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Autore: Lord Gyber    16/11/2014    2 recensioni
Dal testo:
« Giustizia e pace sono fondamenti inconsistenti. Dal tuo punto di vista la giustizia è la scomparsa definitiva di esseri come me, dal mio invece è che tutti capiscano che non possono contrastarmi. In poche parole, ragazzo, la giustizia e la pace le creano i vincitori....ed io vinco sempre. »
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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La madre di Rekai era stata portata con urgenza in un ospedale della periferia di Colbera.

Aveva ricevuto un colpo di fucile nel mezzo del petto, ma miracolosamente era riuscita a sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi.

La giovane pantera si era subito precipitata a controllare. Una volta arrivato quasi sfondò la porta della stanza in cui era ricoverata, dato lo stress accumulato.

La trovò sdraiata nel suo letto con le coperte che la coprivano fino alla pancia e con un grosso macchinario che era collegato al buco che aveva nel corpo tramite alcuni fili. Lo scopo che quella cosa avesse ora però non importava.

« Rekai...» disse lei con un filo di voce porgendogli la zampa. Il figlio li si avvicinò ed afferrò la sua zampa con le sue, stringendogliela molto forte, quasi non volesse che scappasse via o peggio che gli fosse portata via.

« Mamma, va tutto bene? » fece un piccolo sorriso « A parte un buco di cinque centimetri nella cassa toracica direi che va tutto bene. » Lei era così, cercava di mascherare la preoccupazione con il sarcasmo.

« Cosa hanno detto i medici? » « Che mi ci vorrà un po' per riprendermi. Per fortuna sono intervenuti in tempo. » poi vide qualcosa in lui « Perché piangi? » liberò la sua mano da quelle del figlio e gli asciugò un rigo di lacrime che gli era sceso sulla guancia.

« Avevo paura di perderti...» « Non ti libererai di me così facilmente. » la risposta risollevò il morale della pantera.

« Però ora ti voglio parlare seriamente. » alzò di poco la testa, giusto quanto bastasse a far incrociare i suoi occhi verdi con quelli ambra della sua progenie.

« Vedi, per anni il mio più grande desiderio è stato quello di poterti portare sul mio pianeta natale..» « Vuoi dire la Terra? » lei annuì « Ti ho sempre parlato delle specie che l'abitavano, della sua cultura e quel poco di storia che mi ricordavo, ma sapevo che questo non sarebbe mai bastato. »

Cercò di sollevarsi facendo leva sulle braccia, ed una volta riuscitaci si mise a guardare fuori dalla finestra della sua stanza il deserto rosso che circondava l'ospedale.

« Nelle condizioni in cui mi ritrovo adesso mi sarebbe impossibile fare un viaggio così lungo, quindi volevo chiederti...» si voltò nuovamente verso Rekai « Ti andrebbe di andare sulla Terra? »

Quella proposta lasciò un poco basito il giovane, non che quello che chiedeva sua madre fosse proibitivo, più che altro è che non aveva ne i mezzi ne i soldi per una simile impresa.

E come cazzo dovrei fare? Fu la risposta con cui avrebbe dovuto ribattere, trattenendola per non dispiacerla.

« Forse ti sembrerà una richiesta egoistica...» emise un sospiro di rassegnazione « Ma ormai comincio ad avere una certa età e di certo non potrò mai più fare una cosa simile, quindi ti chiedo di andarci, anche solo per un giorno, e di raccontarmi quante cose sono cambiate dalla mia partenza. »

« Ma io non ne una nave ne i soldi per poter pagare qualcuno che ci porti. Quindi non posso neanche volendolo. » disse con una punta di rammarico.

All'improvviso Xue Lang spalancò gli occhi ricordandosi di una cosa. Si mise a cercare furiosamente nel suo vestito, cercando disperatamente qualcosa.

Dopo qualche secondo di ricerca estrasse una piastrina di metallo con sopra una frase in una scrittura irriconoscibile, per poi porgerla al figlio.

