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Autore: mirandas    13/11/2014    7 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve bella gente! Spero che l'alluvione non vi abbia dato troppi problemi, come è successo da noi! Ma nonostante la pioggia e i fulmini, ci siamo comunque date da fare e siamo riuscite a scrivere il canto nuovo!!
Il nostro caro Virgilio sta avendo problemi con l'orientamento, ma non preoccupatevi, Dante è lì con lui u.u
Buona lettura a tutti!

Canto III
 
Dante
 
Dopo il rimprovero di Catone, tutte le anime lì presenti presero a correre verso la montagna come se non ci fosse stato un domani. Correvano separatamente, intralciandosi a vicenda e a volte scontrandosi l’uno con l’altro. A differenza loro, io non le seguii subito ma mi strinsi forte al mio amato maestro, cercando di rubare un ultimo istante di intimità con lui. Non sarei mai andato da nessuna parte senza di lui!

Ricordati cosa ti ha detto Brunetto, Dante. Virgilio non potrà accompagnarti in Paradiso…

Shhh!! Non ci voglio pensare, vocina. Non ora...ancora cinque minuti!

Dante…

No!

Udii un sospiro. Quanto dovevo essere pazzo per poter sentire la mia vocina pervertita sospirare nella mia mente?

Come stavo dicendo, non sarei mai e poi mai andato da nessuna parte senza il mio adorato Virgilio, non solo perché lo amavo ma anche perché avevo un senso dell’orientamento da fare schifo e, beh, l’idea di scalare una montagna da solo non mi attirava per niente. L’ultima volta beh…sapete com’è andata.

Alzai lo sguardo verso Virgilio. Sembrava essere tormentato dalla sua coscienza. Ero sul punto di chiedergli se si sentisse in colpa per la figuraccia che mi aveva fatto fare davanti a Catone, ma mi trattenni, preferendo la corsa al confronto. Quando il mio maestro rallentò, volsi lo sguardo verso la nostra destinazione: il monte più alto del mondo: il Purgatorio. Il sole rosso fiammeggiava dietro di noi e i suoi raggi si infrangevano contro di me, creando un’ombra. Mi aspettai di vedere quella della mia guida vicino, ma quando ciò non accadde sentii una fitta al cuore. Venni colto improvvisamente dalla paura di essere stato abbandonato. Temevo, irrazionalmente, che fosse giunto il momento del mio maestro di separarsi da me, che Dio avesse cambiato idea e che mi avrebbe assegnato una nuova guida anzitempo.

Virgilio, per fortuna, si accorse del mio stato d’animo e mi strinse la mano con forza, costringendomi a guardarlo. “Ehi, sono qui. Non ti lascerò da solo.” Mi disse con inconsueta premura. Vedendo che ancora dubitavo di lui, prese un respiro profondo e si preparò a farmi uno dei suoi discorsi convincenti. “Guarda che non vado da nessuna parte! Se ben ricordi, il mio corpo è rimasto a Brindisi, quindi è per questo che non ho un’ombra. Sai com’è, sono un’anima.”

Una seconda fitta, forse più forte della prima. Viriglio senza volerlo mi aveva ricordato che non appartenevamo allo stesso mondo.

Scossi la testa, scacciai le mie ombre, e pensai invece a come fosse possibile un contatto fisico con un essere privo di corpo.

Lo guardai confuso. “Ehm…non ho capito tanto bene.”

Il mio maestro si portò una mano alla fronte, esasperato. “Senti, non so proprio come spiegartelo in modo semplice. Dio ha voluto che le anime potessero sentire i tormenti fisici e che io potessi toccarti, ok?” Si fermò un attimo. Entrambi arrossimmo alla frase che aveva appena detto. “Non intendevo in quel modo!” Specificò.

Ah-ah! Per una volta era lui ad essere imbarazzato! La vendetta è dolce…

Virgilio mi lanciò un’occhiataccia. L’avevo detto ad alta voce?

“Sì, Dante.”

Ops. “Continua pure, maestro.” Dissi, cercando di non ridere.

