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Autore: OndaVerde    16/11/2014    3 recensioni
-In tasca? Non ho niente in tasc…. – le parole gli morirono in gola quando si rese conto che la cosa dura a premere sulla coscia di Hinata non era un oggetto che avrebbe potuto avere in tasca (che tra l’altro non aveva), ma era una parte del suo stesso corpo, in particolare quella roba che serviva per procreare.
-Come non hai niente? Non può essere io sento distintamente qualcosa di duro, e anche molto grosso che mi preme contro! –
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                  Non ho niente in tasca!

Ormai capitava spesso che i due ragazzi rimanevano in palestra ad allenarsi fino a tardi. Lavoravano per perfezionare la loro strana veloce; era una combinazione vincente e inarrestabile.
Kageyama, detto il re del campo, probabilmente era uno degli alzatori migliori del paese; riusciva a alzare la palla precisamene sulle mani dell’altro, che teneva gli occhi completamente chiusi, altrimenti non sarebbe mai riuscito a colpirla.  Era detto re permaloso proprio a causa della sua velocissima alzata; era solito riprendere ogni volta i suoi ex compagni di squadra perché non riuscivano a schiacciarla, nessuno l’aveva mai presa, addirittura alla fine si rifiutarono persino di saltare e provarci. Ma adesso era cambiato tutto, aveva trovato qualcuno sempre pronto a prendere le sue alzate impossibili che fossero. Non avrebbe mai più sentito la sensazione bruttissima della sua alzata impattare col suolo prima di venir schiacciata. Per Hinata era lo stesso; adesso avrebbe avuto qualcuno pronto ad alzare la palla “per lui”, avrebbe potuto sentire il piacevolissimo peso della palla su suo palmo, e vedere il mondo oltre la rete.
 Tutto quello che Hinata doveva fare era saltare e schiacciare la palla più forte che poteva. Era sembrata a tutti una cosa alquanto strana, ma inaspettatamente aveva funzionato alla grande, ma senza l’agilità e l’elevazione di Hinata non avrebbe funzionato.  Avevano tirato l’uno fuori il meglio dall’altro.Si completavano a vicenda; non c’era Kageyama senza Hinata, e non c’era Hinata senza Kageyama.
Erano entrambi molto stanchi, si allenavano da ore ormai, tanto che fuori il sole stava già tramontando e il cielo stava diventando lentamente scuro, di quella lentezza che passa inosservata agli occhi umani, e alcune gocce di pioggia principiavano a cadere al suolo dando il via ad un temporale.
Ansimavano entrambi, e il sudore scendeva copioso sui loro volti. Nella palestra rimbombava il suono della palla che impattava violentemente contro le loro mani e contro il suolo, il loro respiro pesante faceva compagnia a quel suono costante.
- Ancora un atra! – strillo Hinata al suo alzatore.
Kageyama non voleva ammetterlo, ma era stanchissimo e non ce la faceva più, quel ragazzino aveva molta più energia di lui. Tuttavia non si tirò indietro.
- Va bene ma questa è l’ultima, dobbiamo tornare a casa, sta iniziando a piovere a dirotto -  disse il moro guardando preoccupato la finestra.
Hinata seguì lo sguardo del più grande fino alla finestra, dove goccioloni di pioggia colpivano il vetro producendo un rumore sordo e ritmico. Si sentiva distintamente anche il ticchettio che le gocce facevano impattando col tetto della palestra.
- Hai ragione, piove fortissimo. Non me ne ero accorto – disse il piccolo con delusione dipinta sul volto.
Avrebbe voluto continuare ad allenarsi, Hinata; ma anche lui sapeva che ormai era tardi, e che Kageyama era al limite anche se non voleva ammetterlo. Ma a dirla tutta anche lui nonostante la forte determinazione era stanco. Si mise in posizione per l’ultima schiacciata e l’amico fece lo stesso.
Ed eccola, quella fantastica sensazione che s’impadroniva di loro ogni qual volta provavano quell’attacco veloce; l’adrenalina aumentava e la speranza di andare a segno era alle stelle.
Hinata saltò in alto, ben oltre la rete, mentre Kageyama si preparò a spedire la palla sulle mani del piccolo pronte a colpirla.
La palla impatto contro il pavimento di legno della palestra, producendo un suono che tanto piaceva ai due. Era andata a segno, ma qualcosa andò storto, e quando Kageyama vide il compagno accasciarsi al suolo tenendosi una caviglia corse subito da lui.
