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Autore: Ashley Holmes    15/11/2014    9 recensioni
" John ha dei sentimenti, Sherlock ha una lista di cose da fare prima di morire. Non che se la ricordi. Ma quando la trova, e John la legge, le cose al 221B potrebbero iniziare a cambiare. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice: Ed eccoci qui. Scusate per l'attesa, c'è questa cosa fastidiosissima che si chiama vita reale ed ogni tanto si mette in mezzo e mi fa perdere tempo prezioso che potrei usare per scrivere. In ogni caso, ce l'abbiamo fatta. Ultimo capitolo. 
Voglio intanto ringraziare xaki, che mi ha fatto da beta per gli ultimi capitoli ed è stata sempre velocissima. 
Poi ovviamente voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto e seguito questa storia, perché è stato bello condividerla con voi.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, e vi sarei grata se magari vi fermaste a lasciare un commento, perché questa è stata la prima traduzione che ho pubblicato e voi l'avete resa un'esperienza davvero piacevole, quindi risentirvi un'ultima volta sarebbe davvero meraviglioso. 


 




[Aggiunta di Mycroft]



19. Ama qualcuno.





Sherlock finisce la sua lettera alle due del mattino.

John dorme profondamente nella stanza che hanno condiviso nelle ultime settimane e che sta lentamente iniziando a riempirsi del profumo di John, in aggiunta al suo. È una delle cose che apprezza del loro condividere una relazione romantica, a differenza della parte incasinata dei sentimenti – l’odore è qualcosa di scientifico, qualcosa che può misurare, qualcosa che può osservare – ed è del tutto affascinante.

Tuttavia, la sua mente non resta occupata sugli aspetti olfattivi della relazione sua e di John per molto, e i suoi pensieri e la sua attenzione alla fine si fanno di nuovo strada verso il pezzo di carta davanti a lui. È riempito con la sua calligrafia disordinata, firmato con uno ‘Sherlock’ un po’ storto e se i Piani  Bruce-Partington avevano un potenziale fatale, questa lettera è potente almeno tanto quanto quelli. Potrebbe fare crollare il grande Sherlock Holmes, dopo tutto.

Per un breve istante, contempla la possibilità di bruciarla.
John ne vorrà comunque parlare, quindi non c’è davvero alcun bisogno di scriverla – ma (con fatica e mai ad alta voce) ammette a sé stesso di fare ‘schifo con i sentimenti’, come altri hanno già detto, e avere tutto trascritto ordinatamente una volta per tutte aiuterà John a capire nel caso (ovviamente molto poco probabile) che le parole lo abbandonino, più tardi.

Con un ultimo sguardo determinato, piega a metà la lettera, infila un pezzo di carta più piccolo tra le pieghe e lo appunta nel centro del tavolo della cucina con un bisturi. (John sarà furioso ma almeno la troverà.)

Poi entra di soppiatto nella camera da letto, afferra alcuni vestiti e con un’ultima occhiata ad un dormiente John Hamish Watson – dottore, blogger, migliore amico, John – lascia il 221B.

Quando il sole sorge su Londra, i fiocchi di neve danzano nella fredda luce e la silhouette di un uomo altro con un lungo cappotto inizia a vedersi sul tetto del St. Bart’s.


X


È presto quando John si sveglia, il sole ha appena iniziato la sua ascesa, e non riesce a capire cosa l’abbia fatto svegliare di soprassalto in quel modo.

L’appartamento è lugubremente silenzioso e ciò che non avrebbe messo John a disagio un paio di settimane prima, ora gli imprime una brutta sensazione nel profondo dello stomaco.

Se Sherlock non sta facendo esperimenti (i suoni che li accompagnano sono quelli delle strane esplosioni e del tintinnare delle provette o dei contenitori per i test) ha preso l’abitudine di stare seduto a fianco a John mentre quest'ultimo dorme, se ha bisogno di pensare (o di dormire, ovviamente).

Tuttavia, visto che l’appartamento è silenzioso e il letto decisamente manca di Sherlock, il detective deve essere uscito.

John controlla il suo telefono – niente nuovi messaggi – prima di sospirare e di alzarsi. Uscire all’inizio dell’aurora non è troppo allettante – sono in gennaio, dopo tutto – ma conoscendo Sherlock potrebbe essere successo di tutto. Una passeggiatina mattutina improvvisata (non impossibile, ma nemmeno più di tanto probabile), l’improvvisa decisione di portare a John la colazione a letto (molto improbabile), Sherlock che viene rapito da dei commercianti di avorio che hanno scambiato la sua pelle pallida per il loro prezioso materiale (più probabile) o la decisione di assassinare Mycroft mentre Greg ha un turno di notte (molto probabile).

Avendo l’intenzione di mangiare un po’ di toast al volo prima di andare a cercare Sherlock, John entra in cucina e si immobilizza sulla soglia.

Non per via del bisturi conficcato nel tavolo della cucina (o dei rimasugli di ciò che potrebbe essere stato un gatto una volta) ma a causa del biglietto. Perché Sherlock non lascia mai e poi mai un biglietto prima di uscire.

