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Autore: AymlerShaunCampbell    13/11/2014    2 recensioni
Crackfic ambientata nella terza stagione dopo il ritorno da Neverland.
Allarmati dal repentino cambio di comportamento di Hook, i Charmings decidono di rivolgersi alle figure magiche più potenti della città. Una nuova, bizzarra maledizione si sta abbattendo su Storybrooke, trascinandone gli abitanti in una spirale di assurdi eventi...
Disclaimer: Non possiedo né il telefilm, né i personaggi, ecc.. Elementi femslash (principalmente SwanQueen) e non solo, siete avvisat*!
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Heylà! In ritardo mostruoso ma ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Siamo ormai agli sgoccioli e la fine di questa avventura si avvicina.
Lavoro, vita ed impegni vari mi tengono spesso lontana dalla tastiera ultimamente, ma chissà che qualche recensione in più non aiuti a velocizzarmi.. ;)

Buona lettura,
Aym

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“Stai chiamando?” chiese Whale mentre lui e Spugna stendevano Hook per terra.
“Si, si, sta suonando.. Pronto?!” Esmeralda si allontanò di qualche metro per comunicare con il team per le gravidanze magiche e richiedere un'ambulanza. Dalla parte opposta Ruby stava chiamando tutti i numeri che le erano stati indicati. Liam guardava la scena preoccupato. Killian, fradicio di sudore e bianco come un cencio si contorceva in preda al dolore.
“Come ti chiami, giovanotto?” chiese Whale arrotolando la propria giacca ed infilandola sotto la testa di Hook.
“L-Liam..” rispose il ragazzino, tenendosi a rispettosa distanza.
“Ho bisogno che ci aiuti, te la senti di farlo?” chiese il medico. Il bambino annuì con un cenno del capo, mentre Esmeralda tornava ad avvicinarsi a Killian.
“Tra quanto arriveranno?” chiese preoccupato Spugna.
“10 minuti per l'ambulanza.” rispose Esmeralda, mordendosi il labbro.
“Sarà troppo tardi, dobbiamo iniziare noi. Spugna, ho bisogno che ti metta dietro a Killian e che gli tenga le mani, oltre a tenerlo a terra, è importante. Appena torna Ruby ho bisogno che lei e Liam ci portino acqua calda e teli puliti dalla cucina.” disse Whale “Mi serve la mia borsa degli strumenti, è nera, è nel bagagliaio della mercedes grigia parcheggiata qui fuori.” disse poi ad Esmeralda lanciandole le chiavi dell'auto. La mora sparì alla velocità della luce.
Ruby tornò in quell'istante e si inginocchiò di fianco a Killian, ormai delirante.
“Non possiamo teletrasportarlo in ospedale?” chiese Spugna. Ruby scosse la testa.
“Hai avvisato Snow e Charming?” chiese Whale tirandosi su le maniche della camicia e provando a mano la temperatura di Jones. Stava bollendo.
“Stanno già andando in ospedale. C'è stato un attacco dei Golem alla sagra, Regina è ferita ed Emma è quasi senza forze.” disse Ruby osservando preoccupata Killian. La porta del diner si aprì e richiuse dietro Esmeralda, che depositò la borsa a fianco di Whale.
“Gold?” chiese Spugna spostando un ciuffo di capelli fradici dalla fronte del capitano.
“Con le altre ko è stato chiamato per combattere i Golem, ne sono apparsi altri due ed è l'unico che può affrontarli.
“Mi servono dell'acqua da fargli bere per gli antidolorifici, poi acqua bollente, teli e qualcosa da stendere per terra sotto a Killian.” disse il biondo aprendo la borsa ed estraendo i guanti in lattice.
“Ci sono dei teli di plastica in dispensa dietro al secondo scaffale” disse Ruby “io metto su l'acqua per i teli e faccio portare a Liam un bicchiere per Killian.” disse poi prendendo il ragazzino per mano ed accompagnandolo in cucina.
“S-Spugna?” chiese Hook con voce tremante.
“Sono qui, capitano.” rispose l'amico, sorridendo.
“Sta nascendo ora? Non può nascere ora, noi siamo..” blaterò il pirata guardandosi nervosamente attorno. Si sentì sollevare e ridepositare a terra su qualcosa di plastica. Esmeralda gli fu subito accanto.
“Siamo al Granny's.” sorrise la mora tenendogli una mano.
“Ospedale?” chiese il moro con gli occhi velati di panico.
“Non c'è tempo. La tua bambina nascerà qui, Killian.” rispose la voce del medico da qualche parte al suo fianco. Sentì una pastiglia che premeva contro le sue labbra seguita da acqua fresca, deglutì a fatica e si sentì immediatamente intontito. Le voci degli altri scomparvero lentamente nell'oblio insieme al dolore.

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“Come sta?” chiese Emma a Doc camminando nervosamente avanti e indietro.
“Sta bene, ha qualche frattura ma nulla di grave, abbiamo medicato ogni ferita, ora deve solo riposare. Le abbiamo dato qualcosa per aiutarla a dormire.” disse il nano, sorridendo rassicurante.
“E la testa?” chiese la bionda mordendosi il labbro.
“Le lastre non indicano nulla di preoccupante, avrà un bel bernoccolo ma niente di più.” rispose nuovamente il nano.
“Ma'!” Henry fece il suo ingresso in reparto seguito dai nonni e corse ad abbracciare la madre.
“Come sta Regina?” chiese Snow abbracciando la figlia.
“Sta bene, ha qualche frattura ma sta bene. Deve solo riposare.” rispose la bionda rivolgendo un debole sorriso a Henry, che si sedette di fianco a lei.
“E tu? Emma! Stai sanguinando!” Snow le rivolse uno sguardo preoccupato. La bionda si guardò la camicia dell'uniforme, dalla quale si stava spandendo una macchia scura.
“Venga sceriffo, deve farsi medicare anche lei.” disse Doc aiutando la Swan a rimettersi in piedi.
“Henry, vai da tua madre e veglia su di lei finché non torno, Doc mi rattoppa un po' poi sono da voi.” disse la bionda spavaldamente facendo l'occhiolino. Il ragazzo le rivolse un sorriso preoccupato poi si avviò verso la stanza di Regina accompagnato da Snow e da un'infermiera.
“Come facciamo coi Golem?” chiese Emma mentre Doc e Charming la portavano verso una saletta.
