Se una Rana esce dal
suo Stagno..
Il villaggio, finalmente, era salvo.
In realtà, tutto il mondo ninja era salvo,
proprio grazie alla colaborazione di tutti.
Erano passati diversi mesi dall’epilogo della
grande guerra ed, a Konoha, tutti era ancora impegnati a leccarsi le proprie
ferite.
Tsunade non era più Hokage, in quanto il
compito di Ninja medico era più importante di gestire il villagio e, il
compito, era passato a Kakashi che, malgrado l’iniziale riluttanza, aveva
accettato quel compito, seppur temporaneamente.
In quella giornata tiepida d’inverno erano
proprio impegnati a ricostruire alcune case con l’aiuto della tecnica del legno
diYamato, perfino i bambini avevano deciso di aiutare nel loro piccolo.
-Maestro! Dopo però voglio andare a mangiare
all’Ichimaru!-
Esclamò un Naruto sorridente, scendendo con
alcune sue copie da un tetto che aveva appena finito di aggiustare.
-Dopo ci andremo, ma prima dobbiamo finire questi
lavori, lo sai, è importante riattivare la via dei negozi per permettere ai
commercianti di riprendere la loro attività!-
Ribattè prontamente Iruka, il suo compito era
quello di dirigere i lavori in quella via e sapeva bene che, la fine, era
ancora lontana.
Naruto era importante anche in quell’attività,
dato che la sua capacità di moltiplicarsi di molto, permetteva di avere molte
più braccia al lavoro e, quindi, di velocizzare la ricostruzione:
-Maestroo, ma io ho fame, non riesco a
lavorare così!-
Si lamentò il biondo sospirando.
In fondo usare molte copie era stancante e,
lui, non poteva usare quella tecnica ripetutamente senza reintegrare le energie
perse.:
-Mh..và bene..-
Sospirò il ragazzo gonfiando le guancie.
Il Maestro sorrise posando la mano sinistra
sulla spalla destra dell’allievo:
-Su, Naruto, quando andremo all’Ichimaru, ti
offrirò tutto il ramen che vuoi, ok?-
Il viso del biondo si illuminò, le labbra si
sollevarono in un enorme sorriso:
-Davvero?!-
Domandò sorpreso da quella proposta.
Malgrado la guerra, malgrado tutto ciò che
aveva passato.
Naruto rimaneva il solito ninja allegro e
spontaneo di sempre.
La sua innocenza non era stata carpita, per
fortuna.
-Si, promesso, Naruto!-
Rispose Iruka mettendosi una mano sul cuore e
sostenendo lo sguardo azzurro del biondo che annuì:
-Molto bene, Maestro, allora preparati ad
andare perché finirò il lavoro in un batter d’occhio!-
Esclamò congiungendo le mani per formare la
posizione per richiamare diverse copie.
Circa un centinaio che, subito, si gettarono
sulla riparazione dei tetti di quella via.
Iruka scosse il capo.
Era fin troppo facile convincere Naruto a
darsi da fare.
Inutile dire che, il lavoro, terminò in
pochissime ore e, per fortuna del biondo, per l’ora di pranzo.
I due ninja si diressero insieme verso il
chiosco dell’Ichimaru e, non appena si avvicinarono, fu subito chiaro che c’era
già qualcuno impegnato a pranzare.
Naruto si bloccò non appena si accorse dei
vestiti che scorgeva da dietro le tende dell’Ichimaru, con mano esitante, ne
scostò una ritrovandosi a fissare dei capelli bianchi, più corti di quello che
ricordava, ma pur sempre bianchi.
Quel vestito verde.
L’uomo si voltò e, il ragazzo, si ritrovò a
fissare il viso del suo Maestro.
Il viso di Jiraiya.
Scosse il capo, non poteva essere, i rospi
gli avevano detto che era morto.
Possibile che fosse sopravvissuto?
-Non..può essere..-
Osservò e, istintivamente, si trasformò nella
modalità eremitica per poter percepire il chakra di chi aveva di fronte.
Poteva essere una copia, un’illusione ma,
quando ne percepi il chakra, capì che era lui.
Era reale.
-Ciao, Naruto, vedo che hai fatto grandi
progressi!-
Il Sennin sorrise al biondo, mentre ben
quattro paia di occhi lo stavano osservando stupiti.
Anche Iruka era senza parole.
Entrambi i ninja avevano l’espressione che,
qualsiasi persona, avrebbe avuto di fronte ad un fantasma.
Jiraiya si era rivolto a loro come se non
fosse mai morto nello scontro con i Pain, come se fossero passati pochi giorni
dall’ultima volta che si erano visti.
Naruto strinse le mani.
Combattuto tra il tirare un pugno al Maestro
o abbracciarlo e, alla fine, gli si gettò addosso stringendolo con forza con
quel braccio nuovo che Tsunade gli aveva dato grazie alle cellule di Hashirama
ed il suo:
-Ero-sennin!-
Esclamò non riuscendo a dire nient’altro.
