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Autore: AlexEinfall    17/11/2014    3 recensioni
Quando un eroe diviene il peggior nemico dell'umanità, quando ogni indizio conduce allo smantellamento di una maschera di bontà, quando è il cacciatore a divenire preda, chi potrà essere ancora dalla sua parte? Se Spencer Reid, un giorno qualunque, si risvegliasse con le mani sporche di sangue, chi potrebbe salvarlo dall'oblio? Tra lo spettro della dipendenza e qualcosa di molto diverso e più oscuro, la strada per la soluzione dell'enigma non potrà essere percorsa in solitudine.
Dal testo
Sangue. Nella nebbia della droga si era chiesto, tre o forse quattro anni prima, che odore potesse avere il sangue di un'altra persona sulla sua pelle. Possibile, si era chiesto, che le molecole odorose di qualcun altro, mischiate alle mie, possano dare come risultato un buon aroma? Soprattutto lo incuriosiva il pensiero che la morte, a contatto con la sua pelle, forse avrebbe avuto l'odore della vita.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Resa


Così addio speranza, e con la speranza, paura addio,
Addio rimorso: ogni bene a me è perduto:
Male, sii tu il mio bene.
John Milton




  «Due settimane fa ho avuto un crollo. Mi sono svegliato nel mezzo della notte, alle tre e trentadue. Sudavo e mi tremavano le mani. Era ormai da più di due anni che non avevo un flashback.»
  «Cosa hai visto?»
  «Tobias. Mi drogava, ancora. Il passo dall'incubo al craving è stato davvero breve. Ma non ho assunto nulla, ero pulito quella notte.»
  «Ti riferisci alla notte in cui è morta Madison Lorenz?»
  «Sì. Non ho alcun ricordo di quei fatti. Mi sono risvegliato nel mio salotto, indossando le prove.»
  «Quali prove?»
  Spencer chiude gli occhi, come a ricordare un elenco. «Nel terzo mobile della cucina, secondo sportello a destra, troverete una scatola, che contiene un pezzo di tessuto: risulterà positivo al sangue di Madison Lorenz. In una busta sono contenuti coltello e camicia usati nel secondo omicidio, quello di Jordan Norris. Grazie al cattivo stato dei bagni della linea A, li ho ritrovati dove li avevo lasciati. È lì, vicino alla seconda scena del crimine, che ho avuto un secondo risveglio dopo un'amnesia lacunare post-omicidio.» Apre gli occhi, duri come marmo. «L'orologio indossato dalla prima vittima è il mio. Sul cellulare troverete una chiamata che ho ricevuto da Jordan Norris il giorno precedente l'omicidio, da una cabina pubblica nei pressi dell'areoporto.»
  «Cosa mi dici di Daniel?»
  Spencer non batte ciglio. «Ha assistito per puro caso al primo omicidio, e preso dalla devozione mi ha seguito fino a riuscire ad avvicinarmi. Quella sul muro è la sua grafia, un segno di ammirazione.»
  Hotch richiude il fascicolo e lo lascia sul tavolo, poggiandovi sopra le mani chiuse.
  «Questa è una confessione.»
  Spencer sorride amaramente. «Dammi carta e penna e lo diventerà.»
  Il supervisore capo si alza e lascia la sala, richiudendosi la porta alle spalle.

  Non ha fatto un passo nel corridoio, che si scontra con Morgan.
  «Non gli crederai?»
  Hotch lo spinge indietro, per evitare che Spencer, o peggio altri, possano sentirli. Quando è certo che loro tre sono soli, guarda l'agente negli occhi infervorati.
  «La sua è una confessione. Reid non è stupido, nel suo appartamento troveremo esattamente ciò che ci ha indicato. Apportando delle modifiche fattibili al profilo, combacerà.»
  «Ma cosa vi prende a tutti?» sbotta Morgan, cercando l'approvazione di JJ che, invece, abbassa rammaricata lo sguardo. «JJ, avanti, diglielo! Digli che Reid non potrebbe mai...farlo!»
  «Derek» mugola la ragazza in una sorta di preghiera.
  «Non è così semplice» interviene Hotch, salvando la collega in difficoltà e costringendo Morgan a  guardarlo. «Non importa ciò che pensiamo noi. Ovvio che non credo sia il colpevole, ma una confessione è una condanna. Abbiamo poche ore prima che il capo Strauss intervenga. Dovremmo convincerlo a ritrattare. Finché non c'è nulla di scritto, possiamo ancora salvare la situazione.»
  Il cellulare di JJ comincia a squillare.


