Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ellie96    16/11/2014    4 recensioni
Seconda Guerra Magica, VII libro.
Remus e Harry litigano a Grimmauld Place a causa della gravidanza di Tonks.
Sappiamo che è grazie alle parole del Ragazzo-che-è-sopravvissuto se Remus torna finalmente da Tonks e dal bambino che ancora aspettano.
Ciò che non sappiamo, però, è cosa sia successo al momento del ritorno a casa di Remus e come si siano sistemate le cose tra i due.
Questo è quello che ho provato a raccontare, spero vi piaccia!
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Remus si richiuse la porta alle spalle, senza sapere con quale coraggio stesse tornando lì.
Fu un attimo e la vide comparire nella penombra del corridoio.
«Remus?» la voce flebile gli giunse alle orecchie e non fece altro che fargli sprofondare il cuore. Come aveva potuto comportarsi così? Harry aveva ragione: era stato un codardo.
«Remus, sei tu?» la voce gli arrivò di nuovo alle orecchie, ma questa volta era anche un po' preoccupata.
«Sì, sono io: Remus John Lupin. Quando ti ho incontrato per la prima volta, a Grimmauld Place, mi hai fatto cadere per sbaglio un libro di Creature Magiche sul piede.» le rispose per farsi riconoscere.
«Oh, Remus!» esclamò Tonks, contenta e sollevata come non mai. Non era certa che Remus sarebbe tornato quella volta, aveva davvero temuto di averlo perso per sempre. Gli corse incontro, i capelli che da grigi tornarono rosa, ma a metà corridoio inciampò nei suoi stessi piedi  e Remus riuscì a prenderla appena in tempo, prima che cadesse rovinosamente a terra.
Tonks non aspettò neanche un attimo e si tuffò tra le sue braccia, la testa premuta nell'incavo del suo collo.
Il suo odore, che sapeva di cioccolato e miele, la fece scoppiare a piangere: non credeva lo avrebbe mai risentito.
«N-non sapevo se t-ti avrei ri-rivisto.» singhiozzò Tonks, stravolta.
Remus s'irrigidì.
Non aveva mai visto Dora piangere così disperatamente, le uniche volte in cui le aveva visto delle lacrime scendere dal viso erano state alla morte di Sirius e a quella di Malocchio: era davvero un mostro.
Tuttavia, nonostante il suo sentirsi in colpa, nonostante la sua voglia di stringerla a sé e dirle che tutto andava bene, non ricambiò l'abbraccio.
Perché niente andava bene e loro avevano bisogno di parlare e prendere la decisione migliore per tutti e due, anzi, per tutti e tre.
Fu così che allontanò la moglie e si diresse nel piccolo salotto, sotto il suo sguardo -ci poteva scommettere- stupito e preoccupato.
Tonks rimase ancora qualche attimo in corridoio, interdetta, e, dopo essersi asciugata il viso con la manica della maglietta, seguì il marito.
Al suo ingresso Remus le puntò lo sguardo addosso, fissandola negli occhi per la prima volta da quando era tornato.
«Sono stato da Harry e i ragazzi.» la informò.
Tonks lo fissò perplessa.
«Oh.» fu l'unica cosa che riuscì a dire, di certo non si aspettava che avrebbero parlato proprio di quello.
«E... Ehm... Come stanno?» domandò cercando di riprendersi, la voce ancora un po' roca per via del suo pianto liberatorio di poco prima.
Remus, tuttavia, ignorò la sua domanda e andò avanti a raccontare.
«Quando sono uscito di qui ero distrutto, non sapevo cosa fare e il mio unico desiderio era quello di scappare e lasciarmi tutto alle spalle, di dimenticare tutto.»
Il cuore di Tonks perse un battito, ma Remus andò avanti a parlare.
«Mi sono ricordato che Silente aveva affidato una missione a Harry, Ron ed Hermione e così ho deciso di andare da loro. Ho creduto che sarebbe stato l'ideale: buttarmi a capofitto in una missione nella quale avrei di sicuro rischiato la vita ogni giorno e, chissà, magari se l'avessi anche persa sarebbe stato meglio, meglio per tutti.»
«Remus...» sussurrò Tonks con voce strozzata, terrorizzata al solo pensiero.
«Ma...» Remus la interruppe ricominciando a parlare.
«Ma?» domandò lei, spaventata da quello che ancora avrebbe potuto sentir uscire dalla sua bocca.
«Ma Harry, quando ha saputo che tu eri incinta, si è rifiutato. Mi ha detto che ero un codardo e... e io... beh ecco io... gli ho urlato contro e gli ho lanciato un incantesimo addosso.» raccontò l'uomo, abbassando la testa. Ad ogni parola si era sentito sempre più in colpa e la vergogna lo aveva assalito.
«Remus!» lo rimproverò Tonks, sconvolta.
