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Autore: HonoSamurai    14/11/2014    1 recensioni
Una rana, prima o poi, anche se lascia il suo stagno, torna sempre indietro
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jiraya, Naruto Uzumaki, Tsunade | Coppie: Jiraya/Tsunade
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Se una Rana esce dal suo Stagno..

 

Il villaggio, finalmente, era salvo.

In realtà, tutto il mondo ninja era salvo, proprio grazie alla colaborazione di tutti.

Erano passati diversi mesi dall’epilogo della grande guerra ed, a Konoha, tutti era ancora impegnati a leccarsi le proprie ferite.

Tsunade non era più Hokage, in quanto il compito di Ninja medico era più importante di gestire il villagio e, il compito, era passato a Kakashi che, malgrado l’iniziale riluttanza, aveva accettato quel compito, seppur temporaneamente.

In quella giornata tiepida d’inverno erano proprio impegnati a ricostruire alcune case con l’aiuto della tecnica del legno diYamato, perfino i bambini avevano deciso di aiutare nel loro piccolo.

-Maestro! Dopo però voglio andare a mangiare all’Ichimaru!-

Esclamò un Naruto sorridente, scendendo con alcune sue copie da un tetto che aveva appena finito di aggiustare.

-Dopo ci andremo, ma prima dobbiamo finire questi lavori, lo sai, è importante riattivare la via dei negozi per permettere ai commercianti di riprendere la loro attività!-

Ribattè prontamente Iruka, il suo compito era quello di dirigere i lavori in quella via e sapeva bene che, la fine, era ancora lontana.

Naruto era importante anche in quell’attività, dato che la sua capacità di moltiplicarsi di molto, permetteva di avere molte più braccia al lavoro e, quindi, di velocizzare la ricostruzione:

-Maestroo, ma io ho fame, non riesco a lavorare così!-

Si lamentò il biondo sospirando.

In fondo usare molte copie era stancante e, lui, non poteva usare quella tecnica ripetutamente senza reintegrare le energie perse.:

-Mh..và bene..-

Sospirò il ragazzo gonfiando le guancie.

Il Maestro sorrise posando la mano sinistra sulla spalla destra dell’allievo:

-Su, Naruto, quando andremo all’Ichimaru, ti offrirò tutto il ramen che vuoi, ok?-

Il viso del biondo si illuminò, le labbra si sollevarono in un enorme sorriso:

-Davvero?!-

Domandò sorpreso da quella proposta.

Malgrado la guerra, malgrado tutto ciò che aveva passato.

Naruto rimaneva il solito ninja allegro e spontaneo di sempre.

La sua innocenza non era stata carpita, per fortuna.

-Si, promesso, Naruto!-

Rispose Iruka mettendosi una mano sul cuore e sostenendo lo sguardo azzurro del biondo che annuì:

-Molto bene, Maestro, allora preparati ad andare perché finirò il lavoro in un batter d’occhio!-

Esclamò congiungendo le mani per formare la posizione per richiamare diverse copie.

Circa un centinaio che, subito, si gettarono sulla riparazione dei tetti di quella via.

Iruka scosse il capo.

Era fin troppo facile convincere Naruto a darsi da fare.

Inutile dire che, il lavoro, terminò in pochissime ore e, per fortuna del biondo, per l’ora di pranzo.

I due ninja si diressero insieme verso il chiosco dell’Ichimaru e, non appena si avvicinarono, fu subito chiaro che c’era già qualcuno impegnato a pranzare.

Naruto si bloccò non appena si accorse dei vestiti che scorgeva da dietro le tende dell’Ichimaru, con mano esitante, ne scostò una ritrovandosi a fissare dei capelli bianchi, più corti di quello che ricordava, ma pur sempre bianchi.

Quel vestito verde.

L’uomo si voltò e, il ragazzo, si ritrovò a fissare il viso del suo Maestro.

Il viso di Jiraiya.

Scosse il capo, non poteva essere, i rospi gli avevano detto che era morto.

Possibile che fosse sopravvissuto?

-Non..può essere..-

Osservò e, istintivamente, si trasformò nella modalità eremitica per poter percepire il chakra di chi aveva di fronte.

Poteva essere una copia, un’illusione ma, quando ne percepi il chakra, capì che era lui.

Era reale.

-Ciao, Naruto, vedo che hai fatto grandi progressi!-

Il Sennin sorrise al biondo, mentre ben quattro paia di occhi lo stavano osservando stupiti.

Anche Iruka era senza parole.

Entrambi i ninja avevano l’espressione che, qualsiasi persona, avrebbe avuto di fronte ad un fantasma.

Jiraiya si era rivolto a loro come se non fosse mai morto nello scontro con i Pain, come se fossero passati pochi giorni dall’ultima volta che si erano visti.

Naruto strinse le mani.

Combattuto tra il tirare un pugno al Maestro o abbracciarlo e, alla fine, gli si gettò addosso stringendolo con forza con quel braccio nuovo che Tsunade gli aveva dato grazie alle cellule di Hashirama ed il suo:

-Ero-sennin!-

Esclamò non riuscendo a dire nient’altro.

