XII
Il club delle puzzole
Scommetto che la maggior parte di voi mi sta chiamando
ingrata. Lo so cosa state pensando: il mio migliore amico ha fatto un lungo
viaggio per venirmi a trovare e io che faccio? Lo tratto male e non vedo l’ora che
riparta, soprattutto dopo che ha preso impegni con Valerio, mentre io avevo
altri progetti per la serata e non prevedevano nessuna sosta davanti al mio
armadio per circa venti maledetti minuti per scegliere cosa mettere. Anche se
c’è Daniele, non posso mica dimenticare la presenza di Valerio e uscire in
pigiama!
Quindi mi armo di tutta la pazienza possibile e mi metto a
stirare – potete anche chiudere le bocche, sì, lo so da sola quanto la scena
sia allucinante e ai limiti del credibile – una maglietta casual tutta
stropicciata che avevo recuperato e che non avevo ancora messo, con tanto di
etichetta.
Forse per capire il motivo di tutta questa mia rigidità devo
parlarvi un po’ del mio migliore amico, ossia di quella piaga di uomo che da
quando è arrivato e si è autoinvitato nella mia stanza non ha fatto altro che
predicare e di ripetermi quanto io sia pessima come figlia.
E che due palle, per l’appunto. Sono contenta di sapere che
la pensiate come me.
Chi è Daniele? Vi ho già raccontato del nostro primo epico
incontro e da allora ci siamo sempre amichevolmente uccisi e feriti a parole.
No, avete capito bene: nessun approccio da sbaciucchiamento. Nulla. Mai. E per
favore non pensateci neanche voi, altrimenti rischio di avere incubi per tutta
la notte e per quelle a seguire.
Non siamo mai stati come quelle coppie di amici dei film
americani che finiscono, inevitabilmente, a letto per fare tanta ginnastica
acrobatica, e infine per innamorarsi perché sono perfetti per stare insieme.
Nessuna di queste stronzate, per carità! Pardon, ma la presenza di Daniele
risveglia il mio lato dormiente di scaricatore di porto.
Io e lui saremmo perfetti come… vediamo un po’, mi manca un
paragone adatto. Come due denti cariati che finiscono per venire estratti ed
essere buttati dentro un cestino della spazzatura? O come due rasoi da barba
che condividono lo stesso bicchiere? Io sono quello rosa e lui quello blu con
le lame ultra affilate che finisce sempre per ferirti, rischiando una quasi
emorragia. Direi che avete capito, o almeno intuito il nostro rapporto.
Credo che il culmine del nostro romanticismo sia quando
mangiamo una pizza con peperoni e uova, per poi finire a guardare un film
horror a pancia in giù sul letto di casa sua ed emettere flatulenze, sapendo
benissimo di intossicare l’altro e del fatto che non sono per nulla silenziose.
Alla fine, persino il protagonista del film si alza e scappa. Siamo più letali
di una squadra di puzzole.
Siete ancora convinti che io sia completamente,
profondamente, irrimediabilmente attratta da Daniele? No? Bene, ho convinto il
mio pubblico!
Non c’è mai stato quel tipo di amore, io non l’ho mai
guardato con un minimo di attrazione e nemmeno lui. Il nostro rapporto supera
di gran lunga una stuccosa storia d’amore, perché io non riesco a vivere senza
di lui, e lo stesso vale per lui. Siamo dipendenti l’uno dall’altro e parliamo
di tutto. È sempre stato il mio confidente, ed è per questo che stare tutti
questi mesi senza parlare con lui è stata una sofferenza, ma avevo bisogno di
spazi e soprattutto di parlare con me stessa.
No, non sono sociopatica e numerosi studi hanno dimostrato
che parlare da solo fa benissimo! Provare per credere, ecco. A parte gli
scherzi, la mia vita è sempre stata piuttosto incasinata, ma l’ultimo anno e
mezzo era stato più che altro uno scherzo della natura, uno di quelli in cui
arrivi a chiedere: “Ma mi stai prendendo in giro? Sono Roberta, la mezza pazza
che rutta meglio di un uomo!”, eppure era successo a me e avevo dovuto lottare
con tutte le mie forze per dimostrare alla natura, o a Dio, – non so se siete
credenti, comunque spero che abbiate capito il concetto – che io non mi sarei
mai e poi mai arresa.
