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Autore: NonTrovoUnNome22    14/11/2014    2 recensioni
Durante lo scontro più sanguinoso e decisivo che la Galassia abbia mai conosciuto una squadra di soldati si distinse per le proprie capacità e il proprio coraggio.
Queste sono le cronache del loro operato durante la guerra contro i Razziatori.
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In N7 Chronicles sarà raccontata la storia di una squadra N7 parallela a quella della Normandy durante gli eventi di Mass Effect 3, coinvolgendo molti dei personaggi secondari e delle comparse della trilogia e dando spazio ad alcuni degli avvenimenti importanti per il lore avvenuti offscreen che faranno da sfondo a una trama orizzontale completamente originale. Spero apprezzerete. :)
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Sanctuary – 14/5/2186
Le sirene sparse per tutta la nave squillarono, segnalando lo stato di emergenza e richiamando tutti alle proprie postazioni.
-Che cosa abbiamo?- chiese allarmato l’Ammiraglio Mikhailovich ai suoi ufficiali.
-Una flottiglia di corazzate sconosciute ha appena attraversato il portale, sono in rotta di intercettazione!-
-Ma abbiamo l’occultamento attivo, com’è possibile?-
-Trasmissione in arrivo.- disse Eliza, facendo rimbombare la propria voce nella sala tattica.
-Sullo schermo.- tuonò l'Ammiraglio.
-Siamo tornati-

Sanctuary – 9/5/2186
-Ho appena parlato con il Consiglio: dicono che non ci sono problemi e che hai la massima autorità decisionale sulle persone con cui ti vuoi associare per concludere la missione … - disse squadrando lo Spettro dalla testa ai piedi – Ma sulla mia nave loro non hanno voce in capitolo, intesi?-
-Ovviamente Ammiraglio, lieto di essere tornato tra voi- disse in tono insicuro lo Spettro.
Con la stessa velocità con cui era entrato nella stanza, l’Ammiraglio se ne andò, tornando a immergersi nei suoi pensieri.
La missione non prevista sulla Terra aveva richiesto uno sforzo extra da parte di tutto l’equipaggio, in modo da non creare confusione e tenere monitorata la squadra in trasferta.
-Ma ce l’ha con me?- chiese Jondum perplesso a Kara sottovoce.
-Nah, da quando ha accettato di mandare delle squadre sulla Terra si comporta in modo strano con tutti, non ti preoccupare … e ora mettiamoci al lavoro.-
-Proprio adesso?- chiese smarrito il Salarian.
-Hai altro da fare?- chiese sarcastica Kara, salendo sulla piattaforma della mappa galattica –Eliza, mostraci tutti i dati  che abbiamo raccolto da Sanctum- -Cosa preferisci esaminare?- chiese l’IA, materializzando il suo ologramma oltre il parapetto.
-Fai vedere a Jondum la tecnologia su cui Cerberus ha lavorato in quei laboratori.
Il piacente avatar femminile dell'IA si dissolse in tante piccole proiezioni di oggetti tanto alieni quanto inquietanti.
-Ho lavorato personalmente ai progetti di questa nave, e non mi ricordo avessimo aggiunto un computer quantistico- disse con insicurezza Bau.
Passò qualche secondo di silenzio, in cui il Salarian trovò rapidamente la risposta alla sua domanda.
-Oh certo, l’hai incluso tu: mi conforta sapere che i progetti di una corazzata top secret sono sempre stati alla mercè di qualunque IA….senza offesa.- disse contrariato mentre passava in rassegna i vari congegni di Cerberus proiettati su schermo, soffermandosi in particolare su un grosso aculeo metallico.
-Quella è la tecnologia che Orelov ha usato sulla sua nave! Sappiamo a cosa serve?-
-Purtroppo si.- disse scorrendo i vari rapporti sull'interfaccia olografica con un filo di disgusto.
Bau non potè fare a meno di notare l'espressione seria e professionale che Kara assunse mentre con impegno cercava un semplice rapporto.
I suoi lineamenti, illuminati parzialmente dalla luce degli ologrammi, si stavano indurendo man mano che la sua frustrazione aumentava.
-Maledizione...- mormorò scorrendo nervosamente le decine di schede con rapidi movimenti si polso.
-Il tuo battito cardiaco è in aumento: serve aiuto?- chiese cordialmente Eliza, riapparendo.
-Si dannazione! L'ultima volta che ho controllato nel database non c’erano tonnellate di roba, come diavolo avete fatto a esaminare tutti reperti in così poco tempo?-
-L'ingegnere Cal e io siamo una bella coppia.- esclamò l'IA facendo un vistoso occhiolino accompagnato da un sorriso a trentadue denti.
Kara alzò un sopracciglio, perplessa.
-Eliza, sai che l'ultima frase potrebbe essere fraintesa?- 
-Me ne scuso: pensavo che utilizzare parte del linguaggio del corpo umano avrebbe favorito l'interazione- rispose l’IA tornando immediatamente alla sua solita espressione incolore.
-Come facevi a sapere il suo battito cardiaco?- chiese stupefatto il Salarian.
-Vi sto monitorando da quando siete a bordo.-
Lo spettro lanciò uno sguardo incredulo all’Ombra, che prontamente rispose. -Sicurezza extra per evitare indottrinamenti improvvisi, ci farai l’abitudine.- disse mentre apriva il rapporto evidenziato dall’IA
–Gli impianti collegano direttamente i sistemi della nave-ospite al cervello dell’utilizzatore tramite una serie di circuiti a eezo integrati nei due pezzi complementari del sistema.- lesse Bau meccanicamente. -Quindi in parole povere… si fonde con la nave! Ecco perché è riuscito a individuare la nostra unità: se era interfacciato alla nave aveva anche accesso agli scanner termici interni.-
-Ora arriva la parte interessante, tieniti forte. Eliza, illumina il nostro Salarian sul perché stiamo per inchiodare Orelov …-
-Quando qualcuno utilizza l’interfaccia celebrale diretta su una nave la firma digitale di quest’ultima viene sovrascritta da quella del software dell’aculeo, adattandosi a seconda dell’utilizzatore. Durante una missione su Sanctum un hacker ha assunto il controllo remoto delle porte della struttura, cercando di intrappolarli assieme ai Dragoon. La firma digitale di questo hacker corrisponde a quella della nave di Cerberus che ha condotto l’assalto sulla Cittadella.
Grazie a Niftu Cal sappiamo dov’era l’hacker durante l’intrusione.-
-E qui viene l’intoppo: abbiamo controllato il sistema, ma la nave sicuramente era in movimento, e senza una seconda rilevazione non possiamo tracciarne una rotta specifica, rendendo l’informazione inutile … - disse l’Ombra in tono quasi scocciato.
Il viso di bau si illuminò con un’espressione simile a un ghigno.
-In tal caso, penso di potervi aiutare.- esclamò sorridendo –alcune navi di pattuglia del Consiglio hanno rilevato una fregata simile a quella che ha attaccato la Cittadella con le trasmissioni corrispondenti al registro di Cerberus  mentre attraversava un portale non molto distante dal punto in cui voi avete intercettato l’hacker: possiamo incrociare i dati con il traffico dei portali e vedere se riusciamo a tirarne fuori una rotta.- disse il Salarian digitando nervosamente sul suo inseparabile factotum, inviando tutti i dati che aveva raccolto ai computer della nave.
 
