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Autore: Wild imagination    15/11/2014    5 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Note dell'autrice-
Ragazzi, ventinove capitoli. Chi l'avrebbe mai detto... E' solo grazie a voi se sono arrivata fino a questo punto <3
Tutti i peluche a forma di unicorno di questo mondo non sarebbero abbastanza per dirvi quanto io vi adori!



'Cause it's true, I'm nothing without you

"Andiamo, Kurt!" insistette Blaine, mettendo su un perfetto sguardo da cucciolo. "Solo un'occhiata!"
"No, no e no. Lo vedrai stasera." ripeté Kurt per la centesima volta, stringendo al petto il proprio completo coperto dalla plastica.
Stavano discutendo da mezz'ora, ovvero da quando Hummel aveva provato a defilarsi dalla camera in stile 007 per andare a cambiarsi da Rachel e Quinn. Inutile dire che era stato scoperto subito.
"Sei perfido!" lo accusò il riccio, incrociando le braccia al petto.
"Malvagio" concordò l'altro, annuendo solennemente.
Anderson si limitò a bofonchiare qualcosa di inintelligibile, sistemandosi meglio sul letto e fissando un punto sul muro davanti a sé.
Kurt si girò verso la porta, soddisfatto, e si accinse ad uscire dalla camera convinto di averla avuta vinta.
Povero idiota.
"Sei sicuro che non possa fare proprio niente per farti cambiare idea?"
Come non detto...
Quella voce calda e provocante giunse più vicino di quanto si aspettasse, e gli si rizzarono i capelli sulla nuca. Si girò lentamente verso il riccio, che intanto si era alzato, posizionandosi al centro della stanza con le mani sui fianchi; si ritrovò a deglutire rumorosamente quando incontrò il suo sguardo divertito e malizioso. Strinse più che poté la plastica che copriva lo smoking fra le dita, muovendo lentamente la testa da destra verso sinistra in segno di diniego, ipnotizzato dal suo sguardo dorato. Improvvisamente si sentiva la gola secca. Le labbra soffici di Blaine si arricciarono leggermente verso l'alto, e il ragazzo iniziò ad avanzare verso Kurt, ancora schiacciato contro la porta.
Un passo.
"Nessun favore particolare?"
Un altro passo. 
Ormai erano molto vicini, e il castano poteva sentire il proprio cuore rimbombargli nelle orecchie.
Maledetto, maledetto Anderson! Tu e i tuoi dannati modi irresistibili.
Continuava a scuotere meccanicamente la testa, incapace di distogliere lo sguardo da quella bocca invitante a venti centimetri da lui. Non avrebbe ceduto, non poteva farlo.
Blaine si avvicinò ancora, arrivando a sfiorare la sua mandibola con la punta del naso. 
"Nessun punto della schiena particolarmente dolorante? Perché so fare dei massaggi fantastici." mormorò sul suo collo con voce roca.
A quelle parole Kurt rischiò seriamente l'infarto, ma cercò di respirare normalmente. Arrossì fino all'inverosimile e si morse le labbra per evitare di rispondere "Oh, lo immagino."
Fantasticò sulle sue mani calde che scorrevano sulle sue spalle, sulla sua schiena, sui suoi fianchi...
Chissà se un manipolatore del ghiaccio è mai morto di autocombustione...
Perché, perché si era scelto un ragazzo così dannatamente sexy? Gli bastava ancheggiare un po' e ammiccare per farlo sciogliere come neve al sole, e questo non era assolutamente giusto. 
Insomma, da qualche parte doveva esserci scritto che sedurre qualcuno per piegarlo al proprio volere era illegale. No?
Oddio... il suo profumo... 
Anderson ridacchiò, notando il rossore sulle sue guance, e appoggiò delicatamente le labbra sul suo pomo d'Adamo; Kurt si lasciò sfuggire un mugolio disperato. 
Oh, d'accordo. Al diavolo lo smoking, ora lo sbatto sul letto e gli faccio passare la voglia di provocarmi in questo modo.
Liberò una mano e la agganciò ai riccioli della sua nuca, tirandoli delicatamente verso il basso e facendogli alzare il viso. Il sorriso di Blaine si estese, e nei suoi occhi si poté scorgere un lampo di vittoria. Hummel avvicinò le labbra alle sue semiaperte, sentendo il suo fiato caldo infrangersi sulle proprie guance; il riccio passò la lingua sull'angolo della propria bocca, sciabolando le lunghe ciglia.
I walked across an empty land,
I knew the pathway like the back of my hand
I felt the earth beneath my feet,
Sat by the river and it made me complete
"Kurt" alitò il riccio sulle sue labbra. "Ti sta squillando il cellulare."
"No, non è vero" mugugnò l'altro senza allontanarsi di un millimetro; tuttavia estrasse quell'oggetto del demonio dalla tasca, ancora indeciso se ringraziare o maledire chiunque avesse interrotto quel momento. Mise un attimo a fuoco lo schermo luminoso del suo Iphone, e sospirò.
Rachel. E ti pareva.
"Pronto?"
Oddio, ma che voce aveva? Gli era uscito una specie di sussurro roco.
"Kurt? Ti senti bene? Dovevi essere qui venti minuti fa!" esclamò una voce acuta dall'altra parte della cornetta.
Kurt arrossì istintivamente, osservando il ghigno che si era aperto sul viso di Blaine. "Sìsì... Sono stato, ehm... trattenuto. Ma arrivo subito."
Chiuse la chiamata con un gesto secco, tornando ad affogare nelle iridi dorate del ragazzo di fronte a sé. "Devo andare"
Capitan Ovvio.
Il riccio annuì, visibilmente contrariato. "Significa che continueremo a parlarne stasera."
Il castano deglutì, riuscendo a stento ad abbassare la maniglia e uscire con passo claudicante.
Sono un caso disperato. E il mio ragazzo mi farà internare.
 
