Il riverbero dei fulmini erano i miei occhi.
Ero stato incarcerato, schiavizzato, torturato e addestrato a maneggiare armi, dalle più rudimentali a quelle esotiche. La mia vita non aveva valore, cominciava quando la folla urlava il mio nome e terminava quando le porte della prigione si chiudevano dietro di me.
Fuggire da quell'inferno fù un gioco da ragazzi, uccidere ormai era la mia professione principare; solo non sapeva cosa mi attendesse oltre quei cancelli.