/Controllo registri traffico portali in corso …
/Elaborazione rotta: Nave 58342
-I dati forniti suggeriscono che c’è il 72,864% di probabilità che la nave si trovi nel sistema Pranas.-
-Ma è il sistema di Sur’Kesh! Cerberus lo sta attaccando già da qualche settimana … è molto probabile che Orelov si stia recando li per aiutare i suoi commilitoni!- esclamò Bau.
-Dobbiamo partire subito per Sur’Kesh, forse avremo qualche possibilità di intercettarlo.- disse l’Ombra.
 
Sophisticated lady, i know
you miss the love you lost long ago
and when nobody Is nigh
you cry
Sophisticated Lady - Tony Bennet
 
 
Sanctuary – 9/5/2186 – 11:47 PM
Peter chiuse le comunicazioni con la Kharon controvoglia, accendendosi un altro sigaro.
Con aria colpevole guardò il mucchietto di teste accatastate in fondo al piano bar, tagliate a tutti gli altri sigari fumati quel giorno.
Era nervoso per molte ragioni, guerra contro i Razziatori a parte.
Non avrebbe voluto mandare suo figlio sulla Terra: non che mettesse in dubbio le sue capacità di soldato, ma l’ultima volta che aveva sfidato la fortuna conducendo una missione sulla Terra aveva disperso un N7 e rischiato di perderne definitivamente un altro.
Tentando di scacciare i brutti pensieri si lasciò avvolgere dall’atmosfera calda e accogliente del suo alloggio, cullato dal suono del suo beneamato jazz e dai colori delle bottiglie di liquori ordinatamente catalogate sugli scaffali dietro al bancone.
-Facciamo che questo è l’ultimo, prima di rimanere intossicati.- sussurrò a se stesso aumentando leggermente la pressione delle dita sul sigaro.
In pochi secondi si alzò dallo sgabello su cui si era appollaiato e si lasciò andare sulla grossa poltrona in pelle poco distante.
“È curioso che proprio ora senta ancora parlare di Samantha” gli urlò il cervello improvvisamente, facendolo tornare alla realtà.
Sorrise pensando all’ultima volta che si erano visti, in cui lui scappò con una navetta mentre lei gli stava sparando addosso.
Con uno schioppo di dita lanciò il mozzicone del sigaro nel cestino, dopo averlo spento contro il muro metallico della cabina.
Posò lo sguardo su un mucchietto di datapad ammucchiati sul tavolino adiacente a lui, decidendo di rimandare la passeggiata nostalgica tra i ricordi dei “bei vecchi tempi” in favore di un ennesimo esame delle unità disponibili per la prossima missione.
Dopo aver esaminato per qualche minuto l’elenco degli imbarchi, decise di contattare via radio l’Ombra.
-Sarebbe opportuno mettere alla prova i nuovi rinforzi del Branco sanguinario che ci ha mandato Aria.- disse l’Ammiraglio con uno sguardo rivolto verso i video che mostravano le truppe del Branco Sanguinario in azione.
-Si, ci avevamo già pensato. Useremo anche la Legione Armigeri e gli Spettri.-
-Spero bastino: Cerberus è sul pianeta in forze, e Nikolaj non sarà un bersaglio facile.- disse dubbioso Peter.
-Cosa dobbiamo aspettarci, Ammiraglio?- chiese Kara, molto attenta a evitare di continuare la frase con un “dato che lo conoscevi”.
-Il peggio.- rispose seccamente –Orelov è l’uomo che Cerberus chiama quando bisogna risolvere dei problemi in modo rapido, efficiente e spesso molto violento.-
-Perché Sur’Kesh? Cosa stanno cercando?- chiese Kara pensando a voce alta.
-Non lo so, ma la base che hanno attaccato conteneva ciò che ci ha permesso di curare la Genofagia:di certo non sarà stato l’unico progetto importante portato avanti.-
-I Salarian per ora stanno incassando il colpo, ma non so quanto resisteranno.-
Peter fece parlare la sua controparte cinica: aveva visto le registrazioni di bordo della Normandy relative ai negoziati e non gli erano piaciute neanche un po’.
-Se perdono contro Cerberus come possono anche solo pensare di resistere ai Razziatori?- disse sprezzante.
La musica che sentiva in sottofondo gli ricordò che la pausa che stava facendo non doveva essere sprecata ripensando ai Salarian, ai Krogan e alla guerra.
-C’è altro?- chiese l’Ombra, notando il tentennamento dell’Ammiraglio.
-Dovreste riposarvi in vista della prossima missione.- ripose perentorio.
Kara sorrise, chiudendo la comunicazione.
Indugiò ancora un secondo davanti al terminale dell’intercom, indecisa sul significato da attribuire all’ultima frase dell’Ammiraglio, poi si voltò, prese la Paladin appoggiata sul ripiano e, dopo aver mirato accuratamente, ne svuotò il caricatore contro il bersaglio del poligono di tiro.
 
10/5/2186 – 10:22 AM