- Hinata! Che succede!? Hinata! – lo chiamò preoccupato
Il rosso si era seduto sul pavimento con il piede steso, e lo muoveva per cntrollare eventuali danni all’osso; ma non sembrava rotta.
- La caviglia, credo di essere atterrato male, ma non è niente Kageyama – disse al compagno sorridendo
L’altro sorrise sollevato a sua volta, e lo aiutò ad alzarsi porgendogli la mano. Ma appena Hinata i fu messo in piedi e provò a camminare, avvertì un lancinante dolore alla caviglia infortunata, e si appoggiò di peso a Kegekama, ma quest’ultimo preso alla sprovvista capitombolò al suolo con il piccolo su di lui.
- Ahh! –
- Cazzo! –
- Che fai idiota! – lo richiamò il moro
- Scusa, è la caviglia, appena ho tentato di camminare ho sentito un dolore tremendo e sono caduto – disse il piccolo dispiaciuto
- Su di me! – Urlo l’altro sotto di lui
- Ti ho chiesto scusa! – urlo il piccolo sopra di lui.
I due erano talmente impegnati a litigare che non si resero conto di quanto quella posizione in cui si erano ritrovati potesse essere compromettente. Ma dopo qualche secondo di silenzio iniziarono a guardarsi in modo strano; i loro corpi aderivano perfettamente, soltanto i sottile strato di indumenti a separarli, i loro volti erano pericolosamente vicini, ei loro respiri s’infrangevano l’uno sulla pelle dell’altro. Hinata si perse nell’infinità di quegli occhi scuri, e non distolse lo sguardo finché non lo fece il ragazzo sotto di lui.
- Che hai da guardare?! – urlò arrossendo e girando la faccia di lato
- N-niente! – gridò il piccolo arrossendo a sua volta
- Allora? Ti vuoi togliere di dosso sì o no? – disse Kageyama irritato da quell’imbarazzante situazione.
- Certo che mi tolgo! Non sei per niente comodo! – chiarì Hinata
Fece per alzarsi, ma la sua caviglia non ne voleva proprio sapere di reggerlo, e nel tentativo di aiutarlo Kegeyama poggiò distrattamente un ginocchio fra le gambe dell’altro. Hinata gemette appena per l’inaspettato contatto.
- Che fai tocchi?! – chiese il piccolo sconvolto
Kageyama sussulto quando si rese conto che effettivamente il suo ginocchio strusciava e premeva contro i cavallo dei pantaloni di Hinata, e non poté fare a meno di arrossire quando sentì un altro mugolio del più piccolo, e velocemente si ritrasse.
- S-scusa stavo solo cercando di aiutarti – disse imbarazzatissimo il moro
- Va bene, però se mi tocchi così finiremo per non alzarci da qui per un bel po’- disse Hinata con sguardo malizioso
Kageyama spalancò gli occhi a quelle parole. E il suo volto si colorò ancora di più appena capì a cosa alludesse il compagno, non pensava che Hinata potesse essere così audace, e nei suoi confronti tra l’altro!
- Hinata! – sbottò indignato sentendo una mano del piccolo scivolargli su un fianco
- Che c’è adesso? – chiese il piccolo impegnato a muovere la mano su di lui
- Smettila di toccarmi e levati di dosso – sentenziò il moro
- Cosa credi che stia facendo idiota?! È che sento qualcosa di duro premermi sulla coscia, ma cosa cavolo hai in tasca?! –
Kageyama rimuginò sulle parole dette dal compagno, e arrivò alla conclusione di non avere niente in tasca, a parte un post-it giallo spiegazzato dove teneva scritti gli orari dei treni.
-In tasca? Non ho niente in tasc…. – le parole gli morirono in gola quando si rese conto che la cosa dura a premere sulla coscia di Hinata non era un oggetto che avrebbe potuto avere in tasca (che tra l’altro non aveva), ma era una parte del suo stesso corpo, in particolare quella roba che serviva per procreare.
-Come non hai niente? Non può essere io sento distintamente qualcosa di duro, e anche molto grosso che mi preme contro! –
Hinata sentendo che non arrivava nessuna risposta da parte dell’altro, alzo il viso per guardarlo.
Era rosso come un peperone, e teneva gli occhi incollati al soffitto.
- Kageyama? Che hai? –
Ma Kageyama sembrava non averlo udito, e si limitava a guardare in alto. Hinata, notò che era in imbarazzo, e il suo corpo stava diventando molto caldo a contatto col suo. E visto che l’altro non gli rispondeva più provò da solo a rialzarsi. Probabilmente Kageyama adesso era arrabbiato con lui per non essersi levato subito di dosso, ma non era colpa sua, quella dannata caviglia gli faceva davvero male.
