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Autore: ___Page    14/11/2014    4 recensioni
Se l’era aspettata, la luce in fondo al tunnel.
Mentre la neve imbiancava il suo corpo, la sua testa si era riempita del nulla più assoluto e del buio più denso e, con serenità e pazienza, aveva aspettato.
Aveva aspettato di vedere la luce in fondo al tunnel e, se doveva essere sincero, non pensava ci sarebbe voluto così tanto.
Forse in quella fase transitoria era lui ad avere una percezione alterata del trascorrere del tempo ma gli sembravano passate parecchie ore, se non giorni.
Senza contare che se si era aspettato la luce, non si era però aspettato che gli desse così fastidio.
*One Shot facente parte della serie "Back to life"*
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Back to life'
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Angolo dell'autrice: 
Salve a tutti! 
Okay, sì, lo so che può sembrare patetico tutto ciò ma la verità è che ho dovuto farlo! 
Ieri ho accettato l'accaduto come meglio ho potuto ma poi ho dovuto per forza immaginare un'alternativa che negasse l'evidenza, perchè in fondo io ci spero ancora e, dopotutto, nessuno vi obbliga a leggere! Perciò sappiate che è una what-if, che c'è una Mary Sue e che sono grata a tutti quelli che sono arrivati almeno fino a qui! 
Ringrazio chi andrà oltre questo piccolo spazio che mi sono ritagliata e spero che, al di là di tutto, questo mio piccolo delirio possa piacervi! 
Grazie davvero e buona lettura! 
Piper. 



 
 
 
OPE-OPE FRUIT



Se l’era aspettata, la luce in fondo al tunnel.
Mentre la neve imbiancava il suo corpo, la sua testa si era riempita del nulla più assoluto e del buio più denso e, con serenità e pazienza, aveva aspettato.
Aveva aspettato di vedere la luce in fondo al tunnel e, se doveva essere sincero, non pensava ci sarebbe voluto così tanto.
Forse in quella fase transitoria era lui ad avere una percezione alterata del trascorrere del tempo ma gli sembravano passate parecchie ore, se non giorni.
Senza contare che se si era aspettato la luce, non si era però aspettato che gli desse così fastidio.
Feriva quasi gli occhi e si ritrovò a contrarre i muscoli facciali.
Senza contare poi la sensazione di pesantezza che lo invadeva e la gola secca.
Dannazione, ma non doveva essere un miglioramento?!
Se quella era la morte, gran bella fregatura!
Cercò di rilassarsi, forse era quello il segreto per poter attraversare il cono di luce e liberarsi finalmente del proprio corpo sofferente.
Ma più si sforzava di raggiungerla più sentiva le membra non rispondere.
Un dubbio atroce si fece strada in lui.
Il dubbio di essere destinato a restare bloccato in quel limbo per sempre.
Oh, andiamo, su!
Non era possibile!
Qualcosa di buono lo aveva pur fatto no?!
Lì faceva davvero troppo schifo, non era né morto né vivo, c’era quella luce accecante e provava ancora dolore!
Senza contare quell’insistente suono acuto e cadenzato che gli stava perforando i timpani!
-…possiamo solo aspettare che si svegli-
Una voce lontana ed ovattata lo raggiunse, attraverso il cono di luce, provocandogli uno spasmo involontario.
-Hai firmato il modulo di decesso come ti ha chiesto Sengoku?-
-Come mi ha ordinato, vorrai dire!-
-Natsuki…-
-Sai come la penso! Ha vissuto nell’ombra abbastanza!-
-Lo fa per il suo bene. Ora che la sua copertura è saltata…-
-Lo fa perché si rende conto che non può perdere un simile elemento e vuole essere libero di mandarlo in missione ancora! Non prendermi in giro, sai bene che è così!-
-Non capisco di cosa ti stupisci. Questa è la vita che si è scelto lui-
Silenzio e un sospiro.
-Io… Hai ragione… Lo so… È solo che ha già rischiato tanto…-
-Capisco come ti senti-
Ancora silenzio.
-Ecco il foglio-
-Grazie mille-
-Grazie a te-
Dei passi pesanti che si allontanavo.
Smosse le spalle e solo allora si rese conto di essere disteso.
Qualcosa non tornava.
Sentì l’agitazione impadronirsi di lui mentre al contempo cercava di rimanere calmo per poter usare le poche energie che aveva in corpo allo scopo di concentrarsi su ciò che c’era intorno a lui.
Uno spostamento d’aria e un profumo che conosceva fin troppo bene lo fecero riemergere un altro po’ dallo stato di semi-coscienza in cui verteva, allontanandolo dalla luce che divenne improvvisamente più tenue, come se le sue pupille, dietro alle palpebre chiuse, avessero ripreso a funzionare a dovere.
Un pensiero lo colpì.
Era vivo.
Malconcio, molto probabilmente, ma vivo.
