniera per vincere un torneo scolastico per cui non si viene nemmeno pagati, ma per Ryohei Sasagawa alzare il pugno al centro di quel ring equivaleva a vincere un incontro per il titolo mondiale, perchè nella sua mente vincere quel giorno significava avere la gloria e la donna che desiderava.
Durante l'annuncio della sua vittoria aveva cercato ovunque nella folla esultante, nonostante l'occhio sinistro ci vedesse molto poco per un brutto gancio incassato ingenuamente, alla ricerca delle uniche due donne che per lui contassero qualcosa: sua sorella e Hana Kurokawa. Riuscì a trovarle finalmente sul sesto spalto, più a destra rispetto al ring centrale. Kyoko saltellava applaudendo e gli stava gridando qualcosa che nel caos del palazzetto non poteva sentire, ma Hana non aveva affatto lo sguardo che sperava di vederle. Non era affatto felice, non applaudiva nemmeno. Ma naturalmente la testa di Ryohei aveva pronta una risposta anche per questo: era sicuramente turbata dai colpi che aveva preso, ma non appena si fosse rimesso in sesto sarebbe stato diverso. Un paio di cerotti, un po' di ghiaccio, quando avesse visto che stava bene allora avrebbe potuto tranquillizzarsi e lasciarsi andare liberamente. Dopotutto, era perfettamente normale che una donna si preoccupasse per l'incolumità del proprio uomo.

Ryohei Sasagawa si fece medicare in fretta mentre per risparmiare tempo faceva del suo meglio per asciugarsi il sudore e cambiarsi i vestiti, dato che non gli pareva carino presentarsi da una ragazza con dei calzoncini sporchi di sangue, poco importava se la suddetta lo aveva appena visto sputare sangue sul ring. Appena ricevette il permesso del medico per uscire con le proprie gambe, schizzò fuori dallo spogliatoio e corse lungo i corridoi cercandola, per poi inchiodare quando la vide vicino alle uscite del palazzetto. Si aggiustò il colletto della tuta e si diede il contegno che supponeva dovesse avere un uomo che torna dalla guerra, orgoglioso di aver servito il suo paese e sicuro di trovare una compagna felice del suo rientro. Purtroppo lo sguardo di Hana non era propriamente quello di una devota moglie che riabbraccia il marito veterano di guerra.
«Oh, Kurokawa!» fece lui a mo' di saluto. «Allora, come ti è sembrato?»
Hana lo fissò con uno sguardo che era più consono a Hibari che a una ragazza in adorazione.
«Che cosa ti è saltato in testa, Sasagawa?!»
Ryohei si fermò qualche passo più distante di quanto avrebbe voluto e per la prima volta non seppe che cosa rispondere. Nei suoi vari scenari mentali, Hana non gli aveva mai parlato in tono aggressivo.
«Lo so che cosa stai cercando di fare! Non so in quale primitivo regno tu viva visto che Kyoko non ti assomiglia per nulla anche se è tua sorella, ma per conquistare una ragazza non la si porta a vedere uno spargimento di sangue!»
Non si aspettava che i suoi discreti tentativi di seduzione venissero così platealmente intercettati da Hana, sebbene sapesse che era una donna intelligente. Era proprio costretto a improvvisare.
«È la boxe! Lo spargimento di sangue è inevitabile quando i pugni di due uomini si incontrano!»
«Quello che ho visto io là dentro sono degli idioti a cui piace così tanto prevaricare sugli altri da picchiarsi a vicenda per vedere quale uomo delle caverne ha più forza dell'altro!» fece lei allargando il braccio verso la porta da cui aveva lasciato la tribuna. «Se soltanto avessi chiesto una sola cosa a Kyoko su di me sapresti che io odio gli uomini che si comportano da imbecilli, e tu mi hai mostrato il massimo della tua stupidità!»
«Hibari mi ha detto che per conquistare una donna si deve mostrare loro quello in cui siamo bravi, e l'unica cosa che io so fare davvero è la boxe!»
«Hibari?!»
La voce di Hana aveva raggiunto nuovi livelli di acutezza e dovette prendere un profondo respiro per non mettersi a urlare quanto Ryohei. Stizzita, si passò la mano fra i capelli tirandoli via dalla faccia. Solo in quel momento lui notò che li aveva arricciati ed erano lucidi, erano particolarmente curati.
«Tu hai chiesto a Hibari come trattare con una ragazza?! Se fai una domanda a un cavernicolo è ovvio che avrai in risposta una tattica da cavernicolo!»
«Un cavernicolo? Ma quindi, tu non trovi che Hibari sia figo?»
«Non è figo per niente! Quello è un pazzo psicotico! Dice cose senza senso, guarda tutti come se fosse un dio e risolve tutti i suoi assurdi problemi picchiando le persone! Non è figo, è un idiota!»
«Eppure dicono che ha una bellissima ragazza!» insistette Ryohei, come se il semplice fatto che Hibari Kyoya avesse una splendida compagna lo collocasse primo nelle classifiche di fascino e capacità di seduzione.
«Ce l'ha, ma anche lei è mezza matta, è anche lei una a cui piace picchiare la gente! Ma per l'amor del cielo, Sasagawa... perchè non riesci nemmeno a pensare a una cosa così ovvia?! Sono la migliore amica di tua sorella e tu vai a chiedere consiglio a un decerebrato? E hai anche la bella pensata di dargli retta e farmi vedere... questo! A me e a tua sorella, anche!»
«Questo è la mia vita, il cammino di un vero uomo!» ribattè Ryohei, che iniziava a trovare fastidioso che Hana parlasse di boxe come se fosse una pratica medioevale. «La boxe è chiamata anche la nobile arte!»
«La nobi... che nobiltà c'è nel prendere a pugni un altro uomo fino a farlo svenire?! Godete a farvi del male e osate anche chiamarla "nobile arte"?!»
Hana Kurokawa mosse qualche passo e gli si fece sotto come e peggio di un pugile, puntandogli il dito davanti alla faccia con un'espressione di furia terrificante. Ryohei potè finalmente notare anche un'insolita ombra di trucco delicato sopra i suoi occhi scuri e un tono particolarmente rosato sulle sue labbra.
«Ti ho visto, che cosa credi? Ti ho visto baciarti le nocche come fossero una benedizione divina! È... ridicolo! Ridicolo e assurdo!»
Hana si voltò di scatto e i suoi capelli dai morbidi ricci ondeggiarono proprio davanti a lui. Un momento dopo la ragazza corse via uscendo dal palazzetto e lasciandolo solo nel corridoio, con un pugno di cocci di sogni infranti e un delicato profumo di fiori nelle sue narici.
   
 
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