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Oh,
cielo...
Guarda
il tuo corpo, guarda, guarda com'è ridotto...! Quasi ti
meravigli
che il sangue che ne fuoriesce non sia nero come la pece. Il bel viso
distorto in un'espressione di puro dolore, il rosso della
verità che
segue la scia tracciata dalle lacrime sulle guance, lacrime che hanno
ormai smesso di scendere. Non puoi più nemmeno godere del
lieve
refrigerio della pioggia sulla tua pelle.
Padrona di quest'isola?
Narratrice di questo racconto di tragedia?
Non hai il diritto di
morire dignitosamente, allo stesso modo in cui non l'hai concesso
agli altri.
Padrona di Rokkenjima, guardati e dimmi: cosa resta di
quella fierezza?, di quella forza? Mi viene da domandare, guardando i
tuoi occhi spenti, se mai le hai possedute davvero.
Povera,
povera piccola.
Ma,
se avrai fortuna, questa sarà l'ultima delle tue sofferenze.
La
speranza a cui tanto tenacemente ti aggrappavi si sta così
dissolvendo, la speranza che lui
comprenda,
e
l'origine
del tuo tormento.
Ma che sorte ingrata, Beatrice. In questo tempo
non hai fatto che macchiare le tue mani del sangue di innocenti, e
non sarà questa pioggia a lavarlo via. Adesso stai per
scomparire
senza che i tuoi sforzi vengano ricompensati, ci pensi...?
La
fiamma di quella speranza è quasi estinta, ma una scintilla
cocciuta
non vuol spegnersi. Del resto, è pur sempre di te, bambina
mia, che
si tratta. Con disperazione e amore continui ad alimentarla, ma sei
tanto fredda, ed il tuo calore basterà ancora per poco.
Ti
vengono in soccorso quelle
braccia, e il petto contro cui ti stringono. Davvero, non avresti mai
creduto che, anche ingnare della verità, ti avrebbero potuta
accogliere così in loro. La scintilla, sorprendentemente, si
anima.
Ti ritrovi a pensare scioccamente che lì, proprio tra
quelle
braccia, anche se davvero per poco, hai trovato il posto più
bello
del mondo.
E la piccola, stanca fiamma, per un po', si
stabilizza.
Ecco, l'unica cosa di te che resterà in vita - piccola
e luminosa, che questo nero non riesce ad inghiottire -, insieme a
questa storia. Ma non hanno molto tempo, e sai che quest'ultima forse
presto verrà dimenticata dal resto del mondo, come da lui
stesso. Nessuno saprà mai di ciò che ti
è stato fatto, ma tutti
conosceranno il mostro che ti ha resa.
Probabilmente questo tenero
abbraccio è l'ultima cosa che sarai in grado di percepire, e
accompagna con dolcezza la tua anima verso il nulla eterno.
No,
non è questo il riposo che tanto desideravi, ma ormai
è tardi.
La
piccola fiamma brilla ancora e scegli di proteggerla mettendola nelle
sue
mani, in un ultimo disperato tentativo nella speranza di un
miracolo che
sicuramente
non avverà,
attraverso quella domanda finale, l'ennesimo mistero, gli ultimi
suoni che mai usciranno dalle tue belle labbra.
Il tuo cuore, o
quello che ne rimane.
"Chi
sono... io?".
...
E
adesso, e adesso cosa posso fare?
Conosco la risposta a questa
domanda, bambina mia, ma perdonami, non me ne capacito. Fili d'oro
scivolano sottili tra le mie dita mentre li pettino, lucenti come
raggi di sole, e i tuoi occhi, frammenti di cielo, puntati sul vuoto
fissano qualcosa che io non posso vedere.
"Tornerà?",
mi chiede ancora lui,
apprensivo. Ma questo lo sai solo tu.
Se solo potessi vedere il
complesso sentimento nei suoi occhi, ti scalderebbe l'anima:
c'è
rassegnazione, dolcezza, smarrimento, dolore, mentre porta alle tue
labbra con cautela la tazzina da thè. Questo sguardo
è davvero
rivolto a te, Beatrice. Può voler dire soltanto che gli
manchi.
Probabilmente l'avresti deriso, ma in fondo al cuore...
oh, bambina mia, in fondo al cuore, sono sicura, staresti piangendo
di gioia, adesso.
Lui
sta ancora aspettando una mia risposta, e mentre una tua ciocca di
capelli mi sfugge dal pettine, prontamente la cattura tra le dita e
l'accarezza.
"È forte", mi limito a dire, sorridendo al
pensiero del sorriso che gli avresti rivolto se fossi stata qui.
Lo
sei davvero.
...lo
sei, vero...?