In quel periodo Daniele non mi aveva mollato un attimo e
insieme eravamo usciti vittoriosi dalla sfida. Perché allora avevo deciso di
ignorare le sue chiamate e di scappare senza avvisarlo? Be’, direi che avete
posto una bella domanda.
Sono Roberta e sono incasinata. Fino al midollo. Mai
parola fu scelta da me con precisione.
Tornando a noi, ho voluto lasciare Daniele fuori dalla porta
di proposito perché mi ero accorta quando lui si potesse annullare per me.
Letteralmente. Mi era rimasto incollato per tutto il periodo, e anche se
continuava a lavorare da casa, non si era mai allontanato da me e fu proprio la
consapevolezza di star rovinando la vita del mio migliore amico a spingermi a
vincere su quel ring. So che con tutte queste metafore non state capendo molto,
ma vi basti sapere questo: Daniele si meritava di più e non un’amica, mezza marcia
e pazza, e per questo avevo fatto pan fagotto e avevo cominciato a mandare
curricula a tempesta prima di accettare la prima proposta di lavoro. Dovevo
assolutamente andarmene da casa.
Ed eccoci arrivati qua e ai miei preparativi per l’aperitivo
con Daniele e Valerio.
Mi guardo allo specchio per un’ultima volta e l’immagine che
vedo mi piace: sono gnocca. Scusate, ma è la verità e a volte ho bisogno di
dirmelo. Devo forse aspettare che sia un uomo a dirmelo? Non ci penso proprio,
quindi torniamo a noi e alla mia beltà.
“Hai finito o devo chiamare Michelangelo per gli ultimi
ritocchi?” La voce del mio adorabile migliore amico mi riporta alla cruda e
triste realtà. Perché farsi bella se tutti gli uomini sono come lui?
“E tu ti sei lavato o puzzi come quando sei arrivato qua?”
“Sulle mie ascelle ci puoi mangiare, Rob.”
Sì, come no. Magari la mia ultima cena da condannata a
morte.
Sarà meglio andare o rischiamo di rimanere qua per l’intero
capitolo e non vorrei annoiarvi ulteriormente; so benissimo che non vedete
l’ora di mettere gli occhi sul bocconcino di carne, detto anche Valerio, quindi
andiamo al… a proposito, dove dobbiamo andare?
“Dov’è l’appuntamento, Dudu?”
Avete sentito bene, ho sempre adorato chiamarlo con
nomignoli altamente stupidi per prenderlo in giro. È sempre stato il mio
passatempo preferito.
“Aspetta… cacchio, non me lo ricordo più! Però il mio primo
pensiero è stato che si trattava di un locale spocchioso e noioso da morire.”
E qui c’è una vasta scelta, dato che in questo paese hanno
un pessimo gusto in fatto di nomi. “Da Peppino? Due salti al bar? Lounge Café? Lino’s
bar?”
“Dio, veramente ci sono o te li sei appena inventati?” mi
chiede con una piccola smorfia di disgusto.
“Secondo te? Se vuoi ti posso portare in tutti quelli che ho
elencato.”
“No, grazie, anche se Peppino m’ispira parecchio. Comunque è
quello Lounge, mi sa troppo di snob… o sono l’unico?”
Effettivamente un misero Crodino costava all’incirca
sette euro, quindi non era solo il nome a darti l’impressione che saresti
rimasto in mutande al momento di pagare, era proprio la realtà vera e propria.
“No, hai ragione. Sei pronto a infiltrarti nell’alta
società?”
“Ho paura, tienimi la mano. Secondo te, è permesso ruttare
dopo una media bionda?”
Ecco, vedete che persona fine sia? Certo io non sono da
meno, ma non mi metto mica a ruttare addosso alle persone!
“Dai, che siamo in ritardo e Valerio è più preciso di uno
svizzero!”
Individuare Valerio non è poi molto difficile, nonostante le
tante persone sedute per fare l’aperitivo, lui è l’unico che sta leggendo un
quotidiano e indossa degli adorabili occhiali con la montatura nera. Sexy.