Con un convoglio di navette occultate gli N7 raggiunsero in breve tempo il campo base della resistenza Salarian, trovando esattamente ciò che si aspettavano: un piccolo contingente di soldati Salarian stremati accampati precariamente su un terrazzo.
Jondum Bau, una volta sceso dalla navetta, osservò il panorama circostante, fatto di foreste incontaminate e di un cielo limpido e sereno.
Per un attimo sentì il profumo appena accennato di polline e terra tipico del suo pianeta natale, subito coperto dall’odore del ferro bruciato e dei fumi di scarico dei propulsori a eezo della navetta.
Passò in rassegna i volti dei soldati che si stavano dirigendo verso la squadra sbarcata.
Riconobbe subito la figura del Salarian che tante volte aveva aiutato in battaglia: nonostante l’armatura sei distrutta e il volto ferito, il Maggiore Kirrahe possedeva un aura che lo avrebbe contraddistinto tra mille suoi compatrioti.
-È un piacere rivederla maggiore- disse stringendogli la mano.
-Anche per me Bau, purtroppo avrei sperato non in queste circostanze- rispose il militare.
-Quanto è grave?-
 –Cerberus ha conquistato più di metà complesso, i miei uomini per il momento mantengono le posizioni ma la nave che è arrivata ieri ci sta complicando la vita.-
-Bombardamenti?- chiese Jondum.
-Negativo. La nave è arrivata già danneggiata. L’intelligence crede sia la stessa che ha attaccato la Cittadella. Sta scaricando rinforzi per Cerberus da ore, suppongo sia per un assalto definitivo.-
-Avete qualche asso nella manica?-
Kara sogghignò, ripensando alle scaramucce avute tempo prima con l’Unione Salarian.
-Sono la SOS, hanno sempre assi nella manica.- esclamò.
-Una delle armi in sperimentazione, basata sulla tecnologia EMP, in grado di disturbare le barriere cinetiche della nave per qualche minuto…- Disse Kirrahe facendosi seguire fino al parapetto da cui si poteva osservare il cortile interno della struttura, che si ergeva sinuosa per molte centinaia di metri e che nonostante l’evidente stato di decadimento per colpa delle battaglie, riusciva a mantenere un aria estremamente elegante.
Alzò il braccio indicando un terrazzino situato sotto a una grande antenna esattamente di fronte a loro, a circa cinquecento metri di distanza in linea d’aria.
 -…sfortunatamente si trova proprio in uno dei primi laboratori che Cerberus ha conquistato, dall’altra parte del complesso, e noi non possiamo allontanarci da qui lasciando il database centrale della base indifeso. Siamo riusciti però a portare in salvo un paio di Cain, che potremmo usare contro la corazza della nave per tagliare i rifornimenti alle forze d’occupazione, se qualcuno riuscisse ad attivare l’arma.-
-Abbiamo una corazzata a disposizione, perché non abbattere la nave dall’orbita?- chiese perplessa l’Ombra.
-Impossibile. Lo spostamento d’aria dovuto al raggio al plasma della Sanctuary squarcerebbe il complesso, uccidendoci tutti.-
-Il Cain è un’arma atomica, Kirrahe.- fece presente l’Umana.
-Raggio di esplosione limitato, buono per non friggere compagni.- gracchiò un Vorcha di passaggio imbracciando uno dei due Cain appoggiati al muro e premendo il grilletto.
La punta della canna dell’arma si illuminò, emettendo due raggi vorticanti.
-Troppo lenta, ti farebbe uccidere contro i mostri!- esclamò osservando gioiosamente i raggi, che roteavano sempre più velocemente.
-Ora basta Vrock!- ruggì Kara strappando l’arma dalle mani del Vorcha, che si limitò a mugugnare tristemente un “Aaawww” accompagnato da un’espressione di delusione.
-Qual è la via migliore per raggiungere il laboratorio?-
-Ho già tracciato il percorso migliore.- interruppe Eliza irrompendo nella conversazione dal canale radio.
Jondum inarcò la fronte, sorpreso.
-Ci stavi ascoltando?- chiese scocciato.
-Sono sempre in ascolto, agente Bau.-
Un improvvisa esplosione interruppe la protesta del Salarian: gli agenti di Cerberus avevano aperto una breccia nelle difese degli SOS, e si stavano riversando nella stanza.
-Andate! Rimarremo noi a difendere il mainframe!- ordinò velocemente Kirrahe sparando con la sua Scorpion.
Dopo una rapida occhiata alle truppe Salarian, stremate da giorni di combattimenti, Kara decise di sfidare la sorte e partire con meno uomini.
-Monus, tu e gli armigeri rimanete a difendere questo presidio, gli altri muoversi!- ordinò freneticamente uscendo dalla parte opposta della stanza con il resto della squadra.
 
