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Autore: Lost In Donbass    16/11/2014    1 recensioni
Prima che inizi la loro folgorante carriera, proprio ai primordi, i nostri eroi oltre che a mettersi in società per fondare il gruppo più figo del pianeta si ritrovano per le mani un mistero da risolvere. Un uomo viene misteriosamente ucciso e il curiosissimo Bill non si lascerebbe mai sfuggire un'occasione del genere per mettere alla prova il proprio fiuto per le indagini. L'assassino avrà il suo bel daffare a evitare di essere scoperto da quattro ragazzetti tutti matti, che pur di scoprire la verità non lesineranno follie di ogni tipo. Tra cretinate, musica, equivoci, pianti e qualche spavento ecco a voi ... i Tokio Hotel (come non li avete mai visti)
P.S. è la mia prima storia sui ragazzi, per piacere se ho scritto qualche idiozia non picchiatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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MAKE SOME DISASTERS
 
Era una soleggiata mattina di giugno, in Germania. Non faceva caldo e nemmeno troppo freddo. Solo una dolce brezzolina estiva soffiava leggera facendo svolazzare le gonne delle vecchie signore. Era una di quelle mattine in cui sarebbe bello starsene sdraiati sulla sdraio in giardino a prendersi il fresco, magari con il proprio libro preferito in mano. Era appunto quello che pensavano i tranquilli abitanti della ancor più tranquilla Berlin Strasse, una bella via fatta di belle casette con giardino, un poco nella periferia di Magdeburgo. Abitata da persone rispettabili, la Berlin Strasse assaggiava anche lei l’estate che si stava timidamente affacciando nel freddo cielo tedesco. Come dicevamo, gli inquilini della buona vecchia Berlin Strasse si erano già accomodati in giardino pronti a godersi il silenzio dolce che da sempre caratterizzava la via. Da sempre, appunto, ma quella mattina il silenzio aveva deciso di prendersi una pausa e asciare spazio al suo fratello Rumore, che felice si era appropriato della strada avvolgendo il tutto nelle sue ampie spire. Non appena fratel Rumore prese il posto di Fratel Silenzio i Kaulitz uscirono in strada. Vi chiederete forse chi siano questi fantomatici Kaulitz, diretta prole di fratel Rumore. Ebbene, all’apparenza sono due normalissimi quattordicenni come se ne vedono a milioni. In realtà sono due bombe atomiche pronte a esplodere. Per questo motivo sono profondamente odiati dai loro rispettabili vicini, ormai stufi di sentire ogni sacrosanta mattina alle sette “Bill porca **** ti dai un mossa ****?” erano così volgari quei due bambini … “E arrivo stai calmo Tom mica ci insegue qualcuno, no?” . capirete bene che per i poveri abitanti della Berlin Strasse fosse un mezzo incubo svegliarsi e addormentarsi sulle note di volgarità urlate da quei due ragazzetti smidollati. Che poi cos’erano? Gemelli? Ancora peggio! Pensavano i rispettabili abitanti della via. Guarda un po’te se quel bambino deve girare con i “dreadlocks” e quei orribili vestiti sformati. E dimmi te se quell’altro deve girare truccato come un panda con quello stupido taglio di capelli con ciuffo e orecchini e … da tremare al solo pensiero. Insomma, nella Berlin Strasse vivevano solo persone con una reputazione da mantenere, come quelle della strada. Era inconcepibile pensare che il tutto venisse a mancare a causa degli abitanti della villetta n°13 lato sinistro.
Dicevamo, i gemelli uscirono rumoreggiando in giardino.
-Mamma ti muovi? Dai che siamo in ritardo! Mamma mamma mamma muoviti!!
E poi come erano insopportabili quei due! Soprattutto quello truccato, un vero e proprio incubo. Gli abitanti avevano a cuore il destino della povera madre dei ragazzi, a detta loro una lavoratrice martire. (che a dire la verità tanto torto non l’avevano)
-Mamma posso guidare io? Eh? Eh? Eh? Mamma dai tipregotipregotiprego posso guidare io?
Eccolo lì quello maltenuto dei due. Certo che quando ci si metteva era quasi peggio del gemello.
La signora fece il suo ingresso in giardino guardando imbarazzata i vicini che li squadravano con aria severa. Tentò di nascondere l’imbarazzo e disse, il più seriamente possibile.