(Questo è il mio biglietto. È quello che fa la gente, no? Lascia un biglietto.)

John serra i pugni (all’improvviso torna il tremolio e non può permetterselo, non ora) prima di camminare velocemente verso il tavolo e strattonare via il foglio ripiegato con il suo nome sopra.

Quando lo apre, un altro pezzo di carta ne fuoriesce cadendo fluttuante sul tavolo, ma per ora, i suoi occhi si concentrano sulla calligrafia familiare di Sherlock. Ha una lettera nelle proprie mani.

“Caro John,
non molto tempo fa abbiamo parlato di ciò che le persone fanno quando muoiono. Lasciano un biglietto. E io non ho mai avuto l’opportunità di farlo adeguatamente (è vero, non sono nemmeno morto, in teoria, ma non è questo il punto ora).
Quindi questo è il mio biglietto, John-”

Le gambe di John quasi cedono e solo la fermezza mentale che ha adottato come sua nell’esercito gli impedisce di crollare in uno stato di shock. Deve ordinarselo per continuare a leggere.

“Quindi questo è il mio biglietto, John, e nonostante io non sia in una situazione di morte imminente, questo è , a mio parere (che è quasi sempre quello giusto) il modo migliore per chiarirmi con te.”

Quando John smette di leggere questa volta, è combattuto tra il sollievo e la rabbia perché a quanto pare quell’idiota melodrammatico deve fare di tutto per far venire un infarto a John e non può semplicemente scrivere qualcosa che non gli dia l’impressione che il detective sia probabilmente morto nell’istante in cui John sta leggendo.

Alla fine, però, la curiosità ha la meglio, e John riprende la lettura.

“Prima di incontrarti, non avevo amici e ad essere sincero, non pensavo di averne bisogno. Non sono ancora completamente convinto che siano una cosa positiva da avere, ma tu mi hai mostrato che io ne ho bisogno. In ogni caso, ho decisamente bisogno di te. (Lestrade e gli altri sono discutibili)
Tu mi rendi più vulnerabile, e mi spingi ad azioni completamente irrazionali che ci fanno quasi uccidere, addirittura, e nonostante tutto sei la parte più importante della mia vita, insieme al Lavoro.
In effetti, tu ne sei parte, e visto che il Lavoro è sempre stato parte della mia vita, anche tu lo sei. Sei la parte più vitale, John, la parte che così tante persone pensano mi manchi. Come pensano di trovarla in me, però, quando sei solo tu che la incarni? Come pensano di poter trovare il mio cuore dentro di me (e, tanto per essere chiari, non stiamo parlando dell’organo che mi pompa felicemente il sangue attraverso il corpo), quando sei tu? Le persone sono così stupide.
Questa lettera si sta avvicinando pericolosamente all’essere sentimentale, quindi dirò solamente un’altra cosa.
Hai presente cosa succede alle persone che perdono il proprio cuore (nel senso letterale, ora) – muoiono. E io sicuramente sarei morto molte volte senza di te.
E non posso esserne certo, perché non mi sono mai sentito così prima, ma se il fatto che il solo pensiero di non passare una parte considerevole della mia giornata con te fa male fisicamente, e la sensazione piacevole di averti con me ne sono un indice, io penso davvero di essere innamorato di te.
L’unica cosa che non hai mai preteso che io facessi è stata cambiare, e posso dirti, sicuro al 100%, che continuerò a farti impazzire e a comportarmi come uno ‘stronzo insensibile’ (parole tue, anche se devo protestare!) a volte.
Non lo farò mai intenzionalmente, però, (eccetto se dovessimo averne bisogno per un caso, del cui ti informerei prima… o almeno ad un certo punto), e nonostante il fatto che difficilmente lo dirò regolarmente, io ti amo, John.
Tuo,
Sherlock
P.S. Mi aspetto che tu voglia parlarne, quindi saresti così gentile da unirti a me sul tetto del St. Bart’s?
(E se provi una qualsiasi inclinazione per il prendermi a pugni di nuovo, ti chiederei di riconsiderare questa azione visto che è stata un’esperienza piuttosto spiacevole per me e, visto che mi ami, non vorresti mai che io stessi male, giusto?)”

Per una breve eternità, John si limita a starsene lì in piedi mentre prova a comprendere ciò che ha appena letto. Legge la lettera altre tre volte, il sorriso sul suo volto che si fa sempre più ampio, e alla fine, ripiega con cautela la lettera e la mette nella tasca della sua giacca. Poi tira fuori i suo telefono e spedisce un messaggio veloce.

Non pensare nemmeno di avvicinarti al bordo. Arrivo. –JW

Proprio quando vuole andarsene (affrettandosi, verso Sherlock, Sherlock dannatamente meraviglioso, Sherlock ridicolamente drammatico) i suoi occhi cadono sul secondo pezzo di carta sul tavolo.

È la lista. Accartocciata, sbavata – e completa. L’ultimo punto, 19. Ama qualcuno, è coperto da una linea.

John si infila anche quella nella tasca, dove potrà tenere compagnia alla lettera per ora, e si affretta ad uscire dall’appartamento.