“Tua madre ha già avvisato Gold, sarà in reperibilità finché non vi riprendete. Ho dato ordine a Mulan e Blue di coordinarsi per eventuali emergenze, oggi e domani rimarrò qui.” sorrise Charmings, poi si girò di spalle mentre Emma si sfilava l'uniforme per farsi medicare.
“Papà.. non c'è bisogno che tu stia qui..” disse la bionda levando gli occhi al cielo. Poi imprecò sonoramente quando il disinfettante venne a contatto con le ferite aperte.
“Starei qui comunque. Ruby ha chiamato mentre eravamo in auto, Hook sta partorendo.” disse il biondo con un filo di tensione nella voce.
“Adesso?! Che aspetti? Va in sala parto da lui!” disse Emma gesticolando animatamente. Doc le afferrò delicatamente le braccia e le spinse verso il basso sbuffando.
“Non sono qui in ospedale, non avrebbero fatto in tempo. Whale sta facendo nascere tua sorella al Granny's.” disse Charmings grattandosi la testa.
Emma tentò invano qualcosa da dire, poi ci rinunciò. Era una situazione troppo assurda.

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Quando Eugenia Lucas aprì le porte del Granny's, pronta ad arrabbiarsi con la nipote per non aver chiuso a chiave, ogni protesta le morì in gola.
Killian Jones giaceva in stato di incoscienza su un telo di plastica, il volto e le spalle leggermente sollevati ed appoggiati sulle ginocchia di Spugna, che gli teneva le mani. Una giovane mora, intravista ore prima alla fiera, si assicurava che il respiro del pirata rimanesse regolare mediante un respiratore portatile.
Ruby ed un bambino che non gli era familiare facevano la spola tra sala e cucina per portare strumenti sterilizzati, teli puliti ed acqua bollente.
Ma la visione che più la mise a disagio era il Dr.Whale inginocchiato a fianco di Killian, la camicia macchiata di sangue e le mani immerse nel ventre del pirata.
“Ma.. E l'ospedale?” chiese l'anziana avvicinandosi al gruppo con aria apprensiva. La nipote scosse la testa allungando un telo con degli strumenti verso il biondo, che ne afferrò uno e continuò a tagliare.
“Maledizione!” imprecò lui.
“Che succede?” chiesero preoccupati Spugna ed Esmeralda.
“L'anestetico che gli ho dato non è sufficiente e si sveglierà presto.. In più senza strumenti adeguati sono praticamente cieco, come se non bastasse Killian sta perdendo troppo sangue.. Ma dove diavolo è l'ambulanza!” si adirò Viktor, continuando a tagliare strato su strato nel tentativo di liberare la bambina.
Eugenia Lucas si infilò i guanti di lattice senza fiatare e prese posto di fronte al medico afferrando una cannuccia ed una pompa dal telo teso da Ruby. La lupacchiotta la guardò sorpresa mentre il medico sorrideva.
“Dove devo aspirare?” chiese l'anziana senza perdersi d'animo. Nella Foresta Incantata aveva fatto nascere una trentina di ragazzini e si rifiutava di starsene con le mani in mano mentre la secondogenita di Biancaneve ed il pirata lottavano per la propria sopravvivenza.
“Qui a destra.. esatto!” sorrise Whale, il viso imperlato di sudore. Una manina si avvicinò al suo viso e gli deterse la fronte con un telo. Esmeralda rivolse un sorriso incoraggiante al figlio, senza smettere di pompare aria nei polmoni di Killian.
“La vedo!” gridò Whale tagliando con cura l'ultimo strato di tessuto. Liquido e sangue si sparsero per tutto il telo mentre il biondo gettava velocemente il bisturi in una pentola piena d'acqua ed estraeva una bambina sporca ed urlante.
“Ruby, dai subito un telo a Viktor!” gridò Granny. La nipote non se lo fece ripetere due volte ed avvolse la creaturina nel telo, prendendola in braccio.
Afferrando un nuovo bisturi Whale recise il cordone ombelicale e con lo stetoscopio si assicurò che padre e figlia avessero battito e respiro regolari.
“Ruby, tieni al caldo la piccola ed usa altri teli e l'acqua tiepida per pulirla.” disse il biondo, mentre Liam passava diligentemente tutto quello che serviva alla lupacchiotta.
“E lui?” chiese Granny osservando preoccupata il pirata che iniziava a svegliarsi.
“Non possiamo ricucirlo prima di aver pulito tutto, è troppo rischioso. Ma dov'è quella maledetta ambulanza!” gridò poi.
Nello stesso istante tre paramedici irruppero nel Granny's e dopo lo shock iniziale coprirono Killian alla bene e meglio, lo issarono su di una barella ed attaccarono il giovane ad anestesia e sacca da trasfusione, guidati dalle precise direttive di Whale. Un ultimo paramedico prese in cura la bambina e la depositò in una culla. Padre e figlia vennero poi caricati sull'ambulanza, pronti per partire.
“Vi raggiungo a breve.” disse Viktor rivolto ai colleghi, poi si girò verso Spugna “sali con loro e appena arrivi avvisa David e Snow poi verifica con loro come sta il Capitano, ok? Doc e il suo team vi stanno aspettando.” disse il biondo.
Il giovane barbuto fece un segno di approvazione col capo e salì sul mezzo, che partì a razzo verso l'ospedale.
Il biondo si levò i guanti insanguinati, li depositò nella pentola, chiuse gli occhi e si concesse un sospiro di sollievo. La bambina era viva. Killian era vivo. Un abbraccio da levare il fiato lo distolse dai suoi pensieri e, prima che potesse proferire parola, le labbra di Ruby si incollarono alle sue.
“Ruby, sono sudato, sporco di sangue e mi sento una schifezza.” sorrise stancamente il biondino.
“Eppure non sei mai stato così bello, per me!” sorrise di rimando la mora, allentando la presa sull'uomo e scostandogli una corta ciocca di capelli dalla fronte.
“Congratulazioni Dr. Frankenstein. Sembra che lei sia davvero in grado di creare la vita.” lo punzecchiò Granny. Liam ed Esmeralda sorrisero.
“Eugenia..” tentò Viktor improvvisamente imbarazzato indicando con il braccio il macello rimasto a terra. Granny si scrollò nelle spalle.