Kurt si sistemò il papillon azzurro, lisciandosi il colletto della camicia con cura. Afferrò la lacca e la spruzzò sul ciuffo per la settima volta, giusto per essere sicuro che nessun capello decidesse di andare per conto proprio, magari proprio mentre stava ballando abbarbicato a Blaine. 
Oddio. Ballare abbarbicato a Blaine. Con le sue mani calde che scivolavano sulla sua schiena, cingendogli i fianchi con dolcezza. E il suo respiro caldo che gli accarezzava l'orecchio. 
Arrossì visibilmente e sospirò, notando lo sguardo emozionato del suo stesso riflesso nello specchio vicino al letto di Rachel.
"Qualcuno qui si sta preparando con più cura del solito..." una voce divertita lo distolse dai suoi pensieri, facendolo girare.
"Quinn, stai benissimo!" esclamò il ragazzo, osservando il vestito cobalto che scivolava dolcemente sul fisico snello della bionda.
L'amica sorrise. "Grazie, Kurt. Anche tu stai molto bene... Scommetto che Blaine rimarrà a bocca aperta" aggiunse, con un occhiolino. 
Prima che Hummel potesse rispondere, dal bagno spuntò anche Rachel, avvolta in un vestito bianco piuttosto corto e senza spalline. "Siete pronti?" chiese allegra agli altri due, che annuirono con convinzione.
"Allora andiamo a fare stragi!"
 