Assolutamente sexy, secondo i miei ormoni che ormai hanno la cattiva abitudine
di parlare a posto mio.
“Ehi!”
Alza lo sguardo e mi sorride. Posso saltargli addosso o
sarebbe poco femminile? I miei ormoni vorrebbero farlo e chi sono io per
vietarglielo?
“Ciao Roberta.” Vedete come ha pronunciato il mio nome?
Nessuno l’ha mai detto in quel modo!
Guarda alla mia destra e vede la puzzola. “E tu sei l’amico
venuto da lontano, giusto?” Si alza e allunga una mano verso Daniele e io non
riesco a togliere gli occhi dal suo petto. Sembra di marmo, ecco. Sono una
maniaca: è ufficiale.
“Valerio, ti presento Daniele.”
La stretta che si scambiano sembra pacifica, anche se Daniele
si sta divertendo un casino. Lo posso intuire dal luccichio dei suoi occhi e so
per certa che questo aperitivo sarà il suo piccolo show.
Si risiede e io non sono assolutamente imbarazzata. Sono
terrorizzata.
“Mi dispiace averti svegliato prima. È che avevo bisogno di
sentire la tua voce.”
Oh, che cosa romantica ha appena detto! Con la coda degli
occhi vedo Daniele soffocare una risata: si divertirà un sacco con Valerio e le
sue uscite melense.
“Ti capisco, anche io provo lo stesso ogni volta che la
chiamo,” dice Daniele.
E io sarei quella ingrata? Dormi in balcone stasera e me ne
frego se siamo in montagna e fa fresco di notte.
Valerio sembra non dar peso alle sue parole e fa un cenno
alla cameriera che si avvicina verso il nostro tavolo. “Cosa prendete?”
“Uno spritz e una media bionda, per
favore.” Perché fingere di non sapere cosa prenderà il mio migliore amico?
“Un Merlot per me, grazie.”
Riecco il sorriso di Daniele. Scommetto che se l’aspettava!
Non dovete pensare che siamo contro il vino, anche noi lo beviamo, ma abbiamo
sempre avuto un certo intuito nel capire le persone e le loro scelte alcoliche.
Come sapevo che Beatrice era una da vino bianco, così sapevo che Valerio non
avrebbe mai preso un Sex on the beach. Non è poi così difficile, siamo solo due
persone che osservano e che non si fanno gli affari propri, e poi ci sarei
rimasta male se avesse preso qualcosa di diverso dal vino.
“Gradite anche qualcosa da mangiare?”
Oh sì, per favore. Tra un po’ divento cannibale e mangio il
bocconcino che ho davanti, e io non vorrei proprio che finisse così questa
serata.
“Certo e… faccia finta che siamo dei sopravvissuti a un
terremoto.” Guardo Daniele e scoppio a ridere per la sua sincerità.
“Io sembro una di quelli di Lost,” esclamo tutta
divertita.
La cameriera ci guarda senza però battere ciglio. Forse, ha
visto di peggio ed è abituata ai cretini che le si presentano tutti i giorni.
“Siete uno spasso voi due. Da quanto vi conoscete?” ci chiede
Valerio.
“Da sempre, da quando eravamo dei ragazzini e da allora non
si è più staccato. Forse per via delle mie amiche, non ne ha lasciata una
incolume al suo grande fascino da puzzola.”
Sono sincera: si è fatto tutte le mie amiche, sia belle che
brutte. Mi ricordo quando scoprii che aveva baciato Rossana, la mia compagna di
liceo più antipatica e acida che io avessi conosciuto. Era fastidiosa e tutte
noi frenavamo il nostro impulso di mandarla a quel paese ogni qualvolta apriva
bocca per una delle sue solite sentenze. Eppure lui ci era andato persino a
letto. Cose dell’altro mondo, appunto. Quando l’avevo scoperto ero rimasta
sconvolta per una decina di minuti prima di arrabbiarmi di brutto. Non era
questione di gelosia, solo che non avevo intenzione di vedere quella stronza
più spesso; temevo che si sarebbe innamorata di lei e che avrei perso il mio
migliore amico per colpa sua. Per fortuna mi aveva rivelato che era successo
dopo sei medie bionde e che non si ricordava un granché di quella serata e che
quando gliel’aveva detto era scoppiata a piangere ed era arrivata a incolpare
della storia me. Proprio io? Se devo scegliere una ragazza con la quale
condividere il mio Daniele, questa deve essere una mezza santa e non una pazza
affetta da stronzite acuta.