“Sono certa che io e Ruby ripuliremo questo pasticcio in breve e metteremo i suoi strumenti da parte, mia nipote glieli riporterà il prima possibile. Oh, ovviamente la pentola con le robe insanguinate dentro se la tiene lei!” sorrise l'arzilla vecchietta. Ruby levò gli occhi al cielo.
“Vi aiuto a pulire. Prima finiamo prima potremo andare a trovare Killian.” disse timidamente Esmeralda. Nonna e nipote si guardarono con sguardo complice.
Viktor sorrise alle tre donne e si chinò verso il bambino scarmigliandogli i capelli.
“Sei stato molto bravo, Liam. Sei decisamente uno dei più coraggiosi di Storybrooke, vanne fiero!” sorrise il medico. Il bambino sorrise e, con grande sorpresa di tutti, si gettò tra le braccia di Vicktor.
Terminato l'abbraccio il bambino corse verso le donne, galvanizzato dai complimenti e deciso ad aiutare fino in fondo.
Il dottorino afferrò giacca, borsa e le chiavi dell'auto poi si rivolse ad Esmeralda.
“Ti chiamo un carro attrezzi?” chiese.
“No, lo chiamo io dall'ospedale..” sorrise timida la mora.
Viktor annuì e dopo aver salutato con un cenno del capo si avviò verso l'esterno.
“Hai intenzione di tenerglielo nascosto ancora per molto?” chiese Granny, bloccando il medico sui suoi passi.
“Lo so già nonna, solo non me lo ha ancora detto..” sorrise nervosamente Ruby.
Esmeralda e Liam, mocio e secchio alla mano, li guardavano senza capire.
Viktor si girò lentamente, le gote vermiglie.
“Ma come..” balbettò.
“Olfatto di lupo, ricordi?” sorrise Ruby toccandosi il naso. Granny attendeva paziente dietro di lei, le mani appoggiate sui fianchi.
Il biondo si fece coraggio, si avvicinò alla giovane, le prese le mani tra le sue e la guardò negli occhi.
“Ruby.. sono incinto.” sorrise poi. La mora sorrise di rimando e gli si gettò tra le braccia.
“Lo so amore, lo so..” bisbigliò estatica la lupacchiotta. Una lacrima solitaria scivolò tra le rughe di uno dei volti più conosciuti di Storybrooke e sfiorò una dentiera.
Maledetti giovani e le loro storie commoventi! Pensò Granny levando l'oltraggiosa prova di bontà con il pollice.
“Vai a fare il dottore, ora. Quando torni a casa parliamo con calma.” sorrise Ruby spedendo il compagno verso l'ingresso. Il biondo sorrise tra le lacrime ed affrettò il passo.
“Mamma, ma questo essere incinti è contagioso?” bisbigliò Liam, comprensibilmente preoccupato.
Le tre donne scoppiarono a ridere.

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Henry aveva insistito più volte che Emma si prendesse una pausa e che avrebbe tranquillamente potuto saltare scuola al mattino, dopotutto lui non era ferito, ma Emma era stata irremovibile.
“Henry, rimarrò io con tua madre. Ho già avvisato tuo padre, starai con lui a casa di Belle e Gold per stanotte e domani dopo scuola ti verrà a prendere la nonna. Regina deve riposare almeno fino a domani pomeriggio, Killian è appena uscito dalla sala operatoria e la bambina deve ancora terminare tutti i controlli. Sia io che i nonni rimarremo qui fino a tardi e tu devi ancora cenare!” disse paziente Emma. Il tono era irremovibile.
Prima che Henry potesse sbuffare Neal fece capolino dal corridoio.
“Forza giovanotto, andiamo a casa. Passiamo a salutare i nonni e la zietta poi via a casa, Belle ha fatto le polpette!.” sorrise il giovane.
“O..ok. Ciao ma'! Non ti strapazzare.” disse il ragazzino dandole un bacio sulla guancia, poi si girò verso la madre adottiva, che dormiva tranquilla. Si abbassò con cautela e le diede un bacio sulla fronte, le sorrise poi si girò verso il padre e i due scomparvero oltre la soglia lasciando le due donne da sole.
La mano di Emma volò d'istinto sulla guancia della mora.
“Tu lo sai vero che non amo questo genere di scherzi? Vedi di riprenderti alla svelta, già mi mancano le tue frecciatine e poi io e te abbiamo ancora una faccenda in sospeso..”
Un indice affusolato sfiorò labbra vermiglie e la Swan si disse che se oggi fosse morta per mano del golem ne sarebbe decisamente valsa la pena.
La porta si aprì e Whale, col suo solito sorriso, fece il suo ingresso nella stanza richiudendo la porta dietro di sé.
“Sceriffo, ha un aspetto orribile!” sorrise il biondo avvicinandosi a Regina. Emma levò gli occhi al cielo.
“Anche lei non è che sia tanto avvenente, oggi. All'obitorio non c'era il solito mortorio?” chiese la bionda adocchiando la camicia sporca di sangue.
“Molto spiritosa. Le ricordo che ho fatto nascere sua sorella poche ore fa in un Diner.” rise il medico tastando il polso di Regina ed annotando alcuni dati sulla cartellina.
“Inoltre non dovrebbe prendersela troppo con un uomo nelle mie condizioni!” disse il biondo strizzandole l'occhio prima di riportare l'attenzione sulla sua paziente.
Ad Emma ci volle qualche secondo per registrare la notizia.
“Congratulazioni! E.. grazie.” sorrise la bionda, gli occhi velati di lacrime.
Il dottorino si sentì abbracciare da dietro e sorrise. A quanto pareva oggi era la giornata degli abbracci inaspettati.
“Vai a trovare Killian e tua sorella. Intanto finisco di visitare Regina e faccio preparare una brandina per te.” disse il biondo.
La Swan si avviò verso la porta, appoggiò la mano sulla maniglia e girò il volto verso il biondo.
“Whale.”
“Si?”
“Sarai un ottimo padre.”

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“Tesoro, sei sicura che vada bene anche a te?” chiese David alla moglie.
“Ma certo. Hai sempre desiderato una famiglia numerosa e questa è l'occasione perfetta per fare la cosa giusta. Senza contare che la piccola avrà tutto l'amore possibile.” sorrise la moretta mentre dava il biberon alla piccola.
David Nolan si alzò in piedi e si toccò la nuova cicatrice che aveva in volto, deciso più che mai. Abbracciò la moglie da dietro, gli occhi incollati sulla bimba che la donna stringeva tra le braccia.