«Senti, lo so, d'accordo?! Lo so che non avrei dovuto attaccarlo!» esclamò, ogni istante che ripensava a quel momento si pentiva sempre di più di aver agito così.
Scusami Ramoso, pensò con tristezza.
«Già, non avresti dovuto.» replicò Tonks, con voce dura.
«Lo so. Però, vedi, lui aveva capito la verità fin da subito; quella verità a cui io non volevo pensare e me l'ha sbattuta in faccia e mi ha fatto male. Insomma, suo padre, il mio migliore amico, ha sacrificato la sua vita pur di cercare di salvare quella di suo figlio e di sua moglie! Mentre io, al contrario, vi abbandono e cerco un modo per rischiare la vita pur di provare a dimenticare.» Remus si fermò un attimo, il dolore chiaramente dipinto negli occhi, poi riprese a parlare.
«Comunque, dopo essermene andato da lì, ho vagato per un giorno intero e alla fine... Alla fine ho deciso di tornare. Perché Harry aveva ragione, Dora! Io sono solo uno stramaledetto codardo che, non sapendo come affrontare questa situazione, ha creduto fosse meglio scappare e lasciare te e il bambino da soli! Ma d'altronde... d'altronde, come avrei potuto sapere cosa fare? Come faremo, Dora? Perché a me sembra una situazione disperata, senza via d'uscita.» concluse Remus, disperato.
L'uomo si lasciò cadere sulla poltrona, le mani tra i capelli.
Dora sorrise, intenerita da quella scena e commossa dal fatto che suo marito mostrasse finalmente quella parte debole e fragile di sé.
Gli si avvicinò e, dopo essersi accucciata accanto a lui, gli poggiò una mano sul ginocchio.
«Remus, non devi avere così tanta paura. Questa non è una situazione senza via d'uscita e io so che ce la faremo! Il bambino nascerà, sarà sanissimo e noi...» cominciò Tonks, ma Remus la interruppe.
«Smettila.» disse secco.
La donna aggrottò le sopracciglia, confusa.
«Smettere di fare cosa?» domandò.
Remus si alzò di scatto, facendola sobbalzare, e prese a misurare la stanza a grandi passi.
«Smettila di essere così... te! Smettila di essere così positiva, così ottimista! Mio figlio potrebbe diventare un lupo mannaro e tutto per colpa mia! Senza contare che lo faremo nascere in un mondo in piena guerra, dove ogni giorno qualcuno muore! E, nonostante tutto questo, tu continui a dire che andrà tutto bene! Come fai ad esserne così certa? Come fai a sapere che le nostre vite, così come quella del bambino, non andranno a rotoli? Come?!» esclamò Remus, ormai con il fiatone per quanto aveva urlato.
Tonks si alzò e fissò il marito con sguardo gelido.
«Mi dispiace Remus, ma tutto quello che posso fare è essere me stessa.» rispose con voce tagliente.
Poi proseguì.
«E, tanto per informarti, neanche io so con certezza se tutto andrà bene o meno! Ma ho fiducia! Fiducia in noi,  fiducia nell'amore che ci lega, fiducia in Harry che so riuscirà a sconfiggere Colui-che-non-deve-essere-nominato! Quella stessa fiducia e quello stesso amore che hanno portato i tuoi genitori a non abbandonarti quando sei diventato un lupo mannaro, a crescerti e a non mollare mai, neanche quando la situazione si faceva critica! Quell'amore e quella speranza che hanno spinto James e Lily a non arrendersi e a continuare a proteggere Harry, nonostante quella maledetta profezia! La stessa fiducia che ogni persona dell'Ordine della Fenice o meno ha quando, ogni mattina, si alza e trova il coraggio e la forza di andare avanti e di continuare a combattere! Ed è questa fiducia che mi porta a dire, o quanto meno a sperare, che il nostro bambino nascerà sano e che tutto andrà bene!» spiegò Tonks con veemenza.
«Puoi avere fiducia quanto vuoi Dora, ma se non...» cominciò l'uomo.
«Niente ma, Remus! La speranza è la prima cosa a cui si aggrappa un essere umano e senza si è perduti! Quindi scusami tanto se cerco di lottare per la mia, per la nostra vita e non mi arrendo attendendo che arrivi la fine!» esclamò con rabbia la donna: Remus non poteva pensare veramente quelle cose!
Fece per allontanarsi, ma poi si ricordò di una cosa.
«A proposito...» iniziò fermandosi e girandosi verso il marito.
«Prima di tutto sappi che io amerei questo bambino anche se dovesse essere un incrocio con uno Schiopodo Sparacoda e, secondo, evita di fare sempre il melodrammatico assumendoti tutte le colpe perché ricordati che a fare questo bambino eravamo in due, non c'eri solo tu.» e detto questo si allontanò.