-Conoscevi il maggiore?- chiese l’Ombra allo spettro Salarian mentre attraversavano i silenziosi corridoi abbandonati.
-Si, un paio di anni fa ho collaborato con loro dopo una missione su Virmire particolarmente rischiosa: persero molti uomini e uno spettro in squadra fu l’unico rimedio adottato dal Consiglio…- rispose amareggiato.
-Kara, guarda.- esclamò Eliza indicando molte gabbie distrutte.   
-Cosa sperimentavano qui?-
/Recupero dati in corso…
-In questo laboratorio si tenevano esperimenti sul potenziamento muscolare dei Varren. I Salarian intendevano usarli come arma contro la popolazione civile nemica.- spiegò l’IA.
-È immorale.- puntualizzò lo spettro..
-La guerra lo è sempre stata.- mormorò Kara.
Jondum non sapeva cosa avrebbe provato, quando avrebbe di nuovo messo piedi sul suo pianeta natale.
Sarebbe dovuto essere sollevato nel sapere che la sua patria giaceva ancora intatta, e che base SOS a parte, nessuno aveva ancora attaccato il suo popolo. La sua mente, tuttavia, era combattuta: solo vedendo la devastazione causata da Cerbersu si rese effettivamente conto di cosa avrebbe provato una volta che i Razziatori avessero attaccato e distrutto la sua terra.-
Un flebile rumore appena percettibile interruppe le sue meditazioni, catturando la sua attenzione e attirandolo a qualche metro di distanza dal resto della squadra.
Pensando a qualche superstite ferito, esaminò attentamente la fonte del rumore, cercando tracce di vita nei cespugli alti franati nella stanza da uno squarcio nel muro.
Fece giusto in tempo a vedere una grossa zanna bianca sporgere da uno degli steli d’erba, prima che il possente Varren dietro ad essa gli saltase addosso, cercando di divorargli il viso.
Il Salarian cadde a terra, riuscendo a parare il morso della bestia con il suo Widow.
Mentre l’animale triturava la canna metallica dell’arma, il Salarian tirò fuori il suo pugnale e lo piantò su un fianco.
Spiazzato, il Varren allentò la presa sul fucile, mostrando un istante di esitazione che consentì allo spettro di infliggere un altro colpo all’altezza del collo, pericolosamente vicino alla carotide.
Questa seconda pugnalata, anch’essa non letale, fece barcollare lateralmente la bestia.
Rapidamente Bau si alzò e saltò in groppa al gigantesco Varren dolorante.
Con movimenti rapidi e asciutti prese il suo lungo fucile di precisione alle due estremità e lo portò sotto la trachea del nemico, nel suo punto più morbido.
Tirando uno strattone violento gli ruppe il collo, uccidendolo.
-Kara, il Varren è morto: porta quella spada lontano dal mio collo- esclamò il Salarian riprendendo fiato.
L’Ombra tornò visibile: durante la colluttazione aveva tenuto la bestia a portata di fendente, scegliendo di non intervenire per non rischiare di ferire l’amico.
Rialzandosi, lo spettro prese con odio la testa della bestia, aprendogli la bocca
-Vedi queste zanne? Sono affilate come fottuti rasoi: guarda come hanno ridotto il mio fucile…- disse indicando con lo sguardo il Widow accartocciato.
Dopo aver ordinato al il resto dei soldati di fare attenzione ai Varren in libertà, l’Ombra gli chiese un sintetico “Hai bisogno di un’arma?”
Jondum tirò fuori la propria pistola, accendendone il laser blu -No, per ora me la posso cavare con la mia Phalanx.-
-Quelle pistole fanno schifo!- esclamò l’Ombra.
-È un modello del 2185, quando ancora la ditta produttrice sapeva fare armi con un senso. Ha anche il miglior puntatore laser sul mercato.-
 