Come aveva fatto a sopravvivere?!
Un fastidioso formicolio lo invase quando provò a smuovere le dita di mani e piedi, riattivando la circolazione e  pungendolo ovunque.
Santo Roger, cosa mai doveva fare per avere un po’ di tranquillità?!
E fingersi muto, e truccarsi a quel modo, e portare quel ridicolo cappotto che prendeva sempre fuoco e lo faceva inciampare!
E quando finalmente si era rassegnato ad andare all’altro mondo qualcuno lo aveva gentilmente riportato indietro, obbligandolo a dover sopportare altro dolore, senza che questo servisse a niente perché ormai la sua missione era in fumo!
Chi diavolo si era accanito così tanto da riuscire a salvarlo nonostante tutte le ferite che aveva, senza contare i tre proiettili che il suo adorato fratello gli aveva sparato in corpo?!
Chiunque fosse doveva solo aspettare che recuperasse le energie e poi lo avrebbe ringraziato a modo suo!
Ancora uno spostamento d’aria e stavolta sentì il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcosa, vicino alla sua gamba destra.
Chi c’era lì con lui, ovunque “lì” fosse?!
Determinato a uscire da quello stato, più per chiedere se gentilmente si poteva silenziare quel fastidioso e cadenzato “bip” che non per altro, si concentrò per riuscire ad aprire gli occhi, impresa non facile dal momento che le palpebre gli pesavano come macigni.
Ci riuscì al terzo tentativo, appurando di trovarsi in una stanza non così eccessivamente illuminata come avrebbe detto fino a poco prima.
Indolenzito e dolorante, cercò di captare più dettagli possibili senza muoversi ma, così facendo, il suo campo visivo era isolato al soffitto.
Raccolse tutte le forze di cui disponeva per riuscire a girare la testa a destra e sinistra, constatando di trovarsi in una stanza asettica e poco ammobiliata, con una gran quantità di strani macchinari, alcuni dei quali parevano attaccati a lui, prima di sollevarla dal cuscino e guardare davanti a sé.
Trattenne il fiato nel mettere a fuoco una chioma mossa e castano scuro, quasi nera.
Una chioma che conosceva fin troppo bene.
L’istinto di allungare il braccio verso di lei fu incontenibile ma gli provocò una fitta lancinante alla spalla, facendo mugugnare lui e sollevare di scatto la testa a lei, le iridi verdi e limpide come l’acqua di un ruscello sgranate e incredule.
La guardò chiudere gli occhi un istante, sospirando sollevata, prima di alzarsi e avvicinarsi a lui.
Con due dita gli scostò qualche ciocca bionda che gli era ricaduta davanti agli occhi mentre con l’altra mano imbeveva un pezzo di stoffa bianco e spugnoso in una bacinella d’acqua posata sul comodino accanto al letto, provocando un piccolo scroscio nello strizzarla.
-Ciao comandante…- sussurrò con un pallido sorriso sulle labbra, mentre accostava il panno alla sua bocca per inumidirgli le labbra e fargli mandare giù qualche rigenerante goccia d’acqua.
-N-Natsuki…- riuscì ad articolare in un sussurro appena udibile, rendendosi solo in quel momento pienamente conto delle proprie condizioni.
Natsuki si sporse per trascinare la sedia su cui si era accomodata poco prima più vicina e abbassarsi alla sua altezza, mentre lui girava la testa per guardarla, una domanda inespressa negli occhi.
La mora si appoggiò al letto con i gomiti, le maniche del camice bianco arrotolate a metà avambraccio, piegando il busto verso di lui.
-Non lo so come hai fatto, non chiedermelo. Tsuru ti ha trovato in fin di vita, non avevi quasi più sangue in corpo ma sono riusciti a stabilizzarti per portarti qui. Ti ho operato appena in tempo, sei arrivato davvero al limite stavolta ma, evidentemente, non avevi poi così tanta voglia di morire- concluse sorridendogli, le occhiaie a testimoniare le sue notti insonni e il volto tirato a mostrare tutta la sua preoccupazione -Poi ti sei fatto una bella dormita. Sei rimasto incosciente per diciannove giorni- proseguì con la sua voce roca, facendogli sgranare gli occhi.
Diciannove giorni?!
Era talmente stupefatto dalla cosa che non ebbe la sua solita reazione quando Natsuki si mise a scrutarlo intensamente.
-Come stai?- domandò sottovoce e dolcemente dopo un po’.
Rocinante cercò di immettere un po’ di aria per parlare ma il movimento gli fece bruciare i polmoni e scricchiolare le costole, mozzandogli il fiato.
Puntò gli occhi al soffitto sospirando.
Dopo tutti quegli anni passati a fare il muto, adesso che poteva finalmente parlare non ci riusciva!
Che poi non era così facile rispondere a quella domanda senza parlare.