Remus fissò sconvolto la moglie dargli le spalle e andarsene.
Aveva ragione, stramaledettamente ragione!
Dove erano finite tutta quella speranza e quella fiducia che una volta lo avevano caratterizzato?
Quella speranza e quella fiducia che un tempo gli avevano permesso di realizzare i suoi sogni?
Perché per quanto fosse sempre stato convinto che, per uno come lui, i sogni non si sarebbero mai potuti realizzare, una piccola speranza, in fondo al suo cuore, c'era sempre stata e lui non aveva potuto fare a meno che ritrovarsi a coltivare segretamente qualcuno di quei sogni che tanto desiderava si realizzassero: il sogno di andare ad Hogwarts nonostante fosse un lupo mannaro, per esempio, o il sogno di trovare degli amici o, ancora, quello di trovare una donna da amare e che lo amasse tanto quanto Dora. E quella speranza era incredibilmente aumentata quando aveva incontrato i Malandrini! Loro gli avevano ridato la gioia di vivere e la fiducia in sé stesso nonostante il suo "piccolo problema peloso", come lo chiamava James.
E adesso, che aveva la possibilità di realizzare un altro dei suoi sogni, dov'erano finite quella speranza e quella fiducia? Remus lo sapeva. Non se n'erano andate, quello no, ma si erano assopite, addormentate nell'angolo più remoto della sua anima. Perché è questo che fa la guerra: ti logora, ti stanca, ti fa perdere la speranza, la fiducia in te stesso e nel prossimo ma, soprattutto, nel futuro. Ma lui era fortunato. Lui aveva lei. Perché è proprio in momenti come quello, in cui tutto ti sembra grigio e senza via d'uscita, che per salvarti devi aggrapparti alle persone che ami. Solo loro hanno la capacità ti tirarti di nuovo su, di farti uscire dall'oblio in cui sei caduto. C'è chi purtroppo ha la sfortuna di perdere quelle persone tanto amate e di rischiare seriamente di cadere per sempre nell'oblio e c'era stato un momento, nella sua vita, in cui aveva pensato di essere una di quelle persone, di aver fatto quella fine. Inutile dirlo, era stato quando aveva perso i Malandrini, i suoi migliori amici, la sua famiglia. Ma poi aveva ritrovato Sirius e aveva incontrato Dora. Senza contare l'Ordine della Fenice e chi ne faceva parte. Ora Sirius se n'era andato, questa volta per sempre, ma lui aveva ancora lei, la sua amata Dora. La donna tanto testarda che si era innamorata di lui e che, nonostante fosse a conoscenza di tutti i suoi problemi, aveva insistito e continuato ad insistere e non aveva mollato mai.
«D'altronde è mia cugina.» gli aveva detto una volta Sirius, con un ghigno dipinto sulle labbra, una delle tante sere d'inverno che avevano passato a Grimmauld Place. E lui non aveva potuto far altro che dargli ragione. E innamorarsi di sua cugina. Perché come faceva a non innamorarsi di una donna del genere? Una donna che non si era mai arresa, una donna che gli era stata accanto sempre e comunque, una donna che, nonostante tutte le avversità e gli ostacoli, trovava sempre la forza di andare avanti e di non perdere mai la sua allegria e il suo sorriso. Era per questo che l'amava tanto e non avrebbe mai sopportato che cambiasse. Lei era la sua la sua forza e la sua ancora. Fu, spinto da questi pensieri, che la raggiunse velocemente in camera.
«Dora!» la richiamò.
Lei si voltò, sospettosa, sul viso le si poteva leggere ancora un po' di rabbia.
«Cosa...?» ma non riuscì mai a finire la sua frase perché Remus la baciò.
Dopo un primo attimo di smarrimento, Tonks ricambiò il bacio mentre un sorriso le si dipingeva sulle labbra.
«Ti amo.» le disse Remus, mentre riprendeva fiato.
«Ti amo e mi dispiace per quello che ho fatto e ho detto. Io ti amo così come sei e non vorrei mai che tu cambiassi. Affronterò tutto ciò che verrà, qualsiasi cosa sia e so che ce la farò, che ce la faremo, perché beh... siamo insieme.»
Il sorriso della ragazza si aprì ancora di più, mentre i suoi capelli diventavano di un vivace color rosso.
«Ti amo anche io, lupacchiotto dei miei stivali. E non ti preoccupare, sei perdonato... per questa volta!» gli disse, con un sorriso malandrino dipinto sul volto (e sì, in quel momento a Remus parve proprio di rivedere Sirius, ma questo avrebbe fatto meglio a non dirglielo).
L'uomo sorrise a sua volta e, mentre i due si perdevano in quell'attimo che sembrava infinito, non poterono fare a meno che pensare entrambi ad un piccolo ma immenso: Grazie, Harry.




 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ellie96