Quella parola era l’unica che era riuscito a
pronunciare, non riusciva a pensare che fosse reale.
Non riusciva proprio a concretizzare il
pensiero che, il suo maestro, ciò che aveva di più simile ad un padre, era
vivo.
Si Minato era suo padre, questo era vero, ma
Jiraiya era stato per lui una figura importante.
Lo aveva accompagnato per molti anni delicati
della sua crescita, aiutandolo ad accettare molte cose di sé stesso e,
soprattutto, a divenire il ninja che, oggi, era.
-Ehi, Naruto, lasciami, così mi soffochi!-
Esclamò il sennin posando la mano sinistra
sul capo del ragazzo in una lieve carezza.
Il tentativo era anche quello di far scostare
il biondo da sé, ma purtroppo sembrava proprio che non volesse lasciarlo dato
che si ostinava a tenere le braccia serrate intorno al suo corpo.
-Mi avevano detto che eri morto, dove eri
finito?-
Domandò Naruto con la voce rotta dal pianto,
le lacrime ormai avevano ingombrato completamente gli occhi iniziando a farli
arrossare.
Iruka, accorgendosi di essere, quasi, di
troppo decise di allontanarsi..era meglio avvisare anche qualcun altro di
quella presenza.
Lasciò così Naruto da solo con Jiraiya che,
sospirando, decide attendere che il ragazzo smettesse di piangere.
Per calmarlo continuò ad accarezzargli la
testa bionda rispondendo a quella domanda a cui, nemmeno lui, aveva una chiara
risposta:
-Anch’io credevo di essere morto, ma mi sono
ritrovato vivo sulla riva di una fiume che taglia il Paese della Pioggia dove
ho combattuto contro alcuni membri dell’Akatsuki..non so cosa sia successo..-
L’albino scrollò le spalle, era chiaro che
non si capacitava di essersi ritrovato vivo, dopo che l’ultima cosa che
ricordava era che stava sprofondando nell’acqua.
Naruto lentamente riuscì a riprendere il
controllo di sé e, alzando il capo, lasciò finalmente la presa sul Maestro
asciugandosi le lacrime con il braccio destro:
-Sono…successe tante cose, mentre non c’eri…-
Jiraiya si ritrovò a sorridere nuovamente all’ex-allievo:
-Alcune cose le ho sapute venendo a Konoha:ho
saputo della Guerra e del fatto che sei diventato un eroe per tutto il Mondo
Ninja, ho saputo del fatto che ora si è aperto un grande periodo di pace..-
Lo indicò con un cenno del capo:
-..altri miglioramenti li vedo chiaramente,
sei diventato molto forte..-
Nuovamente tornò a posare la mano sul capo
del biondo cercando di fissarlo dritto negli occhi:
-..sono orgoglioso di te, Naruto..pare che tu si sia riuscito a spezzare la
spirale d’odio –
Uzumaki spalancò gli occhi nel sentire quelle
parole, si ritrovò a sorridere come, molte volte, non aveva fatto da bambino:
-Non potevo tirarmi indietro, mi avevi dato
una missione da compiere!-
Si indicò con la mano destra picchiettandosi
un paio di volte il petto con il palmo, finalmente, le cose sembravano andare
per il verso giusto.
Le tende dell’Ichimaru si aprirono ancora una
volta e, quando Jiraiya si voltò, si ritrovò a fissare un altro sguardo
conosciuto.
Due occhi furiosi.
Tsunade doveva essere stata avvisata.
Non fece in tempo ad alzarsi per tentare,
almeno, la fuga che la donna gli sferrò un potente schiaffo alla guancia
destra.
L’Ero-sennin ringraziò mentalmente che non
avesse usato molta forza e che, soprattutto, non gli avesse tirato un pugno, a
quest’ora sarebbe probabilmente stato rispedito dal luogo da cui era stato
ripescato.
Tsunade, però, non aveva finito con lui, dopo
lo schiaffo lo afferrò per il baverò della sua giacca scuotendolo un paio di
volte.
-Ti avevo detto di non andare! Sei stato un incosciente!
Lo sai quanto mi sono preoccupata per te?!-
Gli urlò contro.
Il povero Jiraiya, tentò di farsi lasciare
con l’unica mano che aveva, ma se era difficile con due mani..figuriamoci con
una.
-Tsunade…-
Tentò di iniziare una frase, ma la donna lo
interruppe nuovamente:
-Ci avevano detto che eri morto! Tu eri
morto! –
La bionda, finalmente, si decise a lasciare
il collo dell’uomo e, appoggiandosi a lui, iniziò a tirargli dei lievi pugni
sul petto.
Jiraiya, per la seconda volta in quel giorno,
si ritrovò a consolare qualcuno di molto caro per il suo cuore.
A quanto pare aveva fatto preoccupare un
sacco di persone:
-Scusami, da adesso farò molta più attenzione
alle missioni in cui mi imbarco..-
Alzò
la mano sinistra e la usò per scostare da sé la donna per poterle asciugare
le lacrime che le avevano iniziato a bagnare gli zigomi.