Kurt inspirò profondamente, fermandosi nel corridoio prima della rampa di scale che l'avrebbe portato al piano di sotto. Quinn e Rachel erano già andate incontro ai rispettivi accompagnatori, e adesso lui doveva trovare il fegato di scendere quei trenta gradini e incontrare Blaine dove si erano dati appuntamento.
Sentiva una spiacevole sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, e continuava a tormentarsi le mani e mordicchiarsi il labbro per il nervosismo.
Coraggio, Kurt. Ce la puoi fare. 
Senza pensare troppo, si decise a lasciare il proprio nascondiglio e a raggiungere le scale con lunghe falcate. 
Non impiegò che qualche istante per notare la figura del proprio ragazzo di spalle, appoggiato mollemente al corrimano in fondo alla rampa con le mani in tasca e l'espressione serena.
Il castano trattenne rumorosamente il fiato: era bellissimo.
Aveva uno smoking nero dal taglio classico, che gli fasciava alla perfezione le spalle larghe e la vita sottile; i pantaloni erano stretti al punto giusto, e gli cingevano dolcemente le gambe muscolose. Da quello che poteva vedere, aveva decisamente meno gel del solito ad impiastricciargli i capelli, che gli ricadevano in ciocche scure sulla nuca. Si ritrovò a maledire quella dannatissima divisa della Dalton, che non gli rendeva assolutamente giustizia.
Rimase cinque minuti buoni imbambolato, con la bocca spalancata... Perché, cavolo, quel meraviglioso ragazzo era suo. E aveva detto di amarlo! Sentì improvvisamente caldo nei pressi del viso, e si portò una mano al colletto della camicia per allargare la morsa del papillon. 
Iniziamo bene... E pensare che non mi ha nemmeno sfiorato...
Si schiarì la gola per attirare la sua attenzione (dato che non era sicuro di cosa gli sarebbe uscito se avesse provato ad aprire bocca), e Blaine si girò immediatamente verso di lui.
Sul suo viso dai lineamenti armonici vide passare prima confusione, poi sorpresa, infine le sue labbra soffici si tesero in un largo sorriso che illuminò tutta la stanza. Rimasero qualche istante così, immobili, con gli sguardi incatenati e il respiro sospeso. Gli occhi del riccio (non-ho-ancora-capito-di-che-colore-siano-ma-li-amo) risplendevano di luce propria mentre seguivano i movimenti di Kurt, che aveva iniziato a scendere le scale con moolta calma, tentando di non iniziare a rotolare.
Dio, come amava il suo sorriso. Era una delle cose più genuine e spontanee che avesse mai visto.
Il castano arrivò indenne alla fine della rampa, e il suo cuore perse un battito e poi sprofondò nel suo petto quando Anderson intrecciò con molta naturalezza le dita alle sue, continuando a guardarlo da sotto quelle ciglia illegalmente lunghe. 
"Ciao" soffiò Kurt, sperando che il proprio tono non fosse davvero sognante come appariva alle sue stesse orecchie.
"Sei bellissimo" mormorò Blaine in risposta, facendolo sorridere imbarazzato. "E adoro il tuo papillon" aggiunse, ridacchiando. 
L'altro ragazzo rise con leggerezza, avvicinandosi impercettibilmente, e notò gli occhi del moro spalancarsi per un attimo. 
"Blaine? C'è qualcosa che no-"
"Amo la tua risata" lo interruppe l'altro con semplicità, facendo spallucce come se fosse una cosa ovvia.
"Io amo te." le tre parole gli scivolarono dalle labbra prima che potesse collegare il filtro cervello-bocca, e arrossì subito dopo. Beh, visto che ci siamo... "E stai da favola con quello smoking"
Quando Blaine gli regalò un sorriso da 2500 watt, prima di avvicinarsi e poggiare le labbra sulle sue, Kurt pensò che avrebbe passato la vita a fargli complimenti, se questo fosse stato l'effetto. 
 
Spalancarono la porta della palestra tenendosi per mano, e la musica assordante li stordì per un attimo. L'atmosfera era molto diversa da quella romantica della notte di San Valentino. Certo, c'erano comunque i tavoli con le ciotole di punch corretto e le luci psichedeliche che rimbalzavano sugli studenti, ma almeno non si rischiava di inciampare in un cuore rosa ogni tre per due.
Beh, non che mi sia dispiaciuto TUTTO di quella serata.
Kurt arrossì, ricordano il modo in cui lui e Blaine avevano ballato quella sera, stringendosi sulle note di A thousand years. Probabilmente il Warbler stava pensando la stessa cosa, perché dopo qualche istante esclamò: "Almeno questa volta non dovrò prenderti alla sprovvista per portarti sulla pista."
Entrambi risero, poi Blaine cambiò tono di voce, fingendosi serio. "Quindi, signor Hummel, mi fa l'onore di questo ballo?"
Kurt sorrise, afferrando la mano che gli veniva porta. "Ovviamente, signor Anderson... Ma questa volta non al centro della pista, ti prego." aggiunse, con tono leggermente preoccupato.
Il moro ridacchiò sotto i baffi, trascinandolo nell'angolo meno frequentato della palestra, dove la musica arrivava meno assordante. 
Lo attirò a sé proprio come la prima volta in cui avevano ballato, facendo scivolare i palmi sui sui fianchi e avvicinando i loro toraci con una piccola spinta; solo che questa volta il castano intrecciò le braccia dietro la sua nuca, con un sorrisetto soddisfatto. 
"Qui va bene?" gli chiese il Warbler, incatenando gli occhi ai suoi.
"Qui è perfetto" sussurrò Kurt in risposta, appoggiando la fronte alla sua e socchiudendo le palpebre. E, davvero, lì era tutto perfetto. Aveva la musica, aveva il suo ballo di quasi-fine anno, aveva le stelle, e, soprattutto, aveva Blaine. Quel meraviglioso ragazzo che lo stava stringendo delicatamente, le cui ciglia gli solleticavano il viso, e che riusciva a farlo emozionare con un semplice sorriso. Lo stesso ragazzo che aveva creduto di odiare (ricambiato), e che adesso amava con tutto se stesso (ricambiato, spero); quello che l'aveva tranquillizzato durante i suoi incubi, che l'aveva coccolato quando era insicuro e rassicurato mentre piangeva. Iniziarono a dondolare sul posto, seguendo la musica, ognuno perso nei propri pensieri.
 
