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Autore: Taine    13/11/2014    0 recensioni
Si era arreso.
Aveva deluso tutti.
Ma era meglio così.
Il mondo della Mafia non era per smidollati come lui.
Ma a quale prezzo?
Aveva perso tutti i suoi amici. Lentamente, si erano sgretolati.
Uno per uno, ognuno aveva seguito la sua strada, senza salutarsi, senza un vero addio.
Ora si pentiva. Aveva perso gli unici amici che avesse mai avuto.
Strano a dirlo, gli mancavano anche la Nebbia e la Nuvola.
Ma avrebbe rimediato.
Avrebbe ricostruito la Famiglia.
La sua Famiglia.
E avrebbe reso Reborn orgoglioso di lui.
Dal Prologo:
“Non possono! Non possono averlo fatto davvero!”
Sawada Tsunayoshi era accasciato su una sedia, con le mani che gli coprivano la faccia che nascondeva le lacrime che scorrevano senza ritegno sul viso. Sulla sua spalla, Reborn osservava il suo allievo disperato, e, per una volta tanto, non provò neppure a parlargli, a prenderlo a calci o a fare qualunque cosa che potesse avere l’effetto contrario alla consolazione.
[OOC per precauzione]
[HaruxTsuna]
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haru Miura, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Non possono! Non possono averlo fatto davvero!”
Sawada Tsunayoshi era accasciato su una sedia, con le mani che gli coprivano la faccia che nascondeva le lacrime che scorrevano senza ritegno sul viso. Sulla sua spalla, Reborn osservava il suo allievo disperato, e, per una volta tanto, non provò neppure a parlargli, a prenderlo a calci o a fare qualunque cosa che potesse avere l’effetto contrario alla consolazione.
Accanto a Tsuna, Gokudera Hayato, la Tempesta furiosa, un Italiano dai capelli argentati, osservava il suo Decimo in quello stato terribilmente fragile, e la sua geniale mente cercava un qualsiasi modo per poterlo tirare su il morale. Neanche lui, si azzardò a dire una parola.
Dal lato opposto, Yamamoto Takeshi, la Pioggia che calmava gli animi, aveva perso il suo solito sorriso allegro e spensierato, sostituito da un’espressione più triste e degli occhi terribilmente seri e privi del calore che normalmente calmava i suoi compagni. Anche lui, non aveva la minima idea di come aiutare il suo migliore amico.
Davanti a loro, camminava avanti e indietro Sasagawa Ryohei, capitano del Club di Box delle medie Nanimori, il Sole della Famiglia. Al contrario del solito, anche lui aveva un’espressione seria e triste, e, nonostante il suo continuo movimento che lasciava traspirare la sua preoccupazione e la sua energia, non riusciva a urlare come il solito.
Dai poli opposti della sala, Mukuro Rokudo e Hibari Kyoya, osservavano apparentemente indifferenti i loro compagni.  Il primo, mostrava un’espressione leggermente incrinata, che lasciava trasparire la sua attenzione agli avvenimenti in corso e il suo disappunto su ciò che accadeva. La Nebbia, lasciò stare le sue solite risate di scherno e le sue battute, ma osservava attentamente il Cielo, attendendo una sua reazione.
Al contrario, Hibari Kyoya, non mostrava apertamente le sue emozioni. Con il suo solito sguardo neutro e indifferente, si limitava a osservare anche lui il Neo-Vongola Primo, attendendo anche lui, una sua qualsiasi reazione. La solitaria Nuvola non minacciava a morte nessuno e non mostrava alcun segno di nervosismo a tutto quell’affollamento.
Lambo, seduto sulle gambe di Yamamoto, osservava triste il suo fratellone disperato, senza urlare la sua fame o qualsiasi altro capriccio. Non aveva pianto, e tuttora non stava frignando, si limitava a parlottare con I-Pin e Fuuta, cercando in loro qualche appiglio. Anche il Fulmine aveva perso le sue energie.
Poco distante da Tsuna e i suoi guardiani, Kyoko Sasagawa, Haru Miura e Chrome Dokuro, osservavano a intermittenza il candidato Boss e il pavimento ai loro piedi, incapaci di aiutare la persona a loro più cara.