« Nel Deserto del Sangue, abita una amico mio e di tuo padre, si chiama Kitlavar Ster, lui ha disposizione una nave e in più di doveva un favore, lui ti potrà accompagnare. »

Anche se un po' titubante, Rekai prese il piccolo pezzo di metallo e se lo infilò nella tasca dei pantaloni.

« Cosa c'è Rekai? » gli chiese vedendo il suo sguardo turbato « Ecco, vedi...sarà un viaggio molto difficile e non....» fu bloccato dal palmo della mano di sua madre premuto sulle sue labbra.

« So che ti sto chiedendo molto, e credimi capirò il tuo rifiuto, ma ti prego...» lo fissò dritto negli occhi, con i suoi già lucidi «...fallo per me. »

 

Nova intanto era rimasta ad aspettare fuori dalla camera. Aveva sentito i due confabulare su qualcosa ma non ci aveva dato troppa importanza ne era entrata per controllare.

Forse per il fatto che fra lei e Xue Lang non scorresse proprio buon sangue. Fin da quando era piccola la femmina di pantera era sempre stata buona con lei, trattandola come una seconda figlia, ma da quando aveva iniziato la sua relazione con Rekai cominciarono a sorgere i primi dissapori.

Che fosse iperprotettiva o semplicemente egoistica nei confronti del figlio a lei non interessava, sarebbe rimasta con lui, o almeno lo sperava.

Ma c'era anche un'altra causa che la spingeva sempre nel su rapporto, anche se non l'avrebbe mai ammesso: essere la ragazza cattiva le piaceva da morire!

Rekai uscì fuori dalla stanza sbattendo la porta e cominciando ad avviarsi fuori senza degnare Nova di uno sguardo « Ehi tu, dove staresti andando? » « Nel Deserto del Sangue. »

 

 

Il Deserto del Sangue. Se aveva questo nome di certo vi era un motivo. E non perché la sabbia era rossa.

Questo nome gli è stato dato perché i primi che provarono ad esplorarlo non tornarono in un bello stato.....anzi, non tornarono affatto.

Erano partiti in 12 ma solo uno era rientrato. La lunga permanenza in quel luogo isolato lo aveva fatto impazzire e per non morire di disidratazione si era bevuto il sangue nei suoi compagni.

Di cosa poi ne avesse fatto delle carcasse nessuno volle mai saperlo.

Da più di 3 ore Rekai e Nova erano in viaggio alla ricerca del fantomatico Kitlavar. Per fortuna il tempo era buono e non erano previste tempeste di sabbia.

Ciononostante qualcuno continuava a lamentarsi « Rekai per quanto tempo ancora dobbiamo camminare? » fece un sospiro di stanchezza « Prima cosa: tu strisci non cammini, seconda: me lo hai già chiesto tre volte, e non eri neanche obbligata a venire. »

« Pensavi che mi sarei persa un'occasione del genere? Anche mio padre viene dalla Terra, e anch'io voglio vederla. Senza contare che devo tenerti d'occhio, non sia mai che ti venga qualche pensiero libidinoso con qualche altra ragazza. »

Lui alzò gli occhi al cielo Che testarda!, ma infondo quella era una caratteristica che gli piaceva. Lui si voltò per guardarla « Vedrai che non mancherà molto. »

Neanche a farlo apposta il ragazzo, rivoltandosi, andò a sbattere il muso contro qualcosa di incredibilmente duro. « Guarda un po', avevi ragione! » « Spiritosa. » fu la sua risposta secca.

Rimessosi in piedi vide contro cosa era andato a sbattere: si trattava di una casa rotonda a forma di mezza sfera. Non vi era alcuna finestra ma solo un grande portone con uno spioncino.

La pantera li si avvicinò, e anche se un po' timoroso, cominciò a bussare.

« Non c'è nessuno! » fu la risposta secca di una voce profonda proveniente dall'abitazione.

