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Autore: ___Page    17/11/2014    4 recensioni
I tre colpi di pistola risuonarono lugubri nel silenzio che li circondava, mentre il corpo del chirurgo della morte cadeva a peso morto all’indietro, sollevando polvere e terra, sotto lo sguardo impassibile del suo aguzzino.
*One Shot facente parte della serie "Back to life"*
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Back to life'
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L'IMPORTANZA DI MORIRE PER LUI




Un brivido gli percorse la schiena quando lo osservò passarsi la lingua sulle labbra sottili piegate in un sadico ghigno.
Sapeva che, dietro alle lenti scure, i suoi occhi guizzavano bramosi di vederlo cadere sotto i colpi della sua pistola.
Aveva passato il segno e se, fino a poco prima, aveva sperato di convincerlo a tornare con lui ora voleva solo ucciderlo.
Ma voleva fosse un’esecuzione esemplare, voleva che morisse con negli occhi un’immagine che solo la bontà e lungimiranza di un altro Donquijote gli aveva risparmiato all’età di 13 anni.
-Questa scena l’ho già vista!- mormorò divertito, facendogli contrarre il viso per la rabbia.
In piedi in mezzo al Royal Plateau, le gambe divaricate e le braccia tese, i due Shichibukai si fronteggiavano puntandosi addosso a vicenda le pistole.
-Lo sai è andata proprio così. Mi ha puntato addosso la pistola gridando a gran voce la sue lealtà verso la Marina e trattandomi come un bandito qualsiasi anziché come il suo legittimo fratello di sangue. Riesci a immaginarlo, Law?! Come ti saresti sentito al posto mio?!-
La mano che sorreggeva l’arma tremava appena e prudeva, il respiro si affannava.
-Lo capisci, vero, che non potevo proprio tollerare una simile onta?!-
Il dito faticava a non premere il grilletto.
Ma doveva aspettare, doveva resistere.
Non era ancora il momento.
-E dire che sarebbe stato sufficiente rivelarmi la tua posizione e lo avrei risparmiato- proseguì il pirata, facendo irrigidire il più giovane.
-Sei uno sporco bugiardo- sussurrò fuori di sé e tremante di rabbia -Sappiamo benissimo entrambi che lo avresti ucciso comunque-
Doflamingo allargò il ghigno soddisfatto.
-Hai ragione. Ma sarebbe bastato che sparasse lui per primo non credi?- lo provocò divertito.
-Stai zitto!!! Lui non lo avrebbe mai fatto!!! Lui non avrebbe mai colpito il suo stesso fratello!!!-
-Oh ma l’ha fatto! Nel momento in cui si è infiltrato nella mia famiglia come spia, mi ha pugnalato alle spalle!-
-Avresti dovuto capirlo che c’era sotto qualcosa di strano! Tu non vali nemmeno un sedicesimo di quello che valeva lui!-
Si irrigidì, Doflamingo, a quelle parole pronunciate con disprezzo e ammirazione.
Era così fastidioso, così disturbante il fatto che quel moscerino si ostinasse a sopravvivere per onorare la memoria di suo fratello.
Ma tornò subito a ghignare, mentre caricava il calcio della pistola, prendendo con cura la mira, senza fretta, consapevole di avere tutto il tempo del mondo.
-E tu sei come lui, non è vero? Pronto a tutto per una giusta causa ma, proprio perché sei qui per onorare la sua memoria, non mi sparerai!-
Un lampo attraversò le iridi grigie del ragazzo, confermando al Drago Celeste la propria teoria e facendolo ghignare ancora di più.
-Hai detto che il solo modo per salvare Dressrosa è ucciderti, non è vero?- domandò conferma Law, freddo e impassibile, la pistola ancora puntata contro il proprio avversario.
-È esattamente così!- mormorò Doflamingo con soddisfazione.
Law lo fissò un lungo istante, prima di prendere un profondo respiro e, sotto lo sguardo allibito del biondo, abbassare l’arma, facendo aderire il braccio al fianco.