Dopo tutto, Sherlock lo sta aspettando.

(Che non succede spesso, ma con lui, almeno a volte succede.)


X


“Meraviglioso,” afferma John e Sherlock sorride prima di rispondere: “Beh, ti ringrazio.”

Ciò gli fa guadagnare uno sbuffo da parte di John, seguito da un “Parlo dell’alba, idiota,” e poi restano in piedi in silenzio di nuovo, guardando l’alba su Londra.

Alla fine, John parla di nuovo. “Perché Bart’s? Voglio dire, l’ultima volta che sei stato qui, sei saltato giù. Non lo farai di nuovo.”

È un’affermazione, non una domanda. Completamente superflua, però.

“No. ma l’ultima volta che sono stato qui sopra, è stato il momento più vicino che io abbia mai avuto al… all’aprirmi.” Si vergogna delle proprie parole, malgrado siano vere. Aveva pianto, dopo tutto. Una prima volta.

“Quindi è vero, huh?” chiede John, e nonostante Sherlock stia ancora guardando il sole, riesce a visualizzare il piccolo sorriso che accompagna le parole di John nella propria testa.

“Certamente.”

John ne ha bisogno, vuole sentirlo, è ovvio. E a Sherlock non  dispiace dirlo una volta ogni tanto, suppone. (Aveva avuto il sospetto che la lettera non sarebbe bastata.) Quindi lo dice. “Ti amo, tanto quanto ne sono capace.” In effetti, non è esattamente materiale da Shakespeare, ma è sincero, ed è tutto ciò che lui possa dare.

“Bene. Perché ovviamente anche io ti amo,” risponde John (a quanto pare non gli interessa della non-Shakespearianeità) e ora è Sherlock a sorridere.

“Oh, e ho portato questa-” osserva come il dottore si metta a cercare nella tasca per un momento e poi tiri fuori la lista, la cosa da cui è iniziato tutto questo. “Cosa vuoi farne, tenerla?”

Lui scuote immediatamente la testa. “No.” Non ne ha più bisogno, ha finito, e tutto ciò che è importante è al sicuro nella sua testa. “Buttala via.”

John sembra rifletterci su un momento, prima di prendere una decisione. “Hai da accendere?”

“Il fumo uccide, mi dice il dottore,” risponde seccamente Sherlock, ma ciononostante passa al suo amico, amante, partner, blogger, dottore un accendino. In pochi secondi, la lista prende fuoco e poi John la lascia cadere giù dal tetto dell’edificio. (È una cosa eccessivamente drammatica da fare – ma chi è Sherlock per fare notare una cosa del genere.)

I due uomini guardano mentre la carta infuocata svolazza verso il terreno (un contrasto evidente con la discesa più rapida di Sherlock) e si dissolve in cenere che si mescola alla neve a metà della caduta.

“Huh, è strano non averla più,” afferma John e Sherlock non riesce a non roteare gli occhi.

“Oh, per favore, John, non fare il sentimentale!”

“Però è vero che ti dava qualcosa da inseguire. Sai, un nuovo obbiettivo appena avevi finito con uno di essi.”

“Ma c’è sempre qualcosa da inseguire-” protesta Sherlock, e lascia che i suoi occhi passino sopra i tetti di Londra. “Ogni giorno, un nuovo assassino si sveglia!”

“Oh che gioia!” risponde John, ma è più divertito che sarcastico.

E come se fosse stato ordinato loro, il rumore assordante delle sirene si accende in lontananza, mentre il cellulare di Sherlock lo avverte di un messaggio dalla tasca del suo cappotto.

“Sembra esserci un nuovo caso, Detective,” sottolinea John e Sherlock vede il suo corpo irrigidirsi per l’aspettativa al prospetto di un nuovo caso. John ama i casi quasi quanto li ama lui, e quello è ciò che lo rende perfetto.

“Ottima osservazione, Dottore.”

Condividono un ultimo sguardo, e poi Sherlock si gira di scatto, camminando a grandi passi verso la porta che conduce alle scale con il cappotto che svolazza gonfiandosi nell’aria dietro a lui e urla: “Stammi dietro!”

“Ci sono,” grida John, ed è vero in tutti i sensi.
 









 
Note dell’autrice: Spero vi sia piaciuta! Magari vorrete leggere altre mie storie qui.
Potete anche venire a parlarmi su Tumblr, il mio account è hanna-notmontana, lì!
Sarei felicissima se qualcuno facesse delle fanart – quindi se lo fate, per favore scrivetemi un messaggio su Tumblr o qui o mandatemi un piccione o un messaggio in bottiglia ;)
Con amore, Hanna


Ultime note della traduttrice: Perché sì, non riesco proprio a rassegnarmi al fatto che devo smettere di scrivere. 
Ancora grazie mille, siete stati dei compagni di lettura fantastici!
Mi raccomando, voglio sentire i vostri pareri sul finale o su qualsiasi cosa in generale, quindi fatevi sentire per un'ultima volta! *sigh*
(Si spera) A presto,
Ashley. 
  
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