Scorpion SR5 - 10/5/2186 - 10:57
Le ore sulla plancia della Scorpion erano molto lunghe, soprattutto per il suo comandante, stravaccato annoiato sulla poltrona di comando.
Nemmeno l’esecuzione degli ultimi prigionieri era riuscito a risollevargli il morale: la sua mente era occupata solo dai ricordi del fallimento sulla Cittadella.
Ancora non era riuscito ad accettare di essere stato sconfitto in modo così plateale, mettendo in dubbio le sue capacità di fronte a tutti i suoi sottoposti.
Ma la cosa che lo preoccupava di più era il ritorno della sua vecchia conoscenza.
Lui e Mikhailovich erano grandi amici, prima che quest’ultimo decidesse di uscire da Cerberus.
Se c’era un uomo che poteva riuscire comprenderlo, e a ostacolarlo, era proprio lui.
-Generale, l’assalto al mainframe della base è fallito.-
-E come mai?- chiese incuriosito, pensando alle immagini del giorno prima, in cui i suoi squadroni della morte avevano inflitto pesanti perdite ai pochi sopravvissuti della squadra operazioni speciali.
-Non sono più soli: i nostri Centurioni sono stati respinti da unità Turian corazzate.-
-Abbiamo delle immagini?- chiese Orelov, con un rinnovato interessamento al mondo intorno a se.
Una foto a bassa risoluzione venne proiettata sul grande schermo della plancia.
-Ingrandisci il portellone in fondo alla stanza.- ordinò al suo sottoposto.
Immediatamente riconobbe il braccio di un’armatura a cui aveva pensato molto nell’ultimo periodo.
Scattò in piedi, raggiante.
-Preparate gli scanner termici, il mio Atlas personale e il nostro operativo volante: è ora di fare la nostra mossa.- disse alzandosi dal proprio trono.
 
L’irruzione nella sala comandi dell’arma fu rapida: bypassando le difese dei Salarian, gli N7 violarono la porta e in pochi secondi si disposero strategicamente nella stanza.
L’Ombra camminò con passo deciso verso il terminale di controllo dell’arma, pronta  a terminare quella guerra lampo che tanti guai aveva causato a quel piccolo gruppo di soldati Salarian.
Allungò la mano per toccare l’interfaccia olografica che sfarfallava passivamente di fronte a lei, quando venne distratta da un ombra umanoide proiettata sul muro di fronte al lei.
Rapidamente risalì alla posizione dell’uomo, che da oltre una vetrata del soffitto le stava puntando un arma contro.
Fece appena in tempo a scansarsi, quando un colpo di pistola bucò il vetro, andando a colpire il proiettore olografico del terminale di controllo.
Usando un armatura dotata di propulsori, il misterioso assalitore si portò rapidamente al centro della stanza sfondando la finestra senza difficoltà e rimanendo fermo a mezz’aria.
Improvvisamente l’’ennesimo squadrone di Cerberus fece irruzione nella stanza, puntando le armi sugli N7 e creando una situazione di stallo.
Una delle truppe d’assalto attivò un Drone, che subito cominciò a proiettare l’immagine del Generale Orelov.
-Sei proprio un bastardo narcisista, sai? Ti abbiamo trovato e non puoi più scappare: smettila di nasconderti dietro ai tuoi scimmioni.- gli urlò Bau interrompendo il silenzio teso che si era impadronito della stanza.
-Ho ancora qualche asso nella manica. Questo tizio ad esempio fa parte della miglior squadra d’assalto di Cerberus. Li chiamiamo “Titan”, e non vedo l’ora di mostrarvi il perché.- disse sorridendo.
Kara esaminò l’uomo in armatura: il tipo di tuta era molto simile a quella delle normali truppe d’assalto, tranne alcune sostanziali differenze.
Oltre a diversi propulsori posizionati negli stivali e nei gambali, quella particolare armatura si distingueva dalle altre da una colorazione completamente diversa: al posto del bianco e dell’arancio, le piastre della corazza erano nero intenso, con luci e effigi di Cerberus colorati rosso sangue.
Il dettaglio meno rassicurante, tuttavia, erano i tirapugni appuntiti incastonati nei guanti metallici.
-Non deve per forza finire nel sangue.- esclamò Kara, tenendo sotto tiro l’uomo volante.
Orelov sorrise, lasciandosi dietro una scia di parole inequivocabili prima di chiudere la comunicazione.
-È  inevitabile.-    
Delicatamente, l’uomo fluttuante si portò due dita all’orecchio.
-Ordini?- disse meccanicamente, aggiungendo dopo qualche secondo una parola che fece preparare tutti al peggio.
-Certamente.-
 