-No Tom, non hai la patente
-E chi se ne frega! Dai mamma! Tu guidi lenta come una tartaruga scoliotica!
-Ma ci muoviamo? Che palle, io voglio andare!- strillò Bill, cominciando a innervosirsi perché non l’avevano considerato per un minuto.
La signora osservò attentamente i due figli che scalpitavano perché volevano andare a quel … com’è che si chiamava? New music of Germany? Boh, non che avesse capito molto in realtà ma dopo aver assistito per tre settimane di fila dopo il suo secco “NO” a piagnistei infiniti (Bill) e salti sul pavimento (Tom) si era decisa ad accontentarli.
Quando l vecchio maggiolino verde oliva che aveva visto giorni migliori partì rombando, gli abitanti della Berlin Strasse tirarono un sospiro di sollievo. Bene, perfetto, sembrava che i due tifoni ambulanti avessero deciso di allontanarsi provvisoriamente da Magdeburgo. Ciò non poteva che stendere in un sorriso i tesi volti delle esimie persone dell’ancor più esimia via.
Intanto in macchina la signora Kaulitz stava cercando di farsi spiegare il luogo dove stavano andando.
-E’ una specie di posto dove ci va della gente qualunque tipo noi … - iniziò Tom sbuffando. Uffa, queste madri che non capivano niente!
-Io non sono una persona qualunque!- saltò su Bill, innervosito dal fatto che il fratello li avesse definiti pari ai “comuni mortali” – Io sono una star! Sono la nuova supernova in un cielo di inutili stelle di pulsar! Sono il figlio di Hollywood! Come osi anche solo pensare di mettermi al livello della plebaglia?!
-Si Bill, credici vai così fratello- Tom era abituato alle manie di protagonismo assoluto del gemello quindi non ci faceva neanche più tanto caso
-Sisi, poi non aspettarti il mio aiuto quando io sarò ricco e famoso e adorato da tutti e vivrò a Los Angeles e tutti faranno quello che voglio io e nessuno mi dirà più niente e potrò fare quello che voglio quando voglio e tu languirai nell’ombra di un vicolo sudicio a fare il lavapiatti in un qualche schifoso locale da angiporto a sprecare la tua vita in bottiglie vuote e penserai al tuo stupendo e brillante fratello che sarà diventato la persona più figa e splendida dell’universo!- tutto ciò Bill lo disse a velocità supersonica assumendo alla fine una smorfia imbronciata.
Tom sbuffò. Siccome però non era da meno in quanto a parlantina, si trovò in dovere di confutare arditamente l’argomentazione a prova di bomba di Bill
-Ah si? Come no, tra un po’di anni finirà che IO sarò una stella della musica e sarò il numero 1 in tutte le classifiche, e i miei concerti faranno sold out in poche ore, e i miei dischi saranno sempre nella top 10 dei dischi migliori di sempre e mi metteranno su Rolling Stones mentre TU, mio caro Bill, finirai a dover fare … - il ragazzo cercò velocemente un lavoro che lui considerava inutile – Ecco tu finirai a dover fare tatuaggi a gente schizzata e chiuso in umido negozio da tatuatore sentirai alla radio le MIE canzoni e sarai un depresso tossicodipendente eroinomane che dalla vita non ha risolto un bel cavolo!
-Ragazzi Cristo Santo piantatela o vi riporto a casa!- tuonò la madre dei ragazzi che ne aveva fin sopra i capelli delle litigate furibonde dei figli. I due tacquero immediatamente e Tom riprese a spiegare dal punto dove era rimasto
-Dicevo mamma, la gente va lì e comincia a suonare, cantare eccetera. È una specie di coso di audizioni dove provi a lanciarti nel mondo della musica insieme agli altri. È bello vero?