Quindi provò a rialzarsi, ma inevitabilmente strusciò sulla cosa dura (che ormai tutti avevano capito essere l’erezione del moro, tranne Hinata), e sentì il moro emettere una sorta di ibrido sospiro-gemito. Allora si fermò di scatto, si riabbasso e premette di nuovo sulla cosa; Kageyama stavolta gemette forte.
Hinata capì (finalmente).
- Kageyama…t-tu non è che per caso ti sei eccit… -
- No dirlooo!! – parlò finalmente il moro, girando il volto di lato in preda all’imbarazzo
- E perché non dovrei dirlo, è una cosa normale tra ragazzi. Vedi, lo sono anch’io – disse il rosso prendendo una mano di Kageyama e portandosela su cavallo dei pantaloni.
Kageyama si biasimava da solo, era eccitato da far schifo. Ma la cosa che più lo irritava era che si trovava in quello stato per colpa di Hinata che gli stava spalmato addosso. Come aveva potuto eccitarsi con un ragazzo!
- Non è per niente normale! – urlò
- Perché no? – chiese sorpreso il corpo caldo sopra di lui
- Perché siamo due ragazzi! – gridò di nuovo il moro
Fece per spostare la mano dall’evidente erezione dell’altro, ma quest’ultimo lo blocco tirandolo per il polso e facendogli riprendere la stessa posizione di prima.
- Invece no, per me è normale eccitarmi con te… - disse il rosso imbarazzato al massimo – perché…vedi… ecco…tu mi piaci! – sbraitò con decisione strizzando gli occhi
- C-osa? – farfugliò il più grande confuso
- Hai capito bene, tu mi piaci, che io ricordi da sempre, sono solo stato molto bravo a nasconderlo vista la reazione che stai avendo – disse con l’aria un pochino triste.
Kageyama intanto era arrossito fino alla punta dei capelli, e rimase sconcertato non per la dichiarazione in se, ma dal fatto che gli piaceva, quello che Hinata stava dicendo gli piaceva da impazzire.
- Ho capito, e va bene, ma non dirlo con quel muso lungo! – disse il moro sorridendo al piccolo che aveva puntato gli occhi lucidi nei suoi.
- Davvero? Ti sta bene che io provi questo per te? – domandò titubante Hinata
Con le guance color porpora Il moro annuì, e il rosso lo abbracciò stretto allacciandogli le braccia intorno al collo.
- Kageyama Kegeyama Kageyama – ripeteva come un mantra contro il suo collo
- Che c’è Hinata? –
- Ti voglio –
Kagekama sussultò nel sentire una richiesta così esplicita da parte dell’altro.
- Neh, Kageyama tu mi vuoi? – chiese intraprendente
- Shouyou… – gli sussurrò sensuale all’orecchio, mentre piano iniziava a muovere la mano sull’erezione dell’altro, ancora coperta dalla stoffa superflua dei pantaloni.
Sentendo il suo nome sussurrato così da Kageyama, e sentendo la mano muoversi su di lui, non ebbe bisogno di un ulteriore conferma per capire chiaramente che si desideravano entrambi.
- Ah, Tobio… - gli rispose a sua volta Hinata baciandogli la mascella, e intrufolando le mani sotto la maglietta per toccare la pelle morbida dell’altro ancora un po’ umida di sudore - …baciami... –continuò in tono supplichevole
L’altro non se lo fece ripetere due vote, che si fiondò subito sulle piccole labbra del rosso, che quasi miagolò di piacere a quel contatto tanto agognato.
Fu un bacio all’inizio casto e dolce, che divenne via via sempre più passionale e umido; la lingua del moro subito si intrufolò tra le piccole labbra rosse e piene del piccolo, che iniziò subito a intrecciare la lingua con la sua e a rincorrerla. Kageyama arpiono le mani al sedere di Hinata, cha a sua volta le infilo nei capelli color pece dell’altro.
- Mhh…nh..- gemeva il rosso
Sentivano l’uno il sapore dell’altro in bocca, e consapevoli ne volevano sempre di più, fino a togliersi l’aria a vicenda.
I baci si fecero sempre più profondi, ma a loro due non bastava, volevano di più. Così Hinata si concesse a Kageyama, che lo prese dolcemente, lì sul freddo pavimento della palestra, dove per tuta la notte riecheggiarono gemiti e ansiti.
Intanto fuori la pioggia unica testimone della loro passione imperversava.
  
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