“Papà ha fatto tanti sbagli ma è ora di mettere tutto a posto. Sarai fiera di me, vedrai. E appena papà Killian si sveglia andremo a dargli il buongiorno e sentiremo cosa ne pensa della nostra idea, che dici?” chiese dolcemente il biondo.
“E gli chiederemo anche come vuole chiamarti.” sorrise Snow.
La neonata gorgogliò beata e si rimise a dormire.

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Tre caffè e due panini dopo Emma Swan iniziava a sentirsi vagamente meglio.
Aveva ancora addosso la divisa lacera e sporca di sangue e polvere, le batteva forte la testa ed aveva un disperato bisogno di lavarsi e dormire, ma sapeva che l'aspettava un'altra notte insonne.
Dopo aver cullato un po' la sorellina prima che le infermiere la mettessero a nanna ed aver parlato coi suoi era andata a trovare Killian.
Al di fuori della stanza Spugna, Ruby e Granny stavano chiacchierando con una donna ed un bambino mai visti prima.
“Emma!” sorrise la lupa correndo ad abbracciare l'amica. La Swan ricambiò l'abbraccio con cautela, conscia delle ferite ancora doloranti.
“Ruby! Congratulazioni!” sorrise la bionda. La lupa arrossì.
“Deduco che hai parlato con Vik..” balbettò poi. Nonostante la giornata d'inferno, la Swan scoppiò a ridere.
“Certo” annuì la bionda “e mi è stato anche detto che se Killian e mia sorella stanno bene è anche grazie a voi.” sorrise poi. La lupa annuì.
“E deduco che questa ragazza e suo figlio sono i preziosi aiutanti di cui mi ha parlato Whale?” chiese Emma rivolgendosi ad Esmeralda. La mora annuì, leggermente in imbarazzo.
“Emma Swan.” disse la bionda tendendo la mano.
“Esmeralda Dupont” rispose la mora ricambiando la stretta “E questo è Liam”.
“Piacere di conoscerti, Liam. Sei stato davvero bravo.” sorrise Emma chinandosi verso il bambino e scompigliandogli i capelli. Il bambino arrossì da capo a piedi.
“Come sta?” chiese poi Emma rivolta a Spugna.
“Bene, lo hanno ripulito e ricucito. Ora è sotto sedativi, dormirà fino domani.” rispose il mozzo.
“Allora è meglio che andiate tutti a riposare, ne avete bisogno. Io passerò la notte qui per vegliare Regina, terrò d'occhio anche Killian per voi.” disse Emma. Gli altri annuirono.
“Torneremo domani dopo pranzo, Esmeralda passo a prenderti io. Immagino che la tua auto sarà fuori uso per un paio di giorni ancora.” disse Spugna.
“Tu come stai? Sento odore di sangue.” chiese Granny, schietta come solito.
“Ammaccata ma bene.” sorrise stancamente la Swan.
“Regina?” chiese Granny.
“Più ammaccata di me ma intera, fortunatamente. Domani pomeriggio dovrebbero già dimetterla.” sorrise la bionda. Il gruppo si accomiatò dalla bionda ed Emma entrò nella stanza di Killian.
Come Regina, il pirata era stato medicato e sedato, ed ora dormiva beato. Emma si sedette a fianco del letto e gli spostò un ciuffo di capelli dalla fronte.
Domani la vedrai per la prima volta ma tu crederai che sia l'ultima.. Vorrei poterti risparmiare tutta questa sofferenza ma non so come fare. Avrebbe potuto funzionare tra noi, sai? Sei dolce quando vuoi, ma nel mio cuore c'è solo Regina e l'hai capito prima di Neal, forse anche prima di me.. pensò la Swan sospirando. La luce della luna che filtrava nel buio della stanza ed il debole ronzio dei macchinari per qualche minuto sembrarono avvolgere il pirata addormentato e la sceriffa pensierosa.
Emma si alzò dalla sedia ed uscì nella luce del corridoio, chiudendo delicatamente la porta dietro di sé. Si avviò nuovamente verso la stanza di Regina ma si bloccò poco prima della sala ristoro, attirata da due voci familiari che confabulavano quasi sussurrando.
Spinta più dalla noia che dalla curiosità, la bionda si appoggiò al muro che nascondeva parzialmente la saletta dal corridoio e tese le orecchie.
“Credi che dovremmo dirglielo?”
“No, non credo sia una buona idea. Meglio proseguire col piano originale.”
“Non abbiamo più tempo ormai, hai visto cosa è successo oggi.”
“Credi che non me ne sia resa conto? Ma non c'è altra strada da percorrere, se Emma e Regina venissero a sapere del piano potrebbe andare tutto a rotoli..”
“Cosa suggerisci?”
“Beh, potremmo creare altre occasioni. Forse la fiera non era il posto adatto, ma credimi se ti dico che ce la possiamo fare! Abbi fede, amica mia.”
“La fede non mi manca, ma il tempo si. Domani Regina verrà dimessa e da quello che ha detto Doc dovrà stare a riposo almeno una settimana. Dobbiamo sbrigarci, prima che qualcuno ci intralci di nuovo.”
“Una settimana.. Niente ufficio. A casa. È un'occasione perfetta. Certo, sarà difficile organizzare tutto, ma possiamo provare!”
Emma aggrottò le sopracciglia. Di che diavolo stavano parlando Blue e sua madre?
Vogliono agire prima che Regina torni in ufficio.. non vorranno farla dimettere approfittando della sua debolezza, vero? Pensò allarmata la Swan. Doveva fare qualcosa.
Si allontanò senza un suono e sparì silenziosamente oltre il corridoio.
Era quasi giunta alla stanza di Regina quando quasi sbatté contro Whale, che stava andando a casa.
“Swan! Proprio te cercavo!” disse il medico.
“Ancora qui? Pensavo fossi volato a casa di Ruby a riposare.” sorrise Emma.
“Tra pochissimo vado, ma volevo prima confermarti che Regina sta bene. Rifaremo i controlli domani ma direi che nel pomeriggio potrai portarla a casa.” disse Whale. Emma gli sorrise.
“Hai visto Killian e la bambina? E soprattutto, hai mangiato?” chiese poi il biondo.
“Si, mamma!” rispose Emma levando gli occhi al cielo. Whale rise.
