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Autore: Xandalphon    14/11/2014    3 recensioni
Ormai l'happy ending è assicurato e, forse, storie di questo tenore non hanno più alcun senso. Ma la vita non è un manga, con un banale lieto fine alle porte, pronto a consolarci. E, del resto, noi non siamo eroi, capaci di resistere sempre alle onde che senza tregua si abbattono su di noi, senza lasciarci respiro.
Per questo, una piccola riflessione di una Hinata come sarebbe ben difficile immaginare.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una volta, quando ero piccola, pensavo che le sofferenze, tutte le sofferenze che vengono date ad un uomo, sono per un motivo. Forse ci è oscuro, ma esiste. Per renderci più forti, per darci la possibilità di scoprire i nostri talenti, per capire chi siamo veramente.

 

Beh, allora mi sono stufata che gli dei mi diano la possibilità di essere più forte. Mi sono stufata di scoprire i miei talenti. Mi sono stufata di capire chi sono veramente.

 

Ho raschiato il fondo del barile. Dentro, per quanto mi impegni a pescare dal fondo, non è rimasto più nulla.

 

 

Una volta, quando ero piccola, pensavo che l'amore fosse una possente energia in grado di sostenerci nonostante le difficoltà. Forse il termine che davo a quel che immaginavo non era quello corretto. Non 'amore', ma 'desiderio'. Anelare a qualcosa, fare di quello scopo il punto cardine attraverso cui convincersi che la nostra vita ha un senso, una direzione.

 

Quando la prospettiva di un compimento, di quel desiderio, si trasforma in mille taglienti pezzi di vetro che lacerano il cuore, però, cosa può restare? Anzi, è perversamente ironico constatare che più ci si è dedicati con passione a qualcosa, più per questo qualcosa si è sacrificato tutto, più vi abbiamo posto tutta la nostra fede... Più quel qualcosa ci porta via tutto, quando se ne va, senza più tornare. Come l'edera, si è avvinghiato ad atri e ventricoli, modificando il battito di quel muscolo essenziale a sua immagine e somiglianza... Succhiando piano piano ogni linfa, prosciugandolo senza che noi ce ne potessimo accorgere...

 

Meglio sarebbe non lasciarci toccare dal mondo, non lasciarci coinvolgere, così che tutto passi e rimanga indifferente. Almeno eviteremmo di soffrire di un dolore lancinante, quando l'edera ci viene strappata via di colpo dal petto.

 

 

Una volta, quando ero piccola, pensavo che, in fondo, i nostri sforzi ed il nostro impegno, alla lunga, la vita ce li ricompensasse. Non riuscivo a visualizzare bene con cosa, di preciso. Forse con un 'happy ending' degno dei migliori romanzi. Che stupida... Gli dèi, lassù, ci guardano, magari gustandosi lo spettacolo con birra e patatine. O champagne e caviale, se sono di gusti più raffinati.

Ci guardano senza fare nulla se non divertirsi, ridendo come tante piccole scimmiette ammaestrate.

 

Ma se bastasse quello, se sapessi che i miei fratelli uomini condividessero tutti il mio stesso destino, forse, ancora potrei resistere. Ma il fato, in verità, di premi ne da' in abbondanza. Cieco, sordo e muto, passa tra i mortali dispensando i suoi doni. Dispensando a caso, secondo la sua uggia del momento.

 

Il karma? Per favore, non fatemi ridere... Niente che possiamo dire, o fare, può influire in alcun modo su quale biglietto della lotteria della vita pescheremo. Mai.

 

Una volta, quando ero piccola, pensavo che bontà e gentilezza fossero in grado di cambiare il mondo, se abbinate ad una giusta dose di coraggio, che sentivo mancare in me. “Se solo avessi un po' di coraggio un più”, mi dicevo sempre...

 

Ho trovato, alla fine, il mio coraggio.

 

Ho cambiato il mondo? Direi di no.

 

Non sono nemmeno riuscita a cambiare il cuore di una sola persona, per fare in modo che mi guardasse, a dire il vero.

 

Ora, che sono adulta, voglio solo una cosa. Distruggere. Il mio cuore si è trasformato in un buco nero, freddo e gelido, abbandonato a sé stesso nelle profondità di uno spazio troppo vasto e buio.

 

La mia anima è diventata nera come una notte senza stelle. Odio. Invida. Furiosa, asfissiante. Voglio prendere qualcosa e spaccarlo, farlo a pezzi. Qualcosa? No, tutto il mondo, ad essere precisi. Se io non posso avere la felicità che ho pervicacemente cercato, allora che tutta la terra vada in malora.

 

Anche questo, in fondo, sarebbe un modo per cambiarlo, il mondo: spazzarlo via in un singulto di rabbia. Almeno se riuscissi in questo, potrei avere un senso di compimento in qualcosa, per una buona volta, no?

 

No.

 

Il fato, quel beffardo essere dispettoso, ci ricorda che la condanna all'impotenza, la condanna ad essere dei falliti, vale nel bene come nel male.

 

Incapace di togliere la vita ad altri. Incapace di togliere la vita a me stessa. Rimarrò una crisalide vuota senza che mi sia mai trasformata nella farfalla, il leggiadro animale che tanto ho amato da bambina.

 

 

  
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