Tsunami - DVBBS
 
Tutte le truppe di Cerberus aprirono il fuoco contro gli N7, che rapidamente trovarono riparo dietro ai detriti del laboratorio.
-ELIZA, DIMMI QUALCOSA!- urlò Ivanova da dietro il grosso masso che la proteggeva dalle centinaia di proiettili che imperversavano nella stanza.
-Cerberus ha già utilizzato sul campo questo agente operativo con il nome in codice “Iapetus”-
-QUALCOSA DI UTILE!-
-Ho rilevato un terminale ad accesso manuale sulla cima del cannone.- rispose seccamente l’IA mentre scatenava la propria potenza distruttiva da tre bocche da foco diverse.
Gli piaceva immaginare le facce sorprese dei nemici  sotto i caschi quando iniziava a usare la torretta a spalla della sua piattaforma.
“Preparazione insufficiente. Gli organici non possono elaborare strategie difensive efficaci contro una variabile non prevista.”
Il Titan la prese di mira, scendendo in picchiata a borchie sguainate, pronto a travolgerla.
Uno strattone di Bau la tolse di mezzo all’ultimo momento, trascinandola quasi a forza dietro a un pesante macchinario distrutto.
-Andate! Qui ci pensiamo noi!- gli ordinò l’Ombra, prima di bersagliare il Titan a viso aperto con il suo Indra, che tuttavia notò la loro ritirata.
Con due potenti scatti aerei Iapetus si portò davanti al Salarian, con intenti tutt’altro che amichevoli.
Prima che potesse aprire il fuoco però, venne investito da un turbine di fuoco sprigionato dal basso.
In qualche secondo individuò il Vorcha incendiario e lo colpì con entrambe le Executioner. Nonostante gli scudi a terra e le gravi ferite, Vrock non glie la diede vinta, persistendo con il suo lanciafiamme.
Tutto ciò si sarebbe concluso con la sua morte, ma in quel momento la cosa gli interessava ancor meno della sua igiene orale.
Il Titan, protetto dagli scudi, ricaricò le armi, pronto a sbarazzarsi di quell’alieno così fastidioso.
 