“Ottimo, cerca anche di riposare. Ti direi che non serve che tu rimanga qui ma conosco già la tua testardaggine.” sorrise il medico, poi i due si scambiarono la buonanotte ed Emma entrò nella stanza di Regina.
Emma si sfilò stancamente gli stivali e la cintura d'ordinanza appoggiando il tutto ad una sedia, poi si sdraiò sulla brandina a fianco della mora, ipnotizzata dal respiro ritmico e lento di lei.
No, non aveva tempo di dormire. Qualsiasi cosa stessero confabulando Snow e Blue non avrebbero sottratto il potere a Regina, non così. Non dopo tutto quello che aveva fatto per loro.
Emma Swan estrasse il cellulare dalla tasca e mentre caricava la ricerca di ciò che le serviva sfilò dal cinturone il taccuino d'ordinanza, impugnò una penna e si preparò ad una notte insonne.

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Come tutte le mattine, l'ospedale di Storybrooke fremeva di attività. Le prime luci del sole avevano da tempo scacciato le tenebre e un pirata molto felice stava sbadigliando mentre seduto nel suo letto d'ospedale dava il biberon alla sua piccola principessa, tentando di bilanciare con cura il biberon con la nuova protesi di legno che Geppetto gli aveva preparato.
“Buongiorno.” la porta si aprì ed il volto di Killian si incupì all'istante.
“David. Snow.” salutò freddamente il pirata.
Non può già essere ora, l'ho appena presa in braccio.. pensò il moro ricacciando le lacrime.
Snow allungò le braccia verso la bambina, ma Killian la guardò con astio.
“Ti prego Killian, fammi finire di allattarla. David ha una cosa importante da chiederti.” sorrise la mora prendendo dolcemente tra le braccia la figlia.
Hook mollò la presa controvoglia e si girò verso David, che si era seduto di fianco a lui.
Il biondo sorrise ed allungò un sottile plico di fogli verso il pirata, che lo guardò senza capire.
“Beh?” chiese il moro aggrottando le sopracciglia.
“Leggi!” incalzò il biondo, senza mai smettere di sorridere.
Il pirata iniziò a leggere con curiosità, gli occhi che si allargavano all'impossibile man mano che le parole prendevano significato nella sua mente. Terminò la lettura con le lacrime agli occhi e si volse verso David, che nel frattempo aveva preso in braccio la bambina e la stava cullando.
“David, ma questa..” balbettò il pirata, incredulo.
“È una richiesta di affidamento congiunto.” concluse per lui Snow, sedendosi sul letto del pirata.
“Vorremmo che tu facessi parte della sua vita tanto quanto noi. Ho sbagliato a volertela portare via Killian, ma ora ho capito e so di poter recuperare. Non voglio che tu la perda come noi abbiamo perso Emma tanto tempo fa.” sorrise David.
“Senza contare che in tre ci si gestisce meglio. Abitando in due luoghi diversi dovremo organizzarci bene per orari ed attività ma sono certa che possiamo metterci d'accordo. Io e David siamo disposti a mettere per iscritto anche la gestione punto per punto.” proseguì Snow strizzando l'occhio.
“Ma come..?” balbettò Killian prendendo in braccio la piccola e stringendola a sé.
“Ho chiesto ad Albert Spencer di preparare i documenti ieri in fiera, la nostra bambina avrà una grande famiglia e tutto l'amore di cui ha bisogno.” sorrise David allungando l'indice verso la piccola, che lo afferrò d'istinto.
“Che ne dici?” chiese Snow.
Il pirata chinò il capo lasciando che le lacrime scorressero liberamente, poi guardò David negli occhi e sorrise.
“Si. Dico di si.” disse Killian singhiozzando.
Snow e David si allungarono verso il moro e la piccola, stringendoli in un dolce abbraccio.
“Ora però ho una domanda per papà Killian.” sorrise Snow sciogliendo l'abbraccio.
“Sarebbe a dire?” chiese il pirata, curioso.
“Come la chiamerai?” chiese la mora.
“Volete.. Volete che decida io il nome?” chiese sorpreso Hook.
“Beh, l'hai portata in grembo e partorita tu, ci sembra il minimo!” disse David.
Il pirata guardò la figlia pensieroso per qualche secondo, poi sorrise.
“Hai già trovato un nome adatto?” chiese Snow, curiosa.
“Si. Cora.” sorrise Killian. I due coniugi lo guardarono sgomenti, poi sorrisero. In effetti da lei tutto aveva avuto inizio, quindi perché no?
“Cora.” sarà strano all'inizio, ma non avrei saputo trovare nome più adatto.” sorrise Snow.
“Cora Jones-Nolan.. suona bene.” approvò David.
“Ci dimettono tra un paio di giorni.. credete sia possibile buttare giù già qualche orario?” chiese Killian cullando la piccola Cora, che si era messa a piangere.
“Ma certo, ho portato carta e penna ed ho con me i fogli con gli orari miei e di David.” disse pratica Snow.
Un discreto cinguettio di uccellini distolse i tre da ulteriori pensieri e Snow si affrettò a recuperare il cellulare dalla borsa mentre i due uomini si guardavano scuotendo la testa per l'ovvia scelta di suoneria.
La mora lesse il messaggio ed aggrottò le sopracciglia.
“Che succede?” chiese David, notando l'espressione della moglie.
“È un messaggio di Emma, ha appena indetto una riunione straordinaria del concilio. Tra mezz'ora al municipio.” rispose Snow. David si grattò la testa, confuso.
“Ma non aveva passato la notte a vegliare su Regina?” chiese Killian, sorpreso.
“Si, ma quando siamo arrivati stamattina prima di venire da te l'infermiera ci ha detto che era uscita presto e che sarebbe tornata dopo pranzo, ma credevo fosse andata a riposare.” rispose Snow, pensierosa.
Che sua figlia avesse trovato un modo di spezzare le maledizioni?

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“Silenzio!” disse Emma Swan sbattendo i pugni sul tavolo. La stanza si zittì all'istante e tutti gli occhi si spostarono nuovamente verso di lei.
Molte palpebre sbatterono, indecise sul da farsi. Riaprire la bocca era una tentazione irresistibile, ma significava riportare il caos e tutti sentivano il bisogno di far depositare ciò che avevano appena letto e sentito nel fondo di mente e cuore, nel disperato tentativo di comprendere e forse, perché no, accettare.