Quella parola era l’unica che era riuscito a pronunciare, non riusciva a pensare che fosse reale.

Non riusciva proprio a concretizzare il pensiero che, il suo maestro, ciò che aveva di più simile ad un padre, era vivo.

Si Minato era suo padre, questo era vero, ma Jiraiya era stato per lui una figura importante.

Lo aveva accompagnato per molti anni delicati della sua crescita, aiutandolo ad accettare molte cose di sé stesso e, soprattutto, a divenire il ninja che, oggi, era.

-Ehi, Naruto, lasciami, così mi soffochi!-

Esclamò il sennin posando la mano sinistra sul capo del ragazzo in una lieve carezza.

Il tentativo era anche quello di far scostare il biondo da sé, ma purtroppo sembrava proprio che non volesse lasciarlo dato che si ostinava a tenere le braccia serrate intorno al suo corpo.

-Mi avevano detto che eri morto, dove eri finito?-

Domandò Naruto con la voce rotta dal pianto, le lacrime ormai avevano ingombrato completamente gli occhi iniziando a farli arrossare.

Iruka, accorgendosi di essere, quasi, di troppo decise di allontanarsi..era meglio avvisare anche qualcun altro di quella presenza.

Lasciò così Naruto da solo con Jiraiya che, sospirando, decide attendere che il ragazzo smettesse di piangere.

Per calmarlo continuò ad accarezzargli la testa bionda rispondendo a quella domanda a cui, nemmeno lui, aveva una chiara risposta:

-Anch’io credevo di essere morto, ma mi sono ritrovato vivo sulla riva di una fiume che taglia il Paese della Pioggia dove ho combattuto contro alcuni membri dell’Akatsuki..non so cosa sia successo..-

L’albino scrollò le spalle, era chiaro che non si capacitava di essersi ritrovato vivo, dopo che l’ultima cosa che ricordava era che stava sprofondando nell’acqua.

Naruto lentamente riuscì a riprendere il controllo di sé e, alzando il capo, lasciò finalmente la presa sul Maestro asciugandosi le lacrime con il braccio destro:

-Sono…successe tante cose, mentre non c’eri…-

Jiraiya si ritrovò a sorridere nuovamente all’ex-allievo:

-Alcune cose le ho sapute venendo a Konoha:ho saputo della Guerra e del fatto che sei diventato un eroe per tutto il Mondo Ninja, ho saputo del fatto che ora si è aperto un grande periodo di pace..-

Lo indicò con un cenno del capo:

-..altri miglioramenti li vedo chiaramente, sei diventato molto forte..-

Nuovamente tornò a posare la mano sul capo del biondo cercando di fissarlo dritto negli occhi:
-..sono orgoglioso di te, Naruto..pare che tu si sia riuscito a spezzare la spirale d’odio –

Uzumaki spalancò gli occhi nel sentire quelle parole, si ritrovò a sorridere come, molte volte, non aveva fatto da bambino:

-Non potevo tirarmi indietro, mi avevi dato una missione da compiere!-

Si indicò con la mano destra picchiettandosi un paio di volte il petto con il palmo, finalmente, le cose sembravano andare per il verso giusto.

Le tende dell’Ichimaru si aprirono ancora una volta e, quando Jiraiya si voltò, si ritrovò a fissare un altro sguardo conosciuto.

Due occhi furiosi.

Tsunade doveva essere stata avvisata.

Non fece in tempo ad alzarsi per tentare, almeno, la fuga che la donna gli sferrò un potente schiaffo alla guancia destra.

L’Ero-sennin ringraziò mentalmente che non avesse usato molta forza e che, soprattutto, non gli avesse tirato un pugno, a quest’ora sarebbe probabilmente stato rispedito dal luogo da cui era stato ripescato.

Tsunade, però, non aveva finito con lui, dopo lo schiaffo lo afferrò per il baverò della sua giacca scuotendolo un paio di volte.

-Ti avevo detto di non andare! Sei stato un incosciente! Lo sai quanto mi sono preoccupata per te?!-

Gli urlò contro.

Il povero Jiraiya, tentò di farsi lasciare con l’unica mano che aveva, ma se era difficile con due mani..figuriamoci con una.

-Tsunade…-

Tentò di iniziare una frase, ma la donna lo interruppe nuovamente:

-Ci avevano detto che eri morto! Tu eri morto! –

La bionda, finalmente, si decise a lasciare il collo dell’uomo e, appoggiandosi a lui, iniziò a tirargli dei lievi pugni sul petto.

Jiraiya, per la seconda volta in quel giorno, si ritrovò a consolare qualcuno di molto caro per il suo cuore.

A quanto pare aveva fatto preoccupare un sacco di persone:

-Scusami, da adesso farò molta più attenzione alle missioni in cui mi imbarco..-

Alzò  la mano sinistra e la usò per scostare da sé la donna per poterle asciugare le lacrime che le avevano iniziato a bagnare gli zigomi.