Poco lontano, l’Ombra si materializzò alle spalle di una Nemesi, trafiggendola, prima di lanciare la spada ancora insanguinata nella fronte di un’altra truppa di Cerberus che stava per sparargli a circa un metro di distanza.
Recuperata l’arma, si rese conto delle difficoltà di Vrock.
Coprì qualche metro con due poderose falcate, prima di rendersi conto che l’uomo in armatura aveva già finito di inserire le clip nelle sue pistole.
Con un gesto disperato, rilanciò la spada nella sua direzione, pregando tutti i dei, terrestri e non, di prenderlo.
La lama liscò il casco del Titan, che esitò per una frazione di secondo.
Individuò la nuova minaccia sparandole contro con una delle due Executioner, e repentinamente si voltò, piantando un colpo in pieno petto al Vorcha, che cadde a terra morto.
-FIGLIO DI PUTTANA!- gli sbraitò contro Kara, furiosa.
L’uomo si voltò, prese la spada dell’Ombra conficcata e la caricò.
Kara assecondò la carica, correndogli contro.
All’ultimo momento svanì, riapparendo qualche metro più avanti mentre terminava la scivolata attraverso cui era passata sotto al nemico, schivando la sua stessa spada.
Allungò il braccio requisendo una Hornet da uno dei cadaveri.
Riuscì con fatica ad abbassargli gli scudi, ottenendo come unico risultato l’immediata individuazione da parte del nemico, che si preparò a un’altra carica.
-I tuoi trucchi non ti salveranno, agente Ivanova.-
Kara raggelò: questa volta, tra poteri in ricarica e armi inutili, si rese conto di essere indifesa.
-NON È SOLA!- gracchiò una voce furibonda.
Il volo del Titan tuttavia venne interrotto da un redivivo Vrock, che come un gatto intercettò il volo di Iapetus, aggrappandosi a lui e aprendogli numerosi squarci nella corazza tramite furiose artigliate.
La N7 si limitò a osservare la caduta dell’uomo volante, sollevata dall’improvvisa apparizione di uno degli alieni più forti a sua disposizione.
L’uomo se lo scrollò di dosso tramite numerosi montanti nelle reni, utilizzando a suo favore i tirapugni borchiati di cui era dotato.
Il Vorcha balzò indietro, tornando immediatamente in piedi.
Iapetus, incapace di spiccare il volo per colpa dei danni e con le spalle al muro, ricorse alla sua ultima risorsa.
Una scarica elettrica sanguigna gli percorse il braccio, andandosi a posare sulle punte della mano.
Kara gli svuotò l’intero caricatore dell’indra addosso senza nemmeno riuscire gli scudi ormai totalmente rigenerati.
Nel giro di un paio di secondi il Titan le fu davanti, piazzando due montanti che l’Ombra agilmente schivò.
Si occultò, scivolando alle spalle dell’avversario, che tuttavia previde le sue intenzioni voltandosi e piazzandogli un montante in pieno petto.
Kara cadde violentemente all’indietro, stordita e con l’attrezzatura completamente fuori uso a causa della natura elettrica del pugno
Anche Vrock tentò di ingaggiarlo corpo a corpo, scoprendo sulla sua pelle quanto fosse ben addestrato quell’insolita truppa di Cerberus.
Dopo averlo stordito con una potente scarica elettrica simile a un “Sovraccarico”, Iapetus impugnò la testa del Vorcha con una mano, costringendolo a rimanere piegato verso di lui mentre lo martellava senza sosta con il braccio libero.
Tra un colpo e l’altro si accorse che oltre il Vorcha l’Ombra si era già rialzata, e stava procedendo spedita verso di lui a spada spianata.
Istintivamente, usò l’alieno come scudo umano, minacciando l’N7 di ucciderlo con una scossa alla testa nel caso avesse fatto un altro passo.
Bastò un breve sguardo di intesa per far capire a entrambi gli N7 quale sarebbe stata la loro prossima mossa.
Con un rapido gesto di polso Kara lanciò la spada in aria, facendo roteare l’impugnatura.
Vrock l’afferrò al volo, e in un attimo se la conficcò nel ventre, trafiggendo entrambi.
Iapetus si staccò dal Vorcha, tastandosi la ferita con due dita.
Dopo aver osservato esterefatto le mani insanguinate cadde a terra, rendendosi conto di avere una vera e propria fontana rossa nel petto.
Kara si precipitò su lui, togliendogli delicatamente il casco danneggiato per agevolargli una respirazione sempre più difficoltosa.
-Hai pochi secondi prima di morire dissanguato, pochi secondi in cui puoi ancora essere un bravo soldato: dicci cosa vuole Cerberus da questo posto!.-
L’uomo, sfigurato dagli impianti di Cerberus, si guardò attorno attonito, respirando affannosamente.
-PARLA DANNAZIONE!- gli urlò contro Ivanova, sempre più irritata.
Iapetus osservò la sua interlocutrice.
Gli ricordava una donna incontrata in vecchi ricordi, ricordi che dopo l’integrazione non gli appartenevano più e di cui poteva solo vedere l’eco nei terribili incubi che lo accompagnavano ogni notte.
Un sussurro, un ultimo sforzo prima di spirare: l’unica cosa che poteva fare per morire da uomo libero.
-Voi.-
 
L’Ombra constatò la sua morte, dandosi un occhiata intorno: gli sgherri di Cerberus stavano arretrando, lasciando qualche minuto di respiro a entrambi gli schieramenti.
Si girò giusto in tempo per osservare le ultime tracce del taglio sparire velocemente nella pelle del Vorcha.
 -Come sei sopravvissuto a un colpo diretto di executioner?- gli chiese, scannerizzando il colpo del Titan col factotum.
-Esca.- rispose raucamente Vrock, indicando una scatoletta metallica vicino al ventre.
-Da quando i soldati Vorcha hanno l’esca? Pensavo fosse un esclusiva dei Salarian…- disse osservando distrattamente  il dispositivo attaccato alla sua cintura.
Con la punta di uno degli artigli scrostò un dito bruciato ancora attaccato al proiettore, facendolo schizzare via con uno schiocco.
-A lui non serviva più.- esclamò con una smorfia simile a un sorriso.
Kara ricambiò incerta il sorriso prima di portarsi le dita vicino all’auricolare.
-Bau, rapporto.-
-Ci stiamo facendo largo tra le macerie, ma questo posto è messo male: spero funzioni.- rispose velocemente il Salarian, sovrastando i rumori metallici prodotti dallo spostamento di una grossa trave di ferro.
-Chiamata in arrivo. Mittente sconosciuto.- interruppe Eliza via radio.
Kara sospirò irritata, accettando una chiamata di cui conosceva perfettamente la natura.
-È divertente giocare con voi, davvero, ma state diventando ripetitivi: è tempo di finire questa storia.-
-Potrei dire lo stesso di te Orelov, perché non scendi quaggiù a parlarne invece di nasconderti dietro ai tuoi uomini?-
Seguì qualche secondo di pausa, che il Generale si gustò attimo per attimo.
-Mi sembra un ottimo suggerimento.-
 