Cora Mills appoggiò la fronte contro le sbarre della cella osservando l'assemblea.
Inizio a capire perché Regina si sia innamorata di lei. Questa donna non solo ha fegato, ma anche un cervello e un cuore fuori dall'ordinario, per architettare una cosa del genere. Mi chiedo solo quanto ci vorrà a questi caproni per capire di essere appena stati fregati e di non avere scelta. Pensò l'ex strega passando visivamente in rassegna i volti tesi della stanza. Le emozioni che agitavano l'assemblea erano molteplici. Paura, diffidenza, sorpresa, ma soprattutto orgoglio.
Orgoglio per una persona che stava dimostrando, nel bene e nel male, di essere la salvatrice che tutti volevano che fosse, anche a costo di andare contro tutti.
Blue fu la prima a scuotersi dallo shock ed alzò rispettosamente la mano per chiedere la parola. Emma le fece cenno di esprimersi liberamente.
“Ti chiedo perdono per la confusione di prima, ma comprenderai anche tu che quello che ci hai appena proposto è molto da affrontare..” disse la fata, visibilmente a disagio. Il resto dell'assemblea si limitò ad annuire timidamente.
“Se vi ho riunito qui è proprio per parlarne con voi. È una decisione che spetta all'intero concilio e che è stata rimandata da troppo tempo. La confusione era prevista.” sorrise Emma, tesa ma ferma.
I genitori la guardavano senza parlare. Avrebbero voluto abbracciare la loro bambina, quella donna straordinaria che aveva appena sfidato tutto. Ma quello era il momento di Emma, e dovevano tenersi in disparte.
Un'altra mano si alzò da un angolo della sala e tutti si prepararono al peggio. Emma, tuttavia, non sembrava per nulla spaventata e con un cenno diede la parola a Leroy.
“Sorella.. Di cose assurde ne hai fatte tante, ma questa è la più assurda di tutte!” disse il nano, poi alzò la mano e zittì qualsiasi commento prima ancora che gli altri aprissero bocca.
“Per questo credo che possa funzionare. Ci vuole un bel fegato per fare tutto quello che hai detto, ma.. io ci sto!” concluse il nano.
Con una lentezza che sembrava infinita, il barbuto si avvicinò alla scrivania di Emma, prese una penna e scorse il plico di fogli fitti di scritti fino all'ultima pagina, poi vi appose la propria firma e chinò rispettosamente il capo e tornò silenziosamente al proprio posto.
La stanza sembrò diventare ancora più muta, mentre le sopracciglia di tutte volavano in alto e le bocche si spalancavano stupite.
Emma Swan si limitò a sorridere, il cuore di dieci tonnellate più leggero.
Cora Mills sorrise a sua volta. Era fatta.
Una seconda persona si fece educatamente strada verso la sceriffa ed appose la propria firma senza proferire parola. Se Emma Swan fosse stupita del fatto che Blue avesse firmato subito dopo Leroy non lo diede a vedere.
Snow e David si scambiarono uno sguardo. Quella era la principessa che avevano sempre voluto, quella che un giorno sarebbe succeduta alla madre regnando con giustizia.
Uno dopo l'altro, i membri del concilio si avvicinarono alla scrivania e firmarono sotto il proprio nome. Era la cosa più giusta da fare.
La stazione di polizia si svuotò rapidamente, mentre Mulan guardava Emma a bocca aperta.
Gli ultimi ad uscire furono ovviamente Snow e David, che appena dispersa la folla abbracciarono la bionda.
“Siamo fieri di te” fu l'ultima cosa che Emma sentì dire dai genitori prima che questi sciogliessero l'abbraccio e scomparissero oltre la soglia. La bionda si fece violenza per non piangere.
Leroy si lisciò la divisa e guardò la sceriffa con un sorriso di sbieco, poi fece un cenno col capo in direzione di Cora.
“Credo che la signora abbia affari da sbrigare. In ospedale ce la porto io?” chiese il nano facendo tintinnare le chiavi.
Emma Swan annuì sorridendo, poi si girò verso la cinesina.
“Agente Fa, chiuda quella bocca se non vuole mangiarsi tutte le mosche della stazione, la pausa pranzo è tra un'ora!” disse la bionda strizzando l'occhio.

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Regina stava per perdere la pazienza. Il cucchiaino andava da una parte, la gelatina dall'altra.
Maledetta gelatina! Se solo avessi abbastanza magia altro che prenderti a cucchiaiate! Pensò la mora sbuffando.
La porta della stanza si aprì e Regina sperò ardentemente che fossero già le 18, ora delle dimissioni. Ma le avevano appena portato il pranzo, quindi niente Emma, mentre Henry sarebbe tornato più tardi accompagnato da Snow. Chi poteva essere? Girò faticosamente il viso verso la soglia e rimase sgomenta.
“Madre? Ma che diamine..?” balbettò confusa la mora, mentre Cora prendeva silenziosamente una sedia e si avvicinava al letto della figlia.
Dev'essere la morfina. Ma quanta me ne hanno data? Pensò Regina.
“Cercate di non uccidervi.” Leroy, in divisa, si sporse dalla porta, strizzò l'occhio e scomparve.
Le due donne levarono gli occhi al cielo.
“Scusa.” il tono era fermo ma non freddo. Regina si si girò immediatamente verso la madre.
“S-Scusa?” chiese la donna, confusa.
“Per tutto. So che le parole non basteranno mai, ma da quando mi sono consegnata non ho ancora avuto modo di scusarmi per tutto quello che ho fatto. Non sei venuta a trovarmi..”
“Credi sia stato facile per me? Il tuo ritorno, la maledizione.. È troppo, avevo bisogno di tempo.” rispose Regina distogliendo lo sguardo.
“Mi dispiace di essermi presentata qui senza avvisare, ma dovevo sapere come stavi, vederti di persona. Quando Emma è entrata in centrale stamattina e mi ha detto cos'era successo io..” per la prima volta dopo tanti, tantissimi anni, Cora Mills si mise a piangere.
Regina guardò la madre e si chiese dove fosse stato nascosto quel lato di lei tutto questo tempo. Si sporse verso la madre e la strinse a sé. Era da quando era bambina che non si abbracciavano, il contatto fu sufficiente per far piangere anche lei.