“Tu invece ti sei fatta solo lo sfigato del gruppo. Cosa ci
trovavi in Stefano devi proprio spiegarmelo. Anzi, forse è meglio non saperlo,
visto i tuoi precedenti da piccola maniaca e malata di sesso.”
L’ha detto. Sesso. Ora capite perché ero
terrorizzata? Daniele soffre di un grave disturbo e non riesce collegare il
cervello con la bocca, e il risultato è sempre quello: mettermi in imbarazzo.
Non so se lo faccia di proposito, ma portarlo con me non è stata la scelta più
saggia se avevo anche la benché minima intenzione di fare colpo su Valerio.
“Stefano è un bravo ragazzo, solo perché non è come te e gli
altri e preferisce leggere un libro piuttosto che guardare un pornazzo, questo non fa di lui uno sfigato!”
Non credevo che sarei riuscita a difendere uno dei miei ex!
Anche perché la penso esattamente come lui, lo odio e mi ha rovinato la vita.
Solo che questa è un’altra storia e io non ho intenzione di raccontarvi di
tutti i miei fidanzati. L’intera foresta Amazzonica finirebbe per essere
deforestata per le lunghe pagine che dovrei scrivere, quindi passiamo e andiamo
avanti.
“Anche il Kamasutra è un libro! Comunque, dimmi Valerio..
come hai conosciuto Roberta?”
Prima di rispondere Valerio mi lancia un lungo sguardo. “Le
sono caduto addosso e sono rimasto affascinato dalla sua lingua lunga. Non
avevo mai incontrato una ragazza con un caratterino del genere.”
“Volevi dire una rompipalle del genere, giusto?”
Per fortuna la cameriera arriva giusto in tempo per salvare
Daniele dalla mia furia.
Datemi lo spritz, voglio annegare
nell’alcol!
Valerio solleva il suo calice. “A Roberta, la persona più
positiva che io conosca.”
Ok, questa non me l’aspettavo. Stringo forte il mio
bicchiere e mormoro un “grazie” molto imbarazzato e comincio a dare piccoli
sorsi al mio cocktail. Le mie mani afferrano una manciata di patatine e le
ficco in bocca con pochissima classe, ma in questo momento l’ultima cosa che mi
importa è mostrarmi elegante e raffinata, quando non so cosa vogliono dire. Ho
fame e le mie orecchie sono di un accecante color rosso per le parole di
Valerio.
“A Roberta. Mi sei mancata, e guai a te se lo rifai.” Daniele
mi minaccia con un dito e so benissimo che ha ragione, mi sento già da sola uno
schifo. “Perché se mi lasci di nuovo solo non te lo perdonerei mai e poi mai.”
Valerio ci guarda e sorride: non sta capendo molto, però è
troppo educato per chiedere e quindi si limita ad osservarci e ad annuire.
Povero, mi fa quasi tenerezza! Scommetto che avrà preparato un papiro di
domande da pormi e che mi terrà legata ad una sedia per il timore che io me la
dia a gambe.
“Non scappo più, sono qui.” E sono sincera, persino con me
stessa.
NdA:
Eccomi con il capitolo delle puzzole! Nonostante il titolo sia quasi comico, si
comincia ad individuare una svolta più seria per questa storia. Ebbene sì, mie
cari, vi farò soffrire fino all’ultimo capitolo.
Spero che Daniele con tutta la sua sincerità vi piaccia, io lo adoro. *se lo
strapazza di coccole*. Per quanto riguarda il riferimento a Lost, il presta
volto che ho scelto per il banner è proprio una delle interpreti, alias
Michelle Rodriguez… solo che io prima ho scritto la
storia e poi scelto lei. Le casualità della vita! Spero di avervi incuriosito
almeno un pochino… a lunedì!