Insomma non è che stesse proprio bene, con tutti quei dolori, gli arti indolenziti e la gola riarsa e bruciante però, adesso che aveva di fianco la sua migliore amica, doveva ammettere che non aveva più così tanta voglia di andare all’altro mondo.
-Temo non riuscirai a parlare per qualche giorno. Avevi un polmone lesionato e il recupero è lento- lo informò, facendogli riportare l’attenzione su di sé.
Non sapeva come fare perché anche il metodo dei foglietti, a cui si era anche abituato ormai, era comunque impraticabile dal momento che non era in grado di sollevare il braccio, figuriamoci scrivere.
Lo capì subito, Natsuki, dove fosse il problema, perché d’altra parte nessuno mai era riuscito a capirlo con una semplice occhiata come faceva lei, e appoggiò una mano con il palmo aperto verso l’alto all’altezza delle dita di lui.
-Dai! Come ai vecchi tempi!- disse incoraggiante, riferendosi a un gioco che si divertivano a fare quando erano ancora reclute, che prevedeva di comunicare attraverso segni disegnati con il polpastrello sul palmo dell’altro.
Senza esitazione e sebbene un po’ a fatica, Rocinante tracciò con il dito un più seguito da un meno, prima di chiudere la mano a pugno e indicare con il pollice la dottoressa.
Natsuki sollevò le sopracciglia, fingendo sorpresa.
-Come sto io dici?!- domandò conferma, facendolo annuire, prima di posare il mento su una mano con fare pensieroso -Beh vediamo… ti ho visto per l’ultima volta tre anni fa, dopodiché ho cominciato a seguire assiduamente tutte le imprese della Donquijote Family finché a un certo punto…- si arrestò sgranando gli occhi -Puff! Magia! Sei sparito nel nulla per un anno e mezzo, nel quale ho atteso di ricevere una lettera, un messaggio in codice o, che so, un piccione viaggiatore da parte tua, che non è mai arrivato, per poi ritrovarti finalmente giusto in tempo per strapparti dalle braccia della morte! Devo dire che sto benone, Roci, davvero benone!- concluse sarcastica, facendogli mandare gli occhi al cielo.
Con le braccia incrociate sotto al seno rimase a fissarlo qualche istante prima di riportare la mano nella posizione di poco prima.
-Cosa ci facevi là? Perché sei rimasto dopo aver informato Sengoku?-
Non era un terzo grado, era evidente che era stata malissimo e adesso aveva bisogno di risposte.
Senza staccare gli occhi dal suo viso traccio le lettere S, O e di nuovo S sulla pelle bianca della ragazza, osservandola poi accigliarsi.
-Un salvataggio?! Riguardo qualche isola?!-
Il comandante scosse la testa.
-Allora una persona!- tentò di nuovo facendolo annuire e uno strano lampo attraversò le iridi chiare di lei quando un pensiero la colpì -Una… donna?!- chiese ancora, titubante, riuscendo a nascondere il proprio inspiegabile sollievo nel vederlo negare -Nemmeno… allora un bambino?!- provò facendolo illuminare.
Poi, con delicatezza, disegnò con la punta del dito un cuore sul palmo di Natsuki prima di indicarla con il pollice.
-Dici che lo avrei adorato?!- domandò conferma, guardandolo poi muovere la testa in un lieve cenno d’assenso.
 Sorrise dolcemente, portando l’altra mano sul suo capo e accarezzandogli la fronte con il pollice.
Chi avrebbe mai detto che Donquijote Rocinante avesse l’istinto paterno?!
Lo guardò negli occhi, accorgendosi di quanto fosse stanco e decidendo che era giunto il momento di lasciarlo dormire.
-Appena starai meglio, mi racconterai di lui va bene?!- gli disse affettuosa e quasi materna, prima di sollevarsi dalla sedia -Ora devi dormire però-
Fece scivolare la mano sulla sua guancia e si chinò a baciarlo sulla fronte, facendogli chiudere gli occhi per meglio godersi quel contatto.
-Io rimango in zona, se hai bisogno di me suona il campanello- lo avvisò, prima di allontanarsi, girando il viso per regalargli un ultimo sorriso.
Rocinante la seguì con lo sguardo uscire dalla propria stanza, sentendosi rigenerato nello spirito e trovandosi a sperare di guarire in fretta anche nel corpo.
Gli sembrò assurdo avere desiderato di essere morto neanche mezz’ora prima ma in fondo quando l’aveva vista accanto a lui avrebbe dovuto immaginarlo che sarebbe riuscita a fargli cambiare idea.
Perché era sempre così con Natsuki.
Era capace di infondergli speranza, era un po’ come l’estate per lui.
Chiuse gli occhi, rilassandosi contro il cuscino, mentre un piacevole torpore prendeva già a scorrergli nelle vene e sorrise.
Sorrise al pensiero che Natsuki era il suo Ope-Ope.
 
  
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