La mia guida scosse il capo contrariata. “Basta, io ci rinuncio! È impossibile per un vivente comprendere con la sola ragione umana le motivazioni che stanno dietro all’immensità dell'opera divina!”
“…a me sembra tanto una paraculata…”

“Cosa? È vero! Se il Boss avesse voluto crearci con la conoscenza infusa, Maria non avrebbe dovuto partorire Gesù. Invece non è stato così. Molti filosofi si sono posti domande sul volere divino e guarda cosa ne hanno tirato fuori! Vedi Platone ed Aristotele…quante seghe mentali si sono...”

Mi coprii le orecchie con entrambe le mani. “Lalalalalalala! Non ti sento!”

Fu il turno del mio maestro di mostrare un’espressione confusa. “Dante? Che stai facendo?”

“Non voglio che smonti i miei miti! Non Aristotele e Platone, per favore.”

“Ma io non…”

“No!”

Virgilio sbuffò. “Va bene, va bene.” E poi tacque, chinando la fronte. Pareva turbato da qualcosa. Ma cosa? Forse un bacetto l’avrebbe fatto sentire meglio?

Lui non lo so, ma tu sicuramente sì....hehe...

...concordo

Nel frattempo eravamo arrivati ai piedi del monte, dove la roccia era così ripida che le mie povere gambette smilze da poeta si sarebbero sforzate troppo per arrivare in cima.

Sono un letterato, un uomo di cultura io...mica un escursionista!

Cominciavo a pensare che, in realtà, tutto questo viaggio nel mondo dei morti servisse per farmi tornare in forma. Forse Dio si era accorto che gli anni di studio senza ginnastica mi si erano leggermente
accumulati sul girovita…Lo sapevo che non avrei dovuto seguire l’esempio di Brunetto! Mi ripromisi di non bere più vino ippocratico prima di andare a letto.

Tornando alla montagna. Essa era così ripida che, al confronto, la roccia più impervia della Liguria sarebbe sembrata una passeggiata fra i campi.

“Ma esiste un modo di salire per chi non ha le ali? Un ascensore era troppo comodo?” borbottò la mia guida.

Per tirarlo su di morale, finsi di trovare la sua battuta molto divertente. Scoppiai a ridere in modo esagerato. “Ahahah! Bella questa! Come sei divertente, maestro!” Risultando, ovviamente, più ridicolo che mai (e già, vi sarete accorti, ho avuto momenti piuttosto bassi durante questo viaggio).

Ringraziai mentalmente il cielo che gli sguardi non potessero uccidere perché quello che mi mandò il mio maestro mi avrebbe steso sul colpo. “Non era una battuta.” Disse a denti stretti.

Lasciai la mia guida a riflettere sul percorso da farsi – che al momento era decisamente la scelta più saggia – e fissai il mio sguardo sulla cima della montagna fingendo di guardare qualcosa di
particolarmente interessante. All’improvviso mi accorsi di una massa di anime sulla sinistra. Si stavano  avvicinando a noi così lentamente che sembravano ferme.

“Ehi, maestro! Perché non chiediamo indicazioni a quelle anime?” proposi.

Virgilio s’inalberò più di prima. “No! Non chiederemo informazioni a quella massa di morti viventi! So io dove andare.”

“Ma…”

“No!”

“Andiamo! Mi dici sempre che non c’è tempo da perdere! Cosa ci costa andare a chiedere informazioni?” Fu allora che me ne resi conto. “Tu ti vergogni perché per una volta non sai cosa fare!”

Per tutto risposta, il mio maestro mise su il broncio. “E’ la prima volta che succede. Io dovrei essere il simbolo della ragione, per Diana!”

“Ma sei anche umano, maestro. È normale sbagliare.” Cercai di calmarlo.