Mentre scalava il cannone, Jondum notò l’hangar della nave sopra di lui aprirsi: ne venne fuori un massiccio Atlas rosso e nero, che dopo essergli passato vicino cadendo e causando un notevole spostamento d’aria, sfruttò la gravità per sfondare come cracker il soffitto semidistrutto del centro di controllo sotto di lui.
-TEMPO SCADUTO STRONZI!- ruggì Orelov da dentro il suo gigantesco mech d’assalto cominciando a bombardare a destra e a manca.
-Eliza, ci serve quel cannone online ORA!- ordinò l’Ombra da dietro un riparo mentre l’Atlas passava in rassegna tutto il suo arsenale.
Con uno sprint finale la piattaforma mobile usò tutta la forza delle proprie braccia per spiccare alcuni balzi verticali che le fecero percorrere i pochi metri che la separavano dal quadro comandi.
-Interfaccia raggiunta, avvio la sincronizzazione.- esclamò collegando il proprio factotum.
Dopo qualche secondo anche il Salarian riuscì a salire sulla passerella sospesa nel vuoto, percorrendo velocemente i pochi gradini della scala a pioli rimasti.
Orelov allungò il braccio dell’Atlas in direzione delle colonne portanti che tenevano agganciata l’arma al suolo, sparandogli contro un missile.
Per tutta risposta il cannone oscillò pericolosamente, facendo aggrappare Bau allo scorrimano della passerella metallica.
Kara urlò via radio una sfilza di ordini a cui Bau non prestò nemmeno attenzione, riuscendo a captare solo frasi come “presto crollerà tutto” e “fuoco concentrato su Orelov”.
Si voltò, osservando il volto impassibile di Eliza, impegnata ad attivare l’arma.
L’Atlas fece nuovamente fuoco, centrando in pieno le strutture portanti del gigantesco macchinario.
Perse l’equilibrio, scivolando sul freddo metallo e ritrovandosi aggrappato con una mano al pavimento della piattaforma.
-Resta concentrata!- ordinò a Eliza quando questa si era voltata verso di lui per capire cosa stesse succedendo.
L’acido lattico gli intorpidì il braccio, costringendolo a fargli allentare la presa.
Centimetro dopo centimetro, le dita scivolarono sempre più verso il baratro.
Quando si accorse di essere al temine delle sue forze Bau chiuse gli occhi, preparandosi alla caduta.
Una a una le tre dita del Salarian si staccarono dall’appiglio, consentendo alla forza di gravità di fare il proprio lavoro.
Dopo una frazione di secondo sentì di nuovo un materiale freddo sulle dita che si espanse per tutta la mano fino ad arrivare al polso, quasi come se il ferro del pavimento lo avesse raggiunto per venirgli in soccorso.
Aprì gli occhi sorpreso constatando che Eliza lo stava trattenendo per il polso.
Lo issò con uno strattone deciso, tornando immediatamente al suo terminale.
-Eliza...-
-Gli organici cadono, i sintetici li sostengono. Non c’è bisogno di ringraziare, il nostro scopo è sempre stato questo.-
-Conosco alcuni Quarian che non sarebbero molto d’accordo…- rispose il Salarian riprendendosi dallo shock, facendo defluire l’adrenalina dal cervello.
Eliza lo guardò senza emozioni, annunciando poco dopo l’avvenuta sincronizzazione delle armi al resto della squadra e ottenendo un immediato invito ad aprire il fuoco da parte dell’Ombra.
 
Il cannone emise una serie di rumori assordanti che sovrastò per un attimo quelli del campo di battaglia.
La nave di Cerberus venne colpita da una violentissima scarica elettrica che ne sovraccaricò gli scudi.
Kirrahe, osservando il tutto da lontano, diede l’ordine di aprire il fuoco con i Cain.
-Questo non cambia niente!- esclamò sprezzante Orelov, commentando le numerosi esplosioni che stavano squarciando la sua nave.
Con una cannonata distrusse il riparo di Kara, esponendola al fuoco pesante e tenendola sotto tiro.
-Ultime parole? Non so: desideri, preghiere, minacce?-
L’Ombra sorrise, abbassando lo sguardo.
-Solo una domanda: perché ci sottovaluti sempre?.-
Orelov fece partire un colpo, che tuttavia passò attraverso il bersaglio.
L’Ombra scomparve, rivelandosi come un semplice ologramma prodotto da un dispositivo attaccato precariamente alla cintura di un Vorcha e riapparendo alle spalle dell’Atlas, trafiggendo la cabina di comando da parte a parte con la spada incandescente.
Il portellone si aprì, facendo cadere un piccolo drone olografico.
-Non lo faccio.-

[Note dell'autore: eccomi qua! Mi scuso per avervi fatto aspettare tanto, ma ho avuto un periodaccio e questo capitolo è stato totalmente riscritto rispetto alla sua versione originale, mantendo grossomodo uguale solo la trama. Spero vi piaccia, anche se non molto lungo penso che mi sia venuto tutto sommato bene. Probabilmente avrete un altro capitolo tra meno di due mesi (ancora, perdonatemi XD) perchè già l'8 per come lo avevo scritto mi aveva convinto di più. Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio per la considerazione, sia che siate recensori (Shadow Sea e Uptrand, probabilmente siete la motivazione principale perchè mi sia messo sotto a scrivere senza rimandare ulteriormente) e sia chi siate lettori silenziosi (so che ci siete, e ringrazio anche voi per il tempo dedicatomi!) :D]
   
 
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