-Si tesoro è bello- la signora sospirò rumorosamente. Come idea non era certo male, anzi anche lei da giovane l’avrebbe fatto volentieri ma … sinceramente non pensava che i suoi figlioli avrebbero potuto risolvere molto lagnosi e pazzi com’erano. Certo, Tom suonava bene la chitarra e Bill cantava altrettanto bene ma la cosa più preoccupante erano i caratteri dei due …
-Oh e ci sarà anche Georg - aggiunse Tom
La madre ringraziò il cielo, almeno l’amico dei ragazzi era un bravo figliolo con la testa sulle spalle
-Sai lui suona bene il basso e poi voleva presentarci un suo amico che suona la batteria- disse Bill
-Potreste mettere su un piccolo complesso- propose la mamma, già persa in sogni di un tempo oramai sepolto in cui lei e le sue amiche facevano una band musicale e si ritrovavano in America e … poi si rese conto di essere in macchina con due figli pazzoidi e decise di lasciare i sogni a un altro momento.
-Ma mamma! Ma è ovvio che tiriamo su una band! Sei ancora indietro! Modernizzati!- attaccò Bill scuotendo la testa.
-Appunto! Siamo nel duemila ma’, davamo per scontato che capissi che fonderemo una band!- Tom sospirò rumorosamente, incassando la testa nelle spalle.
-Non capisci niente!- conclusero poi in coro.
Neanche il momento di rendersi conto, che già il vecchio maggiolino si era fermato e la signora li aveva sbattuti sulla strada statale.
-Ma che diavolo significa?- Tom guardò con aria leggermente spaventata la madre con un cipiglio furibondo che stava rimettendo in moto l’auto lasciandoli a piedi.
-Significa che continuate da soli. Chiamate quando arrivate ciao- il maggiolino fece inversione e si avviò sobbalzando di nuovo verso Magdeburgo.
-Ah è così eh?! Disdegna così la sua brillante progenie?! Disereda in questo modo vergognoso il sangue del suo sangue!? Sinceramente, mamma v*******!
Bill strillò a voce talmente alta da far fuggire i poveri scoiattoli nel giro di un chilometro. Il nostro futuro leader dei Tokio Hotel era semplicemente furibondo, tanto che si stava conficcando le unghie laccate nella carne e il trucco cominciava a sciogliersi miseramente.
-Dai Bill è inutile strillare. Vorrà dire che SE MAMMA CI ODIA COSA TANTO – lì Tom alzò volutamente il tono di voce, nonostante fosse consapevole che su madre fosse molto fuori a portata di orecchio – ci andremo da soli al New Music of Germany. Mi sembra logico fratellino. In marcia, il viaggio è ancora lungo.
Il giovane rasta acchiappò il fratello per un braccio e partì spedito verso quella che secondo lui era la strada giusta. Dopo giusto mezzoretta di cammino i due gemelli vennero accostati da una macchina scoperta alquanto … ehm, colorata. A bordo quelli che sembravano essere degli specie di hippy cannati.
-Ehi belli, avete bisogno di un passaggio?- chiese il tipo al volante, che evidentemente tanto in bolla in quel momento non lo era.
I fratelli si scambiarono un’occhiata.
-Dove state andando?- chiese Tom, con una punta di apprensione nella voce. Dov’era la mamma quando serviva? Ah, giusto avevano appena detto che potevano benissimo cavarsela senza di lei.
-Al New Music of Germany- biascicò una tipa con una coroncina di fiori.
-Pace e amore ragazzi!- ululò un altro tipo con un banjo in mano
-Eh Tom, che si fa?- sussurrò Bill
-Ehm, io andrei con loro che ci costa?- Tom era di quelli che se vedono qualcosa che può far comodo e che non presenta evidenti intralci lo piglia al volo.
-Ma se ci rapiscono e ci uccidono?- Bill era più invece di quelle persone che in tutto vedono dei potenziali assassini stupratori ladri lestofanti tagliagole eccetera
-Ma piantala, vedi sempre troppi film.
-Senti, io non voglio finire sgozzato in fondo a un buco!
-Che due scatole Bill! Saliamo piuttosto, la strada è lunga e poi se invece si rivelassero dei malintenzionati vorrà dire che ci butteremo giù dalla macchina tanto è scoperta.
-E poi dici che sono io quello che vede troppi film!
Fatto sta che i due decisero di approfittare degli hippy e salirono a bordo.