Il silenzio fu rotto dal rumore della porta che fu aperta violentemente e dalla quale entrò un uomo, sudato, in giacca e cravatta.
Sawada Iemitsu guardò prima suo figlio in lacrime, poi tutti i presenti, prima di chiedere: -Come sta?-.
La domanda risuonò per tutta la stanza, ma nessuno si apprestò a dargli una risposta.
Reborn si girò verso di lui e scosse il capo. Nessuna notizia.
Vedendo il gesto, Sawada Iemitsu si accasciò su un'altra sedia, con una mano sugli occhi, mentre parlottava fra se e se, sperando di tirarsi su di morale.
Nessuno ruppe il silenzio che si era creato, e tutti rimasero in silenzio, in quella piccola sala d’aspetto dell’ospedale dei Vongola.
Solo quando, dopo un’ora di attesa, la porta della sala operatoria si aprì, tutti quanti scattarono in piedi e si diressero a grandi passi verso l’infermiere che usciva dalla sala, evidentemente provato da quell’ultima operazione. 
-Allora?- chiese impaziente Reborn, anche lui nervoso e in attesa dell’esito dell’operazione.
Il medico li guardò uno, a uno e osservò i loro volti preoccupati. Non era la prima volta che li vedeva, gliene erano capitati tanti davanti, ma non se la sentiva di comunicare una notizia del genere, non a delle persone così importanti.
Deglutì dicendo –Il paziente è salvo e fuori pericolo. Ha appena ripreso conoscenza, ma…- non finì la frase, osservando le varie reazioni dei presenti. Molti tirarono un respiro di sollievo, tutti, chi più chi meno, erano sollevati della notizia, ma si bloccarono subito.
-Ma…?- incalzò Iemitsu, spazientito.
Il dottore sospirò e invitò padre e figlio a entrare nella sala.
Entrarono in una sala completamente bianca, senza un accenno di colore che possa migliorare l’umore di un paziente o di un visitatore o senza un mobile a ornare quel cubo. L’aria era pesante, e puzzava di medicinali, e di morte.
Tsuna si ritrovò a chiedersi quante persone erano morte in quella stanza, dove ora giaceva una delle sue persone più care.
E sul letto, anch’esso completamente bianco e spoglio sedeva una donna, che dimostrava non più di trentacinque anni, castana, dai capelli a caschetto e dei grandi occhi nocciola, che con un suolo sguardo, poteva sciogliere anche il più duro dei cuori, tanta la sua ingenuità e dolcezza che comunicavano.
Girandosi verso i visitatori, la donna squadrò i due uomini e mostro un’espressione leggermente confusa soffermandosi sul ragazzo.
Tsuna fu il primo a rompere il silenzio:
-Mamma!!- gridò con le lacrime agli occhi, correndo ad abbracciarla.
Iemitsu osservava il figlio stringere con forza la sua adorata moglie, Nana, e sorrise intenerito a quella vista.
Tsuna pero, toccando la donna, s’irrigidì subito vedendo che non ricambiava. Il suo sesto senso iniziò subito a punzecchiarli la testa, avvertendolo che c’era qualcosa che non andava.
E, infatti, come a confermare i suoi sospetti, Nana Sawada rispose, esitante: -Mamma?-.
Nana guardò suo marito, Iemitsu, il Consigliere Esterno dei Vongola e chiesa confusa: –Iemitsu, tesoro, chi è lui?-.
Tsuna si staccò subito dalla donna e, con gli occhi spalancati e inondati dalle lacrime, si girò e corse via.
Sicuramente, essere un Boss Mafioso, non faceva per lui.

 
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ANGOLO AUTORE
Salve Salvino!
Qui Taine con una nuova storia. Stavolta niente Crossover assurdi. Qui abbiamo uno Tsuna che, al contrario di quel si pensa, ha rinunciato a diventare Boss, a causa di un attacco mafioso alla sua amata mamma. Nel prossimo capitolo, seguirà un Timeskip di Dieci anni in cui vedremo uno Tsuna che NON è Boss. Sono accetti consigli su come migliorare il mio stile di scrittura, ancora poco sviluppato.
   
 
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