Tsunade, si accorse solo in quel momento del fatto che il Sennin aveva perso un braccio, con la mano sinistra gli sfiorò la spalla destra:

-Posso sistemarlo..-

Jiraiya scosse il capo accennando un sorriso pacato:

-Non serve, dovevo essere morto e mi è stata data una seconda possibilità, mi basta questo e poi, ora, devi preoccuparti dei ninja più giovani che hanno ancora delle ferite procurate dalla recente guerra –

Tsunade chinò il capo annuendo.

L’Eremita dei Rospi aveva proprio la capacità di farla arrabbiare, moltissimo, ma al contempo di farla tranquillizzare.

Quando aveva sentito che era morto, per lei, era stato un colpo al cuore, quasi, peggiore di quando aveva visto morire il suo amato.

Quell’amore, ormai, era lontano ed era riuscito a superarlo proprio per la persona che, ora, era viva di fronte a lui.

Una cosa che aveva imparato da quella Guerra e da quegli ultimi anni era che, ogni istante della vita, non andava sprecato.

Malgrado quello fosse un periodo di pace, non si sapeva mai cosa poteva succedere e, lei, non voleva più rimanere con i rimorsi.

Jiraiya era di fronte a lei e doveva fare la sua mossa.

Tsunade lo afferrò per l’ennesima volta per il vestito e, costringendolo ad abbassarsi, lo baciò posando le sue labbra delicatamente sulle sue.

In parte non riusciva ancora a credere che fosse di fronte a lui.

Naruto si ritrovò a fissare quella scena con un certo stupore e, anche Jiraiya,s i ritrovò a fissare stupito la donna:

-Jiraiya, ti amo-

Disse semplicemente, sul viso si disegnò un sorriso piuttosto felice e un lieve rossore ne colorò gli zigomi, proprio come quando cominciava ad essere molto alticcia per il troppo sakè bevuto.

Jiraiya, dal canto suo, pensò per qualche istante di essere in qualcuno dei suoi sogni.

Probabilmente stava dormendo..oppure era morto e quello era uno specie di paradiso.

Tuttavia, se quella era la realtà, non voleva certo sprecare quella occasione che attendeva da tanto tempo.

-Ti amo anch’io, Principessa-

Rispose sorridendo per poi chinarsi per poter catturare le labbra della donna in un nuovo bacio.

Entrambi i loro cuori battevano veloci.

Emozionati per quel sentimento inespresso che, a lungo, avevano tenuto dentro di loro e che, finalmente, erano riusciti a dichiarare.

Tsunade lasciò che Jiraiya prendesse il comandò di quel bacio, lo strinse serrandolo tra le sue braccia, mentre ne sentivà la mano posata sulla nuca.

Quando si staccarono, l’uomo, si voltò verso l’ex-allievo facendogli un occhiolino:

-Io e la principessa Tsunade abbiamno bisogno di stare un po’ soli, più tardi ci mangeremo un ramen, Naruto, e mi farai vedere tutti i tuoi miglioramenti!-

Il biondo incronciò le braccia sul petto annuendo:

-Si, si, ho capito, basta che andate via da qui, mi state facendo venire la nausea..-

Osservò imbronciato, ma era chiaro che era felice per i suoi maestri.

Jiraiya iniziò a camminare con Tsunade vicino stretta al suo unico braccio, quando ormai l’Ichimaru era lontano alle loro spalle, la donna riprese a parlare:

-Lo sai che da adesso non dovrai più guardare o fare il cascamorto con altre donne?-

Il tono della Principessa non ammetteva di certo un no come risposta, era chiaro che non era una domanda, ma una semplice affermazione, in realtà, era più simile ad una minaccia.

Avrebbe dovuto trov are un modo diverso di recuperare materiale per i suoi libri.

-Certo..lo so-

Rispose il povero sennin, cercando di avere il tono più convinto possibile.

Tsunade sentì perfettamente quel leggerò tentennamento e, allugando il braccio destro, afferrò l’orecchio destro di Jiraiya tirandolo con leggera forza.

Sul viso un’espressione espremamente dura e minacciosa:

-Cos’hai detto?-

L’albino si accorse subito che stava andando in un territorio terribilmente minato e, cercando di aver un tono più fermo, ripetè:

-Lo so, lo so, non guarderò altre donne oltre a te, Principessa!-
Esclamò augurandosi di non incorrere nella furia di Tsunade.

La bionda sorrise e, sempre tenendo l’orecchio, gli posò un bacio sulla guancia:

-Me lo auguro-

Anche quelle parole sembravano chiaramente una minaccia velata ma, a Jiraiya, non importava, sapeva bene che non avrebbe guardato altre donne.

Tsunade era, in fondo, la persona che aveva sempre inseguito.

Già, una rana che esce dal suo stagno, potrà anche girare il mondo, ma poi tornerà sempre al suo stagno.

   
 
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