-Allora belli, come vi chiamate?- ridacchiò quello al volante
-Io direi dei nomi falsi- mormorò Bill. Ma poi pensò che quando sarebbe diventato famoso i poveri hippy avrebbero potuto dire di averlo conosciuto e magari ciò li avrebbe portato un po’di considerazione. Difficile … poi però la compassione per i poveri hippy (filmino mentale di Bill : gli hippy tra una decina d’anni, arrestati dalla polizia per possesso di stupefacenti, che dicevano con aria sognante ai poliziotti di aver conosciuto Bill Kaulitz e che perciò venivano rilasciati indenni) ebbe la meglio e disse con la sua vocetta squillante
- Bill Kaulitz da Magdeburgo.
- Tom Kaulitz da Magdeburgo – si presentò contemporaneamente Tom.
-Siete fratelli?- quello con il banjo aggrottò le sopracciglia
-Fratelli gemelli!- esclamarono i due sfoderando due sorrisoni a trentadue denti completi di mossa studiata che consisteva nel piegare contemporaneamente la testa uno contro l’altro e tenersi per mano. Se fossero stati in piedi il tutto andava condito con l’altra mano sul fianco. Era una cosa complicatissima inventata da Bill “per far vedere quanto i Kaulitz sono fighi”
-Oh … beh, io mi chiamo Gudrun da Monaco- la ragazza sorrise con aria trasognata
-Piacere Lawrence, da Monaco – annunciò l’autista.
-Io sono Otto, da Monaco – il banjo sottolineò le parole dell’uomo.
I fratelli si guardarono e decisero di partire con la solita sfilza di domande inopportune (eheh, pensavate, voi ignare fans dei TH, che Tom fosse una persona che si fa sempre i cavoli suoi? Ebbene, no, è peggio di una ciabatta!). vi lascio solo intendere una cosa siccome sarebbe inutile approfondire l’argomento : gli hippy, strafatti e ormai già esauriti, si esaurirono completamente e con una scusa fecero scendere i gemelli e a fuggire a gambe levate. Immaginatevi cosa abbiano potuto dire quei due. Ma siccome noi non siamo qui per questo, andiamo avanti a narrare le epiche gesta del formidabile duo, che orami appiedato e senza un soldo cercava disperatamente un modo per arrivare al New Music of Germany.
Nel contempo la signora Kaulitz stava rimuginando su ciò che aveva fatto poco prima, accecata dallo stress. I suoi bambini da soli, abbandonati sulla statale, probabilmente già in cammino, alla mercé di ogni malvivente … no, il suo cuore di madre non le permetteva di indugiare oltre. I suoi bambini, magari già in pericolo di vita (si, doveva piantarla di fare compagnia ai ragazzi quando vedevano C.S.I o Criminal Minds o Cold Case o Ncis o tutte quelle robe americane violentissime che piacevano tanto ai due) e quindi invertì la rotta e partì a tutta birra verso quel cavolo di festival che cominciava a crearle non pochi problemi.
I due camminavano risoluti invece tentando di dare il meno nell’occhio possibile
-Ehi Tom secondo te la mamma ci sta cercando?- Bill si morse il labbro. Per quanto tentasse di fare il duro era uno fondamentalmente mammone.
-Boh- il rasta alzò le spalle. In realtà se la stava seriamente facendo sotto dalla strizza, ma non poteva farlo vedere al fratello. In quel momento si sentiva responsabile dell’incolumità di Bill. Si, decisamente Tom era uno con un grande senso di responsabilità, sapendo per esperienza che oltretutto Bill era un vero e proprio attira guai. Dovunque andasse succedeva sempre qualcosa di sgradevole e lui ovviamente ci andava di mezzo. E Tom con lui, ça va sans dire.