  Rossi è in piedi, di fronte al letto di Reid, e tiene le mani guantate sui fianchi. Non riesce davvero ad abituarsi all'idea di dover frugare nello spazio intimo del ragazzo. Gli sembra una violazione gratuita, seppur necessaria.
  Meglio noi che altri, pensa per darsi forza.
  La scientifica è ancora al lavoro in tutta la casa, pochi tecnici per ora. Uno è appena entrato e lo sta richiamando. «Mi scusi, dovrei spegnere la luce un attimo.»
  L'attenzione dell'italiano cade sulla piccola torcia annessa di filtro blu. Sa troppo bene il suo utilizzo e, malgrado il moto di protesta che gli sale dallo stomaco, sa di non potersi opporre senza far danno all'indagine, e quindi a Reid. Perciò annuisce e resta nel buio, ad osservare la luce irradiare aloni blu per tutta la stanza. Il tecnico solleva con cautela la coperta abbandonata sul letto, fino a scoprire il materasso sottostante. Rossi non riesce a distogliere lo sguardo, anche se vorrebbe davvero: al centro del materasso nell'alone blu compaiono macchie più corpose.
  «Mi avverta quando ha finito» ringhia Rossi, lasciando la stanza mentre il tecnico estrae dal taschino un tampone.
   
  Prentiss esamina ogni dettaglio. Non riesce a fermarsi, a non lavorare. Ora, più che mai, gli è necessario. Cercando di mantenere la freddezza che le è tipica, apre con cura ogni cassetto, sfoglia ogni libro sparso in giro, rivolta i tappeti.
  «Come procede qui?» chiede Rossi, che oggi sembra stanco e provato.
  «Non ho ancora trovato nulla di rilevante.» Prentiss si alza, lasciando andare un libro. «Hai ricevuto il messaggio di JJ?»
  Rossi annuisce e la mora allarga le braccia incredula. «Io non riesco a crederci. Perché proclamarsi colpevole?»
  «È confuso, Daniel lo ha raggirato.»
  I due profiler restano in silenzio, finché non giunge loro la voce dell'agente Edwards, che li richiama dall'angolo cucina.
  «Credo di aver trovato qualcosa, era in uno sportello, neanche tanto nascosto.»
  Quando l'agente solleva il coperchio della scatola, Prentiss guarda allibita Rossi. «Chiamo JJ.»

  JJ abbassa lentamente il cellulare. Ora non possono più fingere che sia tutto un malinteso, eppure non può davvero crederci. Non il suo Spence, tutti ma non lui.
  «JJ, che succede? Era Prentiss? Parla» la incita Morgan.
  «Loro...» deve schiarirsi la voce per ricacciare le lacrime. «Loro hanno trovato la scatola con le prove. La scientifica ha rilevato tracce di sangue nel bagno.»
  «Dannazione! È uno scherzo?» ringhia Morgan. «Ce li avrà messi quel pazzo di Daniel!»
  «Cos'altro?» chiede Hotch. «JJ, cos'altro? Cosa possono usare in tribunale?»
  La ragazza si riscuote e aggrotta le sopracciglia, nel tentativo di far chiarezza nella mente. «Boccette di idrocodone e siringhe usate. Ah, e nel letto tracce di...liquido seminale.»
  Morgan resta per un attimo impietrito.
  Spencer.
  Poi si volta di scatto verso il capo. «Fammi entrare.»
  Hotch incrocia le braccia al petto, riflettendo. «D'accordo» concede alla fine, ed è costretto a bloccare l'agente per un braccio prima che si fiondi nella stanza. «Morgan, ricorda cosa c'è in gioco. Sii duro, spaventalo se serve, ma ricordati con chi hai a che fare.»
  «L'ho già dimenticato una volta, non farò ancora lo stesso errore.»
 