Tsunade, si accorse solo in quel momento del
fatto che il Sennin aveva perso un braccio, con la mano sinistra gli sfiorò la
spalla destra:
-Posso sistemarlo..-
Jiraiya scosse il capo accennando un sorriso
pacato:
-Non serve, dovevo essere morto e mi è stata
data una seconda possibilità, mi basta questo e poi, ora, devi preoccuparti dei
ninja più giovani che hanno ancora delle ferite procurate dalla recente guerra –
Tsunade chinò il capo annuendo.
L’Eremita dei Rospi aveva proprio la capacità
di farla arrabbiare, moltissimo, ma al contempo di farla tranquillizzare.
Quando aveva sentito che era morto, per lei,
era stato un colpo al cuore, quasi, peggiore di quando aveva visto morire il
suo amato.
Quell’amore, ormai, era lontano ed era
riuscito a superarlo proprio per la persona che, ora, era viva di fronte a lui.
Una cosa che aveva imparato da quella Guerra
e da quegli ultimi anni era che, ogni istante della vita, non andava sprecato.
Malgrado quello fosse un periodo di pace, non
si sapeva mai cosa poteva succedere e, lei, non voleva più rimanere con i
rimorsi.
Jiraiya era di fronte a lei e doveva fare la
sua mossa.
Tsunade lo afferrò per l’ennesima volta per
il vestito e, costringendolo ad abbassarsi, lo baciò posando le sue labbra
delicatamente sulle sue.
In parte non riusciva ancora a credere che
fosse di fronte a lui.
Naruto si ritrovò a fissare quella scena con
un certo stupore e, anche Jiraiya,s i ritrovò a fissare stupito la donna:
-Jiraiya, ti amo-
Disse semplicemente, sul viso si disegnò un
sorriso piuttosto felice e un lieve rossore ne colorò gli zigomi, proprio come
quando cominciava ad essere molto alticcia per il troppo sakè bevuto.
Jiraiya, dal canto suo, pensò per qualche
istante di essere in qualcuno dei suoi sogni.
Probabilmente stava dormendo..oppure era
morto e quello era uno specie di paradiso.
Tuttavia, se quella era la realtà, non voleva
certo sprecare quella occasione che attendeva da tanto tempo.
-Ti amo anch’io, Principessa-
Rispose sorridendo per poi chinarsi per poter
catturare le labbra della donna in un nuovo bacio.
Entrambi i loro cuori battevano veloci.
Emozionati per quel sentimento inespresso
che, a lungo, avevano tenuto dentro di loro e che, finalmente, erano riusciti a
dichiarare.
Tsunade lasciò che Jiraiya prendesse il
comandò di quel bacio, lo strinse serrandolo tra le sue braccia, mentre ne sentivà
la mano posata sulla nuca.
Quando si staccarono, l’uomo, si voltò verso
l’ex-allievo facendogli un occhiolino:
-Io e la principessa Tsunade abbiamno bisogno
di stare un po’ soli, più tardi ci mangeremo un ramen, Naruto, e mi farai
vedere tutti i tuoi miglioramenti!-
Il biondo incronciò le braccia sul petto
annuendo:
-Si, si, ho capito, basta che andate via da
qui, mi state facendo venire la nausea..-
Osservò imbronciato, ma era chiaro che era
felice per i suoi maestri.
Jiraiya iniziò a camminare con Tsunade vicino
stretta al suo unico braccio, quando ormai l’Ichimaru era lontano alle loro
spalle, la donna riprese a parlare:
-Lo sai che da adesso non dovrai più guardare
o fare il cascamorto con altre donne?-
Il tono della Principessa non ammetteva di
certo un no come risposta, era chiaro che non era una domanda, ma una semplice
affermazione, in realtà, era più simile ad una minaccia.
Avrebbe dovuto trov are un modo diverso di
recuperare materiale per i suoi libri.
-Certo..lo so-
Rispose il povero sennin, cercando di avere
il tono più convinto possibile.
Tsunade sentì perfettamente quel leggerò
tentennamento e, allugando il braccio destro, afferrò l’orecchio destro di
Jiraiya tirandolo con leggera forza.
Sul viso un’espressione espremamente dura e
minacciosa:
-Cos’hai detto?-
L’albino si accorse subito che stava andando
in un territorio terribilmente minato e, cercando di aver un tono più fermo,
ripetè:
-Lo so, lo so, non guarderò altre donne oltre
a te, Principessa!-
Esclamò augurandosi di non incorrere nella furia di Tsunade.
La bionda sorrise e, sempre tenendo l’orecchio,
gli posò un bacio sulla guancia:
-Me lo auguro-
Anche quelle parole sembravano chiaramente
una minaccia velata ma, a Jiraiya, non importava, sapeva bene che non avrebbe
guardato altre donne.
Tsunade era, in fondo, la persona che aveva
sempre inseguito.
Già, una rana che esce dal suo stagno, potrà
anche girare il mondo, ma poi tornerà sempre al suo stagno.