-Ma secondo te ci arriveremo mai?- miagolò Bill che si stava stufando di tutto ciò. Per lui, era stato eccitante essere lasciati dalla mamma in mezzo alla strada, essere raccolti da degli hippy, essere scaricati di nuovo in strada e dover eroicamente continuare la loro piccola avventura da normali quattordicenni. Ora però doveva succedere qualcos’altro per movimentare tutto ciò perché lui si stava annoiando. Si, forse era già stato esagerato così e sarebbe stata l’ora che non succedesse altro, però forse la gente aveva ragione quando dicevano che lui vedeva troppa tv. Ma suvvia, stava semplicemente interi pomeriggi e intere serate attaccato allo schermo, film, videogioco, cartone animato, documentario che fosse; niente di grave, no? E poi lui imparava dalla televisione, imparava dai suoi fumetti e dai suoi videogiochi. O forse, come gli diceva spesso Tom, erano solo una scusa per non fare amicizia e non andare in giro con la gente? Tom passava i suoi pomeriggi, che piovesse o che ci fosse il sole, in compagnia di moltissima gente che frequentavano a scuola. Bill passava i suoi pomeriggi sul divano, vedendo un documentario, poi un film, poi una puntata di una qualsiasi telenovela, poi un altro film, poi qualche cartone animato finché non era ora di cena. E beh? La televisione era il suo nuovo piccolo mondo, insieme a quello dei fumetti o dei libri ovvio. Ma la vita vera era così diversa, così scialba, così monotona così schifosa … Bill sperava sinceramente che la sua esistenza prendesse una svolta inaspettata. Perso in questi esistenziali pensieri non si accorse minimamente di un maggiolino verde oliva che sopraggiungeva rombando.
-Mamma!- la voce squillante di Tom lo fece sobbalzare. Si voltò e vide con suo grande sollievo la loro mamma che li aspettava in macchina.
-Mamma!!! Allora non ci hai dimenticato! Siamo sempre il primo dei tuoi pensieri!- Bill si slanciò sul maggiolino. La signora sospirò e li abbracciò “si, queste due pesti sono il primo dei pensieri”.
-Forza che bisogna recuperare il tempo perduto ma’!- i gemelli balzarono in auto e sorrisero soddisfatti. Alla fine, per loro si era risolto tutto.
Giacché siamo qui, facciamo un piccolo salto dagli amici di Bill e Tom, ovvero Georg e Gustav, detti anche G&G o I Poveri Martiri che, in macchina come due persone normali, erano in cammino per il New Music of Germany. Gustav era esaltatissimo sin da quando Georg gli aveva detto che gli avrebbe presentato due gemelli suoi amici e che avrebbero potuto formare una band. Georg aveva invece valutato male, perché più ci pensava più era sicuro di essersi fregato da solo. Non osava nemmeno pensare al primo impatto tra il biondo e i gemelli.
-Allora Gus, ripetimi cosa non devi fare quando conoscerai Bill e Tom – sospirò il futuro bassista. Non voleva che succedesse qualche cosa di grave all’evento musicale più importante dell’anno; aveva faticato tanto per convincere suo papà a portarli …
-Bene, devo ricordarmi per prima cosa di non insultare Happy Days di fronte a Bill perché si offende. Non devo svegliare Tom presto perché si arrabbia. Non devo fare commenti sul loro aspetto estetico qualunque cosa abbiano addosso. Non devo assolutamente far piangere Bill perché se Tom lo venisse mai a sapere mi spedisce in ospedale. Non devo mai offendere in qualche modo Tom perché se no Bill mi uccide e … i sono ricordato tutto ?
-Si, perfetto. Bravo Gus, ti ricordi tutto- Georg sorrise ma dentro di se pregava che veramente il suo amico si ricordasse di fare tutto ciò.
-Ma scusa Geo&Geo, secondo me sei tu che sei paranoico! Figurati se dei quattordicenni normali fanno ste cose … sei sempre il solito esagerato- Gustav scoppiò in una sonora risata.
-Sarà, ma tieni a mente le mie parole- in realtà anche Georg stentava a crederlo possibile, ma d’altronde i suoi amici erano fatti così e meglio fare un po’di terrorismo su Gus, onde evitare pianti indesiderati e scenate varie da parte dei due. Georg continuava a chiedersi perché aveva accettato, rendendosi conto sempre di più di aver fatto lo sbaglio più grosso della su breve esistenza. ( e noi lettori lo rassicuriamo dicendo : ma va là Georg! Che errore e errore che sei pieno di soldi?! Vorremo averlo fatto noi il tuo sbaglio …)
 
***
Buona sera, per la prima volta mi cimento nelle ff sui TH. Li ho scoperti relativamente da poco (meglio tardi che mai, direte voi) e ho subito pensato che non potevo non fare una storia su quei quattro pazzoidi! Spero che vi sia piaciuto il capitolo e che vorrete continuare a seguire le loro disavventure. se ho scritto qualche scemenza abbiate pazienza. 
Un caro saluto a tutti !
  
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