“T-ti ha dato un permesso speciale per venire qui?” perfino in quel momento la sindachessa non poté fare a meno di pensare ad Emma.
Cora Mills sorrise contro la spalla della figlia. Certo che quelle due..
Sciolse controvoglia l'abbraccio, rendendosi conto che avrebbe dovuto stringere sua figlia più spesso. Afferrò la borsa e si mise a frugarci dentro, mentre Regina la guardava incuriosita.
Cora le porse un plico di fogli e una penna sorridendo, Regina continuò a non capire.
“La tua ragazza mi ha scarcerato. Certo, sarò costretta ai lavori socialmente utili per il resto della mia esistenza e dovrò abitare con le suore ma almeno potremo vederci spesso.” sorrise Cora.
“Emma Swan non è la mia..!” gridò paonazza la giovane Mills “E poi in che senso ti ha scarcerata? Non ha l'autorità per farlo!” aggiunse poi, sempre più sconvolta.
“Certo, e degli occhi dolci che vi fate di continuo non se ne è accorto nessuno.. Perché credi abbia lanciato la maledizione?” sorrise Cora.
“Che intendi dire?” chiese Regina.
“No, nulla..” disse vaga Cora.
Maledizione, per poco non mi facevo scoprire.. pensò.
Prima che sua figlia potesse protestare le indicò i fogli.
“Sarà meglio che tu legga, dopotutto Emma è stata sveglia tutta la notte per preparare questo. E mi serve la firma del Sindaco..” sorrise Cora strizzando l'occhio.
“Ma noi..”
“Non abbiamo ancora finito di parlare, lo so. Ma oggi i miei compiti erano assicurarmi che mia figlia stesse bene e portarti questi documenti. Avremo modo di parlare non appena ti sarai rimessa in forze.” sorrise nuovamente Cora.
Regina soppesò il plico. Aveva ancora mal di testa e non sapeva se ce l'avrebbe fatta. Sua madre sembrò leggerle nel pensiero e le carezzò dolcemente una guancia.
“Ti farò un riassunto. Spinta da non so bene quale bisogno Emma ha fatto quello che tu o sua madre avreste dovuto fare appena spezzata la maledizione. Ha convocato un concilio di emergenza e lo ha sistemato tenendo un rappresentante per categoria (uno per i nani, uno per gli ex reali, uno per le fate, uno per i lupi mannari, uno per le forze oscure ecc..), concilio che si occuperà delle questioni magiche che dovessero presentarsi, ovviamente a titolo gratuito ed in accordo con il comune. Nonostante le proteste ha azzerato i reati di tutti sostenendo che altrimenti avrebbero dovuto decapitare mezza città, suoi genitori compresi. Ha stabilito che a Storybrooke non vale più nessun titolo nobiliare ma che può essere ristabilito per chi decidesse di tornare nella Foresta Incantata, viaggio per il quale ha già ordinato ai nani di piantare fagioli magici.”
La donna fece una pausa, sorridendo internamente allo sguardo stupito della figlia, poi proseguì.
“Ha anche sistemato alcuni lati burocratici del comune. Scavando non so quali leggi è riuscita a farti rimanere in carica per altri cinque anni, in modo che nessuno possa contestare la tua autorità. Dopodiché ci saranno regolari elezioni per il nuovo sindaco e nel frattempo chi vuole candidarsi dovrà lavorare gratuitamente per il comune in modo da apprendere senza pesare sulle casse cittadine. Una volta rientrata l'emergenza delle maledizioni si organizzerà un doppio concilio per decidere come aprire le porte agli esterni.”
Regina la guardava sgomenta.
“Ha praticamente rivoluzionato il sistema della Foresta Incantata! A che titolo?” chiese a bocca aperta.
“Dice che in quanto salvatrice il suo compito è quello di riportare l'ordine..” sospirò Cora.
“E.. E.. gli altri sono d'accordo?” chiese nuovamente Regina. La madre le sorrise.
“L'unica firma che manca è la tua.” disse Cora dolcemente.
La donna si alzò dalla sedia e baciò la figlia sulla fronte.
“Ti lascio i fogli da leggere e firmare, senza la firma del sindaco non si va avanti. Emma verrà a prenderti quando ti dimettono.” disse Cora lisciandosi il vestito. Regina la guardava con un misto di adorazione e timore. Fece per parlare ma la madre la bloccò all'istante.
“Riposa ora, tra qualche giorno tornerò a trovarti e parleremo. Ora devo andare a visitare la mia piccola omonima.” sorrise la donna, poi si accomiatò con un cenno della mano.
Regina rimase a lungo a fissare il vuoto, sopraffatta da un turbine di emozioni, poi riportò l'attenzione sui fogli.
Sono appena le 13, tanto vale leggere tutto.. pensò.
Almeno i fogli l'avrebbero informata di quello che la sua sceriffa preferita aveva combinato e l'avrebbero aiutata a far passare le ore che la separavano dalle agognate dimissioni.

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Emma Swan non era mai stata così contenta di terminare un turno di lavoro.
Stanchezza a parte non vedeva l'ora di vedere Regina, ormai aveva preso la sua decisione e niente avrebbe potuto fermarla. Si assicurò che i turni della sera e del mattino successivo fossero coperti, si fece confermare da Leroy che Cora Mills fosse stata affidata alle cure di Blue e prima ancora che i sottoposti potessero salutarla sparì a passo svelto oltre la soglia della stazione.
Il maggiolino si era a malapena fermato in parcheggio quando la bionda ne uscì di volata, un occhio rivolto all'orologio.
Le cinque.. faccio in tempo a trovare mia sorella e Killian pensò Emma affrettandosi verso l'ingresso.
Quando fece il suo ingresso nella stanza di Killian, numerose voci l'accolsero con entusiasmo. Entrò timidamente nella stanza sorpresa di trovarvi, oltre ai suoi genitori e Spugna, anche Esmeralda e Liam. La bionda rivolse un sorriso di sbieco al pirata, che arrossì.
“Allora, come state voi due?” chiese Emma accomodandosi sul letto a fianco di Killian e prendendo la sorellina in braccio.
“Stiamo bene. I dottori dicono che ci dimetteranno presto e per i primi giorni staremo a casa con i tuoi, poi ci organizzeremo con i turni.” sorrise Killian.
“I turni?” chiese confusa Emma, mentre cullava la sorellina. Era davvero una bimba bellissima.