« Cosa? » non si sa se fu per quella maleducazione o per la sua irritazione, ma Rekai cominciò a bussare con ancora più insistenza « Guarda che ti dobbiamo parlare! »

Sentì dei rumori di passa all'interno della casa. Colui che l'abitava si era avvicinato alla porta e probabilmente stava guardando dallo spioncino « HO DETTO....» non riuscì più a dire niente quando vide la figura del ragazzo « Ma tu sei......aspettami lì. »

Lui si staccò dal portone e si sentirono rumori di catenacci che venivano tolti. Quando anche l'ultimo fu tolto, la porta cominciò a scorrere verso sinistra, mettendo in luce il misterioso abitante.

Era un essere bipede, alto sui due metri e cinquanta, dalla pelle rosa-grigiognola . Attorno agli avambracci ed ai polpacci vi era una armatura ottile grigia dalle venature azzurre, con un elmo che gli copriva il volto ma che metteva in risalto i suoi occhi grigi. E infine aveva un gonnellino di cuoio e ferro che gli copriva il bacino(¹). Vista d'impatto era una figura paurosa.

Lui si spostò dall'entrata ed allungò il braccio verso all'interno « Entrate. »

 

L'interno era davvero buio e per terra vi erano alcune cose di metallo su cui era molto semplice inciampare. Una volta chiusa la porta Kitlavar accese le luci, rivelando quanto fosse povero l'arredamento.

Vi era solo una poltrona di pelle sgualcita, un frigo e qualche mobile di fortuna. Il pavimento era pieno di spazzatura: lattine, mozziconi e quant'altro. Di certo non la miglior casa dell'universo.

« Volete qualcosa da bere? Una birra? Del caffè? » disse mentre si buttava sulla poltrona, raccoglieva un mozzicone di sigaro bello grosso e se lo accendeva. La maschera che gli copriva il viso scorse rivelando un volto quasi scheletrico.

Dopo qualche secondo di silenzio Rekai ebbe il coraggio di parlare « Tu sei Kitlavar Ster? » « Puoi chiamarmi Kit se vuoi. » « Ehm, bene, io sono...» « Tu sei Rekai, figlio di Xue Lang e di Semiov. Mentre lei è Nova, la figlia di Bao Shin e di Remias. » disse buttando un po' di cenere sul pavimento, noncurante di ciò che stava facendo.

« Sai chi siamo? » disse la ragazza, parecchio sorpresa « Certo, conoscevo i vostri genitori, Ho assistito alla vostre nascite. » tirò un'altra boccata di fumo, che poi liberò nell'aria. Ai presenti non mancò di notare che il puzzo che emanava qual coso era terribile.

« Cosa posso fare per voi due? » il ragazzo si fece avanti « Mia madre ha detto che tu disponi di una nave e che potresti accompagnarci in un viaggio fino alla Terra. »

« E perché mai dovrei farlo? » rispose spegnendo il sigaro sul bracciolo della poltrona, rovinandolo. « Mi ha detto che le dovevi un favore. E in più era il suo desiderio, o almeno così mi ha detto in ospedale. »

« Cosa gli è successo? » disse l'alieno con un tono assai preoccupato « E' stata ferita da uno dei pirati di Kronotas. » a sentire quel nome Kit strinse la presa sul mozzicone sbriciolandolo.

Quando sembrò calmarsi disse « Mi dispiace ragazzi, io non piloto più da anni ed ormai Kronotas scorrazza sempre di più in queste parti. Non posso rischiare. » Si alzò dalla poltrona dirigendosi alla porta. « Scusatemi ma vi prego di andarvene. » nella sua voce c'era un pizzico di dispiacere.

I due non ribatterono e fecero per andarsene « Un'ultima cosa Kit...» Rekai cercò nei suoi pantaloni ed estrasse la piastrina « Mia madre ha detto di darti questo. » glielo posò sulla mano e si avviò fuori.