Virgilio si attorcigliò un lembo di tunica tra le dita “Però…ecco…non volevo deluderti…”

Lo fissai sbigottito. A quel punto decisi di farmi avanti e di fregarmene del nostro pubblico che si avvicinava con estrema lentezza. Gli presi il viso fra le mani e lo guardai negli occhi. “Tu non mi hai mai
deluso e mai lo farai.” Non appena finii di pronunciare quelle parole, mi spinsi in avanti e lo baciai. Fu un bacio dolce e casto. Volevo trasmettergli il mio amore e la mia fiducia e a quanto pare ci riuscii perché, quando ci staccammo, Virgilio aveva ritrovato il sorriso.

“Grazie.” Mi disse dolcemente. “E ora andiamo a chiedere informazioni!”

Lo seguii fino alla schiera di anime, che ancora procedeva a rilento e si fermò solo quando raggiunse i massi della parete di pietra. Rimasero fermi e compatti, come a porsi una domanda: salire o non
salire?

Virgilio tossicchiò, portando, momentaneamente, la loro attenzione su di lui. “Salve, ci siamo persi…potreste indicarci la via per scalare la montagna dove è meno ripida? Non possiamo perdere troppo tempo perché siamo in missione.”

“Per conto di Dio.” Aggiunsi con aria autorevole, l’indice puntato verso l’alto. La loro attenzione si spostò su di me e fu allora che si accorsero che ai miei piedi si era creata un’ombra a causa dei raggi solari. Come un gruppo di pecorelle, si ammassarono e indietreggiarono contemporaneamente, stupidi da quel fenomeno.

Il mio maestro prese subito in mano la situazione. “Sì, è ancora vivo e non preoccupatevi, non sta cercando di scalare la montagna senza il permesso del Boss. Come ho detto prima, siamo in missione per
Suo volere.”

Le anime si guardarono dubbiose, ma alla fine ci diedero le indicazioni richieste. “Tornate indietro e poi procedete nella nostra stessa direzione.”

A quel punto una di loro si fece avanti e si rivolse a me. “Chiunque tu sia, guardami e dimmi se ti ricordi di avermi mai visto nella vita terrena.”

Allora eseguii il suo ordine. Era un bell’uomo dai capelli biondi  e dall’aspetto nobile. Tuttavia, a rovinare quella perfezione, c’era una ferita che gli divideva un sopracciglio.

L’osservai ancora per un po’ ma non lo riconobbi. “Scusa ma non ti ho mai visto.”

“Ora guarda.” Mi disse, mostrandomi una ferita aperta sul petto e…mamma mia che muscoli!

Virgilio, alla vista della mia bava alla bocca, mi tirò una gomitata per farmi concentrare. “Scusa ma ancora non ti riconosco.”

Allora mi sorrise e si presentò. “Il mio nome è Manfredi e sono il nipote dell’imperatrice Costanza d’Altavilla. Non è che quando tornerai sulla terra mi faresti il favore di andare a trovare mia figlia? Anche lei si chiama Costanza ed è la madre dei re di Sicilia e di Aragona. Vorrei che le dicessi la verità sul mio conto. Vedi, io ero stato scomunicato ma dopo che venni colpito a morte -vedi le ferite?- mi affidai a Dio che mi perdonò, nonostante i miei peccati. Il vescovo di Cosenza, sotto stimolo di papa Clemente IV (che non lo vuol dire ma è il solito Nordico che ce l’ha con noi del Sud) non tenne conto di ciò e fece disseppellire il mio corpo da Napoli e lo portò fuori dai confini della città. Ora il mio corpo giace lì, sul fiume Liri, dove il vescovo lo fece trasportare con le candele spente. Ma vedi, la scomunica della Chiesa non impedisce di salvarsi finché c’è speranza! Anche se l’attesa non è delle migliori. Devo aspettare qua, nell’Antipurgatorio, che passi trenta volte il tempo del periodo che ho trascorso come scomunicato. Io non sono mai stato bravo in matematica, ma so che c’è un modo per accorciare questo tempo, cioè con le preghiere. Quindi se gentilmente potessi dire a mia figlia che sono qui, e sto bene, magari lei potrebbe pregare per me. E allora salirei prima.”

Gli assicurai che l’avrei fatto, ricevendo in cambio un altro sorriso. Sì, il Purgatorio era decisamente meglio dell’Inferno.
  
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