“Abbiamo chiesto a Killian l'affidamento congiunto e ci ha detto di si!” rispose David, raggiante. Snow, al suo fianco sorrideva a trentadue denti.
“Ma è fantastico!” esclamò la bionda, alzando il fagottino all'altezza del viso e guardandola negli occhi celesti “non è vero..?” il sorriso si spense leggermente ed Emma si guardò attorno alla ricerca di una risposta.
“Cora. Tua sorella si chiama Cora. Cora Jones-Nolan” sorrise Snow. Emma dilatò gli occhi a dismisura poi si mise a ridere.
“Avrai una vita molto interessante, Cora Jones-Nolan!” disse la bionda strizzando l'occhio alla sorella e rimettendola tra le braccia di papà Killian.
“Ora andiamo, David tornerà domattina e io dopo scuola.” disse Snow abbracciando il pirata e baciando Cora sulle guance. David la seguì a breve distanza.
“Vai tu a prendere Henry da Neal?” chiese Emma alzandosi a sua volta.
“Certo, lo porto da voi alle 20.” annuì Snow prima di uscire.
“È meglio che andiamo anche noi, ma torneremo domani a trovarti.” sorrise Esmeralda baciando il pirata sulla guancia. Killian diventò bordeaux, ma prima che potesse reagire Liam lo aveva già abbracciato sul fianco e salutava con entusiasmo lui e Cora.
Spugna ed Emma furono gli ultimi a salutarlo, poi sparirono ognuno diretto ai propri affari. Killian sorrise alla piccola Cora. Emma aveva ragione, Cora avrebbe decisamente avuto una vita interessante.
Emma Swan percorse ad ampie falcate i corridoi verso la stanza di Regina e si stupì di vedere Whale ancora in camice appena fuori dalla porta.
“Whale! Dovresti riposare!” lo rimproverò Emma.
“Anche lei sceriffo, eppure è qui..” sorrise il biondo, indicando la divisa di Emma con un cenno del capo “Ma non si preoccupi, ho un paio di giorni di ferie ed intendo sfruttarli!” disse poi.
“Molto bene. Regina?” chiese la Swan.
“Impaziente come al solito e già con i fogli di dimissioni in mano. Deve riposare qualche giorno ma tra una settimana sarà come nuova.” sorrise il medico.
“Ottimo, allora.. grazie.” disse Emma, poi entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle. Viktor scosse la testa sorridendo.
“Hey..” sorrise timidamente Emma. La risoluzione di prima stava lottando con la valanga di sentimenti che la stavano travolgendo da quando l'aveva vista.
Regina Mills, impeccabilmente vestita e con borsa già al braccio, teneva in mano il foglio di dimissioni ed il plico di documenti.
“Buongiorno. Com'è che il colpo alla testa è arrivato a me ma le idee folli vengono a te?” sorrise la bruna agitando il plico. Emma rise.
“Storybrooke ha bisogno di qualcuno che la gestisca come si deve, e tu sei l'unica in grado di farlo, al momento. E poi.. se sei in carica ufficialmente nessuno può attentare alla tua incolumità.” rispose Emma guardandosi i piedi. Regina si sentì sciogliere.
“E la tabula rasa?” chiese poi, conscia che anche quella mossa era stata fatta principalmente per lei.
“Sono una fan delle seconde possibilità. E poi se iniziate ad ammazzarvi tutti mi toccheranno un sacco di pratiche!” disse la bionda con fare risoluto. Questa volta fu Regina a ridere.
“Che dici, mi porti a casa?” chiese la mora alzandosi in piedi, la voce meno di un sussurro.
Emma le offrì un braccio e si caricò la borsa di Regina su una spalla.
“Hai firmato?” chiese adocchiando i fogli.
“Ovvio! Ne dubitavi?” sorrise la mora seguendola fuori dall'ospedale.
Il viaggio verso casa Mills fu stranamente quieto, le due donne totalmente avvolte nei propri pensieri e troppo provate, mentalmente e fisicamente, per dire alcunché.
Il maggiolino si fermò nell'ormai familiare vialetto di Villa Mills e le due donne entrarono quietamente in casa.
“Oh, è scarico.. Henry si è dimenticato di portare il caricabatterie.” disse Regina guardando distrattamente il cellulare, poi lo appoggiò sul mobile dell'ingresso. Avrebbe voluto accenderlo, ma al momento l'unica cosa che bramava erano un caffè bollente e una sedia.
Armeggiò distrattamente con la macchinetta mentre Emma la guardava intensamente.
“Ne vuoi una tazza anche tu?” chiese Regina, sempre di spalle. La determinazione di Emma sembrò tornare e la bionda si avvicinò alla mora, poi le appoggiò delicatamente le mani sui fianchi e la fece voltare verso di sé.
“Volentieri, ma prima voglio parlare.” disse Emma. Regina deglutì.
La bionda estrasse rapidamente il cellulare dalla tasca e lo spense, gettandolo senza troppi complimenti sul bancone della cucina. Si sganciò la radio dalla cintura e spense anche quella, lanciandola verso il cellulare.
“Che fai?” chiese Regina sorpresa. Lo sguardo di Emma era fuoco puro e la mora, quasi intimorita, arretrò di un passo andando ad appoggiarsi contro il mobile dietro di sé.
“È da mesi che voglio dirtelo e c'è sempre qualcuno o qualcosa che mi impedisce di farlo, ma oggi non mi fermeranno.”
Emma prese delicatamente le mani di Regina tra le sue e i suoi occhi si persero in quelli della mora per un infinito istante.
“Ti amo Regina Mills. Ti amo più della mia stessa vita.” disse Emma.

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La prima sensazione che provò Mulan era quella di starnutire, seguita da una leggera nausea ed un vago e diffuso disagio, poi si rese conto che le si stavano rizzando i peli delle braccia, quasi come se..
Uno sguardo a Leroy le confermò quello che temeva.
I due si affrettarono fuori dalla stazione ad armi spianate, tastandosi le tasche alla ricerca di radio e cellulari.
Dovevano chiamare i rinforzi. ORA.
Mentre il cielo scivolava dall'azzurro al blu, una miriade di enormi nuvole viola apparivano l'una dopo l'altra in vari punti di Storybrooke, avvolte da scariche statiche e pronte a vomitare golem ed altre nefandezze nelle strade della piccola cittadina del Maine.

  
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