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Autore: erik3090    15/11/2014    2 recensioni
Questa opera è basata sull'universo di Star Wars ma con una differenza.
Vi faccio una domanda: E se la galassia lontana lontana non fosse poi così lontana nello spazio, ma piuttosto distante nel tempo?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Avevano tutti e dodici lo stesso tipo di indumento, la maglia simile alla parte superiore di un kimono e un largo cappuccio sulle spalle, la parte inferiore invece erano semplici pantaloni larghi. Ognuno dei presenti aveva un completo dai colori diversi, tranne il nero.

- Prima di iniziare vorrei farti qualche domanda, umano. - fece l'uomo dalla carnagione blu.

- Okay! Spara! - risposi senza nemmeno pensare.

- Cosa pensi di Coruscant? - chiese.

- Che qualche idiota ha pensato "la deforestazione è la via!" e l'ha messo in atto! -

Sania mi tirò una gomitata alle costole, il suo sguardo confuso.

- Che cosa pensi dell'universo? - continuò l'uomo.

- Che è un posto enorme e pieno di idioti! -

- Che cosa pensi di noi Cavalieri? -

- Un clero che decide il destino di miliardi di persone? Già visto e so come andrà a finire! - dissi.

L'uomo mi fissò più intensamente - Pensi di essere superiore agli altri? -

Io sorrisi - No, penso di essere solo uno dei tanti idioti già citati! - stranamente sentivo che era la verità.

L'uomo chiuse gli occhi in meditazione, mosse la testa fino a incrinarla leggermente, infine riaprì gli occhi - Ho deciso, tu sarai un mio allievo! - sentenziò.

Lo sguardo fiero degli altri undici maestri si trasformò presto in stupore, per poi scatenarsi in indignazione. Alcuni sbraitavano, altri dicevano solo "no è uno sporco umano", altri invece chiedevano la pena capitale.

Sentendo tutto ciò cominciai ad innervosirmi - Adesso basta, branco di pecore! - urlai.

Non capivo come, ma nonostante la mia voce fosse più bassa di tutte le loro riuscii a far zittire tutti in un colpo solo.

L'uomo mi guardò ancora una volta - Nonostante provi una grande rabbia nel suo cuore, non ha mai abbandonato la retta via. Forse è solo grazie ad una enorme forza d'animo e a un pizzico di sarcasmo, che non guasta mai. - spiegò con molta calma sorridendo.

- Ma Maestro Thran, è un umano, non può allenarlo da solo senza protezione. - fece una donna dalla carnagione olivastra e con piccole corna che le sputavano dalla testa.

- Proprio per questo addestrerò due allievi! - spiegò ancora.

- Due allievi, questa si che è una giornata piena di sorprese. E chi si prenderà l'onere di spalleggiare un umano? - chiese un altro con il volto mezzo umano e mezzo rettile.

Thran guardò con insistenza Sania - Ovviamente qualcuno che già conosce e che non ha paura di rimproverarlo, l'ultima delle dranorin, Sania Tano. - concluse. Lei fece un inchino perplessa.

Tutti rimasero in silenzio, la tensione era alta, e sentivo in qualche modo che nessuno aveva il coraggio di parlare.

- Perché ce l'avete tanto con gli umani? - chiesi fregandomene altamente dell'atmosfera.

I dodici maestri e Sania mi guardarono attoniti.

- Non lo sai? Voi umani siete pericolosi perché avete un'Aura molto potente, ma non la sapete controllare per niente. Cedete spesso alla rabbia e all'odio, e soprattutto a vostri istinti primordiali. - spiegò Kirioth con disprezzo.

- Da che pulpito dopo la scenata di prima... - sbottai.

- Come ti permett... - cominciò il leone.

- Ora basta, Kirioth! - lo rimproverò Thran, poi si girò verso di me - Tu alloggerai assieme a Sania, così non ti perderà mai di vista. Da domani sarete entrambi miei allievi. Ora potete andare! - disse con un gesto cortese della mano.

Sania fece un inchino - Sì, Maestro Thran! - mi intimò di fare altrettanto.

Controvoglia mi inchinai, poi guardai Kirioth, mi misi la mano in tasca, la ritirai fuori col dito medio alzato. Mi girai per andarmene continuando a mostrare il dito medio mentre mi grattavo la testa.

Sania mi accompagnò nella sua stanza in silenzio, era molto spartana con pareti di colore bianco, due letti uno verde e uno rosso, un armadio grigio chiaro, molti cassetti anch'essi grigi e una postazione con vari e piccoli attrezzi da lavoro. Sulla sinistra un'altra porta che portava al bagno.

- Quello a destra è tuo, non provare a fare scherzi, chiaro? - disse Sania indicando il letto verde senza nemmeno guardarmi.

"Un letto, finalmente posso dormire!" pensai mentre mi buttavo di pancia.

Chiusi gli occhi "In che casino mi sono messo stavolta..." pensai prima di crollare dalla stanchezza.

  
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