                                                                                          
                                                                                                    I don't want this moment
                                                                                                                to ever end
                                                                                            where everything's nothing 
                                                                                                                                                                                                           without you                                                                                                          
                                                                                            I 'll wait here forever, just to see you smile
                                                                                                               cause it's true
                                                                                                  I'm nothing, without you
 
 
Se qualche mese prima gli avessero detto che si sarebbe fidanzato con un ragazzo del genere, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere. Kurt Hummel, una delle persone più razionali e distaccate di questo pianeta, innamorato!? Ma per favore! Queste smancerie le riservava agli altri adolescenti, lui si limitava a curare con chili di gelato al cioccolato i cuori infranti delle sue amiche. L'amore proprio non faceva per lui. Assolutamente no. 
Eppure, erano bastati due occhioni luminosi e un sorriso mozzafiato per farlo crollare.
Ormai non poteva vivere senza Blaine... Si sentiva vuoto senza di lui, come se gli mancasse qualcosa. Come se ogni volta che erano costretti ad allontanarsi si portasse via una parte importante di lui. Ed era patetico che pensasse che persino il sole sembrava più luminoso quando sorrideva, o che la sua risata migliorasse notevolmente le sue giornate.
Assolutamente patetico. 
 
                                                                                Through it all
                                                                                                         I've made my mistakes 
                                                                                                          I'll stumble and fall
                                                                                                      But I mean these words 
                                                                                                         I want you to know 
                                                                                              With everything, I won't let this go 
                                                                                                           
Eppure, non poteva fare a meno di essere assurdamente felice, lì fra le sue braccia. Si sentiva al sicuro, protetto, amato... E ne aveva fatti di errori, altroché. E avrebbe sicuramente continuato a farli. Era caduto, o meglio, era stato buttato per terra, ma sarebbe stato disposto a rialzarsi altre cento volte se Blaine fosse stato lì a tendergli la mano. Si era sentito così vulnerabile e fragile dopo avergli raccontato di Karofsky, eppure lui gli era rimasto accanto, provandogli di nuovo quanto fosse speciale e tremendamente affidabile. L'aveva stretto dolcemente a sé, e Kurt era sicuro che la sua presenza valesse ogni singola granitata, ogni singola offesa. Avrebbe fatto qualunque cosa per Blaine, per provargli quanto lo amasse. L'avrebbe protetto, sostenuto, abbracciato, baciato... Questa volta non avrebbe permesso a nessuno di portargli via ciò che lo rendeva felice, almeno finchè fosse stato sicuro che stare insieme rendesse felice anche lui. 
 
                                                                                    
                                                                                   On the streets, where I walked alone 
                                                                                                 With nowhere to go 
                                                                                                 I've come to an end 
 
Forse era davvero arrivato alla fine. Forse aveva finalmente trovato quello che stava cercando.
Blaine era semplicemente la risposta a tutte le sue domande, a tutte le sue incertezze, a tutti i suoi dubbi. Alla sua solitudine. Lui era così reale, lo era il suo respiro caldo fra i capelli, la sua fronte ancora appoggiata contro la propria. Lo erano il suo sorriso straordinario, i suoi occhi incredibili, la sua dolcezza e il suo coraggio... Lui non l'avrebbe lasciato cadere. 
Aprì gli occhi istintivamente, piantandoli in quelli ambrati del riccio. Quello che ci vide lo fece rabbrividire e sorridere al tempo stesso. Lo stava guardando come se avesse paura di lasciarselo scivolare dalle dita, come se volesse imprimersi nella mente ogni piccolo particolare della sua pelle candida, come se volesse proteggerlo e, al contempo, farlo volare libero. 
Lo stava guardando come se... come se lo amasse.
 
                                                                    I don't want this moment, to ever end
                                                                                                    where everyting's nothing
                                                                                                            without you
 
 
Entrambi sussurrarono gli ultimi versi della canzone, quasi sovrappensiero, immersi uno nelle iridi dell'altro. E non servivano altre parole.
Non voglio che questo momento finisca mai, dove tutto è niente senza di te.
Le loro labbra si cercarono istintivamente, beandosi le une del contatto delle altre, in un bacio soffice e impalpabile.
 
