L’auto si fermò
davanti all’imponente cancellata di quella
che sarebbe diventata la mia nuova casa.
-Signorina Lee siamo arrivati- era la
prima volta durante
tutto il tragitto che quell’uomo mi rivolgeva la parola, di
corporatura
imponente e con ciglia troppo folte mi terrorizzava,
d’altronde avevo solo sei
anni all’epoca, e ogni cosa mi spaventava. Mia madre doveva
sempre leggermi
qualche fiaba prima di addormentarmi, mi raccontava di fate e
principesse
coraggiose, io la ascoltavo con grande interesse fino a che i miei
occhi
cedevano ad un lungo e sereno sonno.
-Signorina Lee?- l’uomo mi
porse la mano e la mia minuscola
manina grassottella sparì nella sua stretta.
Aprì il gigantesco portone
una ragazza minuta dai setosi
capelli castani costretti in una cuffietta bianca, probabilmente era la
domestica.
-Oh siete arrivato, avviso subito il
signor Lee- detto
questo si dileguò nell’oscurità della
casa.
Mio zio arrivò presto alla
porta e disse qualcosa in
francese alla ragazza, pareva molto irritato.
-James che piacere, avete fatto buon
viaggio? – Mio zio era
un uomo alto e tozzo, portava lunghi mustacchi e una sua caratteristica
era
che, anche nelle peggiori circostanze, aveva il sorriso sulle labbra.
- E’ andato tutto a
meraviglia, il viaggio è stato uno dei
più sereni che abbia mai avuto-.
Quando fummo finalmente nel salone e
ci furono messi i
cappotti sull’appendiabiti mio zio mi guardò,
aveva gli occhi leggermente
lucidi e il suo sguardo esprimeva un misto di pietà e
insicurezza.
Si abbassò alla mia
altezza: -Adelaide come stai piccola?-
quella semplice domanda scatenò in me così tante
emozioni che avevo represso
che le lacrime quasi mi fecero scoppiare gli occhi. Zio Fred mi
abbracciò
stretta a sé e mi asciugò le lacrime con il suo
fazzoletto da taschino.
-Adelaide! Oh sei arrivata! Ti
aspettavamo con così tanta
ansia cara- mi girai e vidi mia zia Josephine scendere sul lato destro
delle
scale, le piaceva atteggiarsi da star del cinema.
Ed
eccola arrivata
lentamente di fronte a me: era una donna molto alta abbastanza grossa
di
corporatura pur essendo priva di grasso, i capelli erano raccolti in
uno
chignon basso e lunghissimi orecchini pendenti ornavano le sue orecchie
a
sventola, la cosa che più di ogni altra faceva sorridere me
ed i miei genitori,
era l’enorme e ingombrante fondoschiena di zia Josephine.
Josephine Lee era la
cugina di primo grado di mio padre e di suo fratello, aveva sempre
vissuto in
una famiglia povera e in una casa perennemente intrisa di sporcizia, il
disordine regnava in quella famiglia. Il fratello di mio nonno Oswald
Lee aveva
perso tutti i soldi della sua famiglia nel gioco e ,dopo la morte
prematura
della moglie, si
era dato alla più completa
follia, lasciando la figlia (e il suo fondoschiena) senza alcun
riferimento
genitoriale. Zio Fred che aveva dieci anni in più rispetto a
mio padre si era
sposato per primo, con una ragazza di ricca famiglia proveniente dallo
Yorkshire: Allison Sutcliffe. Dopo pochi anni di matrimonio nacque mia
cugina
Patricia e morì zia Allison. Mio zio, che voleva trovare al
più presto una
figura femminile per sua figlia, incontrò, suo malgrado, zia
Josephine. In
cerca di un partito abbiente, si mise a lucido: comprò
vestiti nuovi, si mise
un profumo costoso scroccato da una delle sue saltuarie amiche, e
riuscì ad
ingannare il povero zio Fred della sua nobiltà
d’animo e d’aspetto. Mio padre
si chiedeva spesso, e lo domandava ogni volta che ne aveva
l’occasione a suo fratello,
come avesse fatto un uomo così intelligente e sano di mente
ad aver sposato una
donna così instabile e di dubbia bellezza.
E così zia Josephine si
avvicinò al mio viso scrutandone
ogni lineamento, infine rise sguaiatamente, cosa che mio zio Fred le
fece
immediatamente terminare con uno sguardo che mi fece tremare le gambe.
-Oh scusa sono davvero insensibile
ma… tesoro nonostante tu
abbia perso i genitori da una settimana hai conservato tutto il grasso
in
eccesso che avevi anche prima dell’incidente, è
davvero una situazione
tragicomica!- io guardai zia Josephine con odio e disprezzo, dovevo
subito
risponderle, non ero una che si faceva mettere i piedi in testa da una
donatrice di fondoschiena.
-Zia Josephine…- la sua
bocca vermiglio mi zittì subito
-Oh cara chiamami zia Jo- sembrava
che il concetto che
volevo chiarire non poteva essere espresso in quel momento
perché zio Fred
cambiò discorso e portò l’attenzione
sul mio piccolo bagaglio a mano.
-Cosa hai portato di bello tesoro?-
gli feci un piccolo
sorriso e tirai fuori “Le avventure di Tom Sawyer”
il mio libro preferito.
-Che meraviglia! Se vuoi piccola te
lo posso leggere questa
sera, ti piacerebbe?- feci un piccolo cenno di assenso con la testa.
-Fammi vedere… ah anche io
ho quel libro! Ma non ho ancora
avuto il piacere di leggerlo…-
Mio zio Fred fece una risata amara e
senza neanche guardare
la moglie disse: -Cara tu non hai letto neanche uno dei numerosi libri
che
possiedi! Ma visto che qui abbiamo una lettrice seria e diligente
potresti
prestargliene qualcuno.- fu allora che zia Jo ( e il suo fondoschiena)
lasciarono finalmente me e mio zio discorrere amabilmente.
La serata passò in fretta
e Joelle, la cameriera che ci
aveva accolti, mi accompagnò nella mia camera. Era una
stanza piccola, ma molto
graziosa, il letto era a baldacchino, c’era una grande
finestra che dava
sull’immenso prato della tenuta e la carta da parati ritraeva
farfalle di ogni
genere di colore e forma. Mi addormentai vestita e ancora con le scarpe
piene
di fango sul grande letto, la
stanchezza
mi cullò dolcemente tra le braccia di morfeo.
Spazio Autrice:
Ciao! Grazie per aver letto il mio racconto :)
Mi farebbe davvero piacere leggere una vostra opinione..
A presto con un nuovo capitolo!
Angelica