-Hai ragione. Sono come lui…- sussurrò più al vento che a Doflamingo, prima di riportare uno sguardo determinato sull’avversario -Cosa aspetti?! Finisci ciò che hai iniziato!- urlò, sconvolgendolo.
Non capiva cosa ci fosse sotto, che senso avesse tutto ciò.
Aveva dichiarato di essere lì per esaudire il desiderio di Corazòn e ora si lasciava ammazzare così, solo per non sparargli.
Era disgustato, Doflamingo, disgustato da tanta debolezza e pusillanimità.
Non riusciva a capire quel ragazzo ma la sola cosa che contava era che Law, evidentemente, non meritava di vivere.
I tre colpi di pistola risuonarono lugubri nel silenzio che li circondava, mentre il corpo del chirurgo della morte cadeva a peso morto all’indietro, sollevando polvere e terra, sotto lo sguardo impassibile del suo aguzzino.
Senza dire una parola o fare una piega, osservò con ribrezzo quello stupido pirata, che aveva gettato al vento la propria vita per inseguire uno sciocco ideale, lo stesso che lo aveva costretto a giustiziare il proprio fratello, prima di voltargli le spalle e andarsi a riprendere il proprio regno.
Un movimento alle sue spalle, come una folata di vento, lo fece arrestare e voltare con un sopracciglio alzato e uno sguardo interrogativo, ma non fece neppure a mettere a fuoco il Royal Plateau nuovamente deserto che il rumore di una pistola che veniva caricata risuonò vicino, troppo vicino, alle sue orecchie.
Si girò e trattenne suo malgrado il fiato nel trovarsi di fronte Law che, pieno di sangue e tagli, pallido e smunto in viso, lo osservava ghignando trionfante, la pistola puntata contro il suo petto.
Doveva essersi spostato usando il proprio potere e Doflamingo percepì un brivido attraversargli la schiena nel rendersi conto che aveva appena sparato i suoi ultimi tre colpi.
-Mai abbassare la guardia- mormorò il ragazzo.
Il dolore arrivò solo dopo la consapevolezza che il suo corpo aveva sussultato a causa di un oggetto estraneo che si era improvvisamente fatto largo nella sua carne, accompagnato da un potente scoppio.
Un colpo.
Per Dressrosa.
Due colpi.
Per i bambini di Punk Hazard.
Tre colpi.
Per Cora-san.
Cadde in ginocchio con la bocca spalancata, osservando il proprio boia avvicinarsi e osservarlo come se fosse un rifiuto, dall’alto in basso.
-C’è una cosa che non hai mai capito- cominciò Law, serio e terribile, nonostante il fiato corto -Non puoi educare una persona a morire per te. Puoi solo essere degno del suo sacrificio-
La suola dello stivaletto si posò sulla sua spalla, spingendolo all’indietro e obbligandolo a cadere supino nella polvere, mentre si dissanguava velocemente, intuendo con gli ultimi barlumi di lucidità il piano perfetto che quel ragazzino aveva attuato per sconfiggerlo.
Sapeva, Law, che Doflamingo avrebbe abbassato la guardia solo credendolo morto o in fin di vita e per questo si era lasciato colpire.
Forse sarebbe morto anche lui ma questo non gli dava soddisfazione alcuna.
Odiava suo fratello per essere stato degno di un simile sacrificio che aveva avuto come effetto collaterale la sua fine.
E mentre la vita lo abbandonava e lui girava la testa verso il suo ex sottoposto, crollato in ginocchio, non ebbe nemmeno la soddisfazione di vedere un’espressione sofferente sul suo volto.
Quello fu il suo più grande smacco, la sua più grande sconfitta.
Morire così, osservando Trafalgar Law aprirsi in un vero sorriso e chiudere gli occhi in un’espressione di sereno sollievo, mentre le sue labbra soffiavano un affettuoso e familiare “Cora-san”.
 
 
  
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