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Autore: Emily Doe    27/10/2008    8 recensioni
Il bisogno di sentirle dire quell’assurda verità, di sentire – sotto il suo odore vicino, sottile – il disprezzo e la rabbia contro la propria pelle, rabbia di cui alimentarsi, dopo, in un disperato tentativo di allontanare tutto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Disclaimer: I personaggi qui citati appartengono di diritto a mamma Rowla, non scrivo questa 'storia' a scopo di lucro. Nessun copyright si ritiene leso.






Grottesco



È quasi grottesco quel modo che ha di incassare il colpo, innalzare quella smorfia a mo’ di palizzata, di barriera invalicabile e mettere all’opera ciò che la purezza del sangue ed i colori di una Casa non possono vantarsi di fornire.
Grottesco il modo in cui vacilla, solo per un secondo, appena prima di far male a propria volta.
Grottesca è la sua voce, mentre ripete – ancora ed ancora – oscenità dettate da un sentimento più cupo e più profondo della rabbia apparente, oscenità il cui significato nessuno può comprendere appieno.
Il bisogno.

A quelle parole Ron Weasley proruppe in un ululato oltraggiato, mentre Potter metteva mano alla bacchetta, negli occhi un lampo di odio non propriamente del tutto gratuito.
Li osservò con feroce aria di scherno, tergendosi il sangue del labbro spaccato – sapore di ferro e sale – con la manica della camicia, fino a pochi istanti prima immacolata.
“Prova a ripetere quel che hai detto!”
Il ruggito di Weasley si propagò come uno sparo – sgradito – nel corridoio del secondo piano, come sempre deserto a quell’ora, insinuandosi nelle nicchie delle statue che lo facevano rimbalzare nuovamente indietro, amplificato.
La tempia destra gli pulsava fastidiosamente, il sapore del sangue gli riempiva la bocca, mascherando quella sensazione sorda in fondo al petto.
L’aveva voluto, l’aveva cercato e l’aveva avuto, come sempre.
Ghignò in direzione del ragazzo ansante, tenuto a bada solamente da un Harry Potter decisamente arrabbiato, che continuava a puntargli contro quella stramaledetta bacchetta.
“Quelle come lei per noi sono usa e getta.” Ripeté, nella voce una stonatura aggressiva che spezzava l’usuale strascicarsi delle sue parole. “Una sveltina, una botta e via… occorrono altre perifrasi? Buone per la scopata di una notte e per nient’altro.”
Era grottesco il modo in cui Weasley arrossiva per una vasta gamma di emozioni – rabbia, disprezzo, imbarazzo – ed era decisamente grottesca la smorfia che gli si dipingeva puntualmente sul viso.
“Tu, lurido…”
E nel corridoio affollato e deserto, il rumore di un passo. Spostò appena lo sguardo e la vide avanzare ancora, dopo aver poggiato una mano sulla spalla dell’amico. Gli si avvicinò con andatura decisa, ma calma, fredda. Le spalle dritte, arrivata di fronte a lui – così vicina che poteva sentire il suo odore – incrociò le braccia sul petto. Gli occhi due macchie scure, nella penombra, sul viso pallido, levigato; le labbra strette in una linea decisa.
Rimase a fissarlo per chissà quanto tempo in quel silenzio – grottesco – che era venuto a formarsi.
Quelle macchie scure bruciavano sotto la superficie, memori delle emozioni della sera, quando non c’era modo di sfogare quel bisogno rovente nel sangue, nelle urla e nelle offese, quando doveva stringere i denti, rifiutando dal principio quello che per tutto il giorno – tutti i giorni – lo aveva tormentato. Si ritrovava puntualmente, ansimante, i pantaloni slacciati, i pugni contro la fronte a digrignare i denti in una smorfia ridicola per le sue contraddizioni – dolore e piacere, vergogna ed orgoglio, vergogna nell’orgoglio e, nel bisogno, doloroso piacere.
Nel bisogno di gettarle fango addosso, ancora una volta, di distruggerla come lei stava distruggendo le sue convinzioni, il suo orgoglio, le sue giornate.
“Per una scopata neppure troppo soddisfacente.” Aggiunse, rendendosi conto troppo tardi di aver scoperto i denti in una smorfia che nulla aveva della calcolata freddezza con cui solitamente si aggirava.
La vide stringere gli occhi.
“Quelle come me, Malfoy, la notte tu ti limiti a sognarle.”
Il bisogno di sentirle dire quell’assurda verità, di sentire – sotto il suo odore vicino, sottile – il disprezzo e la rabbia contro la propria pelle, rabbia di cui alimentarsi, dopo, in un disperato tentativo di allontanare tutto.
“Ti piacerebbe, vero, Granger?”
Il bisogno di avvertire quello sguardo scuro, di fuoco, trapassarlo da parte a parte, prima di dirigersi altrove.
La vide voltargli le spalle ed incamminarsi in silenzio in direzione opposta, seguita dai suoi due migliori amici che gli lanciarono un’ultima occhiataccia.
C’era il bisogno di avvertire che tutto quello era sbagliato, sbagliato fin nel profondo, e che tutta la situazione era assurda, ridicola.
Di avvertire che, nonostante tutto…
Non c’era mai nulla di grottesco in lei.









NdA: Qui su EFP, stando al Regolamento ^^, si considerano le fic a partire dalle 500 parole come delle one-shots: mi sono adattata a tale concezione negli avvisi, anche se, personalmente, considero le fanfic al di sotto delle 1000 parole come flashfic, basandomi anche sul regolamento di altri archivi pubblici. (Questa di parole ne ha 678 ^^).

No, non siete i soli, mi sto chiedendo anche io perché le mie storie siano sempre… strane ^^’.
In ogni caso, spero sia almeno comprensibile il filo generale da cui è nata questa storia (anche se io la definirei più che altro come un’immagine-esperimento e basta *sigh*) in un afoso pomeriggio di fine sessione d’esami, il 25 Luglio 2008.
Ne vorrei approfittare per ringraziare di cuore coloro che hanno commentato – per vie traverse o meno :lol: - “Soltanto un discorso sospeso”, una storia per me importante ^^. Grazie ♥.
E poi, visto che io sono un’ottima scaricabarili :P, incolpate mia moglia aka Kit_05, che mi ha incoraggiata alla pubblicazione privata e non ^^.
Detto ciò, torno a fare l’eremita con le mie capre, come mi ha ricordato Judy qualche giorno fa XD.
Ah, e, giuro!, se commentate non mi offendo XD
Emy
   
 
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