Kit sgranò gli occhi ricordandosi di come lo avesse regalato

 

 

Relaim, molti anni fa

Kit e Xue Lang erano seduti comodamente su una panchina ad ammirare le stelle. Anche se quest'ultima era più impegnata a accarezzarsi il pancione con la zampa. Ormai mancava poco alla nascita del suo cucciolo.

« Sai Kit, Semiov mi ha promesso che quando sarà abbastanza grande, lui ci porterà a fare una gita sulla Terra, per fargliela conoscere. » Lui rise « Semiov? Semiov non sa guidare un passeggino, figuriamoci una nave. » « Si, hai ragione. » fu la risposta alla quale i due si misero a ridere.

« Magari potrei portarvi io? » « Sul serio? » disse speranzosa « Certo. Anzi, sai cosa? » si frugò nelle tasche del suo gonnellino finché non trovò ciò che cercava. « Cos'è? » « Una piastrina .» rispose porgendogliela «Con su scritto Promessa nella mia lingua madre, la tenevo per particolari occasioni. Un giorno la potrai usare per rinfacciarmi la mia proposta. » lei sorrise « Grazie Kit, la terrò sempre con me. »

« Bene, ora dimmi: come vuoi chiamare tuo figlio? » « Stavo pensando a Rekai. » « Cosa? A me sembra un nome stupido. »

 

 

Kit strinse la presa sull'oggetto e chiuse gli occhi per ricordarsi quei bei momenti. « Aspettate voi due! » urlò ai ragazzi non troppo distanti, che si voltarono al suo richiamo. « Venite con me. »

 

I due ragazzi mai si sarebbero aspettati che sotto quella piccola casa, ci fosse un hangar sotterraneo. « Perché ci hai portato qui? » fu la domanda del boa « Non vorrete andare sulla Terra a piedi? » « Vuoi dire che ci porterai? » chiese serafico il ragazzo « Certo! E con la mia punta di diamante, ecco a voi....» premette un tasto sul bracciale destro illuminando un'astronave di colore nero « La Black Manta! »

Quel nome era più che meritato dato che oltre il colore possedeva anche la forma del suddetto animale, a parte i due propulsori sotto le ali. Inoltre era abbastanza grande per portare almeno dieci persone. « Domani si parte, quindi tornate a casa e preparatevi. »

 

 

L'indomani

Rekai era molto ansioso per il viaggio che stava per compiere, tanto che non era riuscito a dormire quella notte, troppo impegnato a fare la sua valigia. Anche se poi aveva deciso di portare con sé solo qualche abito, le sue armi ed infine il suo libro.

Uscito di casa si trovò davanti la sua ragazza anche lei più che pronta e con la sacca sulla schiena.

Ripercorsero la strada dell'altro giorno e ritornarono da Kit che nel frattempo aveva portato fuori la Manta.

Una volta all'interno videro che era anche più bella di quanto non fosse fuori: le pareti erano tutte azzurre, vi erano un bagno, una cucina ed alcune camere da letto. In più dalla sala di comando si poteva vi era un'ottima visuale.

Kit si sedette sulla poltrona de pilota afferrando i comandi, mentre i due ragazzi presero altri due posti allacciandosi le cinture. « Prossima Tappa: Terra. »

Attivò i motori della nave che cominciarono a farla fluttuare. Una volta presa potenza si cominciò a prendere quota. Raggiunta la massima velocità la Manta riuscì a superare l'atmosfera per poi separarsi completamente dal pianeta e dando la visuale sullo spazio infinito.

« Attivazione gravità artificiale. » premette alcuni pulsanti e tutte le piccole cose che si erano messe a fluttuare ricaddero a terra.

« Una domanda Kit. » chiese Rekai « Dimmi ragazzo. » « Quanto ci vorrà ad arrivare a destinazione? » ci rifletté un attimo « Se siamo fortunati....tre mesi, più le fermate. » « Accidenti, mi sa che sarà un viaggio mooolto lungo. »

 

 

 

 

(¹): Kit è ispirato ai Chitauri del fil Avengers.

  
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