 
Santana chiuse la porta della palestra dietro di sé, iniziando a camminare lungo il corridoio deserto. Considerando che era dall'inizio della serata che continuava a scatenarsi sulla pista, riteneva indispensabile andare a rinfrescarsi in bagno. Il rumore dei suoi tacchi affilati rimbalzava sulle pareti, mentre la ragazza procedeva entusiasta verso la porta in fondo al corridoio, scivolando elegantemente nel suo vestito nero aderente. Quella serata stava procedendo per il meglio, e non vedeva l'ora che venisse fatto il conto delle schede per eleggere la Reginetta del ballo. Inutile dire che sperava di essere incoronata. Quando svoltò l'angolo, si ritrovò davanti una scena alquanto bizzarra. A poco più di due metri da lei, un ragazzo in divisa era chino su una scatola poggiata su un tavolino, quasi completamente nascosta dal suo corpo. L'ispanica impiegò poco più di cinque secondi per capire che in quel cubo di cartone venivano inserite le schede elettorali. 
Incrociò le braccia al petto, sollevando le sopracciglia, e tossicchiò per richiamare l'attenzione. 
Ma cosa diavolo sta facendo quello?
Il ragazzo si girò immediatamente verso di lei, con un'aria assolutamente sorpresa e una serie di foglietti fra le mani. La ragazza riconobbe nei suoi tratti affilati Smythe, membro degli Warblers nonché idiota a tempo pieno, che stava cercando di dissimulare la propria ansia con un sorrisetto strafottente. 
A quanto pare il nostro amico sta falsificando le votazioni. Si può sapere chi è stato l'erede naturale di Einstein che ha lasciato incustodita quella scatola?!
Un rettangolo di carta rosa scivolò dalla presa di Sebastian, e si adagiò con grazia ai piedi dell'ispanica. L'altro sbiancò, e fece per riprenderlo sporgendosi in avanti, ma era troppo tardi: la ragazza era già riuscita a leggere il nome scritto su di esso. 
Kurt Hummel
Santana rialzò con studiata lentezza lo sguardo dal pavimento al viso del Warbler, che si stava mordendo le labbra, non sapendo bene come comportarsi. Probabilmente stava tentando di capire quanto sarebbe stato patetico fuggire a gambe levate dall'espressione omicida della Lopez. Certo, l'idea di umiliare quel ragazzino facendolo eleggere "reginetta del ballo" era stata geniale. Non avrebbe mai finito di congratularsi con se stesso per la propria indiscutibile stronzaggine.
"Vediamo di capirci bene, coglione." esordì con voce minacciosa la ragazza, avvicinandosi lentamente a lui. "Fino ad ora non ti ho spaccato la faccia solamente perché pensavo che fosse una questione fra te, Kurt e Blaine."
Smythe si esibì in un sorrisetto sardonico, aprendo la bocca per rispondere, ma fu interrotto. 
"Ma adesso, visto che hai deliberatamente cercato di sabotare la mia salita al trono, mi sento autorizzata a farti quello che sto per fare." annunciò, fronteggiandolo con aria spavalda.
"Scusa, ma credo di non capire come una ragazza possa pensare di battermi." ribatté il Warbler, squadrandola con aria di sufficienza.
Santana sorrise angelicamente. "Così" appoggiò una mano sulla sua spalla, stringendola con forza. Smythe si limitò a ridacchiare, facendo scorrere lo sguardo dalla propria giacca al viso dell'ispanica. "Oh, sto letteralmente tremando d---" la sua frase si interruppe quando un intenso sfrigolio colpì le sue orecchie. La stoffa del completo scuro si stava squarciando sotto le dita della ragazza, veloce e inesorabile, e la camicia bianca stava per fare esattamente la stessa fine. 
"Sì, è proprio quello che pensi" commentò Santana, beandosi della sua espressione terrorizzata, e afferrando anche l'altra spalla per impedirgli di muoversi. Ci volle solo qualche istante perché un buco dai contorni bruciacchiati si aprisse sugli indumenti del Warbler, scoprendo un ampio triangolo di pelle. A quel punto, la ragazza si limitò a far scorrere l'indice vicino alla sua clavicola affondandolo nella carne con decisione. La pelle rosea iniziò ad arrossarsi, e dei piccoli taglietti comparvero attorno alla sua unghia smaltata. Smythe fu costretto a mordersi le labbra per non emettere un mugolio di dolore, mentre le sue ginocchia iniziavano a cedere. La leggera ustione sulla sua spalla bruciava di più di secondo in secondo, e stava per estendersi su tutta la clavicola. Brividi gelidi e viscosi gli si avvolgevano come spire attorno alla spina dorsale, impedendogli di muoversi.
Fu quando Santana praticò un taglio più profondo degli altri che, finalmente, il ragazzo si arrese, cadendo in ginocchio e emettendo un rantolo. La ragazza lo sovrastò, guardandolo dall'alto in basso con un ghigno. "A quanto pare non hai sentito... Sono io la stronza da queste parti"
  
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