  Spencer comincia a manifestare i primi segni di disagio, trattenuti a stento. Si nota nelle mani arrossate che si torturano ancor più nervosamente, negli occhi stanchi che saettano a destra e sinistra, come a seguire due fantasmi che giocano a ping-pong, e nel piede sinistro che tamburella silenzioso il pavimento freddo.
  Con tutta sincerità, non saprebbe dire se è il craving a parlare attraverso il suo corpo o se, piuttosto, non sia il corpo a cercare di comunicargli qualcosa.
  E poi, cosa?
 Quando la porta si spalanca, ha un sussulto e il suo disagio aumenta. Nella stanza entra Morgan, invadendo uno spazio che per un attimo è stato solo suo, come se si stesse infiltrando in pensieri, ricordi e immagini che si sono espansi fino a graffiare i muri della piccola stanza. Nove metri quadri sono troppo stretti per la sua mente.
  L'agente si siede di fronte a lui senza dire una parola, senza accennare un saluto, in definitiva senza considerarlo. Spencer si sente abbastanza infastidito, cosa che non si attenua quando considera che quello è un atteggiamento standard. È intento a cercare di intuire quale sia il profilo che Morgan sta applicando su di lui, quando il frusciare di fogli spezza i suoi pensieri. Derek ha aperto il fascicolo, alla ricerca di un plico di fogli tenuti assieme da una graffetta. Il primo è una foto di Daniel, che però posiziona in modo che Spencer possa vederla solo al rovescio, e distorta dalla grossa macchia di luce provocata dalla lampadina sulle loro teste.
  «Ti dirò subito che non mi interessa come pensi di aver commesso i due omicidi, o il perché.» Morgan tiene la schiena dritta e la voce ben modulata sulle tonalità più basse.
  Sta cercando di intimidirmi.
  Non può davvero pensare che ci cascherà, eppure Spencer sente un lieve pizzichio alla base del collo.
  Morgan estrae dal plico una foto e la pone al fianco della prima. Il dottore ha un lieve accelleramento del battito, davanti all'immagine di diverse boccette trasparenti e bustine contenenti polveri marroni.
  «Daniel Roland è stato arrestato due anni fa per possesso di droga finalizzata allo spaccio in ambienti accademici» dichiara Morgan, come se stesse tenendo una lezione studentesca. «Per la precisione...» legge da un foglio: «diciotto boccette di idrocodone e cinquanta grammi di eroina. Per questo motivo è stato espulso dall'università, dove studiava per diventare medico. Ha scontato solo un anno e mezzo. Sembra che il suo avvocato sia riuscito a farlo scagionare.» Morgan solleva le sopracciglia. «Incredibile che tipo di feccia lasciano circolare per strada.»
  Spencer sente l'agitazione invadergli il corpo e annebbiargli la mente.
  «Oh, c'è anche un altro capo d'accusa, ma risale a diversi anni prima. Era minorenne e fu scagionato senza drammi. Pensa un po': prostituzione. Pare che il vizio della droga sia nato più o meno in quel periodo. Mi chiedo come sia sopravvissuto fino ad ora.»
  Il dottore non riesce più a trattenersi. «Basta» mormora.
  Morgan si sporge in avanti. «Scusa, come hai detto?»
  «Smettila!» strilla Spencer, battendo un palmo sul tavolo e guardandolo colmo d'ira. «So cosa stai cercando di fare.»
  «Lo sai? Io ti sto solo dicendo la verità» lo rimbecca Morgan. «Credo sia tardi per fingere ancora che non esista la realtà.»
  «Questi...giochetti non funzionano con me.»
  «A me sembrano funzionare» dice Morgan, accorciando le distanze, così da sentire il suo fiato sul viso. «Ti senti punto nel vivo, vero? Al cuore della tua intelligenza. Tu, il genio, ti sei fatto raggirare da un gigolò drogato.»
  Spencer spalanca gli occhi e balza su dalla sedia. «Basta! Stai...no!» Ha un giramento di testa e si appoggia al bordo del tavolo, ma non vuole mostrarsi debole. Non può.
  Derek, perché?
  Riesce a ritrovare un briciolo di calma e a risedersi, piano, come se le gambe minacciassero di cedergli e sciogliersi lì a terra. «Tu...non capisci» mormora a testa china.
  «Cosa non capisco? Spiegamelo, avanti.»
  «Non...posso. Io...»
  «Tu cosa, Spencer?»
  «Daniel non c'entra» ringhia Spencer, con un suono tra lo stridulo e il cupo. Alza di scatto la testa e fissa il collega. «Io non sono amareggiato o deluso o...o depresso perché Daniel è morto, perché io l'ho ucciso.»
  «Allora perché? Avanti, parla!»
  «Perché io sono andato fuori di testa. Perché ho ucciso due donne innocenti. Perché sono tornato su un sentiero al quale avevo detto addio. Perché tu sei qui e mi parli come se sapessi tutto, come se avessi già capito ogni cosa. Non mi parli come mi avresti parlato prima, non mi guardi come facevi prima. Io per te non sono più la stessa persona. Sono un mostro.»
  Gli occhi si riempiono di lacrime e quelli di Morgan hanno un'esitazione. Dopo un lungo, strenuante silenzio,  uno strano ottundimento pervade l'agente.
  «Reid...» dice alla fine.



  Oltre il vetro, JJ è un fascio di nervi e sobbalza vistosamente quando Reid comincia ad agitarsi.
  «Hotch, devi fare qualcosa.»
  Il supervisore capo alza una mano. «Stai tranquilla.»
  «Come posso? Morgan è furioso e io non posso star qui a guardarli azzannarsi a vicenda.»
  «Hai ragione, c'è tensione. Ma ci sarà utile.»
  JJ cerca di confidare nell'esperienza e nell'acuzia del capo, ma un timore primordiale le domina il petto.










Note: Eccomi di nuovo. Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto ben poco tempo. Sarò più precisa, promesso! Grazie infinite a chi ha la pazienza di seguirmi.
 A presto.
Ax.



  
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